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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 185gravasse, tanto già innamorato se n'era, pure, strignendolo l'andata, il pregò che indietro se ne tornasse; il quale, quantunque duro gli fosse il partirsi da loro, disse: “Signori, io il farò poi che vi piace, ma così vi vo' dire: io non so chi voi vi siete, né di saperlo più che vi piaccia addomando; ma chi che voi vi siate, che voi siate mercatanti non lascerete voi per credenza a me questa volta: e a Dio vi comando.” Il Saladino, avendo già da tutti i compagni di messer Torello preso commiato, gli rispose dicendo: “Messere, egli potrà ancora avvenire che noi vi farem vedere di nostra mercatantia, per la quale noi la vostra credenza raffermeremo: e andatevi con Dio.” Partissi adunque il Saladino e' compagni con grandissimo animo, se vita gli durasse e la guerra la quale aspettava nol disfacesse, di fare ancora non minore a messer Torello che egli a lui fatto avesse; e molto e di lui e della sua donna e di tutte le sue cose e atti e fatti ragionò co' compagni, ogni cosa più commendando. Ma poi che tutto il Ponente non senza gran fatica ebbe cercato, entrato in mare, co' suoi compagni se ne tornò in Alessandra, e pienamente informato si dispose alla difesa. Messer Torello se ne tornò in Pavia, e in lungo pensier fu chi questi tre esser potessero, né mai al vero non aggiunse né s'apressò. Venuto il tempo del passaggio e faccendosi l'apparecchiamento grande per tutto, messer Torello, non obstanti i prieghi della sua donna e le lagrime, si dispose a andarvi del tutto: e avendo ogni appresto fatto e essendo per cavalcare, disse alla sua donna, la quale egli sommamente amava: “Donna, come tu vedi, io vado in questo passaggio sì per onor del corpo e sì per salute dell'anima: io ti raccomando le nostre cose e 'l nostro onore; e per ciò che io sono dell'andar certo e del tornare, per mille casi che possan sopravenire, niuna certezza ho, voglio io che tu mi facci una grazia: che che di me s'avegna, ove tu non abbi certa novella della mia vita, che tu m'aspetti uno anno e un mese e un dì senza rimaritarti, incominciando da questo dì che io mi parto.” La donna, che forte piagneva, rispose: “Messer Torello, io non so come io mi comporterò il dolore nel qual, partendovi, voi mi lasciate; ma dove la mia vita sia più forte di lui e altro di voi avvenisse, vivete e morite sicuro che io viverò e morrò moglie di messer Torello e della sua memoria.” Alla qual messer Torel disse: “Donna, certissimo sono che, quanto in te sarà, che questo che tu mi prometti avverrà; ma tu se' giovane donna e se' bella e se' di gran parentado, e la tua vertù è molta e è conosciuta per tutto. Per la qual cosa io non dubito punto che molti grandi e gentili uomini, se niente di me si suspicherà, non ti dimandino a' tuoi fratelli e parenti, dagli stimoli de' quali, quantunque tu vogli, non ti potrai difendere e per forza ti converrà compiacere a' voler loro: e questa è la cagion per la quale io questo termine e non maggior ti domando.” La donna disse: “Io farò ciò che io potrò di quello che detto v'ho; e quando pure altro far mi convenisse, io v'ubidirò di questo che m'imponete certamente. Priego io Idio che a così fatti termini né voi né me rechi a questi tempi!” Finite le parole, la donna piagnendo abracciò messer Torello e trattosi di dito uno anello gliele diede dicendo: “Se egli avviene che io muoia prima che io vi rivega, ricordivi di me quando il vedrete.” E egli presolo montò a cavallo e, detto a ogn'uomo adio, andò a suo viaggio: e pervenuto a Genova con sua compagnia, montato in galea andò via, e in poco tempo pervenne a Acri e con l'altro essercito di cristian si congiunse. Nel quale quasi a mano a man cominciò una grandissima infermeria e mortalità, la qual durante, qual che si fosse l'arte o la fortuna del Saladino, quasi tutto il rimaso degli scampati cristiani da lui a man salva fur presi, e per molte città divisi e impregionati. Fra' quali presi messer Torello fu uno, e in Alessandria: menato in prigione: dove non essendo conosciuto, e temendo esso di farsi conoscere, da necessità costretto si diede a conciare uccelli, di che egli era grandissimo maestro. E per questo a notizia venne del Saladino: laonde egli di prigione il trasse e ritennelo per suo falconiere. Messer Torello, che per altro nome che il cristiano del Saladino non era chiamato, il quale egli non riconosceva né il soldan lui, solamente in Pavia l'animo avea e più volte di fuggirsi aveva tentato né gli era venuto fatto; per che esso, venuti certi genovesi per ambasciadori al Saladino per la ricompera di certi lor cittadini e dovendosi partire, pensò di scrivere alla donna sua come egli era vivo e a lei come più tosto potesse tornerebbe e che ella l'attendesse, e così fece; e caramente pregò un degli ambasciadori, che conoscea, che facesse che quelle alle mani dell'abate di San Piero in Ciel d'oro, il quale suo zio era, pervenissero. E in questi termini stando messer Torello, avvenne un giorno che, ragionando con lui il Saladino di suoi uccelli, messer Torello cominciò a sorridere e fece uno atto con la bocca il quale il Saladino, essendo a casa sua a Pavia, aveva molto notato; per lo quale atto al Saladino tornò alla mente messer Torello, e cominciò fiso a riguardallo e parvegli desso: per che, lasciato il primo ragionamento, disse: “Dimmi, cristiano, di che paese se' tu di Ponente?” “Signor mio, “ disse messer Torello “io son lombardo, d'una città chiamata Pavia, povero uomo e di bassa condizione.” Come il Saladino udì questo, quasi certo di quel che dubitava, fra sé lieto disse: “Dato m'ha Idio tempo di mostrare a costui quanto mi fosse a grado la sua cortesia”: e senza altro dire, fattisi tutti i suoi vestimenti in una camera acconciare, nel menò dentro e disse: “Guarda, cristiano, se tra queste robe n'è alcuna che tu vedessi già mai.” Messer Torello cominciò a guardare e vide quelle che al Saladino aveva la sua donna donate ma non estimò dover potere essere che desse fossero; ma tuttavia rispose: “Signor mio, niuna ce ne conosco: è ben vero che quelle due somiglian robe di che io già con tre mercatanti, che a casa mia capitorono, vestito ne fui.” Allora il Saladino, più non potendo tenersi, teneramente l'abracciò dicendo: “Voi siete messer Torel di Stra e io son l'uno de' tre mercatanti a' quali la donna vostra donò queste robe; e ora è venuto il tempo di far certa la vostra credenza qual sia la mia mercatantia, come nel partirmi da voi dissi che potrebbe avvenire.” Messer Torello, questo udendo, cominciò a esser lietissimo e a vergognarsi: a esser lieto d'avere avuto così fatto oste, a vergognarsi che poveramente gliele pareva aver ricevuto; a cui il Saladin disse: “Messer Torello, poi che Idio qui mandato mi v'ha, pensate che non io oramai, ma voi qui siate il signore.” E fattasi la festa insieme grande, di reali vestimenti il fé vestire; e nel cospetto menatolo di tutti i suoi maggior baroni e molte cose in laude del suo valor dette, comandò che da ciascun, che la sua grazia avesse cara, così onorato fosse come la sua persona. Il che da quindi innanzi ciascun fece ma molto più che gli altri i due signori li quali compagni erano stati del Saladino in casa sua. L'altezza della subita gloria, nella quale messer Torel si vide, alquanto le cose di Lombardia gli trassero della mente e massimamente per ciò che sperava fermamente le sue lettere dovere essere al zio pervenute. Era nel campo o vero essercito de' cristiani, il dì che dal Saladin furon presi, morto e sepellito un cavalier provenzale di piccol valore, il cui nome era messer Torel di Dignes; per la qual cosa, essendo messer Torel di Stra per la sua nobiltà per lo essercito conosciuto, chiunque udì dire “Messer Torello è morto” credette di messer Torel di Stra e non di quel di Dignes; e il caso, che sopravenne, della presura non lasciò sgannar gl'ingannati; per che molti italici tornarono con questa Tag: torello donna uno tutto fatto pavia tempo cose vostra Argomenti: povero uomo, giovane donna Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il colore del tempo di Federico De Roberto Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Stanze della gelosia di Torquato Tasso Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Storia dell'olio essenziale fino al presente San Valentino 2012 a Perugia Offerte Capodanno Bali Adottare criceti e roditori domestici Caratteristiche del mixed wrestling
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