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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 156soggiungendo: «Quando la provvigione è finita, Iddio ne manda: più volte quando ci siam trovati lì lì per rimanere in secco, ci son venute le carra di roba, senza che sapessimo da chi mandate; nè ancora lo sappiamo. Entra, e mangia questa carità; e avrai anche uova e pane, e un bicchiere di vino: tu ne hai bisogno, a quel che veggio.» Così dicendo raccolse anch'egli la scodella che conteneva il resto del suo pranzo, ed entrò con Fermo nella capannuccia, e sedette con lui sul saccone che gli serviva di letto. Fermo, tra un cucchiajo e l'altro raccontò succintamente la storia di Lucia, o la parte che gli era nota; come il frate di Monza l'aveva posta in guardia della Signora, come ella era stata rapita... «Gran Dio!» sclamò a quel punto il padre Cristoforo: «ed io... io l'ho indirizzata in quel paese! Ma voi sapete ch'io la toglieva da un pericolo evidente, e credeva di porla a salvamento. Parla,» seguì poi con voce animata, «finisci questa storia dolorosa.» Fermo, in poco più parole che noi non ve ne impieghiamo, proseguì a narrare come Lucia fu condotta al castello del Conte del Sagrato, come mirabilmente da questo renduta alla madre, come collocata poi in casa di Don Ferrante. E qui il frate respirò più liberamente. Fermo narrò pure le sue imprese, non senza vergogna; la sua fuga, e la sua dimora in Bergamo, la sua risoluzione di venire a sapere che accadesse di Lucia, il suo viaggio a Lecco, le sue ricerche di quella mattina, e la notizia ch'egli aveva ricevuta da quella signora alla finestra, che Lucia era al lazzeretto. «Onde,» conchiuse, «vengo a cercarla qui; vengo a vedere s'ella è viva, se si ricorda di me, se mi vuole ancora...» «O giovane!» disse il Padre Cristoforo, «e in questi tempi, fra questi oggetti, tu hai potuto, tu puoi ancora occuparti di tali pensieri?» «Ma, caro padre mio...» cominciò per rispondere il giovane; e non seppe dir più: perchè sentiva egli bene una grande importanza in quei suoi pensieri; erano per lui un affare molto serio; ma era impacciato a trovar le parole convenienti per esprimere una tale idea ad un vecchio capuccino, che era venuto quivi a vivere, a morire, nel ribrezzo, e nelle fatiche per servire a sconosciuti. Parlar d'amore, accennarlo pure con circollocuzioni, addurre l'amore come un motivo importante, come una faccenda, in quel luogo, ad un tal uomo, pareva a Fermo una vergogna: e in fatti però non avrebbe potuto parlar d'altro, perchè l'amore era il motivo che l'aveva condotto lì. Ma il buon frate lo cavò tosto d'impaccio, rispondendo per lui. L'interrogazione mista quasi di rimprovero che gli era uscita, non veniva dal fondo della sua mente: erano di quelle parole volgari, che precedono la riflessione, e delle quali anche gli uomini avvezzi a riflettere contraggono l'uso dalla conversazione comune. «Tu hai ragione,» diss'egli a Fermo che esitava: «tu hai ben fatto. Quei che stanno per morire, debbono pensare alla morte, non altro; ma l'uomo che è nel vigore della salute e dell'età, l'uomo che può vivere ancora, deve, pensando alla morte, provvedere alla vita; non per cercare in essa un contento che non v'è, ma per condurla, secondo l'ordine di Dio, fino alla morte. Tu seguivi quest'ordine quando cercasti una compagna della vita, una compagna d'affetto, di occupazioni, di travagli, di consolazioni e di preghiere. Iddio permise che il mondo vi separasse. Fu ella una prova? o era volere di Dio che voi vi santificaste divisi, che dopo esservi avviati insieme, giungeste a Lui per diverse strade? Egli lo sa. Tu intanto ben fai di stare in quel proposito ragionevole da cui la sola violenza ti aveva allontanato: ben fai di andare in cerca di quella creatura alla quale tu hai promesso d'essere un compagno e un appoggio. Ma come sei tu indirizzato a trovar qui Lucia? hai qualche indizio della parte dov'ella fu riposta, del quando venne?» «Nulla, caro padre, nulla, se non che ella è stata condotta al lazzeretto.» «Oh poveretto!» disse il padre Cristoforo: «egli è come se ti fosse stato detto che un anello è caduto nel lago, e tu vi ti attuffassi a caso per ripigliarlo.» «Girerò, cercherò, guarderò,» disse Fermo. «Ascolta,» disse il frate; «gli appestati che son guariti in questo luogo (ahi che picciola parte di quelli che vi sono entrati!) quegli fra loro che ponno reggersi e camminare, debbono oggi esser condotti al Gentilino, al di là della città, fuori di porta Ticinese, a fare la quarantena: v'era ben destinata qui una parte del fabbricato a tale uso; ma il fabbricato e il recinto non bastano come vedi agli infermi. Questi che debbon partire si vanno ora ragunando intorno alla Chiesa che è nel mezzo, per moversi di là tutti insieme: jeri sono stati avvertiti e... sta: odi tu una squilla tra questo doloroso mormorio? è il terzo tocco della campanella che li chiama. Va dunque colà; osserva tra quella brigata, se tu vedi colei che tu cerchi; se ella è fra le spighe rimaste in piedi dopo la messe. Se non ve la scorgi; fa cuore tuttavia, e cammina innanzi verso questa banda (e accennò a mano manca). Quella banda del fabbricato», seguì poi, «è stata da principio destinata alle donne. Ora, a dir vero, tutto è confuso; pure quella poveretta certamente, sarà rimasta al luogo dove l'avranno collocata; e se v'è ancora speranza di trovarla, è da quella parte. Cercala ivi; Dio ti conduca: e che che avvenga delle tue ricerche, prima d'uscire da questo recinto, vieni ancor qui a darmene conto: anch'io vorrei saper s'ella vive!» Il padre Cristoforo proferì queste parole con una commozione compressa, e presa la mano di Fermo, che aveva finito di ristorarsi, e s'alzava, lo condusse su la porta della capanna, e gli segnò più distintamente il lato dove doveva fare le sue ricerche. «Vado,» disse Fermo; «lo scorrerò tutto, guarderò di stanza in stanza, di capanna in capanna; se non è quivi, girerò tutto il lazzeretto, e se non la trovo...» E a questa sospensione tutto ad un tratto s'oscurò in volto, stravolse gli sguardi, e mandò un soffio di furore dalle labbra tremanti. «Se non la trovi?» disse il padre in contegno di gravità, e di aspettazione, tenendolo forte per mano. «Se non la trovo, farò di trovare qualche altro. O in Milano, o nel suo scellerato palazzo, o in capo del mondo o a casa del diavolo, lo troverò quel furfante, che ci ha separati: quel birbone, che se non fosse stato egli, Lucia sarebbe mia da venti mesi; e se eravamo destinati a morire, almeno saremmo morti insieme, almeno avremmo potuto soccorrerci; essa non sarebbe qui abbandonata, io non sarei qui mezzo disperato. Lo troverò colui, e se la peste non ha fatto già una giustizia...» «E se lo trovi?» disse il padre, con una gravità fatta più severa e quasi sdegnosa. «Non è più il tempo,» continuò Fermo, sempre più cieco di collera, «non è più il tempo che un poltrone coi suoi bravi, coi suoi giudici, coi suoi amici prepotenti faccia tremare: è venuto il tempo che gli uomini s'incontrino da solo a solo...» «Sciaurato!» gridò il padre Cristoforo, con una voce che aveva ripigliata tutta l'antica pienezza e sonorità: «sciaurato!» e il suo capo gravato sul petto s'era sollevato, le guance si coloravano dell'antica vita e gli occhi mandavano le antiche faville. «Guarda, sciaurato!» e così dicendo, mentre con una mano stringeva e scoteva forte la mano di Fermo, girava l'altra distesa in cerchio dinanzi a sè, verso la scena dolorosa che li circondava. «Guarda chi è Colui che castiga! Colui che giudica, e non è giudicato! Colui che percote e che perdona! Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia! Tu sai, tu, quale sia la giustizia? Va, sciaurato, vattene! Io sperava... sì, ho sperato che, prima di morire, Dio m'avrebbe data questa consolazione di sentire che la mia povera Lucia fosse viva, forse di vederla, e di sentirmi promettere ch'ella manderebbe una preghiera là verso quella fossa dov'io sarò. Va; tu m'hai tolta la mia Tag: fermo padre lucia mano parte morire dio parole tutto Argomenti: grande importanza, caro padre, proposito ragionevole Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il fiore di Dante Alighieri La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Novelle rusticane di Giovanni Verga Rinaldo di Torquato Tasso Romanzo d'una signorina per bene di Anna Vertua Gentile Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Lisbona, città da vedere e da sentire L'innesto della rosa Il wedding planner Le partecipazioni per il matrimonio Capo Verde, un'oasi di mare a due ore di aereo da casa
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