Abate

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Informazioni sulla parola abate e giochi di parole


Parola di vocabolario abate: sostantivo maschile costituito da cinque lettere, di cui due consonanti e tre vocali.

Le lettere che costituiscono la parola sono: a, b, a, t, e, ossia due a, una b, una t e una e.

Parola con le lettere invertite: etaba.

Altre parole di tipo sostantivo maschile costituite da cinque lettere, di cui due consonanti e tre vocali: abito, aceto, aglio, alibi, amore, animo, asilo, asino, bacio, baule, beige.

Parole che contengono la parola abate:

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Parole contenute nella parola abate:

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Anagrammi della parola abate:

Anagrammi semplici, ottenuti permutando le lettere che compongono la parola, ossia scambiandole di posizione: nessuna parola disponibile.

Anagrammi complessi, ottenuti permutando le lettere che compongono la parola ripetendole un diverso numero di volte: abete, betta.

Parole ottenute sostituendo una sola lettera della parola abate:

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Parole ottenute eliminando una sola lettera della parola abate:

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Parole ottenute aggiungendo una sola lettera alla parola abate:


Parole ottenute per aggiunta di una lettera all'interno della parola data: abbate (abbate).

Parole ottenute per aggiunta di una lettera all'inizio della parola data: nessuna parola disponibile.

Parole ottenute per aggiunta di una lettera alla fine della parola data: nessuna parola disponibile.

Sciarade con la parola abate:

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Nomi di persona e di animali associabili alla parola abate


Nomi di persona e di animali costituiti da cinque lettere, di cui due consonanti e tre vocali:

Aabid, Aadam, Aadan, Aadil, Aahna, Aakav, Aakif, Aakil, Aalam, Aaley, Aalif, Aalim, Aalok, Aamil, Aamin, Aamir, Aamor, Aanan, Aaqib, Aaqil, Aarah, Aarav, Aaric, Aarif, Aarne, Aarod, Aaron, Aasaf, Aasif, Aasim, Aatif, Aatiq, Aatto, Aatun, Aazim, Abaan, Abana, Abasi.

Nomi di persona e di animali costituiti soltanto dalle lettere della parola abate:

Babbette, Babette, Beata, Be±at, Beta, Betta, Tabea.

Nomi di persona e di animali costituiti dalle lettere della parola abate e da altre lettere:

Abantiades, Abdel Ati, Abdel Fattah, Abel-beth-maachah, Abel-shittim, Abenster, Abertha, Aberthol, Abhigeetha, Abhijeet, Abhineet, Abhinetri, Abrietta, Abriette, Adalbeorht, Adalbert, Adalberto, Adalbrecht, Adalbrechta, Adelbert, Adelbrecht, Adetokunbo, Aethelbald, Aethelberht, Aethelbert, Agilberht, Agilbertina, Ahlbehrt, Ailbeart, Ailbert, Aithbhreac, Aitziber, Albert, Alberta, Alberte, Alberteen, Albertha, Albertina, Albertine, Albertino, Alberto, Albet, Albrecht, Aliberta, Alibeth, Alisabeth, Alizabeth, Almirabeth, Alyssabeth, Alzbeta.

Città associabili alla parola abate


Nomi di città costituiti da cinque lettere, di cui due consonanti e tre vocali:

Acate (in provincia di Ragusa), Acuto (in provincia di Frosinone), Adria (in provincia di Rovigo), Agira (in provincia di Enna), Algua (in provincia di Bergamo), Alife (in provincia di Caserta), Allai (in provincia di Oristano), Amaro (in provincia di Udine), Amato (in provincia di Catanzaro), Ameno (in provincia di Novara), Anela (in provincia di Sassari), Anzio (in provincia di Roma), Aosta (in provincia di Aosta), Apice (in provincia di Benevento), Apiro (in provincia di Macerata), Ardea (in provincia di Roma), Arena (in provincia di Vibo Valentia), Arese (in provincia di Milano), Arola (in provincia di Verbano-Cusio-Ossola), Arona (in provincia di Novara), Ascea (in provincia di Salerno), Asola (in provincia di Mantova), Asolo (in provincia di Treviso), Asuni (in provincia di Oristano), Atina (in provincia di Frosinone), Aulla (in provincia di Massa-Carrara), Avise (in provincia di Aosta), Avola (in provincia di Siracusa), Azzio (in provincia di Varese), Badia (in provincia di Bolzano), Bairo (in provincia di Torino), Baiso (in provincia di Reggio nell'Emilia), Baone (in provincia di Padova), Bieno (in provincia di Trento), Bione (in provincia di Brescia).

