Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 56cospetto.” E quinci tacendo, alquante lagrime dietro a profondissimi sospiri mandate per gli occhi fuori, cominciò a attender quello che la gentil donna gli rispondesse. La donna, la quale il lungo vagheggiare, l'armeggiare, le mattinate l'altre cose simili a queste, per amor di lei fatte dal Zima, muovere non avean potuto, mossero l'affettuose parole dette dal ferventissimo amante: e cominciò a sentire ciò che prima mai non aveva sentito, cioè che amor si fosse. E quantunque, per seguire il comandamento fattole dal marito, tacesse, non poté per ciò alcun sospiretto nascondere quello che volentieri rispondendo al Zima avrebbe fatto manifesto. Il Zima, avendo alquanto atteso e veggendo che niuna risposta seguiva, si maravigliò e poscia s'incominciò a accorgere dell'arte usata dal cavaliere: ma pur, lei riguardando nel viso e veggendo alcun lampeggiar d'occhi di lei verso di lui alcuna volta e oltre a ciò raccogliendo i sospiri li quali essa non con tutta la forza loro del petto lasciava uscire, alcuna buona speranza prese e da quella aiutato prese nuovo consiglio. E cominciò in forma della donna, udendolo ella, a rispondere a se medesimo in cotal guisa: “Zima mio, senza dubbio gran tempo ha che io m'acorsi il tuo amor verso me esser grandissimo e perfetto, e ora per le tue parole molto maggiormente il conosco e sonne contenta, sì come io debbo. Tuttafiata, se dura e crudele paruta ti sono, non voglio che tu creda che io nell'animo stata sia quel che nel viso mi son dimostrata; anzi t'ho sempre amato e avuto caro innanzi a ogni altro uomo, ma così m'è convenuto fare e per paura d'altrui e per servare la fama della mia onestà. Ma ora ne viene quel tempo nel quale io ti potrò chiaramente mostrare se io t'amo e renderti guiderdone dell'amore il quale portato m'hai e mi porti; e per ciò confortati e sta a buona speranza, per ciò che messer Francesco è per andare infra pochi dì a Melano per podestà, sì come tu sai, che per mio amore donato gli hai il bel pallafreno. Il quale come andato sarà, senza alcun fallo ti prometto sopra la mia fé e per lo buono amore il quale io ti porto, che infra pochi dì tu ti troverai meco, e al nostro amore daremo piacevole e intero compimento. E acciò che io non t'abbia altra volta a far parlar di questa materia, infino a ora quel giorno il quale tu vedrai due asciugatoi tesi alla finestra della camera mia, la quale è sopra il nostro giardino, quella sera di notte, guardando ben che veduto non sii, fa che per l'uscio del giardino a me te ne venghi: tu mi troverai ivi che t'aspetterò, e insieme avren tutta la notte festa e piacere l'un dell'altro, sì come disideriamo.” Come il Zima in persona della donna ebbe così parlato, e egli incominciò per sé a parlare e così rispose: “Carissima donna, egli è per soverchia letizia della vostra buona risposta sì ogni mia vertù occupata, che appena posso a rendervi debite grazie formar la risposta; e se io pur potessi come io disidero favellare, niun termine è sì lungo che mi bastasse a pienamente potervi ringraziare come io vorrei e come a me di far si conviene; e per ciò nella vostra discreta considerazion si rimanga a cognoscer quello che io disiderando fornir con parole non posso. Soltanto vi dico che, come imposto m'avete, così penserò di far senza fallo; e allora forse più rassicurato di tanto dono quanto conceduto m'avete, m'ingegnerò a mio poter di rendervi grazie quali per me si potranno maggiori. Or qui non resta a dire al presente altro; e però, carissima mia donna, Dio vi dea quella allegrezza e quel bene che voi disiderate il maggiore, e a Dio v'acomando.” Per tutto questo non disse la donna una sola parola; laonde il Zima si levò suso e verso il cavaliere cominciò a tornare, il quale veggendolo levato gli si fece incontro e ridendo disse: “Che ti pare? Ho t'io bene la promessa servata?” “Messer no, “ rispose il Zima “ché voi mi prometteste di farmi parlar con la donna vostra, e voi m'avete fatto parlar con una statua di marmo.” Questa parola piacque molto al cavaliere, il quale, come che buona oppinione avesse della donna, ancora ne la prese migliore; e disse: “Omai è ben mio il pallafren che fu tuo.” A cui il Zima