Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 16

Testo di pubblico dominio

vantaggio di essere ricordati in mezzo alle loro famiglie. Così in un'altra tela del gaio pittore si vedeva un parrucchiere tutto premuroso acconciare il capo ad una gran dama; la quale, seduta allo specchio, sorrideva ad un bambino, ancora in braccio della paffuta nutrice. Frivolezza e sentimento materno sapevano stare in buona armonia, sotto la protezione d'un ottimo capo di famiglia, il cui ritratto pendeva appunto dalla parete, portando la scritta col nome del doge Carlo Ruzzini, e l'indicazione del 2 giugno 1732, giorno in cui egli era stato elevato a quella serenissima altezza. Invaghita del gentilissimo pittore e del suo fare arguto, la signorina Margherita non trascurò nessuna di quelle quattordici tele. E si ripromise ancora di andare una seconda volta alla Accademia di Belle Arti, dove ce n'erano altre sei del Longhi, da lei neppure guardate nella prima sua visita, tra perchè si ritrovavano confuse in una minutaglia di quadretti della raccolta Contarini, e perchè non era andata là in compagnia d'un cicerone di tanto criterio e di tanto buon gusto. — Ci andremo insieme, non è vero? — diss'ella. — Anche il piccolo ha i suoi pregi; e riconosco volentieri che occorre un grande ingegno per cogliere con tanta fedeltà ed esprimere con tanta evidenza gli aspetti di una piccola vita. — Ricorda, signorina, — chiese Filippo, — ricorda un altro pittore, che ha espressi in piccolo, e con arte maravigliosa, gli aspetti della grande? un pittore di prospettive, che ha saputo popolare di figurine a migliaia, alte pochi centimetri, i fondi più vasti, e dare a quelle figurine la espressione più viva? — No, di chi parla? — Del cavalier Pannini; poichè ella è stata a Parma.... — Ah, sì, vero! — gridò la signorina Margherita. — Il cavalier Pannini, che ha riempita la pinacoteca della Pilotta con tanti episodj del viaggio di Carlo III, di quel simpatico re vagabondo, passato dal trono di Parma a quello di Napoli, e dal trono di Napoli a quello di Madrid. Ella ha ben ragione; anche il cavalier Pannini è stato un grande artista, ed io l'ho veduto con piacere, come una vecchia e cara conoscenza, anche a Parigi, nella galleria del Louvre. Ma torniamo a Parma; — soggiunse la fanciulla, con un risolino malizioso. — Ci ha più pensato, Lei? — A Parma? — Sì, a Parma, e al vecchio palazzo degli Aldini. — Filippo trasse un sospiro, e lì per lì non rispose. Troppe cose avrebbe avuto da dire. — Ma già, capisco; — ripigliò la fanciulla. — Si può pensare a Parma, vivendo da tanto tempo così volentieri a Venezia? — VI. Digne et in aeternum. Il colpo lo coglieva in pieno petto; colpo involontario, colpo innocente, ma fiero. Filippo Aldini balenò un istante, e rimase un tratto senza parola, tanto era sconcertato. — Non mi lagnerò, — diss'egli, dopo quella pausa forzata, — non mi lagnerò di questo lungo soggiorno, poichè il prolungarlo fin qui mi ha fruttato la loro conoscenza. — La frase galante meritava il suo premio in un sorriso di amabile compiacenza da parte della signora Eleonora. Ma questa non era là per sentirla: da un quarto d'ora almeno, stanca di passeggiare per le sale del museo e di star ferma in piedi davanti a quei quadri, dove la sua Margherita e il conte Aldini trovavano tante bellezze, la buona signora aveva preso posto sopra un seggiolone antico, presso il finestrone d'una camera attigua, lasciando ai due giovani il piacere di muoversi, di fermarsi, di ammirare a lor posta. Nè per lei diede il premio dell'amabil suo sorriso la signorina Margherita, che in quella vece si era fatta un po' rossa. Ma un complimento non era una ragione; e Filippo continuò: — Del resto, sono i casi della vita che ci comandano un poco, e sempre assai più delle nostre preferenze. Ella poi non mi creda dimentico di Parma, nè di un consiglio così gentile come il suo. Se sapesse! Ho sognato ancora stanotte di esserci ritornato. — Davvero? — È là, non nel palazzo degli Aldini, di cui non conosco l'interno, poichè esso non apparteneva già più alla mia gente quando io son nato: ero invece fuori di città, verso i colli, dalle parti di Lesignano, con la veduta di Montechiarugolo. — Ah, bene, Montechiarugolo! — ripigliò Margherita. — È un paese tanto simpatico! Ci dev'essere