Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 123a Venezia non mi fosse risovvenuto di te. Figurati che allora ho pensato: “Per Allah! che la Provvidenza ti manda la palla in buon punto! Tu eri vecchio ed essa ti ringiovanisce di quarant'anni con un giochetto di mano. Coraggio, Bey. Cedi il posto al cavallo più giovine e giungerete prima!”. In poche parole, Carlino, io ti ho preso per mio figlio certo e legittimo, e ho voluto cederti anche prima di morire l'eredità delle mie speranze. Sarai tu tale da raccoglierla?... Ecco quello che si vedrà in breve. — Parlate, padre mio — soggiunsi io, vedendo prolungarsi la pausa dopo quella gran chiacchierata mezzo maomettana. — Parlare, parlare!... non è tanto facile quanto credi. Son cose da capirsi al volo. Ma pure, veduta la tua ignoranza, guarderò di spiegarmi meglio. Sappi dunque che io ho qualche merito con questi signorini infranciosati e cogli stessi Francesi che reggono ora le cose d'Italia. Meriti arcani, lontanetti se vuoi, ma pur sempre meriti. Di più mi fanno corona alcuni milioni di piastre che non corteggiano male coi loro raggi brillantati il fuoco centrale della mia gloria. Carlino, io ti cedo tutto, io dono tutto a te, purché tu mi assicuri un divano, una pipa, e dieci tazzine di caffè il giorno. Ti cedo tutto pel maggior lustro di casa Altoviti. Cosa vuoi? È la mia idea fissa! Avere un doge in famiglia! — Ti assicuro che ci riesciremo se vorrai fidarti di me! — Che? io... io doge? — sclamai colla voce sospesa e non osando quasi respirare. — Vorreste che di punto in bianco io diventassi doge? — Ottimamente, Carlino, tu pigli le cose di volo, come non avrei sperato. Il mestiere del doge diventerà tanto più proficuo, quanto meno seccante e pericoloso. Tu guadagnerai ducati, io li farò fruttare. Dopo sei anni compreremo tutto Torcello, e la famiglia Altoviti diventerà una dinastia. — Padre mio, padre mio, cosa dite mai!... — (V'accerto proprio ch'io lo credetti agli ultimi guizzi per diventar matto.) — Ma già — egli riprese — e non c'è da stupirsene. Coi nuovi ordinamenti che ci incastreranno, ognuno che ha meriti dovrebbe soverchiare chi non ne ha. Questo in via di astrazione. Ma nel concreto colle vostre abitudini coi vostri costumi credi tu che il più ricco ed il più furbo non abbia ad esser giudicato il più meritevole?... Ogni tempo ha i suoi fortunati, figliuolo mio; e saremmo corbelli a non farcene il nostro pro'!... — Per carità, come vedete tutto brutto e corrotto! Qual trista parte mi date a sostenere a me che m'accingeva a combattere per la libertà e la giustizia! — Benone, Carlino! Per accingersi a questo non c'è che la mia strada; perché del resto se rimani al disotto ti sfido io a combattere, sarai schiacciato. Dunque per far trionfare il vero e il buono bisogna farsi posto fra i primi, a gomitate anche, non importa. Ma figurati il gran danno che ne verrebbe se in quei posti ci spuntassero dei tristi e dei fannulloni! Or dunque avanti, figliuol, per far poi ire innanzi gli altri; e l'intenzione scusi la maniera. Non dico che tu voglia farti doge domani o dopo; ma pazienza un pochino, e le nespole matureranno più presto di quello che si crede!... Intanto io ti voglio avvertire perché tu assecondi le mire de' tuoi amici e non ti abbia a tirare indietro per falsa modestia. Credi tu di aver retto animo e buone e sode intenzioni?... Credi tu che sia utilissimo metter a capo della cosa pubblica uno che ami il proprio paese e non scenda a patti coi suoi nemici? — Oh, sì! padre mio, lo credo! — Animo dunque, Carlino! Stasera il signor Lucilio ti parlerà più chiaro. Allora intenderai, vedrai, deciderai. Tienti daccosto a lui. Non tentennare, non indietreggiare. Chi ha cuore e coscienza deve farsi innanzi coraggiosamente generosamente non per proprio orgoglio ma per l'utilità di tutti. — Non temete, padre mio. Mi farò innanzi. — Basta per ora che tu ti lasci spingere. Intanto siamo intesi. Tu sarai spalleggiato dai nobili ed hai il favore dei democratici: la fortuna non può fallirti. Io vado dal signor Villetard per metter in ordine qualche ultima clausola. Ci rivedremo stasera. Dopo un tale colloquio io rimasi tanto strabiliato e perplesso che non sapeva a qual muro dar il capo. Il maggior