Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 220

Testo di pubblico dominio

quando potei dire: sarà dopodimani. Mi batteva il cuore poi al pensare che sarebbe dimani. Quando dissi — È oggi! — fui assalito da tanta impazienza, che credo sarei morto se avessero protratto d'altre ventiquattr'ore. Lucilio si accinse all'opera con ogni voluto accorgimento; si trattava non d'un malato ma d'un amico; se potevasi pretendere un prodigio si era certamente da lui, e certo non gli fallì la fede del paziente. Quando mi disse: — È finito! — avevano già intercetto la luce delle porte e delle finestre perché l'improvvisa sensazione non mi offendesse. Tuttavia mi parve travedere e travidi infatti un incerto barlume, e misi uno strido tale che Bruto e l'Aquilina che mi sostenevano diedero un guizzo. Rispose un fievole grido della Pisana che credette forse a qualche disgrazia, ma la rassicurò Lucilio soggiungendo scherzosamente: — Scommetto io che il briccone ha già veduto qualche cosa! ma mi raccomando che non ispostiate questa visiera che gli accomodo ora; e sopratutto che le imposte restino chiuse come sono, ermeticamente. L'operazione è riuscita così appunto che presagisco fin d'ora che le sei settimane di convalescenza potranno ridursi a quattro. — Oh grazie grazie grazie, amico! Sollecitate piucché potete! — io sclamai coprendogli le mani di baci. Più che di avermi reso la vista lo ringraziava di quella speranza datami di poter tentare qualche cosa a vantaggio della Pisana prima che non avrei creduto. Quando tutti furono usciti dalla stanza in coda al dottore per ringraziarlo d'un tanto benefizio o fors'anco per informarsi di quanto dovevano credere alle parole dette in mia presenza, la Pisana mi si accostò pianamente, e sentii il suo tiepido alito che m'accarezzava le guance. — Pisana — mormorai — quanto fosti ammirabile d'amore e di pietà!!... Ella fuggì via inciampando nei mobili della stanza, e due singhiozzi le sollevarono il petto ansiosamente. Mia moglie che rientrava la incontrò sulla porta... — Come ti pare che vada il nostro malato? — le domandò. — Io spero che andrà bene — rispose ella con uno sforzo supremo. Ma non poté resistere più a lungo. E fuggì ancora e corse a rinchiudersi nella sua stanza prima che l'Aquilina avesse neppur tempo di avvertire il suo turbamento. Allora compresi un'altra volta tutta la forza e la nobiltà di quell'anima, e dalla sua camera ch'era all'altro capo della casa mi pareva udire il suo pianto i suoi singhiozzi, ognuno dei quali mi dava nel petto un colpo crudele. Per tutto quel giorno non pensai alla mia vista; e coloro che si occupavano di essa mi davan stizza e fastidio. Si trattava ben d'altro che di due stupidi occhi!... Lucilio veniva sovente a visitarmi, ma di rado potevamo trovarci soli; pareva anzi ch'egli sfuggisse le mie confidenze. Nulla ostante io lo chiedeva spesso della salute della Pisana e se la lusinga di tornare a Venezia avesse operato quel buono effetto che si sperava. Il dottore rispondeva con mezzi termini senza dire né sì né no; ella poi, se anche entrava nella mia stanza, non apriva bocca quasi mai; io me ne accorgeva dal minor chiasso che facevano i miei figliuoli, certo perché la sua mestizia imponeva rispetto. Quando Lucilio mi portò il passaporto ottenuto per mezzo dell'Ambasceria austriaca, le domandai se quel nostro divisamento le piaceva. — Oh la mia Venezia! — rispose — mi domandate se la vedrei volentieri!... Dopo il paradiso l'è il mio solo desiderio. — Or bene — soggiunsi — quand'è, dottore, che mi permetterete di aprir la finestra, di buttar via queste bende, e d'andarmene? — Dopodimani — rispose Lucilio — ma quanto all'imprendere il viaggio bisognerà soprastare qualche giorno; non dovete arrischiarvi così subito al sole del Mezzodì. Io pazientai quei due giorni, deliberato di non protrarre d'un attimo la mia partenza quando avessi avuto gli occhi nulla nulla guariti. Ma la Pisana in quel frattempo frequentava meno che mai la mia stanza, e mi dicevano che stava quasi sempre rinchiusa nella sua. Finalmente venne Lucilio che mi liberò la fronte dalla visiera, e mi sciolse dai legacci che mi coprivano gli occhi; le finestre erano già socchiuse; e una luce quieta diffusa come quella del crepuscolo mi accarezzò dolcemente le pupille. Se tanto ci incanta lo spettacolo dell'alba, quantunque rinnovato ogni ventiquattr'ore, figuratevi quanto mi facesse beato quell'alba che succedeva ad una notte di quasi due anni!... Ritrovare ancora quei facili godimenti dei quali non ci curiamo potendoli avere ad ogni istante, e tanto se ne apprezza il valore quando ci sono vietati, ravvivare coll'esercizio presente la memoria di quelle sensazioni che già cominciava a svanire, come una tradizione che coll'andar del tempo diventa favola, saziarsi ancora nelle contemplazioni di quanto v'ha di bello di grande di sublime al mondo e interpretare dagli affetti dei nostri cari un linguaggio disusato per noi, son tali piaceri che fanno quasi desiderare d'esser ciechi per racquistare la vista. Certo io metto quel momento fra i più felici della mia vita. Ma ne ebbi subito dopo uno assai doloroso. La Pisana era accorsa anch'essa ad assistere all'ultima parte del miracolo: quando dopo il primo soavissimo impeto fatto dalla luce negli occhi miei, cominciai a distinguere le persone e le cose che mi circondavano, il primo volto nel quale sostenni lo sguardo fu il suo. Oh se l'aveva ben meritata una tal preferenza! Né amici, né parenti, né figliuoli, né moglie, né il medico che m'avea reso la vista, meritavano tanto della mia gratitudine. Ma quanto la trovai cambiata!... Pallida trasparente come l'alabastro, profilata nelle sembianze come una Madonna addolorata di Frate Angelico, curva della persona come chi ha portato sul dorso gravissimi pesi e non potrà più raddrizzarsi; gli occhi le si erano ingranditi meravigliosamente, e la metà superiore della pupilla adombrata dalle palpebre traspariva da queste in guisa d'un lume dietro un cristallo colorato: l'azzurrognolo della melanconia e il rosso del pianto si fondevano nel bianco della retina, come nel simpatico splendore dell'opale. Era una creatura sovrumana; non mostrava alcuna età. Soltanto si poteva dire: costei è più vicina al cielo che alla terra! Che volete? Io son debole di temperamento e non ve lo nascosi mai. Mi si gonfiò il petto d'un'angoscia improvvisa e profonda e scoppiai in lagrime dirotte. Tutti immaginarono che fosse per la consolazione; ma Lucilio forse giudicò altrimenti; infatti io piangeva perché gli occhi mi riconfermavano il terribile significato attribuito da me al suo silenzio dei giorni passati. Vidi che la Pisana non apparteneva più a questo mondo; Venezia, come avea detto ella stessa, non era che il suo secondo desiderio; il primo era pel paradiso! Mentre questo triste pensiero mi rompeva il petto a sconsolati singhiozzi, ella si tolse dalla spalla dell'Aquilina su cui s'era appoggiata, e la vidi uscir barcollone dalla camera. Io pregai allora quanti lì erano che mi lasciassero quieto in compagnia del dolore perché la soverchia commozione mi imponeva qualche riposo. Partiti che furono mi ripigliò più tremenda che mai quella convulsione di pianto, e Lucilio non vide altro di meglio che aspettare un po' di tregua dalla stanchezza. Quando poi le lagrime e il singulto concessero un varco alla voce, quali parole quali preghiere quali promesse non adoperai io perché mi salvasse una vita a mille doppi più preziosa della mia! Lo supplicai come i devoti supplicano Iddio; tanto avea bisogno di sperare che avrei rinnegato la ragione, e stravolto l'ordine del mondo per conservare una qualche lusinga. Una pietosa astuzia della speranza mi persuase che ben potea rendere la salute e la vita alla Pisana quello che in me avea racceso la fiaccola della luce!... — Oh sì! Lucilio! — sclamai — voi potete tutto purché lo vogliate. Fin da piccino io vi riguardava come un essere sovrannaturale e quasi onnipotente. La vostra volontà

