L'amore che torna di Guido da Verona pagina 53

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ancora servirti. Nel corridoio, trofei delle tue cacce alla volpe, al daino ed ai galli di montagna. Nelle sale... bah! non parliamone! una quantità di piccoli oggetti che tu regalasti, o che ti appartennero. Come sei smemorato! quante cose hai dimenticate nella tua vita. Germano! Ora mi stupii nel vedere come tutte queste reliquie fossero d'un tratto scomparse. Gli Dei tramontano. Anche Whisky, l'ultimo terrier del tuo canile, è morto. S'è fatto schiacciare miseramente sotto una carrozza. De profundis!... In questo momento le cose tue hanno una maledettissima iettatura. La grande araucaria, che tu hai fatta piantare nel giardino di fianco alla serra, s'è presa un malanno e va intisichendo a vista d'occhio. Se queste notizie non ti affliggono, devi aver l'animo ben indurito. La zia mangia, dorme, ingrassa, trangugia una quantità di medicine ogni giorno; Edoarda rifiorisce a poco a poco e guarda l'autunno sciorinare su la terra esausta i suoi colori di ardente vendemmia. La campagna le ha fatto bene; è florida, ride spesso e sta con i contadini volentieri. Le creature semplici fanno bene all'anima. Questi quindici giorni alla «Cascina Bianca» sono stati per me una vera delizia. Ho seguitato a riposarmi, come faccio sempre. La mattina Edoarda ed io ci alzavamo prestissimo; in campagna vi sono molte cose da fare: le galline, i fiori, le serre, i bimbi del giardiniere, l'araucaria che intisichisce.... Verso le dieci si usciva in «charrette», per fare una trottata. Edoarda guidava, io fumavo. I chilometri non si contavano, con quel suo nuovo «poney», tutto spuma criniera e scalpitìo, al quale abbiamo posto il nome di Rodomonte, perchè si dà l'aria di voler essere un cavallo grande. Poi la colazione, copiosa, ottima: il cuoco è sempre lo stesso. Anzi egli si è lagnato con me della tua scomparsa, perchè non ha più occasione di fare quel certo pasticcio di selvaggina che amavi tu solo e che Edoarda si forzava d'inghiottire per farti piacere. Dopo colazione, discorsi, letture, corrispondenza, musica, sigarette, ricami, e qualche volta, non sovente, visite. Verso le quattro e mezzo il tè all'aperto, sotto la pergola; poi dolcissime passeggiate, a piedi od in carrozza per i dintorni, e visite di villa in villa, cogliendo fiori e facendo pronostici sul tempo del domani, con allegria schietta, fino all'imbrunire. A pranzo venivan spesso il medico Oliveri ed il curato, che non è più quello di una volta. Graziosissimo questo prete che hanno mandato giù dalla montagna d'Abruzzo. Ha circa sessant'anni, ma è tondo e gioviale. Egli fu la nostra vittima. Riuscimmo quasi a convincere la zia che il prete si fosse innamorato di lei, ed a convincere il curato che la zia gli professasse un certo qual tenero... Il poveretto per alcuni giorni non osò più guardarla in faccia. Edoarda è divenuta per me un'amica vera. Di quante cose diverse, tristi e gaie, profonde e frivole, si parlò insieme! Che anima tu hai perduto. Guelfo mio! Un pomeriggio eravamo seduti nella grande sala, entrambi su lo stesso divano e proprio sotto il tuo quadro. Sai che da quel divano, quando c'è molta chiarità, ci si vede chiaramente nello specchio di Murano che sta su la parete opposta. Lei ricamava, io, come sempre, mi riposavo. Guardandomi nello specchio mi trovai ben conservato ancora, e lo dissi anzi a Edoarda, ridendo: — Non vi sembro ancora quasi un bell'uomo? Ella sollevò la testa dal ricamo, per guardarmi nello specchio, e rise. — Certo, — mi rispose. — Ma non siete modesto! Accomodai la cosa come potei meglio e soggiunsi: — Guardate: là nello specchio i vostri capelli sembrano più scuri, vicino alla mia testa quasi bianca. — Oh, bianca... — ella esclamò, — voi esagerate! Ti faccio notare che ha detto: — Esagerate!... — Ebbene, Edoarda, — continuai, — pensate che un giorno questa mia canizie precoce commise la follìa di amare con passione i vostri capelli pieni di luce... Scommetto che non ve ne siete nemmeno accorta!... Pensa... ho avuto il coraggio