L'amore che torna di Guido da Verona pagina 26

Testo di pubblico dominio

turgida, gli occhi pieni di chiarità; la sua persona tutta non era che morbidezza e profumo. Dai poggioli aperti entrava un sole giocondo; i glicini assalivano le ringhiere, il letto pareva riscintillasse d'aurora, i suoi capelli splendevano, la sua pelle sapeva d'essenza di rose. Ed ecco, dal giardino, la voce di Fabio mi chiamò: — Eh, lassù!... buongiorno! Ancora non sei pronto? — Buon dì, — gli risposi affacciandomi. — Ora scendo sùbito. Come hai dormito? — Magnificamente. Oh, questi letti antichi!... — egli fece, stirandosi con voluttà. Appena fui pronto scesi, e lo trovai occupato a discorrere con Lazzaro, che lì presso, con un paio di forbici, coglieva tutti i fiori delle aiuole gettandoli dentro un paniere. — Che fai, Lazzaro? Mi devasti il giardino? — Oggi è la Festa. Bisogna coglierli, signore. — Che santo è oggi? — Tutti i santi, signore. A Fondi è la Festa dei Fiori. Si fa un apparato grande per la benedizione dei raccolti. La costumanza è nuova di qualche anno. Quando è in pieno la stagione dei fiori, si fanno mazzi a centinaia e si portano in voto alla Chiesa per la intercessione dei frutti. Le donne vengono da tutti i dintorni, e molte scendono anche dalla montagna, recando i canestri pieni, che poi rovesciano davanti all'altare. Danno alla Vergine la primavera per chiedere l'estate. Voi dovreste condurvi la signora vostra, perchè la chiesa è come un giardino quando le donne hanno rovesciati i canestri. — Dura parecchi giorni? — domandai. — Un solo giorno, signore. Questa sera la Festa finisce con musiche e luminarie. Di qui se ne vedranno i fuochi. Domani poi rimarranno su la piazza solo i giardinieri ed i mercanti per vendere i fiori fini, le pianticelle di serra e le semenze nuove. Andátevi, signore; vedrete quante maraviglie produce la terra nostra. — Bene, — risposi; — tieni pronta la cavalla. E prendendo Fabio sottobraccio, m'inoltrai per i viali profondi. — Dunque, — gli domandai, — cosa pensi di Elena? — È una stupenda creatura e penso che ti voglia bene. — Sì; è l'amante più perfetta che possa desiderare un uomo. — E tu l'ami? — È il primo, il solo sentimento della mia vita. Egli mi sogguardò con una espressione particolare, avvolgendomi d'uno sguardo che pareva insieme incredulo indulgente e beffardo. Poi si chiuse in un freddo silenzio, aspettando ch'io parlassi. Ora costeggiavamo il fiumicello, camminando sotto volte arboree che stormivano sommessamente. Un'erma biancheggiava tra un viluppo di folta edera; Fabio, con un ramoscello divelto, fustigava l'alta erba selvatica su l'orlo del sentiero. — Come sembri diffidare di me! — gli dissi. — . Non ne capisco la ragione. Speravo invece che ti rallegreresti nel vedermi così felice. — Non devi badare alle idee che mi frullano per il capo, senza, in fondo, una causa ben definita. Io penso al dopo, amico mio... e questo mi fa paura. — Chi mai comincerebbe un amore se dovesse pensare al dopo? Del resto, non vorrei farti ridere, ma Elena mi è divenuta necessaria, e sento che l'amerò per sempre. Fabio si allontanò di qualche passo, fischiettando il motivo d'una gaia canzone di Piedigrotta. — Poi, — ripresi, — non la devi giudicare come si giudicano tutte le altre: è una donna fuori dal comune. Anche a me pare talvolta una donna incomprensibile. Il fiumicello con allegre spume precipitava per quattro gradini, simili ad un frammento di scalinata sepolta sott'acqua, e scivolando fra le due rive tortuose piegava nel suo decorrere la lunga erba selvatica, pettinandola come una criniera. Qua e là, per i meandri degli alberi, si vedeva il sole tessere un gioco molteplice sui tappeti muscosi, quando il vento s'inoltrava nei rami con folate improvvise. — Vedi, — riprese Fabio, — non la giudico affatto; anzi l'ammiro, e t'inganni se credi ch'io non sappia essere imparziale verso di lei. Però la considero, forse ingiustamente, per la donna che impedisce a te, mio amico, di riparare a' tuoi disordini e rimanere in quella società ove sei nato, vissuto finora, ed alla quale devi appartenere. Dinne quello che vuoi, ma tu avresti finito con sposar Edoarda. Invece ti ficchi a fronte bassa nella rovina. Poichè, se finora