Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
L'amore che torna di Guido da Verona pagina 10credere a te solo, se potessi. — Ecco il male. Non c'è quasi amicizia fra noi. Purtroppo sei sempre così piena di sospetti! — Oh, non lo dire! Tu sai... — Certo, certo, so che tu sei buona, infinitamente buona con me. Solo, mi vuoi forse troppo bene per poter essere la mia amica. Quante volte ne ho parlato con Fabio! Egli stesso, vedi, mi trova mutato; dice di non più riconoscermi. — Questo è vero, sai! — Sì, è vero, pur troppo. Mi s'infiltra nelle vene talvolta una immensa ed oscura tristezza... sento il bisogno di essere solo, di non amare più nessuno, di allontanarmi da tutti... Che so? mi sembra una malattia. Ci eravamo seduti, m'accarezzava le tempie, la faccia, con indulgenza, con pietà. — Povero amore, — sospirò, — vorrei tanto poterti guarire! Ma io... cosa sono io per te? — Sei anche tu, Edoarda, un piccolo cuore malato. Vedi: la nostra vita è troppo dolorosa; tu mi comunichi la tua disperazione. Senti: cosa faresti, per esempio, se non dovessi vedermi più? Con uno scatto si volse tutta verso di me, spalancando gli occhi atterriti. — Perchè mi domandi questo? — mormorò, con un filo di voce tremula. — Te lo domando astrattamente, — risposi, con uno sforzo per sembrarle naturale. — Poi anche per la ragione che ora dovremo lasciarci momentaneamente... Oh, non ti spaventare! un'assenza di pochi giorni. — Ah, sì?... parti?... — ella domandò soffocatamente, serrando le mani in croce sul petto per contenerne l'affanno. — Non è una partenza, via! Dovrò solo andare per qualche giorno a Torre Guelfa. Mi scade fra poco l'ipoteca triennale fatta con i Rossengo su le terre di San Biagio. Non potendola pagare, debbo rinnovarla. Sto già trattando per lettera, ma richiedono la mia presenza per appianare certe questioni di forma. — Dunque te ne vai... — disse con desolazione. — E quando? — Non so ancora; uno di questi giorni. Sono talmente seccato! — Ma io ti potrei forse... — No, ti prego, non parlarne! Sai bene che non voglio. Del resto non mancherò di trovare un ripiego. Piangeva ora di nuovo, accasciata, curva, ritraendosi a poco a poco più lontana da me, come se avesse paura. — E quando ritornerai? — disse con la voce spenta. — Al più presto possibile; non appena compiuto il rinnovo. — Mi sembra che tu non debba ritornare mai più... Si rovesciò su la spalliera del divano, un po' rigida, con le braccia inerti, gli occhi sperduti, e fece un lungo sogno... — Mi scriverai da Torre Guelfa? Le sue parole furon piane come un alito. — Sì, ti scriverò tutte le sere prima di coricarmi, come una volta, quand'eravamo lontani. — Oh sì, come una volta... Che lettere dolci mi scrivevi una volta... Un sorriso d'evocazione trasfigurò il suo pallore; le sue ciglia si abbassarono; la sua faccia si compose in una specie di bellezza immateriale. Soltanto allora compresi che nella piccola stanza tutelare una grande anima compiva la sua rinunzia suprema, e per un senso inesprimibile di paura ebbi quasi bisogno d'inginocchiarmi, come davanti a tutte le cose che si vedono morire. Un sole giocondo invadeva ora la stanza, traeva uno scintillìo di colori dalle coppe di cristallo, dalle cornici, dalle borchie dei mobili, suscitando qualche onda lucida per le stoffe delle tappezzerie, che avevano il colore indefinibile della rosa di gruogo. Allora finalmente una lacrima inumidì le mie ciglia, e mi chinai su quella povera bocca, su quella dolce anima ferita, per chiederle perdono con un bacio: — la confessione più triste che vi sia. VII Quel brav'uomo pareva una botte in equilibrio sopra un cavalletto, e faceva uno sforzo penoso nel sollevare il braccio fino all'altezza del mento per carezzarsi un lungo neo ricciuto. Vestiva con panni di ruvida stoffa, non senza una certa pretesa d'eleganza; gli correva sul panciotto una catena d'oro, grossa d'un pòllice, con un pendaglio enorme, ch'era di corniola incisa. Molti anelli ornavano le sue mani villose, dalle unghie quadre, con i polpastrelli piatti. La sua faccia era quella d'un campagnolo, mediatore di grosso bestiame; aveva la bocca ignobile, sempre sorridente, con i baffi color