rispose: “Messer sì, ma se io avessi creduto trarre di questa grazia ricevuta da voi tal frutto chente tratto n'ho, senza domandarlavi ve l'avrei donato: e or volesse Idio che io fatto l'avessi, per ciò che voi avete comperato il pallafreno e io non l'ho venduto.” Il cavaliere di questo si rise: e essendo fornito di pallafreno ivi a pochi dì entrò in cammino e verso Melano se n'andò in podesteria. La donna, rimasa libera nella sua casa, ripensando alle parole del Zima e all'amore il quale le portava e al pallafreno per l'amor di lei donato e veggendol da casa sua molto spesso passare, disse seco medesima: “Che fo io? perché perdo io la mia giovanezza? Questi se ne è andato a Melano e non tornerà di questi sei mesi; e quando me gli ristorerà egli giammai? quando io sarò vecchia? E oltre a questo, quando troverò io mai un così fatto amante come è il Zima? Io son sola, né ho d'alcuna persona paura: io non so perché io non mi prendo questo buon tempo mentre che io posso. Io non avrò sempre spazio come io ho al presente: questa cosa non saprà mai persona: e, se egli pur si dovesse risapere, si è egli meglio fare e pentere che starsi e pentersi.” E così seco medesima consigliata, un di puose due asciugatoi alla finestra del giardino, come il Zima aveva detto; li quali il Zima vedendo, lietissimo, come la notte fu venuta, segretamente e solo se n'andò all'uscio del giardino della donna e quello trovò aperto: e quindi n'andò a un altro uscio che nella casa entrava dove trovò la gentil donna che l'aspettava. La qual veggendol venire, levataglisi incontro, con grandissima festa il ricevette, e egli abbracciandola e basciandola centomilia volte sù per le scale la seguitò; e senza alcuno indugio coricatisi gli ultimi termini conobber d'amore. Né questa volta, come che la prima fosse, fu però l'ultima; per ciò che mentre il cavaliere fu a Melano, e ancor dopo la sua tornata, vi tornò con grandissimo piacere di ciascuna delle parti il Zima molte dell'altre volte.– 6 Ricciardo Minutolo ama la moglie di Filippello Sighinolfi; la quale sentendo gelosa, col mostrare Filippello il dì seguente con la moglie di lui dovere essere a un bagno, fa che ella vi va, e credendosi col marito essere stata si truova che con Ricciardo è dimorata. Niente restava più avanti a dire a Elissa, quando commendata la sagacità del Zima, la reina impose alla Fiammetta che procedesse con una; la qual tutta ridente rispose:–Madonna, volentieri–e cominciò: –Alquanto è da uscire della nostra città, la quale come d'ogni altra cosa è copiosa, così è d'essempli a ogni materia; e, come Elissa ha fatto, alquanto delle cose che per l'altro mondo avvenute son raccontare, e per ciò, a Napoli trapassando, come una di queste santesi, che così d'amore schife si mostrano, fusse dallo 'ngegno d'un suo amante prima a sentir d'amore il frutto condotta che i fiori avesse conosciuti: il che a una ora a voi presterà cautela nelle cose che possono avvenire e daravvi diletto dell'avenute. In Napoli, città antichissima e forse così dilettevole, o più, come ne sia alcuna altra in Italia, fu già un giovane per nobiltà di sangue chiaro e splendido per molte ricchezze, il cui nome fu Ricciardo Minutolo. Il quale, non obstante che una bellissima giovane e vaga per moglie avesse, s'innamorò d'una la quale, secondo l'oppinion di tutti, di gran lunga passava di bellezza tutte l'altre donne napoletane, e fu chiamata Catella, moglie d'un giovane similmente gentile uomo, chiamato Filippel Sighinolfo, il quale ella, onestissima, più che altra cosa amava e avea caro. Amando adunque Ricciardo Minutolo questa Catella, e tutte quelle cose operando per le quali la grazia e l'amor d'una donna si dee potere Tag: donna amore cavaliere fatto buona cose giardino moglie parole Argomenti: alcuno indugio, buono amore, tanto dono, crudele paruta, frutto chente Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il colore del tempo di Federico De Roberto Il fiore di Dante Alighieri L'Olimpia di Giambattista Della Porta Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come coltivare i lamponi Caratteristiche del mixed wrestling Come coltivare i funghi Come recuperare il matrimonio Storia dell'olio essenziale fino al presente
|
||||