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Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni pagina 25testimonio quella Vergine», disse il Padre Cristoforo, «che tu non attenterai alla vita del tuo nemico, che tu farai tutto per evitarlo.» «Così la Vergine non mi abbandoni,» disse Fermo, commosso, ma risoluto. «E non ti abbandonerà;» rispose il Padre gettandogli le braccia al collo. «Addio: ricordatevi del garzoncello. Dio sia con voi.» Lucia lo salutò piangendo. «Padre, padre,» gridò Agnese, trattenendolo, «quanto sono mortificata che in grazia nostra Ella torni così tardi al convento.» Il Padre Cristoforo pensò che il miglior modo di corrispondere a questo complimento era di non perder tempo in altre parole, e partì. «Me lo avete promesso,» disse Fermo a Lucia. «Ve l'ho promesso e lo manterrò:» rispose Lucia colle lagrime agli occhi, «ma vedete, come me lo avete fatto promettere. Dio non voglia...» «Perchè volete farmi un tristo augurio, Lucia? Dio sa che non facciamo torto a nessuno.» Agnese voleva riparlare della spedizione, e pigliare i concerti, ma Lucia pregò che tutto si rimettesse all'indomani, e Fermo partì agitato lasciando le donne più agitate di lui. Intanto il Padre Cristoforo, benchè fiaccato e frollo delle corse, dei disagi, delle inquietudini, e delle parlate di quel giorno, aveva presa correndo la via per giungere al più presto al convento; e andava saltelloni giù per quel viottolo sassoso torto, e reso ancor più difficile dalla oscurità; andava il povero frate, parte ruminando gli accidenti della giornata, e quello che poteva soprastare, parte pensando all'accoglienza che riceverebbe al convento giungendovi a notte già fitta. Vi giunse pur finalmente, mezzo sconquassato, e toccò modestamente il campanello, aspettando quel che Dio fosse per mandare. Il frate portinajo aperse, e accolse il nostro figliuol prodigo con quel maladetto misto di sussiego, di soddisfazione, di clemenza, di commiserazione e di mistero, che gli uomini (tranne l'uno per milione) mostrano sempre in faccia di colui che per qualche suo fallo o anche per qualche sventura sembra loro stare in cattivi panni. «Il Padre Guardiano le vuol parlare,» disse costui al nostro amico, il quale seguì la sua scorta pei lunghi corridoj e per le scale, rassegnato a toccare una buona gridata e in angustia di ricevere una penitenza la quale gl'impedisse di potere all'indomani trovarsi col servo di Don Rodrigo e fare per gl'innocenti suoi protetti ciò che il caso avesse richiesto. Giunto alla cella del guardiano, bussò sommessamente, e vista la faccia seria del guardiano, si pose le mani al petto, curvò la persona, chinò la testa sul petto e disse: «Padre son balordo.» Era questa, chi nol sapesse, la formola usata dai cappuccini per confessarsi in colpa al loro superiore. Bisogna sapere che il guardiano era contento in fondo del cuore che il Padre Cristoforo avesse commesso un mancamento. Un lettore di otto anni potrebbe qui domandare, perchè faceva il volto serio, se era contento; e gli si risponderebbe, che appunto era contento perchè il Padre Cristoforo gli aveva dato il diritto di fargli il volto serio. La condotta del nostro amico era tanto irreprensibile che il guardiano non aveva mai avuto occasione di far uso sopra lui della sua autorità, voglio dire della autorità di riprendere e di punire, e alla prima occasione che ne aveva, gli pareva di esser daddovero il padre guardiano. In oltre il Padre Cristoforo, senza fare il dottore, senza disputare, dava però a divedere chiaramente di non approvare alcuni tratti della condotta e della politica dei suoi confratelli e del suo capo, e più d'una volta aveva ricusato di operare di concerto con gli altri; biasimandoli così indirettamente, ma chiaramente: dal che veniva che i frati e il guardiano avevano per lui più rispetto che amore. E il rispetto veniva in parte anche dalla fama di santo che il padre Cristoforo aveva al di fuori; e che apportava al convento onore e limosine. Non è quindi da stupirsi se il guardiano si dilettasse nel vedersi davanti balordo quel padre Cristoforo, e gustasse a lenti sorsi l'umiliazione di lui, e il sentimento della propria autorità. «È questa l'ora», diss'egli gravemente, «di ritornare al convento?» «Padre, confesso che dovrei esser rientrato da molto tempo.» «E perchè vi siete