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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 65monaco: “Per ciò che così ha comandato Domenedio che ogni dì due volte ti sia fatto.” “E per che cagione?” disse Ferondo. Disse il monaco: “Perché tu fosti geloso, avendo la miglior donna che fosse nelle tue contrade per moglie.” “Oimè!” disse Ferondo “tu di' vero, e la più dolce: ella era più melata che 'l confetto, ma io non sapeva che Domenedio avesse per male che l'uomo fosse geloso, ché io non sarei stato.” Disse il monaco: “Di questo ti dovevi tu avvedere mentre eri di là e ammendartene; e se egli avvien che tu mai vi torni, fa che tu abbi sì a mente quello che io ti fo ora, che tu non sii mai più geloso.” Disse Ferondo: “O ritornavi mai chi muore?” Disse il monaco: “Sì, chi Dio vuole.” “Oh!” disse Ferondo “se io vi torno mai, io sarò il migliore marito del mondo; mai non la batterò, mai non le dirò villania, se non del vino che ella ci ha mandato stamane; e anche non ci ha mandato candela niuna, e èmmi convenuto mangiare al buio.” Disse il monaco: “Sì fece bene, ma elle arsero alle messe.” “Oh!” disse Ferondo “tu dirai vero: e per certo, se io vi torno, io le lascerò fare ciò che ella vorrà. Ma dimmi, chi se' tu che questo mi fai?” Disse il monaco: “Io sono anche morto, e fui di Sardigna; e perché io lodai già molto a un mio signore l'esser geloso, sono stato dannato da Dio a questa pena, che io ti debba dare mangiare e bere e queste battiture infino a tanto che Idio dilibererà altro di te e di me. Disse Ferondo: “Non c'è egli più persona che noi due?” Disse il monaco: “Sì, a migliaia, ma tu non gli puoi né vedere né udire se non come essi te.” Disse allora Ferondo: “O quanto siam noi di lungi dalle nostre contrade?” “Ohioh!” disse il monaco “sèvi di lungi delle miglia più di be' la cacheremo.” “Gnaffé! cotesto è bene assai!” disse Ferondo “e per quello che mi paia, noi dovremmo esser fuor del mondo, tanto ci ha.” Ora in così fatti ragionamenti e in simili, con mangiare e con battiture, fu tenuto Ferondo da diece mesi, infra li quali assai sovente l'abate bene avventurosamente visitò la bella donna e con lei si diede il più bel tempo del mondo. Ma, come avvengono le sventure, la donna ingravidò e, prestamente accortasene, il disse all'abate: per che a ammenduni parve che senza alcuno indugio Ferondo fosse da dovere essere di Purgatorio rivocato a vita e che a lei si tornasse, e ella di lui dicesse che gravida fosse. L'abate adunque la seguente notte fece con una voce contrafatta chiamar Ferondo nella prigione e dirgli: “Ferondo, confortati, ché a Dio piace che tu torni al mondo; dove tornato, tu avrai un figliuolo della tua donna, il quale farai che tu nomini Benedetto, per ciò che per gli prieghi del tuo santo abate e della tua donna e per amor di san Benedetto ti fa questa grazia.” Ferondo, udendo questo, fu forte lieto e disse: “Ben mi piace: Dio gli dea il buono anno a messer Domenedio e all'abate e a san Benedetto e alla moglie mia casciata, melata, dolciata.” L'abate, fattogli dare nel vino che egli gli mandava di quella polvere tanta che forse quatro ore il facesse dormire, rimessigli i panni suoi, insieme col monaco suo tacitamente il tornarono nello avello nel quale era stato sepellito. La mattina in sul far del giorno Ferondo si risentì e vide per alcun pertugio dell'avello lume, il quale egli veduto non avea ben diece mesi; per che, parendogli esser vivo, cominciò a gridare “Apritemi, apritemi!” e egli stesso a pontar col capo nel coperchio dello avello sì forte, che ismossolo, per ciò che poca ismovitura aveva, lo 'ncominciava a mandar via, quando i monaci, che detto avean matutino, corson colà e conobbero la voce di Ferondo e viderlo già del monimento uscir fuori: di che spaventati tutti per la novità del fatto cominciarono a fuggire e all'abate n'andarono. Il quale, sembianti faccendo di levarsi d'orazione, disse: “Figliuoli, non abbiate paura; prendete la croce e l'acqua santa e appresso di me venite, e veggiam ciò che la potenza di Dio ne vuol mostrare”; e così fece. Era Ferondo tutto pallido, come colui che tanto tempo era stato senza vedere il cielo, fuori dello avello uscito; il quale, come vide l'abate, così gli corse a' piedi e