Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 36

Testo di pubblico dominio

trapassò e da loro fu onorevolmente fatto sepellire. Poi, pochi dì appresso, avendo il mercatante cipriano ogni suo fatto in Rodi spacciato e in Cipri volendosene tornare sopra una cocca di catalani che v'era, domandò la bella donna quello che far volesse, con ciò fosse cosa che a lui convenisse in Cipri tornare. La donna rispose che con lui, se gli piacesse, volentieri se ne andrebbe, sperando che per amor d'Antioco da lui come sorella sarebbe trattata e riguardata. Il mercatante rispose che d'ogni suo piacere era contento: e acciò che da ogni ingiuria, che sopravenire le potesse avanti che in Cipri fosser, la difendesse, disse che era sua moglie. E sopra la nave montati, data loro una cameretta nella poppa, acciò che i fatti non paressero alle parole contrarii, con lei in un lettuccio assai piccolo si dormiva. Per la qual cosa avvenne quello che né dell'un né dell'altro nel partir da Rodi era stato intendimento: cioè che incitandogli il buio e l'agio e 'l caldo del letto, le cui forze non son piccole, dimentica l'amistà e l'amor d'Antioco morto, quasi da iguali appetito tirati, cominciatisi a stuzzicare insieme, prima che a Baffa giugnessero, là onde era il cipriano, insieme fecero parentado; e a Baffa pervenuti, più tempo insieme col mercatante si stette. Avvenne per ventura che a Baffa venne per alcuna sua bisogna un gentile uomo il cui nome era Antigono, la cui età era grande ma il senno maggiore e la ricchezza piccola, per ciò che in assai cose intramettendosi egli ne' servigi del re di Cipri gli era la fortuna stata contraria. Il quale, passando un giorno davanti la casa dove la bella donna dimorava, essendo il cipriano mercatante andato con sua mercatantia in Erminia, gli venne per ventura a una finestra della casa di lei questa donna veduta; la qual, per ciò che bellissima era, fisa cominciò a riguardare e cominciò seco stesso a ricordarsi di doverla avere altra volta veduta, ma il dove in niuna maniera ricordar si poteva. La bella donna, la quale lungamente trastullo della fortuna era stata, appressandosi il termine nel quale i suoi mali dovevano aver fine, come ella Antigono vide così si ricordò di lui in Alessandria ne' servigi del padre in non piccolo stato aver veduto: per la qual cosa subita speranza prendendo di dover potere ancora nello stato real ritornare per lo colui consiglio, non sentendovi il mercatante suo, come più tosto poté si fece chiamare Antigono. Il quale, a lei venuto, ella vergognosamente domandò se egli Antigono di Famagosta fosse, sì come ella credeva. Antigono rispose del sì, e oltre a ciò disse: “Madonna, a me pare voi riconoscere ma per niuna cosa mi posso ricordar dove; per che io vi priego, se grave non v'è, che a memoria mi riduciate chi voi siete.” La donna, udendo che desso era, piangendo forte gli si gittò con le braccia al collo; e, dopo alquanto, lui che forte si maravigliava domandò se mai in Alessandra veduta l'avesse. La qual domanda udendo, Antigono incontanente riconobbe costei essere Alatiel figliuola del soldano, la quale morta in mare si credeva che fosse, e vollele fare la debita reverenza; ma ella nol sostenne e pregollo che seco alquanto si sedesse. La qual cosa da Antigono fatta, egli reverentemente la domandò come e quando e donde quivi venuta fosse, con ciò fosse cosa che per tutta terra d'Egitto s'avesse per certo lei in mare, già eran più anni passati, essere annegata. A cui la donna disse: “Io vorrei bene che così fosse stato più tosto che avere avuta la vita la quale avuta ho, e credo che mio padre vorrebbe il simigliante, se giammai il saprà”; e così detto rincominciò maravigliosamente a piagnere. Per che Antigono le disse: “Madonna, non vi sconfortate prima che vi bisogni: se vi piace, narratemi i vostri accidenti e che vita sia stata la vostra; per avventura l'opera potrà essere andata in modo che noi ci troveremo, con l'aiuto di Dio, buon compenso.” “Antigono, “ disse la bella donna “a me parve, come io ti vidi, vedere il padre mio: e da quello amore e da quella