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Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 122disse: “Donna, tu ti fatichi invano, per ciò che qua entro non potrai tu tornare. Va tornati là dove infino a ora se' stata: e abbi per certo che tu non ci tornerai mai infino a tanto che io di questa cosa, in presenza de' parenti tuoi e de' vicini, te n'avrò fatto quello onore che ti si conviene.” La donna lo 'ncominciò a pregar per l'amor di Dio che piacer gli dovesse d'aprirle, per ciò che ella non veniva donde s'avvisava ma da vegghiare con una sua vicina, per ciò che le notti eran grandi e ella nolle poteva dormir tutte né sola in casa vegghiare. Li prieghi non giovavano alcuna cosa, per ciò che quella bestia era pur disposto a volere che tutti gli aretin sapessero la lor vergogna, là dove niun la sapeva. La donna, veggendo che il pregar non le valeva, ricorse al minacciare e disse: “Se tu non m'apri, io ti farò il più tristo uom che viva.” A cui Tofano rispose: “E che mi puoi tu fare?” La donna, alla quale Amore aveva già aguzzato co' suoi consigli lo 'ngegno, rispose: “Innanzi che io voglia sofferire la vergogna che tu mi vuoi fare ricevere a torto, io mi gitterò in questo pozzo che qui è vicino: nel quale poi essendo trovata morta, niuna persona sarà che creda che altri che tu per ebrezza mi v'abbia gittata; e così o ti converrà fuggire e perder ciò che tu hai e essere in bando, o converrà che ti sia tagliata la testa sì come a micidial di me che tu veramente sarai stato.” Per queste parole niente si mosse Tofano dalla sua sciocca opinione; per la qual cosa la donna disse: “Or ecco, io non posso più sofferire questo tuo fastidio: Dio il ti perdoni! farai riporre questa mia rocca che io lascio qui”; e questo detto, essendo la notte tanto obscura, che appena si sarebbe potuto veder l'un l'altro per la via, se n'andò la donna verso il pozzo; e, presa una grandissima pietra che a piè del pozzo era, gridando “Idio, perdonami!” la lasciò cadere entro nel pozzo. La pietra giugnendo nell'acqua fece un grandissimo romore, il quale come Tofano udì credette fermamente che essa gittata vi si fosse; per che, presa la secchia colla fune, subitamente si gittò di casa per aiutarla e corse al pozzo. La donna, che presso all'uscio della sua casa nascosa s'era, come vide correre al pozzo, così ricoverò in casa e serrossi dentro e andossene alle finestre e cominciò a dire: “Egli si vuole inacquare quando altri il bee, non poscia la notte.” Tofano, udendo costei, si tenne scornato e tornossi all'uscio; e non potendovi entrare le cominciò a dire che gli aprisse. Ella, lasciato stare il parlar piano come infino allora aveva fatto, quasi gridando cominciò a dire: “Alla croce di Dio, ubriaco fastidioso, tu non c'enterai stanotte; io non posso più sofferire questi tuoi modi: egli convien che io faccia vedere a ogn'uomo chi tu se' e a che ora tu torni la notte a casa.” Tofano d'altra parte crucciato le 'ncominciò a dir villania e a gridare; di che i vicini sentendo il romore si levarono, e uomini e donne, e fecersi alle finestre e domandarono che ciò fosse. La donna cominciò piangendo a dire: “Egli è questo reo uomo, il quale mi torna ebbro la sera a casa o s'adormenta per le taverne e poscia torna a questa otta; di che io avendo lungamente sofferto e non giovandomi, non potendo più sofferire, ne gli ho voluta fare questa vergogna di serrarlo fuor di casa per vedere se egli se ne ammenderà.” Tofano bestia, d'altra parte, diceva come il fatto era stato e minacciavala forte. La donna co' suoi vicini diceva: “Or vedete che uomo egli è! Che direste voi se io fossi nella via come è egli, e egli fosse in casa come sono io? In fé di Dio che io dubito che voi non credeste che egli dicesse il vero: ben potete a questo conoscere il senno suo! Egli dice a punto che io ho fatto ciò che io credo che egli abbia fatto egli. Egli mi credette spaventare col gittare non so che nel pozzo, ma or volesse Iddio che egli vi si fosse gittato da dovero e affogato, sì che egli il vino, il quale egli di soperchio ha bevuto, si fosse molto bene inacquato.” I vicini, e gli uomini e le donne, cominciaro a riprendere tututti Tofano e a dar la colpa a lui e a dirgli villania di ciò