tabacco, tagliati a spazzola; due piccoli occhi assai vivaci, un'epidermide lucente, rasa ogni giorno e screziata di reticole sanguigne. Per un'ironia della sorte portava il nome d'un uomo celebre: si chiamava Pietro Capponi, e godeva in Roma di una ben meritata notorietà, facendo l'usuraio. Avevo l'onore di essere suo cliente già da molti anni, ed anzi mi accordava qualche predilezione. Gli avevo scritto ed era venuto; sedeva davanti alla mia tavola, centellinando un bicchierino di vin Malaga, a sorsi brevi, da buon intenditore. La sua risata grassa faceva risonare la stanza. — Dunque, signor conte, — egli diceva, stropicciandosi le mani, — la dama di picche ci ha traditi ancora una volta, a quanto pare! — No, caro Capponi, questa volta non si tratta di dame, nè di picche nè d'altro colore. Si tratta d'un mutuo che mi scade fra pochi giorni e che vorrei liquidare sùbito. — Uhm!... — fece l'uomo con una specie di grugnito; — in questi mesi è un affare serio; tutti ingoiano quattrini con una furia che fa spavento, e nessuno paga, quel ch'è peggio! Tengo un mucchio di cambiali. — Via, Capponi, lasciamo le solite fiabe! Io vi propongo l'affare, voi ci studiate sopra: se vi conviene lo fate, se non vi conviene... lo fate lo stesso! — Eh! eh! signor conte!... — esclamava egli, battendosi un pugno chiuso nel palmo dell'altra mano. — Lei sa cosa m'è capitato col figlio dell'Eccellenza?... Tamquam tabula rasa! — Ma, insomma, tanto va la gatta... Ve l'avevo pur detto che suonava di fesso. Intanto ci tengo a farvi notare che, per quanto mi riguarda, ho sempre pagato regolarmente. — Verissimo: quanto a lei, finora... — Come «finora»? — Eh, per modo di dire! — Insomma, volete ascoltarmi? — Ascoltiamo pure. — Ecco qua. Voi conoscete la mia tenuta di Monte San Biagio, presso Torre Guelfa? — Di vista, signor conte. — Sapete che c'è sopra un'ipoteca per garanzia di mutuo? — Appunto, — egli disse, consultando un sudicio taccuino. — Ipoteca dei Rossengo di Terracina, 28 gennaio 19... — Ah, ne siete al corrente! — feci, un po' meravigliato. — Che vuole? sono i ferri del mestiere... — mi rispose con soavità. — Io direi che sono le tenaglie del mestiere, mio bravo Capponi! Insomma, ecco il punto: quel debito lo vorrei pagare alla scadenza, e se voi mi provvederete il denaro, eviterò moltissime seccature. — Impossibile, signor conte, — egli affermò sùbito. — Le ho già detto... — Non facciamo chiacchiere inutili. Entro la settimana io partirò da Roma per Torre Guelfa. Voi, prima di sabato, mi farete avere una risposta. Va bene? — Ma... — Non parliamone più fino a sabato. Voi conoscete i miei affari meglio di me: studiate quindi se ancora vi è possibile rendermi un servigio. Non appena vi sarete deciso per il sì o per il no, mi darete una risposta. — Peuh! peuh! Se non si tratta che di una risposta... quantunque posso anche darla sùbito. — Grazie, non la voglio. Pensàteci. Ed ora vi mando via perchè debbo uscire. Fumate questo sigaro e pensàteci bene. A rivederci, Capponi. E lo condussi all'uscio, mentr'egli si grattava il cranio lucido e masticava il sigaro fra i denti. Stavo già indossando il soprabito, quando il campanello squillò, ed aprendo io stesso la porta vidi entrare Fabio Capuano. — Oh, buon giorno! Stavi uscendo? — Non importa, vieni, vieni. Posso ritardare. Come va? — Non c'è male, grazie. — Mi pare che tu abbia la faccia scura. — Io? Manco per sogno! Entrammo nella biblioteca; egli cominciò a camminare in lungo ed in largo, a passi nervosi, carezzandosi la barbetta brizzolata. — Bene, — feci, stendendomi con pigrizia in una poltrona, — avevi probabilmente qualcosa a dirmi? Egli si fermò contro gli scaffali e prese a batterne i vetri con le nocche irrequiete. — Tag: volta uno bene conte torre insomma tratta mani troppo Argomenti: monte san, colore indefinibile, grande anima, piccolo cuore, sole giocondo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il benefattore di Luigi Capuana Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Il furetto a grandi linee Come scegliere le scarpe da sera Storia e carattere del criceto comune Vacanze in Portogallo A Santorini, sulle tracce di Atlantide
|
||||