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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 111vestito; la gente, checché se ne dica, va pazza delle splendide livree, e a tutti quegli uomini sbracciati e cenciosi parve d'aver guadagnato un terno al lotto col trovar un caporione così bene in arnese, e per giunta anco a cavallo. Fra quel contadiname riottoso che guardava di sbieco l'albero della libertà, e pareva disposto ad accoglier male i suoi coltivatori, v'avea taluno della giurisdizione di Fratta che mi conosceva per la mia imparzialità, e pel mio amore della giustizia. Costoro credettero certo che io m'intromettessi ad accomodar tutto per lo meglio, e si misero a gridare: — Gli è il nostro Cancelliere! — Gli è il signor Carlino! — Viva il nostro Cancelliere! — Viva il signor Carlino! La folla dei veri turbolenti cui non pareva vero di accomunarsi in un uguale entusiasmo con quella gentaglia sospettosa e quasi nimica, trovò di suo grado se non il cancelliere almeno il signor Carlino; ed eccoli allora a gridar tutti insieme: — Viva il signor Carlino! — Largo al signor Carlino! — Parli il signor Carlino! Quanto al ringraziarli di quegli ossequi e all'andar innanzi io me la cavava ottimamente; ma in punto a parlare, affé che non avrei saputo cosa dire: fortuna che il gran fracasso me ne dispensava. Ma vi fu lo sciagurato che cominciò a zittire, a intimar silenzio; e pregare che si fermassero ad ascoltar me, che dall'alto del mio ronzino, e inspirato dal mio bell'abito prometteva di esser per narrar loro delle bellissime cose. Infatti si fermano i primi; i secondi non possono andar innanzi; gli ultimi domandano cos'è stato. — È il signor Carlino che vuol parlare! Silenzio! Fermi! Attenti!... — Parli il signor Carlino! — Oramai il cavallo era assediato da una folla silenziosa, irrequieta, e sitibonda di mie parole. Io sentiva lo spirito di Demostene che mi tirava la lingua; apersi le labbra... — Ps, ps!... Zitti! Egli parla! — Pel primo esperimento non fui molto felice; rinchiusi le labbra senza aver detto nulla. — Avete sentito?... Cosa ha detto? — Ha detto che si taccia! — Silenzio dunque!... Viva il signor Carlino! Rassicurato da sì benigno compatimento apersi ancora la bocca e questa volta parlai davvero. — Cittadini — (era la parola prediletta di Amilcare) — cittadini, cosa chiedete voi? L'interrogazione era superba più del bisogno: io distruggeva d'un soffio Doge, Senato, Maggior Consiglio, Podesteria e Inquisizione; mi metteva di sbalzo al posto della Provvidenza, un gradino di più in su d'ogni umana autorità. Il castello di Fratta e la cancelleria non li discerneva più da quel vertice sublime; diventava una specie di dittatore, un Washington a cavallo fra un tafferuglio di pedoni senza cervello. — Cosa chiediamo? — Cosa ha detto? — Ha domandato cosa si vuole! — Vogliamo la libertà!... Viva la libertà!... — Pane, pane!... Polenta, polenta! — gridavano i contadini. Questa gridata del pane e della polenta finì di mettere un pieno accordo fra villani di campagna e mestieranti di città. Il Leone e San Marco ci perdettero le ultime speranze. — Pane! pane! Libertà!... Polenta!... La corda ai mercanti! Si aprano i granai!... Zitto! zitto!... Il signor Carlino parla!... Silenzio!... Era vero che un turbine d'eloquenza mi si levava pel capo e che ad ogni costo voleva parlare anch'io giacché erano tanto ben disposti ad ascoltarmi. — Cittadini — ripresi con voce altisonante — cittadini, il pane della libertà è il più salubre di tutti; ognuno ha diritto d'averlo perché cosa resta mai l'uomo senza pane e senza libertà?... Dico io, senza pane e senza libertà cos'è mai l'uomo? Questa domanda la ripeteva a me stesso perché davvero era imbrogliato a rispondervi; ma la necessità mi trascinava; un silenzio più profondo, un'attenzione più generale mi comandava di far presto; nella fretta non cercai tanto pel sottile, e volli trovare una metafora che facesse colpo. — L'uomo — continuai — resta come un cane rabbioso, come un cane senza padrone! — Viva! viva! — Benissimo! — Polenta, polenta! — Siamo rabbiosi come cani! Viva il signor Carlino!... — Il signor Carlino parla bene! — Il signor Carlino sa tutto, vede tutto! Il signor Carlino non avrebbe saputo