Decameron di Giovanni Boccaccio pagina 88

Testo di pubblico dominio

andarsene potesse. Il qual brancolare sentendo le femine che deste erano, cominciarono a dire: “Chi è là?” Ruggieri, non conoscendo la boce, non rispondea: per che le femine cominciarono a chiamare i due giovani, li quali, per ciò che molto vegghiato aveano, dormivan forte né sentivano d'alcuna di queste cose niente. Laonde le femine più paurose divenute, levatesi e fattesi a certe finestre, cominciarono a gridare “Al ladro, al ladro!”: per la qual cosa per diversi luoghi più de' vicini, chi su per li tetti e chi per una parte e chi per un'altra, corsono e entrar nella casa, e i giovani similmente desti a questo romor si levarono. E Ruggieri, il quale quivi vedendosi, quasi di sé per maraviglia uscito, né da qual parte fuggir si dovesse o potesse vedea, preso dierono nelle mani della famiglia del rettor della terra, la qual quivi già era al romor corsa; e davanti al rettor menatolo, per ciò che malvagissimo era da tutti tenuto, senza indugio messo al martorio confessò nella casa del prestatore essere per imbolare entrato; per che il rettore pensò di doverlo senza troppo indugio fare impiccar per la gola. La novella fu la mattina per tutto Salerno che Ruggieri era stato preso a imbolare in casa de' prestatori; il che la donna e la sua fante udendo, di tanta maraviglia e di sì nuova fur piene, che quasi eran vicine di far credere a se medesime che quello che fatto avevan la notte passata non l'avesser fatto ma avesser sognato di farlo: e oltre a questo del pericolo nel quale Ruggieri era la donna sentiva sì fatto dolore, che quasi n'era per impazzare. Non guari appresso la mezza terza il medico, tornato da Amalfi, domandò che la sua acqua gli fosse recata, per ciò che medicare voleva il suo infermo; e trovandosi la guastadetta vota, fece un gran romore che niuna cosa in casa sua durar poteva in istato. La donna, che da altro dolore stimolata era, rispose adirata dicendo: “Che direste voi, maestro, d'una gran cosa, quando d'una guastadetta d'acqua versata fate sì gran romore? Non se ne truova egli più al mondo?” A cui il maestro disse: “Donna, tu avvisi che quella fosse acqua chiara; non è così, anzi era un'acqua lavorata da far dormire”, e contolle per che cagion fatta l'avea. Come la donna ebbe questo udito, così s'avisò che Ruggieri quella avesse beuta e per ciò loro fosse paruto morto, e disse: “Maestro, noi nol sapavamo, e per ciò rifatevi dell'altra.” Il maestro, veggendo che altro esser non poteva, fece far della nuova. Poco appresso la fante, che per comandamento della donna era andata a saper quello che di Ruggier si dicesse, tornò e dissele: “Madonna, di Ruggier dice ogn'uom male, né, per quello che io abbia potuto sentire, amico né parente alcuno è che per aiutarlo levato si sia o si voglia levare; e credesi per fermo che domane lo stradicò il farà impiccare. E oltre a questo vi vo' dire una nuova cosa, che egli mi pare aver compreso come egli in casa de' prestator pervenisse: e udite come. Voi sapete bene il legnaiulo di rimpetto al quale era l'arca dove noi il mettemmo; egli era testé con uno, di cui mostra che quella arca fosse, alla maggior quistion del mondo, ché colui domandava i denari dell'arca sua e il maestro rispondeva che egli non aveva venduta l'arca, anzi gli era la notte stata imbolata. Al quale colui diceva: ‘Non è così, anzi l'hai venduta alli due giovani prestatori, sì come essi stanotte mi dissero quando in casa loro la vidi allora che fu preso Ruggieri.’ A cui il legnaiuolo disse: ‘Essi mentono, per ciò che mai io non la vendei loro ma essi questa notte passata me l'avranno imbolata; andiamo a loro.’ E sì se ne andarono di concordia a casa i prestatori, e io me ne son qui venuta; e come voi potete vedere, io comprendo che in cotal guisa Ruggieri là dove trovato fu transportato fosse: ma come quivi si risuscitasse, non so vedere io.” La donna allora comprendendo ottimamente come il fatto stava, disse alla fante ciò che dal medico udito aveva e pregolla che allo scampo di Ruggieri dovesse dare aiuto, sì come colei che, volendo, a un'ora poteva Ruggieri scampare e servare l'onor di lei. La fante disse: “Madonna, insegnatemi come, e io farò volentieri ogni cosa.” La donna, sì come colei alla quale strignevano i cintolini, con subito consiglio avendo avvisato ciò che da fare era, ordinatamente di quello la fante informò. La quale primieramente se n'andò al medico e piagnendo gl'incominciò a dire: “Messere, a me conviene domandarvi perdono d'un gran fallo il quale verso di voi ho commesso.” Disse il maestro: “E di che?” E la fante, non restando di lagrimar, disse: “Messer, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove più tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sì gliele diedi bere e la guastada riposi donde levata l'aveva; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto. E certo io confesso che io feci male; ma chi è colui che alcuna volta mal non faccia? Io ne son molto dolente d'averlo fatto; non pertanto, per questo e per quello che poi ne seguì, Ruggieri n'è per perdere la persona, per che io quanto più posso vi priego che voi mi perdoniate e mi diate licenzia che io vada a aiutare, in quello che per me si potrà, Ruggieri.” Il medico udendo costei, con tutto che ira avesse, motteggiando rispose: “Tu te n'hai data la perdonanza tu stessa, per ciò che, dove tu credesti questa notte un giovane avere che molto bene il pilliccion ti scotesse, avesti un dormiglione; e per ciò va e procaccia la salute del tuo amante e per innanzi ti guarda di più in casa non menarlo, ché io ti pagherei di questa volta e di quella.” Alla fante per la prima broccata parendo aver ben procacciato, quanto più tosto poté se n'andò alla prigione dove Ruggieri era e tanto il prigionier lusingò, che egli lasciò a Ruggier favellare; la quale, poi che informato l'ebbe di ciò che risponder dovesse allo stradicò se scampar volesse, tanto fece che allo stradicò andò davanti. Il quale, prima che ascoltar la volesse, per ciò che fresca e gagliarda era, volle una volta attaccar l'uncino alla cristianella di Dio, e ella, per essere meglio udita, non ne fu punto schifa; e dal macinio levatasi disse: “Messere, voi avete qui Ruggieri d'Aieroli preso per ladro, e non è così il vero.” E cominciatasi dal capo gli contò la storia infin la fine, come ella, sua amica, in casa il medico menato l'avea e come gli avea data bere l'acqua adoppiata non conoscendola, e come per morto l'avea nell'arca messo; e appresso questo ciò che tra 'l maestro legnaiuolo e il signor dell'arca aveva udito gli disse, per quello mostrandogli come in casa i prestatori fosse pervenuto Ruggieri. Lo stradicò, veggendo che leggier cosa era a ritrovare se ciò fosse vero, prima il medico domandò se vero fosse dell'acqua, e trovò che così era stato: e appresso fatti richiedere il legnaiuolo e colui di cui stata era l'arca e' prestatori, dopo molte novelle trovò li prestatori la notte passata aver l'arca imbolata e in casa messalasi. Ultimamente mandò per Ruggieri, e domandatolo dove la sera dinanzi albergato fosse, rispose che dove albergato si fosse non sapeva ma ben si ricordava che andato era a albergare con la fante del maestro Mazzeo, nella camera della quale aveva bevuta acqua per gran sete ch'avea, ma che poi di lui stato si fosse, se non quando in casa i prestatori destandosi s'era trovato in una arca, egli non sapea. Lo stradicò, queste cose udendo e gran piacer pigliandone, e alla fante e a Ruggieri e al legnaiuolo e a' prestatori più

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Argomenti: troppo indugio,    parente alcuno,    medico udito

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