Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 255

Testo di pubblico dominio

sarebbero più tanti dispareri intorno alla vita! Io non sono né teologo né sapiente né filosofo; pure voglio sputare la mia sentenza, come il viaggiatore che, per quanto ignorante, può a buon dritto giudicare se il paese da lui percorso sia povero o ricco, spiacevole o bello. Ho vissuto ottantatré anni, figliuoli; posso dunque dire la mia. La vita è quale ce la fa l'indole nostra, vale a dire natura ed educazione; come fatto fisico è necessità; come fatto morale, ministero di giustizia. Chi per temperamento e persuasion propria sarà in tutto giusto verso se stesso verso gli altri verso l'umanità intera, colui sarà l'uomo più innocente utile e generoso che sia mai passato pel mondo. La sua vita sarà un bene per lui e per tutti, e lascerà un'orma onorata e profonda nella storia della patria. Ecco l'archetipo dell'uomo vero ed intero. Che importa se anche tutti gli altri vivessero addolorati ed infelici? Sono degeneri, smarriti o colpevoli. S'inspirino a quell'esemplare dell'umanità trionfante, e troveranno quella pace che la natura promette ad ogni sua particella ben collocata. La felicità è nella coscienza; tenetevelo a mente. La prova certa della spiritualità, qualunque ella si sia, risiede nella giustizia. O luce eterna e divina io affido ai tuoi raggi imperituri la mia vita tremolante e che sta per ispegnersi!... Tanto sembra spento il lumicino al cospetto del sole, come la lucciola che si perde nella nebbia. La tranquillità dell'anima mia è oggimai imperturbata, come la calma d'un mare su cui non possono i venti; cammino alla morte come ad un mistero oscuro imperscrutabile, ma spoglio per me di minacce e di paure. Oh se fosse fallace questa mia sicurezza, la natura si piacerebbe a schernire a contraddire se stessa! Non posso crederlo; perché in tutto l'universo non ho trovato ancora né un principio che sfreddi e riscaldi né una verità che neghi ed affermi. Un brivido mi avvisa della vicinanza del pericolo; sarebbero tanto cieche le menti da non avere neppur l'involontario accorgimento dei nervi?... Oh no! lo sento dentro di me; lo dissi con fede incrollabile, e lo ripeto ora con ferma speranza. La pace della vecchiaia è un placido golfo che apre a poco a poco il varco all'oceano immenso infinito, e infinitamente calmo dell'eternità. Non veggo più i miei nemici sulla faccia della terra, non veggo gli amici che mi hanno abbandonato ad uno ad uno velandosi dietro le ombre della morte. De' miei figli chi se n'è andato con generosa impazienza, chi si è scordato di me, e chi rimane al mio fianco per non farmi disprezzare i beni sicuri di questa vita mentre aspiro agli ignoti e misteriosi dell'altra. Ho misurato coi brevi miei giorni il passo d'un gran popolo; e quella legge universale che conduce il frutto a maturanza, e costringe il sole a compiere il suo giro, mi assicura che la mia speranza sopravviverà per diventar certezza e trionfo. Che deggio chiedere di più?... Nulla, o fratelli!... Io piego la fronte più contento che rassegnato sul guanciale del sepolcro; e godo di vedersi allargar sempre più gli orizzonti ideali mano a mano che scompaiono i terrestri dalle mie pupille affralite. O anime, mie sorelle di sangue di fede e d'amore, trapassate o viventi, sento che non è finita ogni mia parentela con voi!... Sento che i vostri spiriti mi aleggiano carezzevoli d'intorno quasi invitando il mio a ricongiungersi col loro aereo drappello... O primo ed unico amore della mia vita, o mia Pisana, tu pensi ancora, tu palpiti, tu respiri in me e d'intorno a me! Io ti veggo quando tramonta il sole, vestita del tuo purpureo manto d'eroina, scomparir fra le fiamme dell'occidente, e una folgore di luce della tua fronte purificata lascia un lungo solco per l'aria quasi a disegnarmi il cammino. Ti intravvedo azzurrina e compassionevole al raggio morente della luna; ti parlo come a donna viva e spirante nelle ore meridiane del giorno. Oh tu sei ancora con me, tu sarai sempre con me; perché la tua morte ebbe affatto la sembianza d'un sublime ridestarsi a vita più alta e serena. Sperammo ed amammo insieme; insieme dovremo trovarci là dove si raccolgono gli amori dell'umanità passata e le speranze della futura. Senza di te che sarei io mai?... Per te per te sola, o divina, il cuore dimentica ogni suo affanno, e una dolce malinconia suscitata dalla speranza lo occupa soavemente.

Tag: vita    morte    intorno    natura    speranza    sento    sole    altri    poco    

Argomenti: legge universale,    lungo solco,    unico amore,    mistero oscuro,    placido golfo

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