Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 56

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colazione, bensì solamente per l'ora del pranzo. Una commissione, questa, che il signor Raimondo aveva affidata al fattorino del banco, ma che egli, il signor Brizzi, si era voluto accollare, per riguardo delicato verso la signora Zuliani. Questa, infatti, la prima volta che il signor Brizzi era stato in mattinata al palazzo Orseolo, gli aveva accennato un fiero alterco avuto con suo marito, come cagione del gran rimescolo di lui; era naturale adunque che andasse egli, e non un fattorino. Così avvenne che rivedendo la signora Livia (un po' tardi, veramente, perchè era uscita, ed egli aveva dovuto far due viaggi al palazzo Orseolo), il signor Brizzi sapesse da lei che cosa conteneva il biglietto. In freddo e reciso linguaggio, Raimondo le manifesteva il suo proposito che niente apparisse mutato tra loro, agli occhi della gente di servizio; quanto alla loro questione, egli l'avrebbe sciolta, e presto, nel modo più netto e più degno, per la pace e l'onore d'entrambi. In quella seconda visita il signor Brizzi aveva trovata la signora Livia assai più agitata che non gli fosse apparsa nella prima. Forse era effetto dell'aver troppo meditato sulle conseguenze dell'accaduto. Comunque fosse, ella non ritornò sull'alterco di quella mattina con nessuna giunta, con nessuno schiarimento che a lui desse lume di quel dissidio coniugale. Ancor più chiuso di sua moglie era stato il signor Zuliani con lui. Solamente, all'opposto di sua moglie, appariva in giornata più calmo, come l'uomo che ha presa una risoluzione e non ha più da stare coll'animo sospeso tra mille dubbi e timori. Il signor Brizzi, nondimeno, avrebbe amato vederlo inquieto, agitarsi, dare nei lumi, anzi che tranquillo, quasi sereno, esporre a lui un pazzo disegno, di cui pareva tutto invasato; ritirarsi dagli affari, cedere il banco, o chiuderlo a dirittura; e ciò nel termine più breve, per levarsi ogni noia. Che idee! per un dissidio coniugale, a cui non voleva neanche accennare! — Te lo dicevo io? — commentò Margherita. — Egli vuol liquidare i suoi interessi, salvar l'onore del suo nome, evitare le ciarle del mondo, e sparir da Venezia prima di mandare ad effetto il suo terribile divisamento. Che uomo! Ma le ciarle del mondo, come le eviterà, colla gente di servizio che ieri mattina avrà sentito ogni cosa? — Nessuno ha sentito; — rispose il signor Anselmo: nessuno, almeno, di quei servitori che potrebbero trovar gusto a rifischiare i segreti dei padroni. Il signor Brizzi ha saputo anche questo dalla signora Zuliani. La gente di servizio dorme al pian terreno, e non sale prima d'una cert'ora al pian nobile, se non è chiamata. Anche la cameriera stava al pian di sotto, facendo la sua prima colazione di caffè e latte, sapendo che la padrona non aveva bisogno di lei fino alle nove. Al pian nobile non dorme altri che il Giovanni, quel servitore che ricorderai d'aver visto, alto, grosso e nerboruto, specie di maestro di casa, tutto devoto al padrone, presso il quale è impiegato da trent'anni e più. “Paron Nane„, come lo chiama il signor Zuliani quando è di buon umore, non apre bocca se non per comando o per utilità del padrone; per tutto l'altro è muto come un pesce. Di modo che, se ha sentito qualche cosa, si può star certi che non ne fiaterà con anima viva. Le parrà che il bravo uomo sia molto diverso da me; — mi diceva il signor Brizzi, conchiudendo; — ma io parlo con Lei, non con altri; parlo con Lei, che so quanto ami il mio principale, e quanto egli debba alla sua vecchia amicizia. Infine se non ci mette la mano Lei, non vedo che altri possa far desistere il signor Raimondo dal suo strano disegno. Ritirarsi dagli affari!... chiudere il banco!... che pazzia! Ma sa, signor mio, che nel banco Zuliani, pure andando coi piè di piombo, come è l'uso del principale, si fanno affari per milioni e milioni, mettendo da parte anno per anno cento e più mila lire, senza contar la levata mensile per le spese di famiglia? — E tu gli hai promesso.... — Naturalmente, di