Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 17

Testo di pubblico dominio

deponga ad occhi aperti, e mi descriva le pitture di Torrechiara; io mi sforzerò di vederle. — Ecco qua; — riprese Filippo. — Ma prima vediamo la ròcca. Quattro torrioni angolari, le ho detto, non tenendo conto di alcune torri più basse, e di altri lavori per difender gli approcci. I torrioni, naturalmente, son collegati da bastioni, che dànno anche posto a lunghi loggiati coperti, donde si gode la vista delle circostanti campagne. Tra questi corpi avanzati, che sono i torrioni ed i loggiati, si stendono quattro giardini, veri orti pensili, debitamente alberati e fioriti, affinchè gli abitatori della ròcca non sentano il bisogno di andar fuori a diporto. Lungo i giardini corrono gli appartamenti signorili, a due ordini. Dentro la ròcca, tra questi appartamenti, si stende una gran corte, con due porticati sovrapposti, sostenuti da robuste colonne. In mezzo alla corte è un gran pozzo, col suo puteale di marmo, e il coronamento, al solito, di ferro battuto. C'è? Vede tutto? — Ci sono, e mi par di vedere. — Bene; ora facciamo cammino nel porticato superiore; si entra di là, verso mezzogiorno, nella camera d'oro, che è tutta una maraviglia, anzi la maraviglia delle maraviglie. Non si lasci abbagliare dall'oro. Del resto, ce ne son più poche tracce sulle pareti. Verremo a queste tra poco; alzi gli occhi, per ora. — Li ho alzati. — Ed ecco la vôlta, che domanda subito tutta la sua attenzione. La vôlta è a crociera, voglio dire che la dividono in quattro spicchi due costoloni lavorati ad armi e scherzi, e condotti ad incrociarsi sotto una serraglia rotonda tutta dorata, che porta il monogramma di Cristo, contornato di raggi. Nei quattro scompartimenti un pittore non dozzinale ha dipinto quattro volte Pier Maria e Bianchina; lui colla berretta di velluto rosso in capo, vestito alla corta, di stoffa verde damascata; lei ora da pellegrina, col bordone e il sarrocchino, ora da gran signora, e con tanto di strascico. Infatti, nei quattro dipinti sono rappresentati diversi momenti della buona ventura toccata al gentiluomo innamorato; da prima il viaggio della dama travestita, poi l'incontro e il ricevimento in Torrechiara, finalmente la presentazione dei due felici al tempio di Cupido. Non dimentichi, signorina, che siamo nel periodo del Risorgimento, e il profano si mescola volentieri col sacro. — Soverchiandolo un poco, vedo bene; — osservò Margherita. — Ed ora alle pareti; — riprese Filippo. — Son tutte a mattoni quadrati, istoriati a rilievo, colorati e dorati, correnti in file diagonali, ogni fila col suo colore dominante, verde, rosso, azzurro e oro, e colle parti in rilievo tinte di un colore diverso. Queste parti in rilievo, ora sono pezzi di rabesco, che, congiungendosi con quelli dei mattoni contigui, vengono a formare un ornamento che abbraccia tutte le altre rappresentazioni, frapponendosi ad esse; ora son rôcche col ponte alzato, circondate da fosse con cigni, sormontati da un aquilotto, con un sole raggiante sul capo; ora cartelli col motto latino nunc et semper, cioè a dire ora e sempre; ora son coppie di cuori, rossi in campo azzurro, entro un cerchio formato da tre corone d'oro accostate; ora altri cartelli coll'altro motto latino digne et in æternum. Perchè due motti? Non ne bastava uno? Ma io penso che la ragione ci sia, per averne messi due. Non sono due i cuori accostati? Ora, dei due motti latini, uno, il nunc et semper, è di madonna Bianca, l'altro, il digne et in æternum, è di Pier Maria, senza fallo. — E significa? — Meritamente, in eterno; — rispose Filippo. — Su per giù è la stessa idea del nunc et semper; ma c'è di più il meritamente; e mi pare che sia il De' Rossi quello che parla così, dando maggior lode alla dama. — Ed è stato di parola? — Sì, come vedrà. Volgiamo un ultimo sguardo a questa camera d'oro, che con tante rappresentazioni di felicità sulla terra, mi pare un vero castello d'amore, ed usciamo nel cortile. Per un angolo del porticato si entra nella cappella, posta sotto