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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 224quando voglio una cosa, la voglio la pretendo ad ogni costo! Or bene, io voglio e pretendo che la mia morte a me tanto facile e soave non sia la disperazione d'una intera famiglia, e non tolga a tutto un paese ed all'umanità tutto quel bene che puoi che devi ancora operare!... Carlo, sei tu forte animoso? Hai fede nella virtù e nella giustizia? Giurami allora che non sarai vile, che non abbandonerai il tuo posto, che misero o felice, accompagnato o solo, per la virtù per la giustizia combatterai fino all'estremo! — Oh Pisana, cosa mi chiedi mai? Come credere alla virtù e alla giustizia quando non ti abbia al fianco, quando una vita come la tua ottenga una sì misera ricompensa? — Una vita come la mia è così invidiabile che beati gli uomini se potessero averne ciascuno una di simile! Una vita che principia coll'amore e termina col perdono colla pace colla speranza per sollevarsi in un altro amore che non avrà più fine, è tanto superiore ad ogni mio merito che ne ringrazio e ne benedico Iddio come d'un dono grazioso. Ma una sola felicità mi manca, la quale anche son sicura di ottenerla perché è in tua potestà il concederla. Giurami, Carlo, giurami quanto ti ho domandato. No, non sarà mai vero che tu nieghi a me l'unica grazia che ti chiedo, supplicandoti per quanto hai di più sacro e di più caro al mondo, per la memoria per l'eternità dell'amor nostro! — Oh Pisana, io non ho mai violato alcun giuramento! — E per questo appunto te ne scongiuro; vedi? la felicità de' miei ultimi momenti pende ora dalla tua volontà, dalle tue labbra! — Dunque è proprio necessario?... È un tuo decreto irrevocabile? — Sì, Carlo; irrevocabile! Come il dono che ho fatto a te di tutta me stessa; come il giuramento ch'io rinnovo ora che tu sei l'essere più nobile e generoso che abbia vestito mai spoglie mortali!... — Oh ma tu mi stimi più assai che non valga; tu mi chiedi quello che non posso... — Tutto tutto potrai!... se mi ami ancora!... Giurami che vivrai pel bene della famiglia ch'io ti imposi, per l'onore della patria che insieme abbiamo amato, e ameremo sempre!... — Pisana, lo vuoi?... Or bene, lo giuro!... Lo giuro per quel desiderio che avrei di seguirti, lo giuro per la speranza invincibile che la natura penserà presto a sciogliermi del mio giuramento!... — Grazie, grazie, Carlo!... Adesso sono felice; torno degna di Dio!... — Ma una cosa anch'io ti dimando, Pisana, di non pascerti più a lungo dei lugubri pensieri che ti fanno morire prima del tempo, di adoperare quella felicità che in te rinasce, a ravvivare la tua salute, a rianimare il tuo coraggio, a serbarti insomma per noi, per noi che ti amiamo tanto! — Oh tu sì, vedi, tu mi chiedi più di quanto possa concederti!... Carlo, guardami in volto!... Vedi tu questo sorriso di beatitudine, queste lagrime di gioia che m'inondano gli occhi? Or bene, credi tu che io povera donna pazza briaca d'amore, mi rassegnerei a lasciarti ad abbandonarti per sempre a non vederti mai più né in terra né in cielo, se una speranza certa, profonda, invincibile non mi affidasse che ci rivedremo che saremo uniti e contenti a mille tanti che nol fummo mai, per tutta la eternità?... — Pisana, oh sì, ti credo! Veggo l'anima tua che risplende da quegli occhi divini!... Rimani, rimani con noi; per carità rimani!... — E credi che se dovessi rimanere avrei goduto i piaceri puri ineffabili di quest'ultima ora?... Oh no, Carlo; ogni altra gioia sarebbe per me omai troppo ignobile e scolorita. Lascia lascia che me ne vada. Ammira tu pure insieme con me la clemenza di Dio che circonda dei colori più splendidi il sole che tramonta!... Ringrazialo di farci pregustare in questo mondo le voluttà inesprimibili dell'altro quasi un'arra infallace che le promesse infuseci da lui nel cuore non sono né manchevoli né menzognere!... Addio, Carlo, addio!... Separiamoci ora che le nostre anime sono forti e preparate!... Ci rivedremo ancora forse molte volte, forse una sola!... Ma un'ultima volta ci rivedremo certo per non separarci mai più. Vado ad aspettarti, ad imparare ad amarti veramente come meriti!... Addio addio!... E mi sfuggì d'infra le braccia, e non ebbi la forza di trattenerla; e piansi piansi com'ella veramente fosse morta, come