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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 173sé essere apparecchiata, solo che ella potesse e onesta fosse: messer Gentile allora disse: “Madonna, ciascun vostro parente e ogni bolognese credono e hanno per certo voi esser morta, per che niuna persona è la quale più a casa v'aspetti; e per ciò io voglio di grazia da voi che vi debbia piacere di dimorarvi tacitamente qui con mia madre infino a tanto che io da Modona torni, che sarà tosto. E la cagione per che io questo vi cheggio è per ciò che io intendo di voi, in presenzia de' migliori cittadini di questa terra, fare un caro e uno solenne dono al vostro marito.” La donna, conoscendosi al cavaliere obligata e che la domanda era onesta, quantunque molto disiderasse di rallegrare della sua vita i suoi parenti, si dispuose a far quello che messer Gentile domandava; e così sopra la sua fede gli promise. E appena erano le parole della sua risposta finite, che ella sentì il tempo del partorire esser venuto: per che, teneramente dalla madre di messer Gentile aiutata, non molto stante partorì un bel figliuol maschio, la qual cosa in molti doppi multiplicò la letizia di messer Gentile e di lei. Messer Gentile ordinò che le cose oportune tutte vi fossero e che così fosse servita costei come se sua propia moglie fosse; e a Modona segretamente se ne tornò. Quivi fornito il tempo del suo uficio e a Bologna dovendosene tornare, ordinò, quella mattina che in Bologna entrar doveva, di molti e gentili uomini di Bologna, tra' quali fu Niccoluccio Caccianimico, un grande e bel convito in casa sua; e tornato e ismontato e con lor trovatosi, avendo similmente la donna ritrovata più bella e più sana che mai e il suo figlioletto star bene, con allegrezza incomparabile i suoi forestieri mise a tavola e quegli fece di più vivande magnificamente servire. E essendo già vicino alla sua fine il mangiare, avendo egli prima alla donna detto quello che di fare intendeva e con lei ordinato il modo che dovesse tenere, così cominciò a parlare: “Signori, io mi ricordo avere alcuna volta inteso in Persia essere, secondo il mio iudicio, una piacevole usanza, la quale è che, quando alcuno vuole sommamente onorare il suo amico, egli lo 'nvita a casa sua e quivi gli mostra quella cosa, o moglie o amica o figliuola o che che si sia, la quale egli ha più cara, affermando che, se egli potesse, così come questo gli mostra, molto più volentieri gli mosterria il cuor suo; la quale io intendo di volere observare in Bologna. Voi, la vostra mercé, avete onorato il mio convito, e io voglio onorar voi alla persesca, mostrandovi la più cara cosa che io abbia nel mondo o che io debbia aver mai. Ma prima che io faccia questo, vi priego mi diciate quello che sentite d'un dubbio il quale io vi moverò. Egli è alcuna persona la quale ha in casa un suo buono e fedelissimo servidore, il quale inferma gravemente; questo cotale, senza attendere il fine del servo infermo, il fa portate nel mezzo della strada né più ha cura di lui; viene uno strano e mosso a compassione dello 'nfermo e' sel reca a casa e con gran sollicitudine e con ispesa il torna nella prima sanità. Vorrei io ora sapere se, tenendolsi e usando i suoi servigi, il suo signore si può a buona equità dolere o ramaricare del secondo, se egli raddomandandolo rendere nol volesse.” I gentili uomini, fra sé avuti varii ragionamenti e tutti in una sentenzia concorrendo, a Niccoluccio Caccianimico, per ciò che bello e ornato favellatore era, commisero la risposta. Costui, commendata primieramente l'usanza di Persia, disse sé con gli altri insieme essere in questa opinione, che il primo signore niuna ragione avesse più nel suo servidore, poi che in sì fatto caso non solamente abandonato ma gittato l'avea, e che per li benifici del secondo usati giustamente parea di lui il servidore divenuto, per che, tenendolo, niuna noia, niuna forza, niuna ingiuria faceva al primiero; gli altri tutti che alle tavole erano, ché v'avea di valenti uomini, tutti insieme sé tener quello che da Niccoluccio era stato risposto. Il cavaliere, contento di tal risposta e che Niccoluccio l'avesse fatta, affermò sé essere in quella opinione altressi, e appresso disse: “Tempo è omai che io secondo la promessa v'onori”; e