Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 37

Testo di pubblico dominio

che su quella strada non era prudente andare più innanzi. Lo sapeva bene, il numero di quei milioni; ma non poteva lasciar trapelare da chi lo avesse saputo. — Ma, — balbettò egli impacciato, — è da supporre, almeno.... — Non ne supporre troppi, ti prego; — disse Raimondo, vedendo che l'altro non accennava a voler compiere la frase. — Anselmo è ricco, o potrà diventare ricchissimo. Ha ancora molti anni davanti a sè; tu ne avrai altrettanti da aspettare, prima di darti pensiero di ciò che egli potrà lasciare, non a te, ma a sua figlia. — Ebbene? — rispose Filippo. — Cessa forse per questo ogni dubbio, ogni sospetto di calcolo da parte mia? Pensa, ti ripeto, pensa alla mia condizione, che è delicata, che è grave. — Pensa, pensa! — ripetè Raimondo, con accento sarcastico. — E non pensi tu, frattanto, che altri possa trovarsi in una condizione più grave, più delicata della tua. — Altri? — Io, per tua norma; io che ho imaginato, proposto e condotto così avanti il disegno che oggi ti spiace. — Hai ragione, hai ragione; — rispose Filippo, umiliato. — Ma non è poi così avanti, come tu dici. Il signor Anselmo, finalmente, ha ancor da vedere e da conoscere tante cose, prima di accettare la tua proposta. Se egli non è ancora impegnato a nulla, devi crederti tu impegnato a tutto? — A tutto, sì, proprio a tutto. Vedi qua, una lettera che ho in tasca da tre giorni. Non meriteresti di leggerla; ma oramai è necessario che tu sappia a che punto siamo arrivati. Ecco, e giudica tu. — Così dicendo, aveva cavato dalla tasca del soprabito il suo portafogli, e ne estraeva una lettera, porgendola tosto a Filippo. L'aperse questi, e incominciò a leggerla sottovoce, fremendo, tremando, balbettando dalla commozione. La lettera diceva così: “Caro Zuliani, “Vi ho sempre stimato per un uomo di cuore, d'onore, e di buon consiglio. Quello che a voi parve un eccellente partito, era già accettato da me, sempre sotto la condizione che fosse accettato dalla mia cara Margherita. Nondimeno (perdonatelo alla giusta sollecitudine d'un padre, ed anche un pochino alle vecchie abitudini dell'uomo d'affari), nondimeno, avendo necessità di rimanere ancora pochi giorni a Milano per le faccende della Rete Mediterranea, ho voluto prender lingua laggiù. Conoscevo la gente di fama, gente onoratissima, e che a Parma ha lasciato buon ricordo di virtù pubbliche e private. Sapevo da voi che la sostanza, senza essere larghissima, era tuttavia non spregevole, e capace di maggiore incremento. So ora di laggiù che l'erede rimasto orfano in età giovanissima, e avendo dalla carriera militare incentivo a spendere, non ha intaccato d'un soldo il suo patrimonio. Questa è una ragione di gran sicurezza per un babbo, e vale già il doppio, il triplo di ciò ch'egli possiede. Mi resta solo un timore; quello di essermi imbattuto in una perla d'uomo; cosa tanto difficile ai giorni nostri, che mi pare un prodigio, una stranezza. Perchè non mi sembri più tale, debbo ricordare che mi sono pure imbattuto in voi, caro e stimato Zuliani. “Io partirò giovedì da Milano, ma per far sosta a Padova, dove m'aspetta una seduta della Veneta. Ci ho piccolo interesse, come sapete, ma bastante a farmi fare il viaggio. Sabato mattina, poi, muoverò per Venezia, dove giungerò, come mi promette l'orario, alle 9,50. Venitemi incontro alla stazione, se potete; e non dite nulla alle mie donne, poichè mi spiacerebbe obbligarle ad alzarsi troppo per tempo. Avremo così più agio di ragionare tra noi due, e se Dio vuole avremo presto varata questa nave, ad onor vostro e mio. State sano, ottimo tra gli amici, e credetemi sempre il vostro “Anselmo Cantelli.