che contro alla donna diceva: e in brieve tanto andò il romore di vicino in vicino, che egli pervenne infino a' parenti della donna. Li quali venuti là, e udendo la cosa e da un vicino e da altro, presero Tofano e diedergli tante busse, che tutto il ruppono; poi, andati in casa, presero le cose della donna e con lei si ritornarono a casa loro minacciando Tofano di peggio. Tofano, veggendosi mal parato e che la sua gelosia l'aveva mal condotto, sì come quegli che tutto 'l suo bene voleva alla donna, ebbe alcuni amici mezzani; e tanto procacciò, che egli con buona pace riebbe la donna a casa sua, alla quale promise di mai più non esser geloso: e oltre a ciò le diè licenzia che ogni suo piacer facesse, ma sì saviamente, che egli non se ne avvedesse. E così, a modo del villan matto, dopo danno fé patto. E viva amore, e muoia soldo, e tutta la brigata.– 5 Un geloso in forma di prete confessa la moglie, al quale ella dà a vedere che ama un prete che viene a lei ogni notte; di che mentre che il geloso nascosamente prende guardia all'uscio, la donna per lo tetto si fa venire un suo amante e con lui si dimora. Posto aveva fine la Lauretta al suo ragionamento; e avendo già ciascun commendata la donna che ella bene avesse fatto e come a quel cattivo si conveniva, il re, per non perder tempo, verso la Fiammetta voltatosi, piacevolmente il carico le 'mpose del novellare; per la qual cosa ella così cominciò: –Nobilissime donne, la precedente novella mi tira a dovere similmente ragionar d'un geloso, estimando che ciò che si fa loro dalla lor donna, e massimamente quando senza cagione ingelosiscono, esser ben fatto. E se ogni cosa avessero i componitori delle leggi guardata, giudico che in questo essi dovessero alle donne non altra pena aver constituta che essi constituirono a colui che alcuno offende sé difendendo: per ciò che i gelosi sono insidiatori della vita delle giovani donne e diligentissimi cercatori della lor morte. Esse stanno tutta la settimana rinchiuse e attendono alle bisogne familiari e domestiche, disiderando, come ciascun fa, d'aver poi il dì delle feste alcuna consolazione, alcuna quiete, e di potere alcun diporto pigliare, sì come prendono i lavoratori de' campi, gli artefici delle città e i reggitori delle corti, come fé Idio che il dì settimo da tutte le sue fatiche si riposò, e come vogliono le leggi sante e le civili, le quali, allo onor di Dio e al ben comune di ciascun riguardando, hanno i dì delle fatiche distinti da quegli del riposo. Alla qual cosa fare niente i gelosi consentono, anzi quegli dì che a tutte l'altre son lieti fanno a esse, più serrate e più rinchiuse tenendole, esser più miseri e più dolenti: il che quanto e qual consumamento sia delle cattivelle quelle sole il sanno che l'hanno provato. Per che conchiudendo, ciò che una donna fa a un marito geloso a torto, per certo non condennare ma commendare si dovrebbe. Fu adunque in Arimino un mercatante ricco e di possessioni e di denari assai, il quale avendo una bellissima donna per moglie di lei divenne oltre misura geloso; né altra cagione a questo avea, se non che, come egli molto l'amava e molto bella la teneva e conosceva che ella con tutto il suo studio s'ingegnava piacergli, così estimava che ogn'uomo l'amasse e che ella a tutti paresse bella e ancora che ella s'ingegnasse così piacere altrui come a lui (argomento di cattivo uomo e con poco sentimento era). E così ingelosito tanta guardia ne prendeva e sì stretta la tenea, che forse assai son di quegli che a capital pena son dannati, che non sono da' pregionieri con tanta guardia servati. La donna, lasciamo stare che a nozze o a festa o a chiesa andar potesse o il piè della casa trarre in alcun modo, ma ella non osava farsi a alcuna finestra né fuor della casa guardare Tag: donna casa pozzo fatto geloso donne dio tanto vicini Argomenti: cattivo uomo, marito geloso, notte tanto, mercatante ricco Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Caratteristiche del catfight Caratteristiche del mixed wrestling Perché si regala la mimosa l'otto marzo Il soriano: grandi caratteristiche nella semplicità Come profumare i vestiti ed evitare che abbiano un cattivo odore
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