Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 17

Testo di pubblico dominio

essendo già del corpo quasi ogni natural caldo partito, in sé non schifò di ricevere l'amorose fiamme: avendo veduta a una festa una bellissima donna vedova chiamata, secondo che alcuni dicono, madonna Malgherida dei Ghisolieri e piaciutagli sommamente, non altrimenti che un giovinetto quelle nel maturo petto ricevette, in tanto che a lui non pareva quella notte ben riposare che il dì precedente veduto non avesse il vago e dilicato viso della bella donna; e per questo incominciò a continuare, quando a piè e quando a cavallo secondo che più in destro gli venia, la via davanti alla casa di questa donna. Per la qual cosa e ella e molte altre donne s'accorsero della cagione del suo passare e più volte insieme ne motteggiarono, di vedere uno umo, così antico d'anni e di senno, inamorato; quasi credessero questa passione piacevolissima d'amore solamente nelle sciocche anime de' giovani e non in altra parte capere e dimorare. Per che, continuando il passar del maestro Alberto, avvenne un giorno di festa che, essendo questa donna con molte altre donne a sedere davanti alla sua porta e avendo di lontano veduto il maestro Alberto verso loro venire, con lei insieme tutte si proposero di riceverlo e di fargli onore, e appresso di motteggiarlo di questo suo innamoramento; e così fecero. Per ciò che levatesi tutte e lui invitato, in una fresca corte il menarono, dove di finissimi vini e confetti fecer venire; e al fine con assai belle e leggiadre parole come questo potesse essere, che egli di questa bella donna fosse innamorato, il domandarono, sentendo esso lei da molti belli, gentili e leggiadri giovani essere amata. Il maestro, sentendosi assai cortesemente pugnere, fece lieto viso e rispose: “Madonna, che io ami, questo non dee esser maraviglia a alcun savio, e spezialmente voi, per ciò che voi il valete. E come che agli antichi uomini sieno naturalmente tolte le forze le quali agli amorosi essercizii si richeggiono, non è per ciò lor tolto la buona volontà né lo intendere quello che sia da essere amato, ma tanto più dalla natura conosciuto, quanto essi hanno più di conoscimento che i giovani. La speranza, la qual mi muove che io vecchio ami voi amata da molti giovani, è questa: io sono stato più volte già là dove io ho vedute merendarsi le donne e mangiare lupini e porri; e come che nel porro niuna cosa sia buona, pur men reo e più piacevole alla bocca è il capo di quello, il quale voi generalmente, da torto appetito tirate, il capo vi tenete in mano e manicate le frondi, le quali non solamente non sono da cosa alcuna ma son di malvagio sapore. E che so io, madonna, se nello elegger degli amanti voi vi faceste il simigliante? E se voi il faceste, io sarei colui che eletto sarei da voi, e gli altri cacciati via.” La gentil donna, insieme con l'altre alquanto vergognandosi, disse: “Maestro, assai bene e cortesemente gastigate n'avete della nostra presuntuosa impresa; tuttavia il vostro amor m'è caro, sì come di savio e valente uomo esser dee, e per ciò, salva la mia onestà, come a vostra cosa ogni vostro piacere imponete sicuramente.” Il maestro, levatosi co' suoi compagni, ringraziò la donna: e, ridendo e con festa da lei preso commiato, si partì. Così la donna, non guardando cui motteggiasse, credendo vincer fu vinta: di che voi, se savie sarete, ottimamente vi guarderete.– Conclusione Già era il sole inchinato al vespro e in gran parte il caldo diminuito, quando le novelle delle giovani donne e de' tre giovani si trovarono esser finite. Per la qual cosa la loro reina piacevolemente disse:– Omai, care compagne, niuna cosa resta più a fare al mio reggimento per la presente giornata se non darvi reina nuova, la quale di quella che è a venire, secondo il suo giudicio, la sua vita e la nostra a onesto diletto disponga. E quantunque il dì paia di qui alla notte durare, per ciò che chi alquanto non prende di tempo avanti non pare che ben si possa provedere per l'avvenire e acciò che quello che la reina nuova dilibererà esser per domattina oportuno si possa preparare, a questa ora giudico doversi le seguenti giornate incominciare. E per ciò, a reverenza di Colui a cui tutte le cose vivono e consolazione di voi, per questa seconda giornata Filomena, discretissima giovane, reina guiderà il nostro regno.