Tag: occhi    tanto    stanza    petto    luce    vista    due    vita    grazie    

Argomenti: terribile significato,    triste pensiero,    fievole grido,    tiepido alito,    buono effetto

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Corbaccio di Giovanni Boccaccio
Fior di passione di Matilde Serao
L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza
La via del rifugio di Guido Gozzano
Le Grazie di Ugo Foscolo

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Le Bahamas meta di un sogno
La calopsite: un grande pappagallo poco conosciuto
Come ritrovare la felicità dopo avere divorziato
Vacanze Estate Savona
Una buona tazzina di caffè


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165   |    166   |    167   |    168   |    169   |    170   |    171   |    172   |    173   |    174   |    175   |    176   |    177   |    178   |    179   |    180   |    181   |    182   |    183   |    184   |    185   |    186   |    187   |    188   |    189   |    190   |    191   |    192   |    193   |    194   |    195   |    196   |    197   |    198   |    199   |    200   |    201   |    202   |    203   |    204   |    205   |    206   |    207   |    208   |    209   |    210   |    211   |    212   |    213   |    214   |    215   |    216   |    217   |    218   |    219   |    220   |    221   |    222   |    223   |    224   |    225   |    226   |    227   |    228   |    229   |    230   |    231   |    232   |    233   |    234   |    235   |    236   |    237   |    238   |    239   |    240   |    241   |    242   |    243   |    244   |    245   |    246   |    247   |    248   |    249   |    250   |    251   |    252   |    253   |    254   |    255 successiva ->