„ Filippo Aldini era fortemente commosso; leggeva e rileggeva, guardava e riguardava il foglio per tutti i versi, come se non sapesse staccarsene. — Scrive da uomo di cuore; — diss'egli finalmente: — e ciò ch'egli dice dei miei vecchi mi tocca l'anima. — Una lagrimetta, frattanto, gli era spuntata in pelle in pelle. — Vedi, eh, che fior di galantuomini ci abbiamo noi per le mani? — gridò Raimondo con aria di trionfo. — Come si fa a non amarli, a non andar magari nel fuoco per essi? — Vero, vero; ma io.... — Ma tu non sei convinto, ora, non sei persuaso della impossibilità di dare indietro? — Vorrei contentarti; lo sa Iddio, se vorrei; ma non posso. — Non puoi? Di' che non vuoi. Le tue ragioni le ho già combattute una volta, e vinte. Perchè ritorni alla carica? Ti avverto, caro, che io non posso seguirti. Non fo il burattino, io. Voglio la tua felicità, finalmente. Non ami tu Margherita? — Sì, — gridò Filippo, infiammandosi, — l'amo, lo sai, l'amo con tutte le forze dell'anima. — E allora che ti trattiene? Avresti tu qualche vincolo.... d'onore, che io non conosco? — Filippo fece ripetutamente un gesto di assenso. — Ti torna in mente un po' tardi, se mai. Ed è una persona libera, a cui tu debba dare il tuo nome? — Filippo rispose con un gesto di diniego. — D'altri? — ripigliò Raimondo, facendo una vigorosa spallata. — Oh, allora, mio caro, essa non ha male che non si meriti. E tu, se mai, la guarisci. Puoi confidarmi il suo nome? Le parlo io, da onest'uomo. Non puoi? O per caso, non sarebbe questa un'invenzione dell'ultim'ora? Anzi, poichè al vincolo ho accennato io scioccamente, non sarebbe un'invenzione dell'ultimo momento? Io ti conosco da un pezzo; non ho mai veduto nelle tue abitudini nulla di misterioso, o di strano. Non c'è neppur l'ombra di un vincolo, e tu vuoi darmela a bere; non c'è altro che un capriccio pazzo, per tormentare te stesso e chi vuole il tuo bene. Quanto a costui, dico male, non lo tormenti; vuoi farlo bugiardo, vuoi levargli l'onore. — Questo no! — disse Filippo, fremendo. — Questo per l'appunto; — ribattè prontamente Raimondo; — è la conseguenza logica del tuo capriccio. Se tu non te la senti di resistere alla vergogna..., l'hai detta tu questo mala parola!... io non resisterò alla figuraccia che m'avrai fatto fare con una famiglia tanto rispettabile; te l'assicuro io. — Ma che cosa.... — balbettò Filippo, — che cosa vorresti tu fare? — Quello che un uomo d'onore sa fare, quando per colpa sua, o d'altri, ha perduta la stima della gente dabbene. Non sarà poi un grande sacrificio; — disse Raimondo, con voce improvvisamente mutata, e quasi parlando a sè stesso. — Che famiglia ho io? Non figli a cui provvedere, col desiderio di farli sempre più ricchi; anche la mia vita diviene una cosa inutile e sciocca. Non ti ho mai detto queste cose; ma da un pezzo lo sento. Allegro una volta per indole, ho del mio carattere antico mantenuta la maschera: ma sono nel fondo un disgraziato. Vorrei amare l'universo mondo; e a modo mio non ama nessuno. Mia moglie.... tu la conosci, e sai se l'amo.... mia moglie è malata più che non sembri. Con te, in confidenza, posso dire ciò che ho sempre taciuto: è figlia d'una donna che è morta pazza; mi capisci? pazza. Ed anche lei, nervosa all'eccesso, mi tiene da qualche tempo in continua ansietà. Oggi ride, domani piange. Non so che cosa farei, per quella donna; ma so bene quello che ho fatto.... — Qui il povero Raimondo faceva la faccia scura; tristi ricordi si erano aggravati sull'anima sua, come un velo denso di nuvoli sulla vetta di un monte. — Per isposar lei, — continuò, — mi sono persino disgustato con mia madre. Tu vedi bene che la santa donna non viene quasi mai a Venezia, nella città dove è nata! Ella non ha mai potuto perdonarmi questo matrimonio. E neanche la mia Livia, — soggiunse egli, sospirando, — ha mai fatto nulla per disarmarla, per rabbonirla; è così, e non si muta. La mia povera madre, che adoro, la cara donna, l'unica persona al mondo per cui sono ancora un bambino, mi tiene il broncio, mi punisce così della mia disubbidienza. Ho meritato il suo rigore, lo so: ma ero tanto innamorato! E vivevo per l'amor mio, in questi anni; vivevo

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Argomenti: carriera militare,    velo denso,    militare incentivo,    famiglia tanto,    carattere antico

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