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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 119facilmente. Con questa trista compagnia passando di viottolo in viottolo, di casolare in casolare, chiedendo la strada di tempo in tempo, e cercando di stare più vicino che poteva alla maestra, senza toccarla mai, dopo aver fatte forse quindici miglia, senza essersi allontanato più distante dalla città da cinque o sei, cominciò a sentire fortemente gli stimoli della fame: e avendo veduto nella botteguccia d'un villaggio alcuni pani, ben diversi da quei bianchissimi che il giorno antecedente aveva trovati sulle sue orme, ne comperò con uno di quei pochi quattrinelli che gli rimanevano, e proseguì il suo cammino. Finalmente, dopo averne fatto altrettanto, e non rimanendo più che due ore di giorno, egli sentì di nuovo la fame, e per giunta la stanchezza: e la sollecitudine di porsi in salvo diede luogo al desiderio di cibo e di riposo. Vedeva Fermo da qualche tempo attraverso i campi e le piante un campanile, e presolo per meta si avviò direttamente verso quello. Giunto al paese, (Fermo non ne sapeva il nome, ma era veramente Gorgonzola) vide che era posto su la strada maestra, stette in forse un momento di tornarne fuori; ma alla fine il bisogno vinse. – Non saranno venuti a cercarmi fin qui: – diss'egli fra sè: – e qui nessuno mi conosce. – Col conforto di questa riflessione, entrò in una osteria per ristorarsi con qualche cibo, e per riposarsi, seduto però, e fin che durava il giorno; perchè ai letti ed alle notti dell'osteria aveva preso orrore, e all'ultimo si sarebbe piuttosto accontentato di dormire al sereno, sotto un noce, in un campo. Sedette, e chiese qualche cosa da mangiare, e un mezzo boccale di vino calcando la voce sulla parola mezzo, come per far sentire alla gola che quello era la misura prescritta irrevocabilmente, e per farle ricordare gli spropositi del giorno passato. V'erano in quella stanza alcuni oziosi, i quali venivano ivi per abitudine, e allora s'erano ragunati anche per la speranza che arrivasse qualcheduno da Milano, il quale portasse le nuove più recenti. Si sapeva in cento maniere secondo l'uso antico ed universale, il guazzabuglio del giorno antecedente, e s'era pur bucinato che il mattino la pentola aveva cominciato a ribollire; sicchè la curiosità era infiammata. Gli occhi furono tosto addosso a Fermo, ma visto ch'egli era un forese, nessuno pensò a lui, per sua buona ventura; perchè chi gli avesse chiesto: «a caso, verreste voi forse da Milano?» nella disposizione d'animo in cui era Fermo, possiamo ingannarci, ma egli diceva certamente la bugia. In vece, senza essere importunato di richieste, potè egli mentre mangiava saporitamente, sentire i discorsi che si facevano, e rimettersi un po' al corrente delle cose del mondo, dopo una lunga giornata di ritiratezza. «Eh! eh!» diceva uno, «i milanesi non son mica uomini di stoppa: e non la finiranno prima che sia loro fatta ragione davvero.» «Pure,» disse un altro, «il vicario se lo sono lasciato levare dalle mani.» «Sì,» ripigliò un altro; «ma gli sarà fatto il processo.» «Stiamo un po' a vedere,» saltò in campo un quarto, «se questi cittadini superbi non penseranno che ai loro interessi, o se vorranno una legge nuova anche per la povera gente di fuora, che per diana ha pure il ventre anch'ella, e lavora più di loro per far crescere il pane.» «Basta,» riprese il primo: «si potrà vedere: mi pento di non essere andato a Milano, questa mattina.» «Se vai domani, vengo anch'io,» disse un altro, poi un altro, poi un altro. A questo punto della conversazione si sentì il passo d'un cavallo; e i nostri interlocutori indovinarono facilmente chi poteva portare, e ne furono molto lieti pensando che saprebbero le notizie vere di Milano. Era infatti quegli che eglino avevano preveduto, un mercante che andando più volte l'anno a Bergamo pei suoi traffichi era uso fermarsi a passar quivi la notte, e come trovava nell'osteria quei soliti frequentatori del paese, era divenuto conoscente quasi di tutti. Accorsero nella strada, si affollarono a gara attorno all'arrivato, uno prese le briglie, l'altro la staffa: «Buon giorno», «buona sera», «avete