disse: “Padre mio, le vostre orazioni, secondo che revelato mi fu, e quelle di san Benedetto e della mia donna m'hanno delle pene del Purgatoro tratto e tornato in vita; di che io priego Idio che vi dea il buono anno e le buone calendi, oggi e tuttavia.” L'abate disse: “Lodata sia la potenza di Dio! Va dunque, figliuolo, poscia che Idio t'ha qui rimandato, e consola la tua donna, la quale sempre, poi che tu di questa vita passasti, è stata in lagrime, e sii da quinci innanzi amico e servidor di Dio.” Disse Ferondo: “Messere, egli m'è ben detto così; lasciate far pur me, ché, come io la troverò così la bascerò, tanto ben le voglio.” L'abate, rimaso co' monaci suoi, mostrò d'avere di questa cosa una grande ammirazione e fecene divotamente cantare il Miserere. Ferondo tornò nella sua villa, dove chiunque il vedeva fuggiva, come far si suole delle orribili cose, ma egli richiamandogli affermava sé essere risuscitato. La moglie similmente aveva di lui paura. Ma poi che la gente alquanto si fu rassicurata con lui e videro che egli era vivo, domandandolo di molte cose, quasi savio ritornato, a tutti rispondeva e diceva loro novelle dell'anime de' parenti loro e faceva da se medesimo le più belle favole del mondo de' fatti del Purgatoro: e in pien popolo raccontò la revelazione statagli fatta per la bocca del Ragnolo Braghiello avanti che risuscitasse. Per la qual cosa in casa con la moglie tornatosi e in possessione rientrato de' suoi beni, la 'ngravidò al suo parere, e per ventura venne che a convenevole tempo, secondo l'oppinion degli sciocchi che credono la femina nove mesi appunto portare i figliuoli, la donna partorì un figliuol maschio, il quale fu chiamato Benedetto Ferondi. La tornata di Ferondo e le sue parole, credendo quasi ogn'uom che risuscitato fosse, acrebbero senza fine la fama della santità dell'abate; e Ferondo, che per la sua gelosia molte battiture ricevute avea, sì come di quella guerito, secondo la promessa dell'abate fatta alla donna, più geloso non fu per innanzi: di che la donna contenta, onestamente, come soleva, con lui si visse, sì veramente che, quando acconciamente poteva, volentieri col santo abate si trovava, il quale bene e diligentemente ne' suoi maggior bisogni servita l'avea.– 9 Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia d'una fistola; domanda per marito Beltramo di Rossiglione, il quale, contra sua voglia sposatala, a Firenze se ne va per isdegno; dove, vagheggiando una giovane, in persona di lei Giletta giacque con lui e ebbene due figliuoli; per che egli poi, avutala cara, per moglie la tenne. Restava, non volendo il suo privilegio rompere a Dioneo, solamente a dire alla reina, con ciò fosse cosa che già finita fosse la novella di Lauretta; per la qual cosa essa, senza aspettare d'esser sollecitata da' suoi, così tutta vaga cominciò a parlare: –Chi dirà novella omai che bella paia, avendo quella di Lauretta udita? Certo vantaggio ne fu che ella non fu la primiera, ché poche poi dell'altre ne sarebbon piaciute: e così spero che avverrà di quelle che per questa giornata sono a raccontare. Ma pure, chente che ella si sia, quella che alla proposta materia m'occorre vi conterò. Nel reame di Francia fu un gentile uomo il quale chiamato fu Isnardo, conte di Rossiglione, il quale, per ciò che poco sano era, sempre appresso di sé teneva un medico chiamato maestro Gerardo di Nerbona. Aveva il detto conte un suo figliuol piccolo senza più, chiamato Beltramo, il quale era bellissimo e piacevole; e con lui altri fanciulli della sua età s'allevavano, tra' quali era una fanciulla del detto medico, chiamata Giletta, la quale infinito amore e oltre al convenevole della tenera età fervente Tag: donna monaco abate dio mondo benedetto bene tanto moglie Argomenti: tanto tempo, gentile uomo, alcuno indugio, grande ammirazione, santo abate Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il benefattore di Luigi Capuana Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Nel sogno di era Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come vestirsi per un appuntamento galante Toronto e le sue attrazioni principali Offerta capodanno a Nuova Delhi Offerta capodanno a Sidney Oktoberfest
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