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Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo pagina 42occhiata di desiderio e di speranza. Invece colle labbra tornò a favellare del caldo e della stagione; e diceva che per lui estate inverno e primavera era tutt'uno. Non se ne accorgeva che per le foglie che nascevano o cascavano. — Io poi amo soprattutto la primavera! — soggiunse la Doretta. — Ed anch'io lo stesso! — sclamò Leopardo. — Come? ma per lei non è tutt'uno? — disse la fanciulla. — È vero: mi pareva... ma... Oggi è una così bella giornata che mi fa dar la palma a quest'età prima dell'anno. Credo poi che dicendo che per me era tutt'uno, intendessi parlare riguardo al caldo od al freddo. In quanto al piacere degli occhi, sicuro che la primavera è la prima! — C'è quel birbo di Gaetano a Venchieredo che difende sempre l'inverno — soggiunse la ragazza. — In verità quel Gaetano è proprio un birbo — ripeté l'altro. — Che? lo conosce anco lei? — chiese Doretta. — Sì... cioè... oh non è il guardiano? — balbettò Leopardo. — Mi pare, ho un'idea confusa di averlo udito nominare! — No, non è il guardiano; è il cavallante — soggiunse la giovane — con lui c'è sempre da venir ai capelli per questa inezia. Io non voglio mai sentir a parlare dell'inverno ed egli me lo porta sempre a cielo per dispetto! — Oh io lo ridurrei a tacere! — sclamò Leopardo. — Sì?... venga dunque una volta o l'altra — riprese Doretta levandosi in piedi ed infilando i zoccoletti. — Ma badi di recar seco una buona dose di pazienza perché quel Gaetano è testardo come un asino. — Verrò, verrò — soggiunse Leopardo. — Ma lei verrà ancora alla fontana, n'è vero? — Sì certo; quando me ne salta l'estro, — rispose la fanciulla — e le feste poi non manco mai insieme alle altre zitelle dei dintorni. — Le feste, le feste... — mormorò il giovine. — Oh la ci venga, la ci venga — gli diede sulla voce la giovine — e vedrà che bel paradiso qui tutto all'intorno. Leopardo andava dietro alla Doretta che volgeva a Venchieredo, come un cagnolino che tien dietro al padrone anche dopo esserne stato cacciato. La Doretta si volgeva di tratto in tratto a guardarlo sorridendogli: egli sorrideva anche lui, ma il cuore gli scappava troppo innanzi perché non si sentisse tremar sotto le gambe; e finalmente quando fu al cancello del casale: — A rivederlo, signor Leopardo! — disse la giovinetta alla lontana. — A rivederla, signora Doretta! — rispose il giovine con un'occhiata così lunga ed immobile che parve le volesse mandar dietro l'anima; e si sbassò, arrossendo, a raccogliere alcuni fiori ch'ella aveva perduti, credo, col suo buon fine di malizia. Poi quando il pergolato delle viti frondose gli tolse di scernere il corpicciuolo svelto e grazioso della Doretta che s'affrettava verso il castello, allora quell'occhiata ricascò a terra così grave così profonda che parve vi si volesse seppellire in eterno. Indi a un buon tratto la risollevò faticosamente con un sospiro, e riprese verso casa, pieno il capo se non di nuovi pensieri certo di novissime e strane fantasticherie. Quei pochi fiorellini se li pose sul cuore, e non li abbandonò mai più. Leopardo s'era innamorato di quella giovine, ecco tutto. Ma come e perché se n'era innamorato? Il come fu certamente col guardarla e coll'ascoltarla; il perché, nessuno lo saprà mai; come non si saprà mai perché a taluno piaccia il color aierino, ad altri lo scarlatto e il giallo d'arancio. Di belle come la Doretta e di belle tre volte tanto, egli ne avea vedute a Cordovado a Fossalta e a Portogruaro; giacché la figlia del cancelliere di Venchieredo era assai più vispa che perfetta; e pure non s'era invaghito di quelle, benché avesse grande comodità di starsene e di conversar con loro, s'era invece cotto di questa alla prima occhiata alla prima parola. Forse che l'usanza e la conversazione tolgono piucché non aggiungano forza d'incanto ai pregi femminili? — Io non dico ciò; farei troppo grave torto alle donne. Fra esse ve n'hanno che non colpiscono alla prima; ma avvicinate poi con lunga abitudine riscaldano appoco appoco, e mettono un tal incendio nei cuori che più non s'estingue. Altre ne sono che abbruciano al solo vederle, e spesso poi della fiamma così destata non riman che la cenere. Ma come vi sono uomini di paglia che anche scaldati lentamente