l'invocazione di San Nicomede. Un solo altare là dentro, e poteva bastare al centinaio di vassalli che vi si raccoglievano a sentire la messa, insieme col signor castellano. Ma questi non ci stava già alla vista di tutti. Sul lato sinistro della piccola chiesa era rizzata una bussola di legno riccamente scolpita, che ripeteva ne' suoi rilievi colorati e dorati le coppie di cuori, i motti latini, i castelli coi cigni e gli stemmi, tutto insomma l'ornato della camera d'oro; e dentro la bussola si vedono ancora i due stalli; uno a destra, colla lastra dell'inginocchiatoio intarsiata, che reca gli emblemi della pellegrina e le iniziali del nome di lei; l'altro a sinistra colle iniziali di Pier Maria. Amava concentrarsi, il signore di Torrechiara; chiuso nel suo castello, chiuso nella sua camera d'oro, chiuso nella sua bussola, sempre chiuso, e non solo. Non riposa neanche solo sotto il pavimento della cappella di San Nicomede, dove la pellegrina d'amore è scesa a dormire il gran sonno, e dov'egli l'ha seguita, restandole indietro di poco. Le pare che sia stato di parola, quel potente della terra, quel gentiluomo, quel castellano poetico? Storia vera, quella che io le ho raccontata, abbreviando; storia vera, che sembra un romanzo. — Margherita aveva assentito alla domanda con un cenno del capo. — E dica ancora, — soggiunse ella con piglio curioso, — sono entrate delle Rossi, nel casato degli Aldini? — Sì; perchè me lo domanda? — Perchè parla di Pier Maria con tanto calore! — Vuol dire che sia la voce del sangue? — rispose Filippo, sorridendo. — E sia. Ma il motto del castellano di Torrechiara val bene qualche frase più animata del solito. Digne et in æternum; meritamente, e per l'eternità! Quantunque, — soggiunse egli, — mi pare, pensandoci su, che la mia traduzione non faccia intendere tutta la profondità del pensiero. — Ah sì, sentiamo; — gridò Margherita; — qualche bella sottigliezza! È del suo carattere, se l'ho ben capito. — Le dispiace? — No davvero; ho detto bella sottigliezza; non dimentichi l'aggettivo, e mi dica subito che cosa ha trovato di più profondo nel motto di Pier Maria. — Questo, signorina, che solo quando è degno, l'amore merita di vivere eterno. Le pare una sottigliezza? — È bella; — ribattè Margherita; — è bella, e vera; e mi fa prendere in molta stima il suo Pier Maria. La prima volta che tornerò a Parma, andrò a fargli una visita. Peccato che non ci sia anche lei, per farmi gli onori della Camera d'oro! — Filippo Aldini levò gli occhi al soffitto, quasi invocando dal cielo un miracolo. Si era andati molto lontani dai quadri di genere del Longhi; ed anche dalla signora Eleonora, a cui bisognava ritornare. — Mio Dio! — esclamò la buona signora, giungendo le palme. — Non siete stanchi? Benedetta gioventù! — Piacque sommamente a Filippo Aldini quella associazione di due persone in un “siete„, che certo era stata fatta a caso. Ma egli si tenne prudentemente la gioia in petto, senza farne la menoma dimostrazione sul volto. Margherita, per contro, non sapendo fingere, si fece secondo l'uso un po' rossa. — No, mamma; — diss'ella, accostandosi, e baciando la signora Eleonora sulla fronte; — quanto a me, non sono stanca affatto. Il signor conte spiega così bene ogni cosa, che fa dimenticar la fatica. E mi ha fatto intendere anche un po' di latino. — La signora Eleonora sorrise, senza intendere dal canto suo nulla di nulla nell'accenno di sua figlia. Ma una cosa intendeva, quella buona signora, che quei due giovani erano maravigliosamente assortiti. Li aveva da vedere il suo Anselmo, come li vedeva essa in quel punto; di certo egli non avrebbe portato opinione diversa. Lui di bella presenza, che non si poteva desiderare di meglio; alto e ben piantato, snello, elegante; risoluti i lineamenti del viso, ma insieme delicati; traenti al biondo i capelli, ed anche più i baffi, sotto cui si

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Argomenti: lato sinistro,    ultimo sguardo,    motto latino,    stoffa verde,    vero castello

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