chiamati due de' suoi famigliari, gli mandò alla donna, la quale egli egregiamente avea fatta vestire e ornare, e mandolla pregando che le dovesse piacere di venire a far lieti i gentili uomini della sua presenzia. La qual, preso in braccio il figliolin suo bellissimo, da' due famigliari accompagnata nella sala venne, e come al cavalier piacque appresso a un valente uomo si pose a sedere; e egli disse: “Signori, questa è quella cosa che io ho più cara e intendo d'avere che alcun'altra: guardate se egli vi pare che io abbia ragione.” I gentili uomini, onoratola e commendatala molto e al cavaliere affermato che cara la doveva avere, la cominciarono a riguardare; e assai ve n'eran che lei avrebbon detto colei chi ella era, se lei per morta non avessero avuta. Ma sopra tutti la riguardava Niccoluccio, il quale, essendosi alquanto partito il cavaliere, sì come colui che ardeva di sapere chi ella fosse, non potendosene tenere, la domandò se bolognese fosse o forestiera. La donna, sentendosi al suo marito domandare, con fatica di risponder si tenne: ma pur per servare l'ordine posto tacque. Alcun altro la domandò se suo era quel figlioletto, e alcuno se moglie fosse di messer Gentile o in altra maniera sua parente; a' quali niuna risposta fece. Ma sopravvegnendo messer Gentile, disse alcun de' suoi forestieri: “Messere, bella cosa è questa vostra, ma ella ne par mutola: è ella così?” “Signori, “ disse messer Gentile “il non avere ella al presente parlato è non piccolo argomento della sua virtù.” “Diteci adunque voi” seguitò colui “chi ella è.” Disse il cavaliere: “Questo farò io volentieri, sol che voi mi promettiate, per cosa che io dica, niuno doversi muovere del luogo suo fino a tanto che io non ho la mia novella finita.” Al quale avendol promesso ciascuno e essendo già levate le tavole, messer Gentile, allato alla donna sedendo, disse: “Signori, questa donna è quello leale e fedel servo del quale io poco avanti vi fe' la dimanda; la quale, da' suoi poco avuta cara e così come vile e più non utile nel mezzo della strada gittata, da me fu ricolta e colla mia sollicitudine e opera delle mani la trassi alla morte: e Iddio, alla mia buona affezion riguardando, di corpo spaventevole così bella divenir me l'ha fatta. Ma acciò che voi più apertamente intendiate come questo avvenuto mi sia, brievemente vel farò chiaro.” E cominciatosi dal suo innamorarsi di lei, ciò che avvenuto era infino allora distintamente narrò con gran maraviglia degli ascoltanti: e poi soggiunse: “Per le quali cose, se mutata non avete sentenzia da poco in qua, e Niccoluccio spezialmente, questa donna meritamente è mia, né alcuno con giusto titolo me la può radomandare.” A questo niun rispose, anzi tutti attendevan quello che egli più avanti dovesse dire. Niccoluccio e degli altri che v'erano e la donna di compassion lagrimavano; ma messer Gentile, levatosi in piè e preso nelle sue braccia il picciol fanciullino e la donna per la mano e andato verso Niccoluccio, disse: “Leva sù, compare; io non ti rendo tua mogliere, la quale i tuoi e suoi parenti gittarono via, ma io ti voglio donare questa donna mia comare con questo suo figlioletto, il qual son certo che fu da te generato e il quale io a battesimo tenni e nomina'lo Gentile. E priegote che, perch'ella sia nella mia casa vicin di tre mesi stata, ella non ti sia men cara; ché io ti giuro per quello Iddio che forse già di lei innamorar mi fece acciò che il mio amore fosse, sì come stato è, cagion della sua salute, che ella mai o col padre o colla madre o con teco più onestamente non visse, che ella appresso di mia madre ha fatto nella mia casa.” E questo detto, si rivolse alla donna e disse: “Madonna, omai da ogni Tag: donna gentile casa cara cavaliere tutti uomini essere secondo Argomenti: giusto titolo, solenne dono, allegrezza incomparabile, piccolo argomento, corpo spaventevole Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Garibaldi di Francesco Crispi Novelle rusticane di Giovanni Verga Corbaccio di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: La dieta vegetariana per i cani Cosa fare quando i gatti mordono i cavi elettrici Tecniche di depilazione a confronto I serpenti domestici Come scegliere le bomboniere per le nozze
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