Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 223

Testo di pubblico dominio

esser punita troppo severamente del poco male che senza volerlo ho commesso. Tutto quel poco bene che poteva fare io l'ho fatto; è giusto che non mi si tardi qualche ricompensa; il mio desiderio è di riceverla subito, e di abbandonarvi per breve tempo col sorriso sulle labbra e, concedetemi anche questa speranza, col vostro compatimento. — Non vedi, Pisana, che tu mi strazi l'anima, che mi rinfacci con queste parole la cecità colla quale in questi ultimi anni ho voluto credere alla tua apparente freddezza?... Infame, sconoscente, assassino che non badava a tutti i tuoi sacrifizi, che mi sforzava a creder vera la tua indifferenza forse per isdebitarmi a poco prezzo con te, che non volli conoscere nella tua devozione e nel modo ammirabile con cui me la dimostravi quel suggello di sublime delicatezza di cui sola sai improntare i sacrifizi e farli comparire azioni affatto comuni e prive di merito!... Oh maledicimi, Pisana!... Maledici il primo momento che mi hai conosciuto, e che ti ha condotta a sprecare per me tanto eroismo quanto avrebbe bastato a premiare la virtù d'un santo e i fecondi dolori d'un martire!... Maledici la mia stupida superbia, la mia ingrata diffidenza, e il vile egoismo con cui son vissuto due anni bevendo il tuo sangue, e suggendoti dalle carni la vita!... Oh sì, ricada sul mio capo la pena di tanta infamia! La meritai la imploro la voglio! Finché non avrò scontato a lagrime di sangue tutto il mio delitto contro di te, tutti i dolori le umiliazioni che ti ho imposto, non avrò né pace né ardire di sollevar il capo e chiamarmi uomo!... — Vaneggi, Carlo?... Che fai ora, che pensi?... Non conosci più la Pisana, o credi ch'ella finga ancora per esser creduta contenta o per isbarazzarsi dell'altrui compianto?... No, Carlo, te lo giuro!... La quistione di vivere o di morire non c'entra per nulla nella mia felicità. Non ti nascondo che la mia ultima ora la credo molto vicina; ma son io men felice per ciò?... Tutt'altro, Carlo; la tua tenerezza la tua confidenza erano l'ultima consolazione che mi aspettava; tu me l'hai ridonata. Oh, che tu sia benedetto!... Una sola tua parola di riconoscenza, un solo sguardo affettuoso pagherebbero due vite più lunghe della mia e piene a tre doppi di privazioni e di sacrifizi!... Tu hai diffidato di me, tu mi hai imposto dolori e patimenti?... Ma quando, Carlo, quando? Io peccai e tu mi perdonasti; io t'abbandonai, e non ne movesti lamento; tornata a te mi raccogliesti colle braccia aperte e col miele sulle labbra!... Tu sei l'essere più nobile più confidente e generoso che possa esistere... Se avessi dinanzi a me l'eternità, e dovessi passarla in continui stenti neppur consolata dalla tua presenza, e tutto per risparmiarti una lagrima un sospiro solo, non esiterei un momento. Mi rassegnerei giubilando, e contenta solo nel pensiero che tutti i miei giorni tutti i miei affanni sarebbero consacrati al tuo bene. Tu solo, Carlo, non hai ripudiato l'anima mia. Dall'amor tuo solo così generoso e costante presi il coraggio di guardare dentro di me e dire: “Non son poi tanto spregevole se un tal cuore continua ad amarmi.” Oh Carlo, perdonami!... Perdonami per carità, se non ti ho amato come tu meritavi!... — Alzati, Pisana! le tue preghiere mi svergognano; non avrò più cuore di guardarti in viso, né di domandarti perdono!... Oh mio Dio!... Come ricordare senza angoscia tutti i momenti nei quali una mia parola d'amore, un mio sguardo umile e mansueto ti avrebbe se non ricompensata almeno fatta persuasa della mia gratitudine? Invece mi rinchiusi ne' miei tristi sospetti e punii col sussiego e col silenzio il sacrifizio più nobile forse più costoso che abbia fatto una donna, quello... sì, voglio dirlo, Pisana, quello dell'amor tuo!... E se credeva che non mi amassi più, perché dunque mi valsi di te come d'una schiava, strascinandoti pel mondo legata miseramente al mio sciagurato destino!... Oh sì, Pisana! fui pur troppo un vile tiranno e un carnefice spietato!... — Ed io ti ripeto ancora che o non ti ricordi