quell'addio fosse stato la sua ultima parola. E per vagar che facesse il mio pensiero non vedeva altro intorno a sé che buio e deserto. Quell'anima così grande e sublime risplendeva tanto, che fuggendo ella mi parevano larve tutti gli altri splendori di quaggiù, e ogni affetto perdeva forza e calore raffrontandosi al suo. Entrarono di lì a poco Lucilio, l'Aquilina con tutti gli altri; io non ebbi forza che di segnare con un gesto la porta donde era scomparsa la Pisana e sciogliermi di bel nuovo in pianto. La vista di quelle persone che mi inchiodavano sì irremissibilmente alla vita mi fu in quel punto insopportabile e direi quasi odiosa. Era perfino snaturato contro la moglie e i figliuoli. Ma partiti che furono dalla camera, spaventati dal mio pianto e da quel gesto terribile, i consigli della Pisana mi mormorarono pietosamente nel cuore. L'amore di lei, che era si può dire immedesimato coll'anima mia, diffuse sui miei sentimenti un fiato salubre e vigoroso. Pensai che veramente per amarla avrei dovuto se non uguagliare imitare almeno la sua grandezza e sacrificarmi agli altri com'ella si era sacrificata per me. Pensai che non sono bugie quelle sante parole di famiglia e di patria che sonando dal suo labbro pigliavano un'autorità religiosa e quasi profetica. Pensai che espiazione o battaglia la vita nostra è un bene almeno per gli altri; e che quanto più è un male per noi tanto più meritorio è il coraggio di portarla fino alla fine. I suoi sguardi inspirati dalla fede delle cose misteriose ed eterne mi lampeggiavano ancora dinanzi; sentii che la loro luce non si sarebbe offuscata mai più nel mio cuore e che si sarebbe tramutata in una felice speranza in un desiderio paziente ma sicuro. Piansi allora di bel nuovo, ma le lagrime scorrevano tranquille giù per le guance, e non precipitai più disperato e violento ma mi sollevai lieve e rassegnato all'aspettazione della morte. Dopo circa un'ora, durante la quale bene avvisarono di lasciarmi solo, tornò Lucilio a significarmi che la Pisana era stata colta da un improvviso sfinimento, ma che riavutasi col bere un cordiale, s'era allora allora acquetata in un dolcissimo sonno. Raccomandava la lasciassimo in pace e che la natura operasse sola perché non vi sono ristori più potenti de' suoi. Egli sarebbe venuto prima di sera a vedere se potesse aiutare coi soccorsi dell'arte i miglioramenti ottenuti da quelle ore di riposo. Successe infatti la tregua di alcuni giorni, né la gioconda serenità della Pisana fu smentita mai un istante. Quand'ella poteva avermi vicino a sé e farmi sommessamente ripetere che avrei mantenuto le mie promesse, un sorriso celestiale irradiava le sue sembianze; non l'aveva mai veduta così contenta neppur negli istanti delle maggiori beatitudini. Così vidi illanguidirsi a poco a poco in una calma ilare e serena quell'anima di fiamma che avea sempre vissuto in una sì fiera tempesta di passioni; vidi la sua parte più pura sorgere a galla, e risplendere d'una luce sempre più tersa e tranquilla, e scomparire affatto que' profani sentimenti che l'avevano per qualche istante appannata: vidi quanto aveva potuto un affetto solo, ma pieno e costante contro un'indole bizzarra e tumultuosa, contro un'educazione falsa e pervertitrice: vidi tacere affatto le passioni al volo rapido e lieve che spiccava lo spirito, e la morte avvicinarsi bella amica sorridente al bacio del pari sorridente delle sue labbra. Il delirio dell'agonia fu per lei un sogno di visioni incantevoli; fin'allora io avea creduto che fossero artifiziose bugie quelle grandi parole che si mettono in bocca ai moribondi; ma mi persuasi allora che le anime sante rivolgendosi dal punto supremo a gettare sulla loro vita Tag: bene vita tanto addio speranza noi tutto sarebbe sempre Argomenti: bel nuovo, speranza invincibile, fiato salubre, felice speranza, desiderio paziente Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Corbaccio di Giovanni Boccaccio I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Intrichi d'amore di Torquato Tasso Il benefattore di Luigi Capuana Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Le Bahamas meta di un sogno Lisbona, città da vedere e da sentire Quali giochi scegliere per il coniglio nano Vacanze alle Piccole Antille Il serpente del grano
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