anche la storia d'una fata, che non ho potuto raccogliere. La sa, Lei? — No, e me ne duole; — rispose Filippo. — Ma ci sarà una buona fata, quando ella ci andrà. Per intanto, — soggiunse egli, passando veloce su quell'altro complimento, che faceva arrossire un'altra volta la signorina Margherita, — io sono andato a Lesignano, come ho avuto l'onore di dirle; e non mi sono fermato nella mia bicocca di laggiù; sono corso in quella vece difilato verso i monti, padrone del mio tempo, senza una mèta prefissa, felice di correre, e senza maravigliarmi neppure della nuova facoltà che avevo acquistata, la facoltà di volare. — Tutto solo? — No, non solo. — Ah, dicevo bene! Sarebbe stato un piacere da egoista. — Vuole che le dica con chi ero? — Dica, dica. — Con una gentile signorina, a cui facevo indegnamente da cicerone. — Ci cresce l'indegnamente; — notò Margherita. — La signorina certamente sarà stata felicissima. Con le ali anche lei, voglio credere. E che cosa le ha fatto vedere da quelle parti là? — Una ròcca stupenda, fieramente piantata sopra un poggio, con quattro torrioni sugli angoli e un battifredo sul ponte d'ingresso. — Un battifredo? Le confesserò candidamente la mia ignoranza.... — Battifredo, — fu pronto a commentare Filippo, — torre della guardia; alta per dominare molto paese in giro; munita di campana, perchè gli uomini in vedetta suonino a stormo appena scorgano in lontananza il nemico. La ròcca, poi, si chiama Torrechiara; la fabbricò a mezzo il Quattrocento un gran gentiluomo, che era stato uno dei maggiori capitani di Francesco Sforza. Signore di molte castella sul territorio parmense, ed anche più oltre sul milanese, Pier Maria de' Rossi, conte di San Secondo e marchese di Berceto, si ritirò un bel giorno dalla corte ducale di Milano e da tutte le pompe mondane: non bastandogli, o non parendogli abbastanza fuori del consorzio umano le altre sue ròcche, volle edificare anche quella, e ci si rinchiuse per la seconda metà della sua vita, che fu certamente la migliore. Amò concentrarsi, e fu savio; — soggiunse Filippo con accento di desiderio. — Appartato dal mondo, non ebbe più da sentirne la noia. — Ah, l'egoista! — esclamò Margherita, un po' per l'antico gentiluomo, un po' pel moderno. — Ma no, non era solo; — ribattè prontamente Filippo. — Consolava la sua solitudine una donna gentile, e a farlo apposta una milanese come lei. — Ma io son di Como, l'avverto. — Oh, veda! Ma io ho detto milanese come si suol dire, genericamente, per comprendere tutta la regione che ha obbedito in altri tempi a Milano. Del resto, ignorando ch'ella fosse nata a Como e sapendo ch'ella vive a Milano, potevo ben dir milanese, ne conviene? Ora veda un po' che strana coincidenza! La dama di Torrechiara era quasi di Como. E non creda ch'io le voglia cambiar le carte in tavola; le dico subito nome e cognome; si chiamava Bianca Pellegrini, ed era marchesa d'Arluno. La storia sua non la so così bene come il suo nome; ma certo il De' Rossi aveva conosciuta la bella a Milano, quando viveva alla corte dello Sforza, o della vedova di lui. Quanto alla leggenda, essa racconta che in abito di pellegrina, col sarrocchino di cuoio, sparso di nicchi, sulle spalle, e il bordone nel pugno, la bellissima Bianchina muovesse di Lombardia per andare dal suo Pier Maria, caduto in disgrazia e ritirato nel suo territorio. Ma credo che la leggenda sia stata inventata, prendendo le mosse da certe pitture della ròcca di Torrechiara, per le quali appunto nel mio sogno io mi ero disposto a farle da cicerone. — Ha avuto un bel pensiero, dormendo; — notò Margherita. — Non lo

Tag: margherita    filippo    signorina    parma    tanto    milanese    pittore    buona    gentile    

Argomenti: tanto tempo,    grande ingegno,    paese tanto,    consorzio umano,    gaio pittore

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Corbaccio di Giovanni Boccaccio
Il benefattore di Luigi Capuana
Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni
Orfeo di Angelo Poliziano
Rinaldo di Torquato Tasso

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Offerta capodanno a Lussemburgo
Appartamenti per vacanze a Lugano
Come scegliere il profumo giusto
Significato della margherita
Mete Estate 2012


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63 successiva ->