Nomi di città costituiti soltanto dalle lettere della parola abate:

Nessuna città contenente soltanto le lettere della parola data disponibile.

Nomi di città costituiti dalle lettere della parola abate e da altre lettere:

Abano Terme (in provincia di Padova), Abbadia Cerreto (in provincia di Lodi), Abbadia San Salvatore (in provincia di Siena), Abbateggio (in provincia di Pescara), Abbiategrasso (in provincia di Milano), Abetone Cutigliano (in provincia di Pistoia), Agrate Brianza (in provincia di Monza e della Brianza), Agrate Conturbia (in provincia di Novara), Aiello del Sabato (in provincia di Avellino), Albairate (in provincia di Milano), Albano Sant'Alessandro (in provincia di Bergamo), Albareto (in provincia di Parma), Albaretto della Torre (in provincia di Cuneo), Albettone (in provincia di Vicenza), Albiate (in provincia di Monza e della Brianza), Albizzate (in provincia di Varese), Almenno San Bartolomeo (in provincia di Bergamo), Alzate Brianza (in provincia di Como), Badia Tedalda (in provincia di Arezzo), Bagnoli del Trigno (in provincia di Isernia), Bagnolo del Salento (in provincia di Lecce), Bagnolo Piemonte (in provincia di Cuneo), Baia e Latina (in provincia di Caserta), Baldichieri d'Asti (in provincia di Asti), Baldissero Torinese (in provincia di Torino), Balestrate (in provincia di Palermo), Balestrino (in provincia di Savona), Banchette (in provincia di Torino), Baranzate (in provincia di Milano), Baratili San Pietro (in provincia di Oristano), Barberino Tavarnelle (in provincia di Firenze), Barcellona Pozzo di Gotto (in provincia di Messina), Bardineto (in provincia di Savona), Barete (in provincia di L'Aquila), Barletta (in provincia di Barletta-Andria-Trani), Bassano in Teverina (in provincia di Viterbo), Bastia Mondovì (in provincia di Cuneo), Battaglia Terme (in provincia di Padova), Bedulita (in provincia di Bergamo), Belcastro (in provincia di Catanzaro), Belforte all'Isauro (in provincia di Pesaro e Urbino), Belforte Monferrato (in provincia di Alessandria), Belgirate (in provincia di Verbano-Cusio-Ossola), Bellante (in provincia di Teramo), Belmonte Calabro (in provincia di Cosenza), Belmonte Castello (in provincia di Frosinone), Belmonte del Sannio (in provincia di Isernia), Belmonte in Sabina (in provincia di Rieti), Belmonte Mezzagno (in provincia di Palermo), Belvedere Marittimo (in provincia di Cosenza).

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abate bianco, novello abate, santo abate.

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Frasi, immagini, articoli e libri contenenti la parola abate


Libri che contengono la parola abate

Alcuni libri che contengono la parola abate:

