Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 51

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fece una brevissima pausa, come l'oratore che dall'esordio sta per passare al vivo dell'argomentazione, poi ripigliò: — Non induca da ciò che io sia stato un gran cacciatore nel cospetto del Signore; no, ma buon Dio! quando Eleonora Langosco non era comparsa ancora sul mio modesto orizzonte, creda che ho fatte le mie sciocchezze pur io, come ogni fedel cristiano. E del resto, voglia ricordarsi di quel comico latino; Terenzio, mi pare: “son uomo„ ha fatto dir egli ad uno dei suoi personaggi; “son uomo e mi accollo la parte mia di tutte le umane debolezze„. Dunque, niente paura, signorino; pensi in quella vece che la mia stima per lei è cresciuta a mille doppi. — Filippo Aldini levò la fronte, e lo guardò trasognato. — Già — riprese il signor Anselmo; — proprio così. Sa Lei, conte Aldini, che un discorso come il suo non lo fanno due uomini? Almeno, — volle concedere il buon vecchio, — almeno, a cercarli tra le mie conoscenze. Ella rinunzia, per delicatissimo sentimento d'onore, ad una donna che ama profondamente; ad una donna che vale assai.... Lascio stare i quattrini; — soggiunse il banchiere, a mo' di parentesi; — sono la nostra miseria! Parlo delle qualità morali, che conosco ben io, anche superiori alle fisiche, visibili a tutti. Ci rinunzia, e son certo che ciò potrà costarle la vita. Ora io.... gliel ho a dire? Venga qua, poichè tanto è già mezzo ginocchioni davanti al suo confessore.... Si accosti bene! — Così dicendo, venne ad aver tra le palme la testa di Filippo Aldini. Lo baciò allora sulla fronte, poi si curvò per dirgli all'orecchio, ma forte, ben forte: — Ora, io.... non rinunzio a Lei. Ha capito? — Filippo mise un grido; afferrò le mani del signor Anselmo, e le baciò, inondandole di lagrime. — Si calmi, si calmi! — esortava il buon vecchio. — Che c'è egli di strano, in ciò che le ho detto, o che ella non meriti, per la sua bella sincerità? Le ho parlato per conto mio, s'intende; — aggiunse egli poscia; — e perchè ella sappia bene fin d'ora con che animo parlerò a Margherita. — A Margherita! — esclamò Filippo, sussultando. — Eh, niente si può fare, concederà, senza che venga da lei una parola di gradimento. Ella stima mia figlia, signor conte; la crederà degna di ricevere in deposito, e capace di custodire gelosamente un segreto. — Filippo assentiva col capo, ma contorcendosi anche un pochino, e stringendo le labbra, al pensiero che del segreto non tutto suo, dovuto confidare al signor Anselmo per troppo gravi ragioni, andasse a parte anche un'altra persona. Quell'altra era bensì Margherita, la divina creatura; ma proprio era fatto per lei, quel segreto? — Pensi un po'; — riprese il signor Anselmo, che si era facilmente avveduto di quel contrasto di pensieri. — Se io non ci fossi, Ella, quest'oggi, trovandosi al bivio crudele di cui mi ha fatta una così viva pittura, si sarebbe pur confidato d'ogni cosa con Margherita; ne conviene? Dunque, procediamo. Margherita ha senno maturo in giovane età; Margherita è una donna forte, sa? Non la giudichi da un po' di stordimento che ha in questi giorni sofferto. Era naturale. La poverina stimava lei come il più leale degli uomini, e lì, senza preamboli, ne ha sentito dir corna. Capirà.... Ciò doveva colpirla nel mezzo del cuore; e ciò va ad onor suo, come a testimonianza della stima che aveva concepita per Lei. Ma infine, sa padroneggiarsi, distinguere, e giudicare con calma. Le aggiungerò che io mi fido molto del suo retto giudizio; e in certe faccende, poi, nelle matrimoniali, ad esempio, non la contrario mai. Non sono già io, che ho da prender marito; è lei, e perciò giudica lei, decide lei in prima ed ultima istanza. Per un nugolo di pretendenti, finora, ha detto di no: per Lei, così poco pretendente, lo vedo bene! ha detto di sì. Vuole che si disdica? Io non lo credo. Comunque sia, quella savia figliuola merita tutta la mia confidenza, ed io mi