sconsigliare l'amico, appena mi entrasse a parlare di questa follia. — Bene — conchiuse Margherita, tirando le somme. — Sappiamo quel che si voleva sapere. C'è corda tesa, al palazzo Orseolo, non ispezzata; così tesa, non può mica durare! A noi la cura di rallentarla. — In che modo? — Margherita alzò le ciglia ed allungò le labbra. — Mistero! — diss'ella, dando subito in uno scoppio di risa. — babbo, non andare in collera; saprai tutto più tardi. — Poco dopo giungeva Federigo, e si stette a chiacchierare con lui, che doveva uscir tosto colla mamma. Il corredo dello sposo non era anche finito. — Non mi spendere altre dugento lire, mi raccomando, — disse il signor Anselmo alla moglie. — Eh, forse un po' meno di ieri, speriamo; — rispose la signora Eleonora. — Del resto, oggi si finisce di spendere. E non venite voi altri? — No, grazie; non amo girar botteghe, e sto in riposo; Margherita non ha cuore di lasciarmi qui solo soletto. Usciremo più tardi, e da una parte o dell'altra v'incontreremo di certo. Già, secondo l'uso, Schiavoni, Ponte.... dei Sospiri, Piazzetta, Piazza, Procuratie vecchie, Procuratie nuove, Merceria.... e non si esce di lì. — Margherita e il babbo restarono soli, tratto tratto guardando l'ora; lei al pendolo del caminetto, egli al suo patek, nel quale aveva più fede. Poco dopo le tre, fu annunziato il conte Aldini, ed accolto a festa, come prima. Egli appariva un po' mesto, come sempre, ed anche triste, come la sera innanzi; ma lo sguardo di Margherita possedeva la virtù del raggio di sole, che, dovunque arriva, ravviva. — Ed ora veniamo a noi; — disse Margherita, dopo qualche minuto di ciarle preliminari. — Conte, so tutto, per bontà di mio padre; perdono tutto, per bontà mia. Si contenta? Oh bene! Ma Ella deve appagare un mio desiderio. Ecco là, sul noto tavolino da lavoro, carta e matita. Vuol disegnarmi la pianta del suo quartierino? — Filippo rimase un po' sconcertato, guardandola, e non sapendo lì per lì che cosa rispondere. — Da bravo, mi contenti! — incalzò la fanciulla. — Le piacerà forse di più che glielo comandi? Non so, e non voglio imparare quest'arte per usarne con Lei; — soggiunse, con una espressione di grazia incantevole. — Mi dirà che il disegno desiderato da me non è il Ponte del Paradiso.... Ma questo lo possiedo. Non è neppure il Ponte.... dei Sospiri, per servirmi della stessa sospensione che dianzi, come per canzonarmi un pochino, ha usato mio padre. Del resto, il Ponte dei Sospiri non mi va; sarebbe di malaugurio. Mi disegni a semplici tratti, ma precisi, tutto il suo quartierino, che lo conosca nella disposizione delle sue parti ancor io. Così, gentilissimo sempre! Ma badi, ci vorrei tutto; la linea della strada, il punto dell'ingresso padronale, l'uscio segreto, coll'andito che lo precede, come è lungo e largo, la scaletta di servizio, finalmente, e il cortile dove questa riesce. — Filippo Aldini era alla tortura. Ma dallo sguardo e dall'accento della sua inquisitrice non traspariva nessuna intenzione di crudeltà raffinate. Soltanto, non veniva a capo d'intendere la ragione di quel capriccio donnesco. — Ma perchè?... — domandò egli timidamente. — Per una curiosità architettonica; — rispose la fanciulla. — Se sarò Margherita Aldini, potrà bene saltarmi l'estro di fabbricare una casa; e voglio sapere.... come non vada fatta una casa. Non si turbi, la prego; ho tutto perdonato, le dissi, e presto avrò tutto dimenticato. Presto! — ripetè Margherita con accento malinconico. — Dio voglia che sia così. Quell'uomo dabbene, a cui siamo debitori di tanto, quell'uomo di cuore non deve morire per cagion nostra. — Nostra? — esclamò Filippo, sconcertato. — Sì, — rispose Margherita, — perchè in verità ci ha un po' di colpa ancor io. Se non giungevo io, signor Filippo, io, povero astro, sul suo quieto orizzonte, niente accadeva; ciò che doveva estinguersi

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Argomenti: bravo uomo,    riguardo delicato,    fiero alterco,    nessuno schiarimento,    anno cento

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