Questo sito fa uso di cookies, anche di terze parti. Per maggiori informazioni e per disabilitare qualunque cookie visitare la sezione della Cookies Policy.

Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 42

Testo di pubblico dominio

e se io nol credo, sì 'l fa; e per ciò a fare a far sia: quale asino dà in parete, tal riceve.” Il terzo quasi in questa medesima sentenza parlando pervenne: e brievemente tutti pareva che a questo s'accordassero, che le donne lasciate da loro non volessero perder tempo. Un solamente, il quale avea nome Bernabò Lomellin da Genova disse il contrario, affermando sé di spezial grazia da Dio avere una donna per moglie la più compiuta di tutte quelle virtù che donna o ancora cavaliere in gran parte o donzello dee avere, che forse in Italia ne fosse un'altra: per ciò che ella era bella del corpo e giovane ancora assai e destra e atante della persona, né alcuna cosa era che a donna appartenesse, sì come di lavorare lavorii di seta e simili cose, che ella non facesse meglio che alcuna altra. Oltre a questo, niuno scudiere, o famigliare che dir vogliamo, diceva trovarsi il quale meglio né più accortamente servisse a una tavola d'un signore, che serviva ella, sì come colei che era costumatissima, savia e discreta molto. Appresso questo la commendò meglio saper cavalcare un cavallo, tenere uno uccello, leggere e scrivere e fare una ragione che se un mercatante fosse; e da questo, dopo molte altre lode, pervenne a quello di che quivi si ragionava, affermando con saramento niuna altra più onesta né più casta potersene trovar di lei; per la qual cosa egli credeva certamente che, se egli diece anni o sempre mai fuori di casa dimorasse, che ella mai a così fatte novelle non intenderebbe con altro uomo. Era tra questi mercatanti che così ragionavano un giovane mercatante chiamato Ambruogiuolo da Piagenza, il quale di questa ultima loda che Bernabò avea data alla sua donna cominciò a far le maggior risa del mondo; e gabbando il domandò se lo 'mperadore gli avea questo privilegio più che a tutti gli altri uomini conceduto. Bernabò un poco turbatetto disse che non lo 'mperadore ma Idio, il quale poteva un poco più che lo 'mperadore, gli avea questa grazia conceduta. Allora disse Ambruogiuolo: “Bernabò, io non dubito punto che tu non ti creda dir vero, ma, per quello che a me paia, tu hai poco riguardato alla natura delle cose, per ciò che, se riguardato v'avessi, non ti sento di sì grosso ingegno, che tu non avessi in quella cognosciute cose che ti farebbono sopra questa materia più temperatamente parlare. E per ciò che tu non creda che noi, che molto largo abbiamo delle nostre mogli parlato, crediamo avere altra moglie o altramenti fatta che tu, ma da un naturale avvedimento mossi così abbian detto, voglio un poco con teco sopra questa materia ragionare. Io ho sempre inteso l'uomo essere il più nobile animale che tra' mortali fosse creato da Dio, e appresso la femina; ma l'uomo, sì come generalmente si crede e vede per opere, è più perfetto; e avendo più di perfezione, senza alcun fallo dee avere più di fermezza e così ha, per ciò che universalmente le femine sono più mobili, e il perché si potrebbe per molte ragioni naturali dimostrare, le quali al presente intendo di lasciare stare. Se l'uomo adunque è di maggior fermezza e non si può tenere che non condiscenda, lasciamo stare a una che 'l prieghi, ma pure a non disiderare una che gli piaccia, e, oltre al disidero, di far ciò che può acciò che con quella esser possa, e questo non una volta il mese ma mille il giorno avvenirgli: che speri tu che una donna, naturalmente mobile, possa fare a' prieghi, alle lusinghe, a' doni, a' mille altri modi che userà uno uom savio che l'ami? credi che ella si possa tenere? Certo, quantunque tu te l'affermi, io non credo che tu il creda; e tu medesimo di' che la moglie tua è femina e ch'ella è di carne e d'ossa come son l'altre. Per che, se così è, quegli medesimi disideri deono essere i suoi o quelle medesime forze che nell'altre sono a resistere a questi naturali appetiti; per che possibile è, quantunque ella sia onestissima, che ella quello che l'altre faccia, e niuna cosa possibile è così acerbamente da negare, o da affermare il contrario a quella, come tu fai.” Al quale Bernabò rispose e disse: “Io son mercatante e non fisofolo, e come mercatante risponderò. E dico che io conosco ciò che tu di' potere avvenire alle stolte, nelle quali non è alcuna vergogna; ma quelle che savie sono hanno tanta sollecitudine dello onor loro che elle diventan forti più che gli uomini, che di ciò non si curano, a guardarlo; e di queste così fatte è la mia.” Disse Ambruogiuolo: “Veramente se per ogni volta che elle a queste così fatte novelle attendono nascesse loro un corno nella fronte, il quale desse testimonianza di ciò che fatto avessero, io mi credo che poche sarebber quelle che v'atendessero; ma, non che il corno nasca, egli non se ne pare, a quelle che savie sono, né pedata né orma, e la vergogna e 'l guastamento dell'onore non consiste se non nelle cose palesi: per che, quando possono occultamente, il fanno, o per mattezza lasciano. E abbi questo per certo: che colei sola è casta la quale o non fu mai da alcuno pregata o se pregò non fu essaudita. E quantunque io conosca per naturali e vere ragioni così dovere essere, non ne parlere' io così a pieno, come io fo, se io non ne fossi molte volte e con molte stato alla pruova. E dicoti così, che, se io fossi presso a questa tua così santissima donna, io mi crederei in brieve spazio di tempo recarla a quello che io ho già dell'altre recate.” Bernabò turbato rispose: “Il quistionar con parole potrebbe distendersi troppo: tu diresti e io direi, e alla fine niente monterebbe. Ma poi che tu di' che tutte sono così pieghevoli e che 'l tuo ingegno è cotanto, acciò che io ti faccia certo della onestà della mia donna, io son disposto che mi sia tagliata la testa se tu mai a cosa che ti piaccia in cotale atto la puoi conducere; e se tu non puoi, io non voglio che tu perda altro che mille fiorin d'oro.” Ambruogiuolo, già in su la novella riscaldato, rispose: “Bernabò, io non so quello che io mi facessi del tuo sangue, se io vincessi; ma se tu hai voglia di vedere pruova di ciò che io ho già ragionato, metti cinquemilia fiorin d'oro de' tuoi, che meno ti deono essere cari che la testa, contro a mille de' miei; e dove tu niuno termine poni, io mi voglio obligare d'andare a Genova e infra tre mesi dal dì che io mi partirò di qui avere della tua donna fatta mia volontà, e in segno di ciò recarne meco delle sue cose più care e sì fatti e tanti indizii, che tu medesimo confesserai esser vero, sì veramente che tu mi prometterai sopra la tua fede infra questo termine non venire a Genova né scrivere a lei alcuna cosa di questa materia.” Bernabò disse che gli piacea molto; e quantunque gli altri mercatanti che quivi erano s'ingegnassero di sturbar questo fatto, conoscendo che gran male ne potea nascere, pure erano de' due mercatanti sì gli animi accesi, che, oltre al voler degli altri, per belle scritte di lor mano s'obligarono l'uno all'altro. E fatta la obligagione, Bernabò rimase e Ambruogiuolo quanto più tosto poté se ne venne a Genova; e dimoratovi alcun giorno e con molta cautela informatosi del nome della contrada e de' costumi della donna, quello e più ne 'ntese che da Bernabò udito n'avea: per che gli parve matta impresa aver fatta. Ma pure, accontatosi con una povera femina che molto nella casa usava e a cui la donna voleva gran bene, non potendola a altro inducere, con denari la corruppe e a lei in una cassa artificiata a suo modo si fece portare non solamente nella casa ma nella camera della gentil donna; e quivi, come se in alcuna parte andar volesse, la buona femina, secondo l'ordine datole da Ambruogiuolo, la raccomandò per alcun dì. Rimasa adunque la cassa nella camera e venuta la notte, allora che Ambruogiuolo avvisò che la donna dormisse, con certi suoi ingegni apertala, chetamente nella camera uscì nella quale un lume acceso avea; per la qual cosa egli il sito della camera, le dipinture e ogni altra cosa notabile che in