Decameron (pagina 12)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... – 4 Un monaco, caduto in peccato degno di gravissima punizione, onestamente rimproverando al suo abate quella medesima colpa, si libera dalla pena ... E mentre che egli, da troppa volontà trasportato, men cautamente con le' scherzava, avvenne che l'abate, da dormir levatosi e pianamente passando davanti alla cella di costui, sentio lo schiamazzio che costoro insieme faceano; e per conoscere meglio le voci s'accostò chetamente all'uscio della cella a ascoltare, e manifestamente conobbe che dentro a quella era femina e tutto fu tentato di farsi aprire; poi pensò di volere tenere in ciò altra maniera, e tornatosi alla sua camera aspettò che il monaco fuori uscisse ... Il monaco, ancora che da grandissimo suo piacere e diletto fosse con questa giovane occupato, pur nondimeno tuttavia sospettava; e parendogli aver sentito alcuno stropicio di piedi per lo dormitoro, a un piccol pertugio pose l'occhio e vide apertissimamente l'abate stare a ascoltarlo, e molto ben comprese l'abate aver potuto conoscere quella giovane esser nella sua cella ... ” E uscito fuori e serrata la cella con la chiave, dirittamente se n'andò alla camera dell'abate; e, presentatagli quella secondo che ciascun monaco facea quando fuori andava, con un buon volto disse: “Messere, io non potei stamane farne venire tutte le legne le quali io aveva fatte fare, e per ciò con vostra licenzia io voglio andare al bosco e farlene venire ... ” L'abate, per potersi più pienamente informare del fallo commesso da costui, avvisando che questi accorto non se ne fosse che egli fosse stato da lui veduto, fu lieto di tale accidente e volentier prese la chiave e similmente gli diè licenzia ... La giovane vedendo venir l'abate tutta smarrì, e temendo di vergogna cominciò a piagnere ... Messer l'abate, postole l'occhio adosso e veggendola bella e fresca, ancora che vecchio fosse sentì subitamente non meno cocenti gli stimoli della carne che sentiti avesse il suo giovane monaco; e fra se stesso cominciò a dire: “Deh, perché non prendo io del piacere quando io ne posso avere, con ciò sia cosa che il dispiacere e la noia, sempre che io ne vorrò, sieno apparecchiati? Costei è una bella giovane e è qui che niuna persona del mondo il sa: se io la posso recare a fare i piacer miei, io non so perché io nol mi faccia ... La giovane, che non era di ferro né di diamante, assai agevolmente si piegò a' piaceri dell'abate: il quale, abbracciatala e basciatala più volte, in su il letticello del monaco salitosene, avendo forse riguardo al grave peso della sua dignità e alla tenera età della giovane, temendo forse di non offenderla per troppa gravezza, non sopra il petto di lei salì ma lei sopra il suo petto pose, e per lungo spazio con lei si trastullò ... Il monaco, che fatto avea sembiante d'andare al bosco, essendo nel dormentoro occultato, come vide l'abate solo nella sua cella entrare, così tutto rassicurato estimò il suo avviso dovere avere effetto; e veggendol serrar dentro, l'ebbe per certissimo ... E uscito di là dove era, chetamente n'andò a un pertugio per lo quale ciò che l'abate fece o disse e udì e vide ... Parendo all'abate essere assai con la giovanetta dimorato, serratala nella cella, alla sua camera se ne tornò; e dopo alquanto, sentendo il monaco e credendo lui esser tornato dal bosco, avvisò di riprenderlo forte e di ...