rimetto intieramente alle sue decisioni. Pel suo segreto, signor conte, non dubiti; Margherita saprà farne buon uso. Ella vada tranquillo, e non mi dica altro, se mi ama. — Filippo chinò la fronte, persuaso. — Sarei uno sciocco, — diss'egli, — se non riconoscessi quanta bontà c'è in Lei, sopra ogni merito mio: sarei un essere indegno di vivere, se dubitassi della signorina Margherita, della sua delicatezza di sentire e della sua nobiltà di pensare. Ah, quante cose aggiungerei, — gridò Filippo, animandosi, — se non mi ritrovassi in questa dolorosa condizione! — Bravo! io le immagino tutte; — ripigliò il signor Anselmo, levandosi da sedere; — speriamo di averne presto un bel saggio. Fa così piacere ai babbi sentirsi lodare il sangue loro! Ma veda come ci siamo sbrigati; — soggiunse, guardando il suo Patek. — Sono appena le due e mezzo. Ritornerò all'albergo; Ella mi metta sulla buona strada per San Marco, perchè non mi fido troppo dell'indirizzo proverbiale: La vaga drio a la zente. E restiamo intesi fin d'ora ch'Ella verrà come ha promesso, alle nove, e magari alle otto. — Ma.... — disse Filippo, perplesso; — se la signorina Margherita mi avesse condannato? — Il signor Anselmo lo guardò con una tale espressione di tenerezza, che il povero Filippo non avrebbe potuto augurarsene di più nel cuore della sua bella figliuola. — In questo caso l'avvertirei con due righe di biglietto; — rispose. — Dove pranza lei? Al Quadri, mi han detto. — Sì, è il mio luogo solito. Ma ne avrò voglia, quest'oggi? — Non perda l'appetito, mio caro Aldini; è una tra le prime raccomandazioni della scuola di Salerno. Un boccone inghiottito è poi, davanti alle nostre malinconie, come la provvista d'aria di cui si rinnovano i nostri polmoni; lavoro inavvertito, quasi meccanico. Si continua a respirare, anche nei momenti più tristi, quando si dispera di tutto, e s'invoca la morte. Ma non filosofiamo; se no, perdo il treno.... voglio dir l'ora buona per ragionare con quella cara figliuola. Stia di buon animo, su! Resta inteso ad ogni modo che Ella viene senza aver aria di saper nulla, di aspettar nulla, trattandosi d'una visita di presentazione alla mia modesta persona. Le cose van fatte da cavalieri molto sbadati, molto ignoranti, anche e più coll'amico Zuliani, il quale fra un'ora e mezzo mi darà l'annunzio della visita sullodata, che noi dal canto nostro non potremo dirne di aver già ricevuta. Quanto a Margherita, che crede? ch'essa non voglia più riconoscere il conte Aldini, neanche per prossimo? Comunque sia, mio caro, per levarla di pena, le invierò il mio bigliettino, e sperando di poterci scrivere una frase, del genere di questa: “il ponte del Paradiso è in ottimo stato di conservazione; ci si può passare senza pericolo„. — Dio voglia! — esclamò Filippo Aldini. — Ella ha intanto la mia assoluzione; — aggiunse il signor Anselmo. Erano arrivati frattanto in capo alla Merceria. Di lì il signor Cantelli poteva andare da solo a San Marco; e Filippo Aldini lo lasciò, per non correre il pericolo di farsi vedere a quell'ora con lui. XVII. La donna forte. Certo oramai della strada, poichè la Merceria metteva appunto a quella nobilissima parte di Venezia che tutti i viaggiatori conoscono anche prima d'esserci stati, il signor Cantelli si avviò speditamente all'albergo; pensieroso, e non senza ragione, così per il triste caso dell'amico Zuliani, come per il discorso malagevole che avrebbe dovuto fare alla sua cara figliuola. Ma nell'animo di quel babbo soverchiava un sentimento di viva simpatia per quel conte Aldini, il quale, ora più che mai, colla sua nobile sincerità, meritava di diventare suo genero. Tutta la difficoltà consisteva nel modo come la confessione generale del giovinotto sarebbe stata intesa da Margherita: quanto a lui, lo confortava abbastanza la sua vecchia massima: “l'uomo è nato cacciatore„; alla quale poteva anche aggiungere che nel caso concreto il cacciatore era stato

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