trovavi da ogni parte il denaro che ti bastava per vivere di ripieghi, ciò accadeva in grazia del tuo fidanzamento. La prova è questa: che ora, corsa intorno la voce il dubbio che il matrimonio non si faccia più, tutto il tuo credito è cessato e non ti rimane che attendere gli uscieri al primo protesto. — Bah! — risposi con millanteria, — la vita è una avventura di tutti i giorni: qualche santo provvederà! — Bene, spera nei santi, se hai fede. Quello che intanto non so capire, è come mai Elena abbia potuto accettare di unirsi a te, conoscendo i legami che ti stringevano. — Ma non li conosceva, o per lo meno ha saputa la cosa quando già era troppo tardi per rimediare. — Non è mai troppo tardi: basta volere. — Ebbene, se preferisci, non avrà voluto. I sacrifizi di questo genere si compiono piuttosto nei romanzi che nella vita. Fabio fece un atto singolarissimo con le labbra, poi subitamente mi prese per un braccio. — Lo credi? — esclamò, con voce ambigua. — Certo, lo credo. — Ebbene, senti... — egli proseguì, ridendo di un riso ambiguo. — Voglio farti una confessione, proprio ora, per dimostrarti come t'inganni. Anzi, una confessione grave. Fece una pausa e d'un tratto si fermò. Le sue pupille splendevano, la sua faccia era di sùbito impallidita. — Io, — disse, battendosi le due mani sul petto, — io stesso, vedi, ho amata un giorno Edoarda.... — Tu? — esclamai, pieno di stupore. — Via!... non è possibile! — Si, l'ho amata, — egli rispose, ridendo di un riso beffardo. — Certo non lo avrai nemmeno sospettato, e questa è la mia fierezza. — Oh, Fabio, che strana cosa mi dici... E chinai la faccia, sentendomi quasi umiliato. Egli si avvicinò di nuovo, sorridente: — Vedi che questi sacrifizi, alle volte, si fanno anche nella vita. — E, dopo una pausa, con voce tranquilla: — Ma ormai è cosa passata. Non fu che una sciocca mia debolezza... Ora ne sono guarito interamente. Via non prendere quell'aria tragica! Ridi! Ne rido io stesso! — Perchè non me ne hai parlato prima? — gli domandai dopo un silenzio. — Mi parve inutile, com'era inutile in fondo che te lo dicessi ora. — Ma quando avvenne? — Oh, fu nei primi tempi... — egli accennò quasi con vergogna. — Ti ricordi il mio viaggio al Cairo, quel mio viaggio misterioso? — Me ne ricordo. E fu per questo? — Già: per guarirne. Il proverbio dice: Lontan dagli occhi... E scoppiò in una risata piena d'amarezza. Afferrai una sua mano e la strinsi con vera commozione. — Ora, — egli soggiunse, — non parliamone più. Colse un fiore, lo sfogliò sbadatamente. — È stato un episodio ridicolo! — ripetè, alzando le spalle. — No. Conosco la delicatezza del tuo sentimento e indovino quel che non dici. Forse hai sofferto, e chissà... forse ne soffri ancora. — Ho dovuto lottare un poco... è tutto! Adesso non ci penso più. Fra le sue sopracciglia virili s'incideva un solco profondo. Per qualche minuto camminammo in silenzio, turbati, assorti ambedue. — Certo — egli riprese, — ho fatto male a parlartene. Ma tu promettimi, Germano, che fingerai di non saperlo nemmeno. Te lo chiedo come un favore. Me lo prometti? — Se vuoi, — risposi tristemente. — Sì, te ne prego: altrimenti mi farei quasi uno scrupolo di pronunziare con te il nome d'Edoarda. Oh, se tu vedessi com'è ora! Sono stato a trovarla pochi giorni or sono... Distrutta, povera figliuola! Che pietà mi fece! Una lenta e fredda paura corse per le mie vene. Chiusi gli occhi e rividi come in sogno la piccola sala di Edoarda, quale mi apparve nell'ultimo giorno, con quella striscia di sole che pertugiava dalle cortine, movendo la sua palpitazione luminosa intorno alle pareti, ai mobili ed ai

Tag: dopo    vita    tutti    voce    fiori    signore    sole    festa    silenzio    

Argomenti: due mani,    apparato grande,    gioco molteplice

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Marocco di Edmondo De Amicis
Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
Corbaccio di Giovanni Boccaccio
Garibaldi di Francesco Crispi

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Come fare il profumo in casa
Offerta capodanno a Zurigo
Offerte Capodanno Cuba
Come piantare le rose
Significato della primula


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88 successiva ->