Tag: donna    cose    mille    altri    uomo    poco    camera    mercatante    fatta    

Argomenti: giovane mercatante,    naturale avvedimento,    nobile animale,    niuno termine

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce
Rinaldo di Torquato Tasso
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
La divina commedia di Dante Alighieri
Il colore del tempo di Federico De Roberto

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Caratteristiche del mixed wrestling
Hauza Beach Resort a Sharm El Sheikh: recensione
Come insegnare al gatto dove urinare
Storia dell'olio essenziale fino al presente
Offerta capodanno a Minsk


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88   |    89   |    90   |    91   |    92   |    93   |    94   |    95   |    96   |    97   |    98   |    99   |    100   |    101   |    102   |    103   |    104   |    105   |    106   |    107   |    108   |    109   |    110   |    111   |    112   |    113   |    114   |    115   |    116   |    117   |    118   |    119   |    120   |    121   |    122   |    123   |    124   |    125   |    126   |    127   |    128   |    129   |    130   |    131   |    132   |    133   |    134   |    135   |    136   |    137   |    138   |    139   |    140   |    141   |    142   |    143   |    144   |    145   |    146   |    147   |    148   |    149   |    150   |    151   |    152   |    153   |    154   |    155   |    156   |    157   |    158   |    159   |    160   |    161   |    162   |    163   |    164   |    165   |    166   |    167   |    168   |    169   |    170   |    171   |    172   |    173   |    174   |    175   |    176   |    177   |    178   |    179   |    180   |    181   |    182   |    183   |    184   |    185   |    186   |    187   |    188   |    189   |    190   |    191   |    192 successiva ->