Decameron (pagina 15)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... dal Papa in fuori; e di lui udì dire maravigliose e magnifiche cose in tener sempre corte e non esser mai a alcuno, che andasse là dove egli fosse, negato né mangiar né bere, solo che quando l'abate mangiasse il domandasse ... La qual cosa Primasso udendo, sì come uomo che si dilettava di vedere i valenti uomini e' signori, diliberò di volere andare a vedere la magnificenza di questo abate e domandò quanto egli allora dimorasse presso a Parigi ... E quegli messisi in seno, prese il suo cammino e vennegli sì ben fatto, che avanti ora di mangiare pervenne là dove l'abate era ... ’ E, stando alquanto intorno a queste cose attento, il siniscalco dell'abate, per ciò che ora era di mangiare, comandò che l'acqua si desse alle mani; e, data l'acqua, mise ogn'uomo a tavola ... E per avventura avvenne che Primasso fu messo a sedere appunto di rimpetto all'uscio della camera donde l'abate dovea uscire per venire nella sala a mangiare ... Era in quella corte questa usanza, che in su le tavole vino né pane né altre cose da mangiare o da ber si ponea già mai, se prima l'abate non veniva a sedere alla tavola ... Avendo adunque il siniscalco le tavole messe, fece dire all'abate che, qualora gli piacesse, il mangiare era presto ... L'abate fece aprir la camera per venir nella sala: e venendo si guardò innanzi e per ventura il primo uomo che agli occhi gli corse fu Primasso, il quale assai male era in arnese e cui egli per veduta non conoscea: e come veduto l'ebbe, incontanente gli corse nell'animo un pensiero cattivo e mai più non statovi, e disse seco: ‘Vedi a cui io do mangiare il mio!’ E tornandosi adietro, comandò che la camera fosse serrata e domandò coloro che appresso lui erano se alcuno conoscesse quel ribaldo che arrimpetto all'uscio della sua camera sedeva alle tavole ... Primasso, il quale avea talento di mangiare, come colui che camminato avea e uso non era di digiunare, avendo alquanto aspettato e veggendo che l'abate non veniva, si trasse di seno l'uno de' tre pani li quali portati aveva e cominciò a mangiare ... L'abate, poi che alquanto fu stato, comandò a uno de' suoi famigliari che riguardasse se partito si fosse questo Primasso ... ’ Disse allora l'abate: ‘Or mangi del suo, se egli n'ha, ché del nostro non mangerà egli oggi ... ’ Avrebbe voluto l'abate che Primasso da se stesso si fosse partito, per ciò che accomiatarlo non gli pareva far bene ... Primasso, avendo l'un pane mangiato e l'abate non vegnendo, cominciò a mangiare il secondo: il che similmente all'abate fu detto, che fatto avea guardare se partito fosse ... Ultimamente, non venendo l'abate, Primasso mangiato il secondo cominciò a mangiare il terzo: il che ancora fu all'abate detto, il quale seco stesso cominciò a pensare e a dire: ‘Deh questa che novità è oggi che nella anima m'è venuta, che avarizia, chente sdegno, e per cui? Io ho dato mangiare il mio, già è molt'anni, a chiunque mangiar n'ha voluto, senza guardare se gentile uomo è o villano, o povero o ricco, o mercatante o barattiere stato sia, e a infiniti ribaldi con l'occhio me l'ho veduto straziare, né mai nell'animo m'entrò questo pensiero che per costui mi c'è entrato ... ’ E così detto, volle saper chi fosse; e trovato che era Primasso, quivi venuto a vedere della sua magnificenza quello che n'aveva udito, il quale avendo l'abate per fama molto tempo davante per valente uom conosciuto, si vergognò, e vago di far l'amenda in molte maniere s'ingegnò d'onorarlo ...
Decameron (pagina 22)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E per ventura di Bruggia uscendo, vide n'usciva similmente uno abate bianco con molti monaci accompagnato e con molta famiglia e con gran salmeria avanti; al quale appresso venieno due cavalieri antichi e parenti del re, co' quali, sì come con conoscenti, Alessandro accontatosi, da loro in compagnia fu volentieri ricevuto ... Al quale l'uno de' cavalieri rispose: “Questi che avanti cavalca è un giovinetto nostro parente, nuovamente eletto abate d'una delle maggiori badie d'Inghilterra; e per ciò che egli è più giovane che per le leggi non è conceduto a sì fatta dignità, andiam noi con essolui a Roma a impetrare dal Santo Padre che nel difetto della troppo giovane età dispensi con lui, e appresso nella dignità il confermi: ma ciò non si vuol con altrui ragionare ... ” Camminando adunque il novello abate