fatto buon viaggio: che c'è di nuovo a Milano?» «Eh! eh! ecco quelli dalle notizie,» disse il mercante, «quelli che le vanno fiutando, come i bracchi le pernici. E poi, e poi, le saprete voi a quest'ora, forse più di me.» Così dicendo scese da cavallo, lo diede e lo raccomandò ad un garzoncello, ed entrò nella cucina, circondato dai curiosi. «Davvero che non sappiamo niente,» disse il più antico di quei conoscenti. «Possibile?» rispose il mercante: «bene, dunque sentirete. Ehi oste, il mio letto solito è in libertà? Bene: dunque non sapete che jeri è stata una giornata brusca in Milano? ma brusca vi dico! ...» «Questo lo sappiamo.» «Vedete dunque,» continuò il mercante, «che le sapete le notizie. Voleva ben dir io che stando qui sempre ad agguatare quegli che passano, e a frugarli come se foste gabellieri, qualche cosa vi potesse scappare.» «Ma oggi, che cosa è accaduto?» «Ah oggi,» disse il mercante, sedendo. «D'oggi non sapete niente?» «Niente.» «Niente davvero? dunque vi racconterò io. Oste, il mio boccone solito, e presto, perchè voglio coricarmi subito, e domattina pormi in viaggio per tempo. Oggi, poco mancò che la giornata non fosse brusca, come quella di jeri. Ma, un po' colle buone, un po' colle cattive... m'intendete eh? olio ed aceto; e si fa l'insalata.» «In fine che cosa è accaduto?» domandarono in una volta due o tre di quegli ansiosi. «Abbiate pazienza,» disse il mercante, «che se l'oste mi darà di che ammollare le labbra, vi conterò tutto.» «Oh bravo!» L'oste portò la refezione: il mercante si versò un bicchier di vino, si accarezzò la barba e lo tracannò: e trinciando la vivanda che gli era stata imbandita, cominciò la sua narrazione e la continuò mangiando; mentre i suoi conoscenti stavano intorno alla tavola con le bocche aperte; e Fermo in disparte, senza far vista di dar molta attenzione, ascoltava però con più ansia e sospensione degli altri. «Dovete dunque sapere,» cominciò il mercante, «che questa mattina per tempo cominciarono a congregarsi molti furfanti, gente senza casa nè tetto, di quelli che jeri avevan fatto tutto il chiasso; e si misero a girare in troppa per la città, per far numero, e tornar da capo. Da principio fecero bravate e insolenze dove capitavano, far le corna alle spalle ai soldati, fare i visacci ai galantuomini, rompere il muso ai birri: in un luogo strapparono dalle mani dei birri uno che era menato su: un capo popolo che aveva predicato jeri che si avessero a scannare tutti i signori, e tutti i bottegaj: pezzo di briccone! ma se v'incappa, gli medicheranno il pomo d'Adamo con un sovatto. Quando parve a costoro d'aver fatto popolo a bastanza, andarono alla casa del vicario, dove jeri avevano fatte tutte quelle belle prodezze, ma» (e qui a guisa d'interjezione fece con la lingua quel suono con cui i cocchieri usano di dare ai cavalli il segnale della partenza). «Ma?» dissero gli ascoltatori. «Ma,» continuò il mercante, «trovarono la via sbarrata, e dietro le sbarre una buona confraternita di micheletti cogli archibugi spianati, e i calci appoggiati ai mustacchi: e... che cosa avreste fatto voi altri?» «Tornare indietro.» «Benone: così fecero anch'essi; ma quando furono al Cordusio, dinanzi a quel forno che jeri avevano cominciato a saccheggiare; dite mò, se non sono birbi: si distribuiva il pane pulitamente; v'erano dei buoni cavalieri che invigilavano perchè tutto andasse in ordine: e costoro: «dalli dalli, saccheggio, saccheggio»: in un momento, cavalieri, fornaj, avventori, tutti sossopra, chi qua, chi là; e cominciò il saccheggio che durò poco, perchè poco v'era da rubare. Quando non rimasero più che le panche e gli utensili; «fuoco, fuoco», si cominciò a gridare; tavole, madie, imposte, tutto il legname si pigliava a furore per portarlo in mezzo Tag: mercante fatto fermo tempo giorno oste uno tutti forse Argomenti: due ore, giorno antecedente, letto solito Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Decameron di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Bali Il Boa constrictor Il cavallo arabo: antichità, bellezza e forza Maldive, immersi in paradiso Come far durare a lungo il profumo
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