Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 53

Testo di pubblico dominio

aspettare l'arrivo d'un padre, d'un padre già persuaso di quelle nozze e dispostissimo ad affrettarle. Qui, in breve spazio di tempo tutta una rovina, un precipizio di cose; la donna, vera furia scatenata, che scopre sè stessa al marito, per nuocere altrui, anche a suo rischio di vita, e sempre poi a suo danno; il marito che corre a chiedere ragione all'amico traditore, ma precorso dalla donna impazzita, che va a dare avviso della commessa follìa, ed anche a consigliare la viltà d'una fuga, avendo appena il tempo di trafugarsi lei in un andito, presso un uscio segreto, donde ascolta il colloquio terribile tra i due uomini ch'ella ha messi l'un contro l'altro, e donde si ritira anche male, imprudentemente facendo rumore nel chiudersi l'uscio dietro alle spalle; onde avrebbe potuto accadere di peggio, se il signor Zuliani, sospettando il vero, fosse corso ad inseguire quella donna nella scaletta di servizio. Margherita ascoltava fremendo la rapida esposizione di quel viluppo di casi. E più doveva farla fremere il racconto di ciò che era seguito tra i due, così posti di fronte. Raimondo Zuliani era l'offeso; dettava egli le condizioni della sua vendetta; imponeva la sua volontà, con un duello alla sorte. La sorte aveva favorito l'Aldini; lo Zuliani perdente, doveva uccidersi entro un termine di tempo già stabilito tra loro. Ma egli, da galantuomo, confessava al suo avversario che si sarebbe ucciso egualmente, vincendo, poichè aveva perduta la sua felicità con tutte le illusioni della sua vita. Amava ancora, pur disprezzandola, quella donna infedele, che già era stata cagione del suo dolore più acerbo. Per far sua ad ogni costo quella donna, il poveretto aveva perduto l'affetto di una madre adorata. — La signora Adriana che vive a Belluno; — disse Margherita, ricordandosi. — Infatti, veneziana com'è, non si lascia più vedere a Venezia. Si vede ora che conosceva bene la sua futura nuora. Povero signor Raimondo! Ed è tanto un brav'uomo! — Tanto bravo, che con tutto quello ch'è accaduto fra lui e il conte Aldini, vuole che il matrimonio si faccia, e dentro i sessanta giorni che gli resterebbero da vivere, secondo il patto giurato. Patto segreto, s'intende, e noi non dobbiamo saper nulla di nulla. Solo la bontà di cuore del conte Aldini, la sua rettitudine, la sua probità verso di noi, ci mettono a parte di quel triste segreto. Sicchè, vedi tu a che punti siamo. Quell'ottimo giovinotto ha pensato che tu dovessi sapere ogni cosa dei suo passato, per dar giudizio di lui. E qui è da lodare la sua delicatezza: io gli ho già detto che per questa io lo stimavo mille volte di più. Ma egli ha voluto raccontarmi ancora tutto l'occorso di questa mattina, pensando che un matrimonio in queste condizioni potesse dispiacere a te.... — Ha ragione; — interruppe Margherita. — Come, ha ragione? — gridò il signor Anselmo, stupito. — Sì, ha ragione, e per questo lo stimerò io diecimila volte di più. Io non sposerò il conte Aldini, coll'ombra del suicidio di Raimondo Zuliani davanti agli occhi. Il nostro matrimonio è stato ideato dal signor Zuliani, desiderato, preparato, voluto da lui. Con che cuore, dimmelo tu, con che cuore andrei io all'altare, pensando che dopo la cerimonia, il padrino delle mie nozze, si toglierebbe la vita? — Capisco, — rispose il signor Anselmo. — Ma a fargli mutar proposito non ci adopreremo anche noi? Lo metteremo con le spalle al muro, vedrai; lo pregheremo, lo piegheremo; ascolterà le voci della ragione. — Lo credi? Ci vuol altro che esortazioni e preghiere! Ci penserò; — rispose Margherita con accento risoluto. — E intanto, cara mia, che si fa coll'Aldini? Egli ha riconosciuta la necessità di farti sapere tutta la sua confessione, ma soggiungendo che ne dovevano