di dirle queste parole, io! Ella divenne tutta rossa, e dopo un silenzio mi rispose: — Credete che una donna possa non accorgersi di queste cose? A mia volta rimasi un po' perplesso e confuso; ella chinò la testa sul ricamo, io gettai una sigaretta accesa per accenderne un'altra. — Ed ora? — ella mi domandò poco dopo, forse per interrompere quel silenzio greve di parole inespresse. — Ora, — feci, — non vi amo più affatto, affatto! — Bravo! E me lo dite così? — Ci mettemmo a ridere entrambi. Ella ebbe la delicatezza di non far mai allusione a questo discorso ed io fui lieto d'essermi tolto un peso dal cuore. Naturalmente abbiamo parlato anche di te; non i primi giorni, ma più tardi. Qualche volta, mentre passeggiavamo insieme, tu capitavi tra noi come un compagno inevitabile. Edoarda può parlare di te senza piangerne: per un'anima che ha amato e sofferto come la sua, questo è già molto. Solo con me si confida; per tutti gli altri, sua zia compresa, tu sei, tu devi essere una persona morta. Con una forza sublime ha soffocati, ha sepolti, ha cacciati via da sè tutti i fantasmi della sua vita lontana. Così almeno dev'essere per chi la vede. Se nascostamente forse ti ami ancora, non so, — non osai domandarlo. Parlammo di te nel modo più naturale, senza esagerarne l'importanza, con una certa esitazione in principio, e dopo con serenità. So dalla zia che a Venezia, dove la condusse dopo l'avvenimento, ella fu per morirne. Ma il suo cuore ti perdona tutto il male che le facesti. Anzi mi ha detto: «Gli altri possono accusarlo, io no. Comprendo che non poteva essere altrimenti». Un giorno le domandai: — Ma vorrete dunque sacrificargli tutta la vostra vita? — Chissà? — mi rispose. — Non ho altro desiderio che di essere tranquilla, e per ora non c'è nulla che possa vincere la mia indifferenza. — Sapete pure che molti vi corteggiano? — soggiunsi. Allora si fece buia, chinò il viso e tacque. Forse tu puoi, meglio di chicchessia, comprenderne il perchè. Ma il giorno dopo, nello stesso luogo, alla stessa ora, come per continuare il discorso interrotto, mi fece questa domanda: — Voi, Capuano, credereste colpevole una donna, la quale accettasse di vivere onestamente con un uomo onesto, anche senz'amore, ma per fiducia, per un desiderio di compagnia, d'amicizia, di tranquillità reciproca? — E mi parve, dal tono della voce, che le sue parole volessero chiedere assai più. — Non solo non la crederei colpevole, — risposi, — ma questo, in molti casi, mi parrebbe anzi un dovere. La donna è nata per la famiglia ed è solo colpevole quando rifiuta di averne una. Poi v'è per la donna un compenso a tutte le sventure: la maternità. — Edoarda mi diede la mano e mi rispose: — Grazie, — semplicemente. La sua trasfigurazione si compie con lentezza, ma certo da questa sciagura uscirà una donna diversa da quella che tu hai conosciuta. Piero De Luca la venne a trovare una volta durante il mio soggiorno e so ch'è ritornato alla Cascina Bianca dopo la mia partenza, due volte. Edoarda è con lui cortesissima; una cortesia però che non lascia campo ad alcuna previsione. Con lei mi sono astenuto da qualsiasi commento; però credo che il barone spenda invano il suo tempo e le sue fatiche. Ora sono a Roma da circa dieci giorni: Edoarda vi ritornerà forse a mezzo Dicembre. E tu? Le tue lettere mi giungono di tempo in tempo, senza darmi notizie notevoli; ma sono come le lettere di un malato il quale voglia nascondere il suo male. Ti vedremo a Roma durante l'inverno? O ci hai abbandonati per sempre? Io faccio sforzi inauditi per difendermi dalla vecchiaia. Ho per amica in questi giorni una cantante russa dalle forme giunoniche; trent'anni circa, ma portati benissimo, alla maniera slava. Te ne parlo, perchè debbo chiederti per lei un piccolo favore. Vuole una certa cipria di perle che si compera — dice — in un negozio apposito, Boulevard des Capucines, vicino

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Argomenti: certo pasticcio,    canizie precoce,    silenzio greve,    forza sublime

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