dunque tanto indugiato? perchè avete violata una regola che conoscete così bene?» «Fui trattenuto da un'opera di misericordia.» Il guardiano sapeva che il reo era incapace di mentire; e vide tosto che se avesse voluto andar più ricercando, avrebbe facilmente fatto rivelare al padre Cristoforo cose che tornerebbero in suo onore: onde gli parve meglio fargli una ammonizione generale sul fallo di cui si era riconosciuto colpevole. Gli disse che preporre le opere volontarie di misericordia all'obbedienza era segno di orgoglio, e di amore alla propria volontà: che non era bene quel bene che non è fatto secondo le regole: che bisogna prima fare il dovere, e poi attendere alle opere di surerogazione; e altre cose di questo genere. Aggiunse poi che egli, padre Cristoforo balordo, doveva conoscere di quanta importanza fosse la regola da lui infranta, e per la disciplina, e per evitare ogni scandalo; ma che per l'età sua, e per esser questo il primo suo fallo contro la regola, e perchè si teneva certo che non v'era altro che la violazione della regola, si contentava per questa volta ch'egli prima di coricarsi recitasse un miserere colle braccia alzate; e così lo congedò, e si gittò sul duro suo pagliaccio; più soddisfatto però che se si fosse posto sul letto il più delicato: poichè non è da dire quanta consolazione si senta nel far fare agli altri il loro dovere, e nel riprenderli quando se ne allontanano. Questa fu la mercede che il nostro padre Cristoforo ebbe della sua giornata spesa come abbiam detto. Tristo chi ne aspetta altre in questo mondo. Egli recitò il suo buon miserere, e lo concluse dicendo: «Dio, fate misericordia a me, e a quel poveretto che io... toccate il cuore di Don Rodrigo, tenete la mano in testa al povero Fermo, salvate Lucia, e benedite il Padre guardiano. Abbiate pietà dei peccatori, dei penitenti, dei giusti, dei fedeli, e degli infedeli, degli oppressi e degli oppressori, dei cappuccini, dei zoccolanti, e di tutti i regolari, di tutti gli ecclesiastici e di tutti i laici, dei popoli e dei principi, dei carcerati, dei giudici, dei banditi, dei ladri, dei birri, delle vedove, dei pupilli, dei bravi, dei zingari, degli indemoniati, dei vivi, e dei morti. Così sia.» Quindi si gettò anch'egli sul suo canile, dove lo lasceremo dormire; che ne ha bisogno. Ma i nostri tre altri personaggi passarono la notte come sono tutte le notti che precedono una giornata destinata ad una impresa scabrosa e di incerto esito. Agnese appena levata cominciò a spiegare a Lucia tutte le parti del disegno, ad istruirla a puntino sul da farsi e da evitarsi in ogni operazione, e a combattere di nuovo le obbiezioni che Lucia aveva fatte nel giorno antecedente. Ma Lucia ascoltò le istruzioni, promise di eseguirle, e non oppose più nulla. Data la sua promessa, ella stimava inutile ogni parola che tornasse a mettere in questione ciò ch'era stabilito: e non è senza ragione che noi amiamo Lucia come cosa rara non dirò nel suo sesso, ma nella specie. Del resto non è ben chiaro se nella rassegnazione di Lucia non entrasse anche un po' il pensiero ch'ella sarebbe stata di Fermo, e se, giacchè l'iniquità degli uomini aveva voluto che questa si facesse come per forza, ella non era un po' contenta che forza le si facesse. La poveretta ad ogni modo era abbattuta, piena d'incertezza, d'angoscia, e di tristi presentimenti: in quella agitazione insomma in cui pone una grande aspettazione, e che è più dolorosa che la prostrazione che nasce dopo la sventura. Fermo non fu tardo a lasciarsi vedere, e concertò colle donne l'operazioni della giornata, prevedendo ogni contrattempo, parando ogni ostacolo, e ricominciando ad ogni tratto a descrivere la Tag: padre lucia guardiano fermo regola giornata fare dio altri Argomenti: viottolo sassoso, ammonizione generale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Novelle rusticane di Giovanni Verga La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Rinaldo di Torquato Tasso Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Il fiore di Dante Alighieri Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Significato del fiordaliso Come scegliere le scarpe da sposa Come realizzare un profumo con i fiori Le esposizioni di bellezza per i cani I cinque consigli per la pancia piatta
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