chiarir bene come un uomo senza libertà, cioè con un padrone almeno, somigliasse ad un cane che non ha padrone e che ha per conseguenza la maggior libertà possibile; ma quello non era il momento da perdersi in sofisticherie. — Cittadini — ripresi — voi volete la libertà: per conseguenza l'avrete. Quanto al pane e alla polenta io non posso darvene: se l'avessi vi inviterei tutti a pranzo ben volentieri. Ma c'è la Provvidenza che pensa a tutto: raccomandiamoci a lei! Un mormorio lungo e diverso, che dinotava qualche disparità di pareri, accolse questa mia proposta. Poi successe un tumulto di voci, di gridate, di minacce e di proposte che dissentivano alquanto dalle mie. — Ai granai, ai granai! — Eleggiamo un podestà! — Si corra al campanile! — Si chiami fuori monsignor Vescovo! — No no! Dal Vice–capitano! — Si metta in berlina il Vice–capitano! Vinse l'impeto di coloro che volevano ricorrere a Monsignore; ed io sempre col mio cavallo fui spinto e tirato fin dinanzi all'Episcopio. — Parli il signor Carlino! Fuori Monsignore! Fuori monsignor Vescovo! Si vede che la mia parlata, senza ottenere un effetto decisivo sottomettendoli in tutto e per tutto ai decreti della Provvidenza, li aveva almeno persuasi a confidare nel suo legittimo rappresentante. Ma nell'Episcopio intanto non si stava molto tranquilli. Preti, canonici e curiali ognuno dava il suo parere, e nessuno avea trovato quello che facesse veramente all'uopo. Il padre Pendola che vacillava da un pezzo sul suo trono credette opportuno il momento per saldarvisi meglio. Deliberato di tentare il gran colpo, egli tese una mano al di dentro in segno di fidanza. Indi aperse coraggiosamente la vetriera, e uscito sul poggiuolo, sporse mezza la persona dal davanzale. Una salva di urli e di fischiate salutò la sua comparsa: lo vidi balbettar qualche parola, impallidire e ritirarsi a precipizio quando le mani della folla si chinarono a terra per cercar qualche ciottolo. Monsignore di Sant'Andrea giubilò sinceramente di quello smacco toccato all'ottimo padre; e con lui tutti dal primo all'ultimo fecero eco nel fondo del cuore agli urli e alle fischiate della folla. Il Vescovo, ch'era un sant'uomo, guardò pietosamente il suo segretario, ma gli era da un pezzo che aveva in animo di congedarlo appunto perché era un santo, e se non lo ringraziò dell'opera sua lì sui due piedi, anche questo fu effetto di santità. Egli si volse con faccia serena a monsignor di Sant'Andrea, pregandolo a volersi far interprete dei desiderii di quel popolo che tumultuava. Io guardava sempre al solito poggiuolo, e vidi comparirvi alla fine la figura sinodale del canonico; nessun fischio, nessun urlo alla sua comparsa; un bisbiglio di zitti, zitti, un mormorio di approvazione e nulla più. — Fratelli — cominciò egli — monsignor Vescovo vi domanda per mio mezzo quali desiderii vi menano a romoreggiare sotto le sue finestre!... Successe un silenzio di sbalordimento, perché nessuno e neppur io sapeva meglio degli altri il perché fossimo venuti. Ma alfine una voce proruppe: — Vogliamo vedere monsignor Vescovo! — e allora seguì una nuova tempesta di grida: — Fuori monsignor Vescovo!... vogliamo monsignor Vescovo! Il canonico si ritirò, e già fervevano intorno a Monsignore due diversi partiti circa la convenienza o meno ch'egli si esponesse agli atti turbolenti di quell'assembramento. Egli il Vescovo s'appigliò al più coraggioso; si fece strada con dolce violenza fra i renitenti, e seguito da chi approvava si presentò sul poggiuolo. Il suo volto calmo e sereno, la dignità di cui era vestito, la santità che traluceva da tutto il suo aspetto commosse la folla, e mutò quasi in vergogna i suoi sentimenti di odio e di sfrenatezza. Quando Tag: carlino pane viva vescovo polenta tutto silenzio tutti folla Argomenti: san marco, dolce violenza, contadiname riottoso, uguale entusiasmo, benigno compatimento Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Marocco di Edmondo De Amicis Corbaccio di Giovanni Boccaccio Garibaldi di Francesco Crispi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Bali Come piantare le rose Come far durare a lungo il profumo Come fare il profumo in casa Rimedi naturali acne
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