– E così detto, in piè levatasi e trattasi la ghirlanda dello alloro, a lei reverente la mise, la quale essa prima e appresso tutte l'altre e i giovani similemente salutaron come reina, e alla sua signoria piacevolmente s'offersero. Filomena, alquanto per vergogna arrossata veggendosi coronata del regno e ricordandosi delle parole poco avanti dette da Pampinea, acciò che milensa non paresse ripreso l'ardire, primieramente gli ufici dati da Pampinea riconfermò e dispose quello che per la seguente mattina e per la futura cena far si dovesse quivi dimorando dove erano; e appresso così cominciò a parlare:–Carissime compagne, quantunque Pampinea, per sua cortesia più che per mia vertù, m'abbia di voi tutte fatta reina, non sono io per ciò disposta nella forma del nostro vivere dover solamente il mio giudicio seguire, ma col mio il vostro insieme; e acciò che quello che a me di far pare conosciate, e per conseguente aggiugnere e menomar possiate a vostro piacere, con poche parole ve lo intendo di dimostrare. Se io ho ben riguardato oggi alle maniere da Pampinea tenute, egli me le pare avere parimente laudevoli e dilettevoli conosciute; e per ciò infino a tanto che elle o per troppa continuanza o per altra cagione non ci divenisser noiose, quelle non giudico da mutare. Dato adunque ordine a quello che abbiamo già a fare cominciato, quinci levatici, alquanto n'andrem sollazzando e, come il sole sarà per andar sotto, ceneremo per lo fresco, e dopo alcune canzonette e altri sollazzi sarà ben fatto l'andarsi a dormire. Domattina, per lo fresco levatici, similmente in alcuna parte n'andremo sollazzando come a ciascuno sarà più a grado di fare, e, come oggi avem fatto, così all'ora debita torneremo a mangiare, balleremo; e da dormir levatici, come oggi state siamo, qui al novellare torneremo, nel quale mi par grandissima parte di piacere e d'utilità similmente consistere. E il vero che quello che Pampinea non poté fare, per lo esser tardi eletta al reggimento, io il voglio cominciare a fare: cioè a ristrignere dentro a alcun termine quello di che dobbiamo novellare e davanti mostrarlovi, acciò che ciascuno abbia spazio di poter pensare a alcuna bella novella sopra la data proposta contare. La quale, quando questo vi piaccia, sia questa: che, con ciò sia cosa che dal principio del mondo gli uomini sieno stati da diversi casi della fortuna menati, e saranno infino al fine, ciascun debba dire sopra questo: chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla speranza riuscito a lieto fine.– Le donne e gli uomini parimente tutti questo ordine commendarono e quello dissero da seguire; Dioneo solamente, tutti gli altri tacendo già, disse:–Madonna, come tutti questi altri hanno detto, così dico io sommamente esser piacevole e commendabile l'ordine dato da voi. Ma di spezial grazia vi cheggio un dono, il quale voglio che mi sia confermato per infino a tanto che la nostra compagnia durerà, il quale è questo: che io a questa legge non sia costretto di dover dire novella secondo la proposta data, se io non vorrò, ma qual più di dire mi piacerà. E acciò che alcun non creda che io questa grazia voglia sì come uomo che delle novelle non abbia alle mani, infino da ora son contento d'esser sempre l'ultimo che ragioni.– La reina, la quale lui e sollazzevole uomo e festevole conoscea e ottimamente s'avisò questo lui non chieder se non per dovere la brigata, se stanca fosse del ragionare, rallegrare con alcuna novella da ridere, col consentimento degli altri lietamente la grazia gli fece. E da seder levatasi, verso un rivo d'acqua chiarissima, il quale d'una montagnetta discendeva in una valle ombrosa da molti

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