finiscono in nulla; così si trovano cuori di ferro che arroventati d'un subito non raffreddano più. L'amore è una legge universale che ha tanti diversi corollari, quante sono le anime che soggiacciono a lui. Per dettarne praticamente un trattato completo converrebbe formare una biblioteca nella quale ogni uomo ed ogni donna depositasse un volume delle proprie osservazioni. Si leggerebbero le cose più magnanime e le più vili, le più celesti e le più bestiali che possa immaginare fantasia di romanziero. Ma il difficile sarebbe che cotali scritture obbedissero al primo impulso della sincerità; poiché molti entrano nell'amore con un buon sistema preconcetto in capo, e vogliono secondo esso, non secondo la forza dei sentimenti, spiegare le proprie azioni. Da ciò deriva l'abuso di quella terribile parola sempre, che si fa con tanta leggerezza nei colloqui e nelle promesse amorose. Moltissimi credono, e a buon diritto, che l'amore eterno e fedele sia il migliore; e perciò solo s'appigliano a quello. Ma per radicarsi stabilmente nel petto un gran sentimento, non basta saperlo e crederlo ottimo, bisogna sentirsene capaci. I più, se ponessero mente in ciò, non porgerebbero nei fatti loro tante buone ragioni di calunniare la saldezza e veracità degli umani propositi. Gli è come se io scrittorello di ciance pensassi: “Ecco che il sommo vertice dell'umana sapienza è la filosofia metafisica; io dunque sono filosofo come Platone, e metafisico al pari di Kant”. In vero bel ragionamento e proprio da schiaffi! — Ma l'arroganza che non si permetterebbe ad alcuno negli ordini intellettuali, la permettiamo poi molto facilmente a noi medesimi nella stima dei sentimenti nostri; benché la paia ancor meno ragionevole perché il sentimento più che l'intelletto sfugge al predominio della volontà. Nessuno oserebbe uguagliarsi a Dante nell'altezza della mente; tutti nell'altezza dell'amore. Ma l'amore di Dante fu anche più raro che il suo genio; e pazzi sono gli uomini a stimarlo facile a tutti. La grandezza vera dell'anima non è più comune della grandezza vera dell'ingegno; e per sentire e nutrire l'amore nell'esser suo più sublime bisogna staccarsi dalla fralezza umana più che non se ne stacchi la mente d'un poeta nelle sue più alte immaginazioni. Cessate, cessate una volta, o pigmei, dall'uguagliarvi ai giganti, e applicate l'animo alla favola della rana e del bue! Che serve adulare noi stessi, e l'umana natura, per accrescere le stesse sciagure col disdoro della falsità e coi rimorsi del tradimento? Meglio sarebbe picchiarsi il petto e arrossire; anziché alzar la mano a imprudenti giuramenti. Giurare si lasci a chi frugò se medesimo e si conobbe atto a mantenere, senzaché a costoro giurare diventa superfluo. Quanto a quelli che promettono e giurano col fermo intento di gabbare, son troppo frivoli o malvagi perché vi debba spender dietro una parola. Se è ridicolo in un matto il farla da santo, sarebbe sacrilegio in un tristo. Io poi ne ho conosciuti altri che scambiavano per virtù e sentimenti proprii la forza e l'ardore momentaneo instillato in loro dal contatto di qualche anima infervorata. Credono essi, come quel ragazzo, che la luna sia cascata nel pozzo perché ne veggono entro l'acqua l'immagine. Ma la luna tramonta, e l'immagine sparisce. Allora essi si sbracciano per restare incaloriti come prima erano, e sbruffano e sospirano con perfetta buona fede. Quell'anima infervorata guarda compassionando all'inutile fatica, e l'amore misto di pietà di sfiducia di memoria e di sprezzo diventa martirio. È inutile tentarlo: il cielo non si scala coi superlativi, e la volontà non basta a Tag: leopardo prima amore dietro giovine sempre primavera forza occhiata Argomenti: legge universale, terribile parola, grande comodità, trattato completo, sistema preconcetto Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Decameron di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Stanze della gelosia di Torquato Tasso I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il fiore di Dante Alighieri Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Dryas iulia: la farfalla più insolita del mondo Come calmare un gatto Agriturismo per l'estate Suggerimenti sulla pulizia dei kit di trucco Come applicare il trucco con le basi giuste
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