malanno si era che ci intendeva ben poco. Io salire ai primi posti, al più alto seggio forse della Repubblica? Cosa volevan dire cotali sogni? — Certo mio padre avea recato seco dall'Oriente qualche volume di appendice alle Mille e una notte. E cosa volevan dire quelle sue vaghe parole di rivoluzione, di clausole, di che so io? — Il signor Villetard era un giovine segretario della Legazione francese, ma quale autorità aveva il mio signor padre d'ingerirsi con essolui in faccende di Stato? — Più ci pensava e più i miei pensieri volavano fra le nuvole. Non ne sarei disceso più, se non veniva Lucilio a orizzontarmi. Egli m'invitò a seguirlo in un luogo ove si aveva a deliberare sopra cose importantissime al pubblico bene: nella calle ci unimmo ad altre persone sconosciute che lo aspettavano, e tutti insieme prendemmo via verso uno dei sentieri più deserti della città, dietro il ponte dell'Arsenale. Dopo una camminata lunga sollecita e silenziosa entrammo in un salone buio e spopolato; salimmo la scala al dubbio chiarore d'un lumicino d'olio; nessuno ci aperse, nessuno ci introdusse; somigliavano una coorte di fantasmi che andasse a spaventare i sonni d'un malandrino. Finalmente entrati in una sala umida e ignuda, ci fu concessa una luce meno avara: e al lume di quattro candele poggiate sopra una tavola vidi ad una ad una tutte le persone della radunanza e ne distinsi bene o male le fattezze. Eravamo in trenta all'incirca, la maggior parte giovani: ravvisai fra questi Amilcare e Giulio Del Ponte: il primo acceso in volto e coll'impazienza negli occhi, il secondo pallidissimo e con un fare neghittoso che sconsolava. V'era l'Agostino Frumier, v'era anche il Barzoni, giovane robusto, impetuoso, innamorato di Plutarco e de' suoi eroi: quello che scrisse poi un libello contro i Francesi intitolandolo I Romani in Grecia. Tra i più attempati conobbi l'avogadore Francesco Battaja, il droghiere Zorzi, il vecchio general Salimbeni, un Giuliani da Desenzano, Vidiman, il più onesto e liberale patrizio di Venezia, e un certo Dandolo che aveva acquistato gran fama di sussurrone nei crocchi più tempestosi; gli altri mi erano quasi sconosciuti, benché di taluno non mi comparissero nuove le sembianze. Costoro si stringevano con grande impegno intorno ad un omiciattolo lattimoso e rossigno che parlava poco e sotto voce, ma agitava le braccia come un primo ballerino. Il dottor Lucilio s'aggirava per la sala muto e pensoso; tutti gli facevano largo rispettosamente e pareva attendessero i comandi da lui solo. Vi fu un momento che il Battaja tentò primeggiar a lui colla voce e attirare a sé l'attenzione di tutti; ma non gli badarono; uno scantonò di qua e l'altro di là; chi si raschiava in gola e chi tossiva nel fazzoletto; nessuno si fidava ed egli restò come il corvo dopo ch'ebbe cantato. Così si rimase lunga pezza senzaché io potessi capir nulla né dalle mie previsioni né dalle parole tronche di Amilcare né dai sospiri di Giulio; finalmente un altro perruccone giallo, sfinito e livido di paura si precipitò nella stanza. Lucilio gli era ito incontro fin sulla soglia, e alla sua comparsa tutta l'adunanza si dispose in cerchio come per udire qualche grande ed aspettata novella. — È il Savio supplente in settimana! — mi bisbigliò all'orecchio Amilcare. — Ora vedremo se sono disposti a cedere colle buone. Io finsi di capire, e considerai più attentamente il perruccone che non sembrava per nulla agevolato a sfoggiar l'eloquenza da quella numerosa combriccola che lo circondava. Il Battaja se gli fece ai panni per interrogarlo, ma Lucilio gli tagliò la strada, e tutti stettero zitti ad ascoltare quanto diceva. — Signor Procuratore — cominciò egli — ella sa il Tag: padre dopo tutti doge tutto carlino cose innanzi sarai Argomenti: dubbio chiarore, figlio certo, chiacchierata mezzo, fuoco centrale, retto animo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Garibaldi di Francesco Crispi Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Marocco di Edmondo De Amicis Novelle rusticane di Giovanni Verga Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come fare il profumo in casa Offerte Capodanno Bali Come piantare le rose Come coltivare i funghi I primi segnali di una gravidanza
|
||||