tenerezza, che io a lui tenuta son di portare, mossa, potendomiti celare, mi ti feci palese. E di poche persone sarebbe potuto addivenire d'aver vedute, delle quali io tanto contenta fossi, quanto sono d'aver te innanzi a alcuno altro veduto e riconosciuto; e per ciò quello che nella mia malvagia fortuna ho sempre tenuto nascoso, a te sì come a padre paleserò. Se vedi, poi che udito l'avrai, da potermi in alcun modo nel mio pristino stato tornare, priegoti l'adoperi; se nol vedi, ti priego che mai a alcuna persona dichi d'avermi veduta o di me avere alcuna cosa sentita.” E questo detto, sempre piagnendo, ciò che avvenuto l'era dal dì che in Maiolica ruppe infino a quel punto li raccontò; di che Antigono pietosamente a piagnere cominciò; e poi che alquanto ebbe pensato disse: “Madonna, poi che occulto è stato ne' vostri infortunii chi voi siate, senza fallo più cara che mai vi renderò al vostro padre e appresso per moglie al re del Garbo.” E, domandato da lei del come, ordinatamente ciò che da far fosse le dimostrò; e acciò che altro per indugio intervenir non potesse, di presente si tornò Antigono in Famagosta e fu al re, al qual disse: “Signor mio, se a voi aggrada, voi potete a una ora a voi fare grandissimo onore, e a me, che povero sono per voi, grande utile senza gran vostro costo.” Il re domandò come. Antigono allora disse: “A Baffa è pervenuta la bella giovane figliuola del soldano, di cui è stata così lunga fama che annegata era; e ha, per servare la sua onestà, grandissimo disagio sofferto lungamente, e al presente è in povero stato e disidera di tornarsi al padre. Se a voi piacesse di mandargliele sotto la mia guardia, questo sarebbe grande onor di voi e di me gran bene; né credo che mai tal servigio di mente al soldano uscisse.” Il re, da una reale onestà mosso, subitamente rispose che gli piacea; e onoratamente per lei mandando, a Famagosta la fece venire, dove da lui e dalla reina con festa inestimabile e con onor magnifico fu ricevuta. La quale poi dal re e dalla reina de' suoi casi adomandata, secondo l'ammaestramento datole da Antigono rispose e contò tutto. E pochi dì appresso, adomandandolo ella, il re, con bella e onorevole compagnia d'uomini e di donne, sotto il governo d'Antigono la rimandò al soldano: dal quale se con festa fu ricevuta niun ne dimandi, e Antigono similemente con tutta la sua compagnia. La quale poi che alquanto fu riposata, volle il soldano sapere come fosse che viva fosse, e dove tanto tempo dimorata senza mai avergli fatto di suo stato alcuna cosa sentire. La donna, la quale ottimamente gli ammaestramenti d'Antigono aveva tenuti a mente, appresso al padre così cominciò a parlare: “Padre mio, forse il ventesimo giorno dopo la mia partita da voi, per fiera tempesta la nostra nave, sdruscita, percosse a certe piagge là in Ponente, vicine d'un luogo chiamato Aguamorta, una notte; e che che degli uomini, che sopra la nostra nave erano, io nol so né seppi già mai. Di tanto mi ricorda che, venuto il giorno e io quasi di morte a vita risurgendo, essendo già la straccata nave da' paesani veduta e essi a rubar quella di tutta la contrada corsi, io con due delle mie femine prima sopra il lito poste fummo, e incontanente da giovani prese chi qua con una e chi là con un'altra cominciarono a fuggire. Che di loro si fosse io nol seppi mai: ma avendo me contrastante due giovani presa e per le trecce tirandomi, piagnendo io sempre forte, avvenne che, passando costoro che mi tiravano una strada per entrare in un grandissimo bosco, quatro uomini in quella ora di quindi passavano a cavallo: li quali come quegli che mi tiravano videro, così lasciatami prestamente presero a fuggire. Li quatro uomini, li quali nel sembiante assai autorevoli mi parevano, veduto ciò, corsero dove io era e molto mi domandarono, e io dissi molto, ma né da loro fui intesa né io loro intesi. Essi, dopo lungo consiglio

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Argomenti: tanto tempo,    gentile uomo,    bella giovane,    onorevole compagnia,    ventesimo giorno

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