ora avanti e ora appresso alla sua famiglia, sì come noi tutto il giorno veggiamo per cammino avvenir de' signori, gli venne nel cammino presso di sé veduto Alessandro, il quale era giovane assai, di persona e di viso bellissimo, e, quanto alcuno altro esser potesse, costumato e piacevole e di bella maniera: il quale maravigliosamente nella prima vista gli piacque quanto mai alcuna altra cosa gli fosse piaciuta; e chiamatolo a sé, con lui cominciò piacevolmente a ragionare e domandare chi fosse, donde venisse e dove andasse ... L'abate, udendo il suo ragionare bello e ordinato e più partitamente i suoi costumi considerando, e lui seco estimando, come che il suo mestiere fosse stato servile, esser gentile uomo, più del piacere di lui s'accese; e già pieno di compassion divenuto delle sue sciagure, assai familiarmente il confortò e gli disse che a buona speranza stesse, per ciò che, se valente uom fosse, ancora Idio il riporrebbe là onde la fortuna l'aveva gittato e più a alto: e pregollo che, poi verso Toscana andava, gli piacesse d'essere in sua compagnia, con ciò fosse cosa che esso là similmente andasse ... Camminando adunque l'abate, al quale nuove cose si volgean per lo petto del veduto Alessandro, avvenne che dopo più giorni essi pervennero a una villa la quale non era troppo riccamente fornita d'alberghi ... E volendo quivi l'abate albergare, Alessandro in casa d'uno oste, il quale assai suo dimestico era, il fece smontare, e fecegli la sua camera fare nel meno disagiato luogo della casa ... E quasi già divenuto un siniscalco dell'abate, sì come colui che molto era pratico, come il meglio si poté per la villa allogata tutta la sua famiglia, chi qua e chi là, avendo l'abate cenato e già essendo buona pezza di notte e ogni uomo andato a dormire, Alessandro domandò l'oste là dove esso potesse dormire ... Al quale l'oste rispose: “In verità io non so: tu vedi che ogni cosa è pieno e puoi veder me e la mia famiglia dormire su per le panche; tuttavia nella camera dell'abate son certi granai a' quali io ti posso menare e porovvi suso alcun letticello, e quivi, se ti piace, come meglio puoi questa notte ti giaci ... ” A cui Alessandro disse: “Come andrò io nella camera dell'abate, che sai che è piccola e per istrettezza non v'è potuto giacere alcuno de' suoi monaci? Se io mi fossi di ciò accorto quando le cortine si tesero, io avrei fatto dormire sopra i granai i monaci suoi e io mi sarei stato dove i monaci dormono ... L'abate dorme e se' cortine son dinanzi: io vi ti porrò chetamente una coltricetta, e dormiviti ... ” Alessandro, veggendo che questo si potea fare senza dare alcuna noia all'abate, vi s'accordò, e quanto più chetamente poté vi s'acconciò ... L'abate, il quale non dormiva anzi alli suoi nuovi disii fieramente pensava, udiva ciò che l'oste e Alessandro parlavano e similmente avea sentito dove Allessandro s'era a giacer messo; per che, seco stesso forte contento, cominciò a dire: “Idio ha mandato tempo a' miei disiri: se io nol prendo, per avventura simile a pezza non mi tornerà ... L'abate, postagli la mano sopra il petto, lo 'ncominciò a toccare non altramenti che sogliano fare le vaghe giovani i loro amanti: di che Alessandro si maravigliò forte e dubitò non forse l'abate, da disonesto amor preso, si movesse a così fattamente toccarlo ... La qual dubitazione, o per presunzione o per alcuno atto che Alessandro facesse, subitamente l'abate conobbe e sorrise; e prestamente di dosso una camiscia, ch'avea, cacciatasi, presa la mano d'Allessandro, e quella sopra il petto si pose dicendo: “Alessandro, caccia via il tuo sciocco pensiero, e, cercando qui, conosci quello che io nascondo ... ” Alessandro, posta la mano sopra il petto dell'abate, trovò due poppelline tonde e sode e dilicate, non altramenti che se d'avorio fossono state; le quali egli trovate e conosciuto tantosto costei esser femina, senza altro invito aspettare, prestamente