bene, o dopo tanti anni non conosci per anco la Pisana. Ma non capisci che tutti quelli che tu chiami dolori patimenti sacrifizi, erano per me piaceri ineffabili, colmi d'una voluttà tanto più dolce quanto più nobile e sublime? Non capisci che l'indole mia strana e mutabile mi portava forse a stancarmi dei piaceri più comuni, e a cercare in un'altra sfera anche a rischio di perdermi contentezze diverse e diletti che non avessero paragone nella mia vita passata? Non hai ravvisato il primo sintomo di questa, direi quasi, pazzia in quel mio incredibile e tirannico capriccio di sposarti all'Aquilina?... Oh te ne scongiuro in ginocchio, Carlo!... Perdonami di averti amato alla mia maniera; di aver sacrificato te ad un mio ghiribizzo strano e inconcepibile, di non aver cercato nella tua vita altro che un'occasione di appagare le mie strane fantasie!... Tu non potevi capirmi, tu dovevi odiarmi, e invece mi hai sopportato!... Quando negli ultimi anni io trovava tanta dolcezza nell'assisterti, e nel nasconderti l'amor mio dandoti ad intendere che solo la necessità e la compassione mi movevano, non doveva io conoscere che con questo contegno ti tormentava, e che toglieva il maggior valore a quei pochi servigi che poteva renderti?... Ciò nulla ostante io seguitai a far pompa della mia barbara delicatezza, mi ostinai in quel sistema di virtuosa vanità in cui col tuo matrimonio avea segnato il primo passo, volli il piacer mio prima di tutto, ad ogni costo!... Vedi, vedi, Carlo, se fui cattiva ed egoista? Non avrei fatto meglio a confidarmi nella tua generosità tanto maggiore e più provata della mia, e dirti: “Ho sbagliato, Carlo! ho sbagliato per sbadataggine per bizzarria! Ora i nostri doveri son questi! Adempiamoli d'accordo senza ipocrisia e superbia”!?? Ma io diffidai di te, Carlo! Te lo confesso coll'umiltà della vera penitente!... Il tuo amore sì grande sì magnanimo non meritava una sì trista ricompensa; ma una sincera confessione mi rialzerà agli occhi tuoi. Mi amerai ancora; sì, mi amerai sempre, e la mia memoria santificata dalla morte vivrà perenne tra i tuoi più soavi e mesti pensieri. — La morte? non pronunciare, perdio, questa parola, o non contento di seguirti, io ti precedo!... — Carlo, Carlo, per carità non mettermi nel cuore un sì atroce rimorso! Libera questi miei ultimi giorni dalla sola paura che possa amareggiarli!... Vedi! impara da me... Cento volte avrei potuto, avrei dovuto uccidermi... e in quella vece... in quella vece... io muoio!... — No, non morrai... Pisana, Pisana! ti giuro che non morrai!... — Ed è vero; non morrò affatto se tu vivi; se tu onori la mia memoria col render utili quei pochi sacrifizi che sebben malamente pure ho fatto per te!... Se penserai all'Aquilina che io ti ho confidato, ai figliuoli che tu generasti e ai quali ti stringono sacri e inviolabili doveri, alla tua patria, alla mia patria, Carlo, per la quale ha sempre battuto questo mio piccolo cuore, per la quale dovunque mi porti la volontà di Dio io non cesserò di pregare, e di sperare!... Carlo, Carlo, te lo raccomando! Vivi perché la tua vita sarà degna di esser imitata da quelli che verranno. Possa almeno dire morendo che le mie parole che i miei consigli ebbero questa fortuna di lasciare un'eredità di grandi e nobili azioni!... Null'altro ti chieggo null'altro desidero perché il momento della partenza sia insieme il più felice della mia vita. Del resto tutto quel po' di bene che poteva operare mi sono studiata di farlo: muoio contenta, muoio sorridendo perché vado ad aspettarti!... — Eccomi, eccomi, Pisana; non aspetterai un attimo! Io sono con te! — E se ti dicessi che queste sarebbero le prime dure parole che avrei udito da te, e che così mi avvilisci agli occhi miei, e mi togli quel lievissimo premio col quale io partiva tutta beata?... Oh Carlo, se mi ami ancora, tu non vorrai vedermi morire fra le paure e i rimorsi! Sai che

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Argomenti: breve tempo,    due vite,    sguardo affettuoso,    sublime delicatezza,    tanto eroismo

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