abbracciatala la voleva basciare: quando ella gli disse: “Avanti che tu più mi t'avicini, attendi quello che io ti voglio dire ... E preso tra loro modo e ordine alli lor fatti, come il giorno venne, Alessandro levatosi e per quindi della camera uscendo donde era entrato, senza sapere alcuno ove la notte dormito si fosse, lieto oltre misura con l'abate e con sua compagnia rientrò in cammino; e dopo molte giornate pervennero a Roma ... E quivi, poi che alcun dì dimorati furono, l'abate con li due cavalieri e con Alessandro senza più entrarono al Papa; e fatta la debita reverenza così cominciò l'abate a favellare: “Santo Padre, sì come voi meglio che alcuno altro dovete sapere, ciascun che bene e onestamente vuol vivere dee, in quanto può, fuggire ogni cagione la quale a altramenti fare il potesse conducere; il che acciò che io, che onestamente viver disidero, potessi compiutamente fare, ...
Decameron (pagina 63)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... – 8 Ferondo, mangiata certa polvere, è sotterrato per morto; e dall'abate, che la moglie di lui si gode, tratto della sepoltura è messo in prigione e fattogli credere che egli è in Purgatoro; e poi risuscitato, per suo nutrica un figliuol dell'abate nella moglie di lui generato ... Ora avvenne che, essendosi molto con l'abate dimesticato un ricchissimo villano il quale avea nome Ferondo, uomo materiale e grosso senza modo (né per altro la sua dimestichezza piaceva all'abate, se non per alcune recreazioni le quali talvolta pigliava delle sue simplicità), e in questa dimestichezza s'accorse l'abate Ferondo avere una bellissima donna per moglie, della quale esso sì ferventemente s'innamorò, che a altro non pensava né dì né notte ... Venuta adunque a confessarsi la donna all'abate con grandissimo piacere di lui e a' piè postaglisi a sedere, anzi che a dire altro venisse, incominciò: “Messere, se Idio m'avesse dato marito o non me l'avesse dato, forse mi sarebbe agevole co' vostri ammaestramenti d'entrare nel camino che ragionato n'avete che mena altrui a vita eterna; ma io, considerato chi è Ferondo e la sua stoltizia, mi posso dir vedova, e pur maritata sono, in quanto, vivendo esso, altro marito aver non posso; e egli, così matto come egli è, senza alcuna cagione è sì fuori d'ogni misura geloso di me, che io per questo altro che in tribulazione e in mala ventura con lui viver non posso ... ” Questo ragionamento con gran piacere toccò l'animo dell'abate, e parvegli che la fortuna gli avesse al suo maggior disidero aperta la via, e disse: “Figliuola mia, io credo che gran noia sia a una bella e dilicata donna, come voi siete, aver per marito un mentecatto, ma molto maggior la credo essere l'avere un geloso: per che, avendo voi e l'uno e l'altro, agevolmente ciò che della vostra tribulazion dite vi credo ... ” La donna disse: “Padre mio, di ciò non dubitate, per ciò che io mi lascerei innanzi morire che io cosa dicessi a altrui che voi mi diceste che io non dicessi: ma come si potrà far questo?” Rispose l'abate: “Se noi vogliamo che egli guerisca, di necessità convien che egli vada in Purgatorio ... ” “E come” disse la donna “vi potrà egli andar vivendo?” Disse l'abate: “Egli convien ch'e' muoia, e così v'andrà; e quando tanta pena avrà sofferta che egli di questa sua gelosia sarà gastigato, noi con certe orazioni pregheremo Idio che in questa vita il ritorni, e Egli il farà ... ” “Adunque, “ disse la donna “debbo io rimaner vedova?” “Sì, “ rispose l'abate “per un certo tempo, nel quale vi converrà molto ben guardare che voi a alcun non vi lasciate rimaritare, per ciò che Idio l'avrebbe per male, e tornandoci Ferondo vi converrebbe a lui tornare, e sarebbe più geloso che mai ... ” Disse allora l'abate: “E io il farò; ma che guiderdone debbo io aver da voi di così fatto servigio?” “Padre mio, “ disse la donna “ciò che vi piace, pur che io possa: ma ...
Decameron (pagina 64)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... che puote una mia pari, che a un così fatto uomo, come voi siete, sia convenevole?” A cui l'abate disse: “Madonna, voi potete non meno adoperar per me che sia quello che io mi metto a far per voi, per ciò che, sì come io mi dispongo a far quello che vostro bene e vostra consolazion dee essere, così voi potete far quello che fia salute e scampo della vita mia ... ” “Adunque” disse l'abate “mi donerete voi il vostro amore e faretemi contento di voi, per la quale io ardo tutto e mi consumo ... ” La donna, udendo questo, tutta sbigottita rispose: “Oimè, padre mio, che è ciò che voi domandate? Io mi credeva che voi foste un santo: or conviensi egli a' santi uomini di richieder le donne, che a lor vanno per consiglio, di così fatte cose?” A cui l'abate disse: “Anima mia bella, non vi maravigliate, ché per questo la santità non diventa minore, per ciò che ella dimora nell'anima e quello che io vi domando è peccato del corpo ... E oltre a questo, come che io sia abate, io sono uomo come gli altri e, come voi vedete, io non sono ancor vecchio ... ” La donna teneva il viso basso, né sapeva come negarlo, e il concedergliele non le pareva far bene: per che l'abate, veggendola averlo ascoltato e dare indugio alla risposta, parendogliele avere già mezza convertita, con molte altre parole alle prime continuandosi, avanti che egli ristesse, l'ebbe nel capo messo che questo fosse ben fatto: per che essa vergognosamente disse sé essere apparecchiata a ogni suo comando, ma prima non poter che Ferondo andato fosse in Purgatoro ... A cui l'abate contentissimo disse: “E noi faremo che egli v'andrà incontanente; farete pure che domane o l'altro dì egli qua con meco se ne venga a dimorare”; e detto questo, postole celatamente in mano un bellissimo anello, la licenziò ... La donna, lieta del dono e attendendo d'aver degli altri, alle compagne tornata maravigliose cose cominciò a raccontare della santità dell'abate e con loro a casa se ne tornò ... Ivi a pochi dì Ferondo se n'andò alla badia; il quale come l'abate vide, così s'avisò di mandarlo in Purgatoro ... L'abate mostrando di turbarsi dell'accidente, fattolo scignere e fatta recare acqua fredda e gittargliele nel viso e molti suoi altri argomenti fatti fare, quasi da alcuna fumosità di stomaco o d'altro che occupato l'avesse gli volesse la smarrita vita e 'l sentimento rivocare, veggendo l'abate e' monaci che per tutto questo egli non si risentiva, toccandogli il polso e niun sentimento trovandogli, tutti per constante ebbero ch'e' fosse morto: per che, mandatolo a dire alla moglie e a' parenti di lui, tutti quivi prestamente vennero; e avendolo la moglie con le sue parenti alquanto pianto, così vestito come era il fece l'abate mettere in uno avello ... L'abate con un monaco bolognese, di cui egli molto si confidava e che quel dì quivi da Bologna era venuto, levatosi la notte, tacitamente Ferondo trassero della sepoltura e lui in una tomba, nella quale alcun lume non si vedea e che per prigione de' monaci che fallissero era stata fatta, nel portarono; e trattigli i suoi vestimenti, a guisa di monaco vestitolo sopra un fascio di paglia il posero e lasciaronlo stare tanto che egli si risentisse ... In questo mezzo il monaco bolognese, dallo abate informato di quello che avesse a fare, senza saperne alcuna altra persona niuna cosa, cominciò a attender che Ferondo si risentisse ... L'abate il dì seguente con alcun de' suoi monaci per modo di visitazione se n'andò a casa della donna, la quale di nero vestita e tribolata trovò: e confortatala alquanto pianamente la richiese della promessa ... Per che, venuta la notte, l'abate, travestito de' panni di Ferondo e dal suo monaco accompagnato, v'andò e con lei infino al matutino con grandissimo diletto e piacere si giacque e poi si ritornò alla badia, quel cammino per così fatto servigio faccendo assai sovente ...