conseguire due mali; uno, il più grave, e per lui certamente insopportabile, che il tuo cuore si allontanasse da lui; l'altro, che ne sarebbe il corollario immediato, di non potersi presentare questa sera da noi. Lo vedresti tu volentieri, dopo ciò che conosci di lui? — O babbo, — disse Margherita, — anch'io mi sono confessata a te; più brevemente, e per un fallo minore. Speravo di aver fatto un giudizio temerario, sospettando che tra lui e quella donna ci fosse stato.... qualche cosa. In verità, non pensavo di colpir così giusto. Ad ogni modo ero certa.... il cuore mi diceva, il cuore che non s'inganna mai, che fossero vecchie lune, tramontate da un pezzo, e che solo per orgoglio offeso, od altro di simile, quella donna mi odiasse. Quanto a lui, senti, io ti confesserò candidamente, che non avrei voluto quell'ombra del passato ad oscurargli la fronte. Mentirei, se ti dicessi il contrario. E credi ancora, avrei rinunziato a lui, se egli fosse stato un altro. — Che sottigliezze! — Sì, e da capirsi benissimo. Egli era così gentile e buono, così nobile e colto, così rispondente al mio ideale, che, salvo sempre il tuo consenso, io non avrei rinunziato a lui per il ricordo di un'ombra passata sopra i suoi occhi, prima che quegli occhi si fossero posati su me. Così potevo perdonare il passato; così posso ancora, e perdonarlo e cancellarlo. Egli è oggi senza colpa, per me. Non lo hai tu confessato, del resto? — soggiunse la cara fanciulla, sorridendo. — E non gli hai data la tua paterna assoluzione? — Con tutta l'anima; — rispose il signor Anselmo, intenerito. — Dunque, ecco qua; lo riceverai bene. Io gli ho detto, congedandomi da lui: esplorerò l'animo di Margherita, e le scriverò un bigliettino, con questa frase, che lo conforti: “il ponte del Paradiso è in ottimo stato di conservazione; ci si può passare senza pericolo.„ — Babbo cattivo! Tu ascolti, passando.... — Come tu dietro agli usci. — Ma io non potevo fare diverso, essendo nella camera attigua. — E neppur io, essendo nella stessa camera, e infilando la pelliccia. — Erano pari e patta. Margherita conchiuse il giuoco, abbracciandolo stretto, e stampandogli due baciozzi sulle guance. — Sicchè?... — diss'egli. — Scriverai.... scriveremo.... anzi scriverò io il biglietto. Si guadagna tempo. Non l'ho mica da sposare domani. E gli parlerò un pochino ancor io, per l'appunto domani.... se il babbo permetterà. — Veramente.... — Veramente, al punto in cui siamo, anch'io debbo parlare. E poi che cos'è? Dubiteresti della prudenza di tua figlia? — No, questo, no. Ma siete prudenti in un certo modo, voialtre donne; e prepotenti, poi!... Insomma, farai quel che vorrai. — In quel punto venne un cameriere ad annunziare la visita del signor Raimondo Zuliani. — Ditegli che passi; — rispose il signor Cantelli. — Ed io, babbo, passo di là, per iscrivere ancora una lettera; poi vengo da voi. — Leggera leggera, la fanciulla si trafugò nella camera attigua. Aveva già richiuso l'uscio, quando il signor Zuliani entrò nel salotto. Raimondo era calmo nell'aspetto, quasi severo. Gran forza di volontà in quell'uomo, che la sventura aveva così duramente percosso! Si sarebbe mostrato anche ilare, se non avesse dovuto dare, a scusa della sua assenza mattutina all'arrivo di Anselmo, poco liete notizie della sua signora. Nervosa all'eccesso, la sua Livia aveva sofferto nella notte un potentissimo assalto del suo male, restandone molto abbattuta. Era a letto, naturalmente, e n'avrebbe avuto per parecchi giorni. Egli intanto, rinnovate le sue scuse, ringraziava caldamente l'amico di esser venuto alla chiamata, e di mostrarsi tanto disposto ad accogliere il suo disegno. Gli premeva di esser egli l'autore della felicità di un carissimo giovine, che avrebbe presentato quella sera ad Anselmo Cantelli. Un gentiluomo perfetto, quel conte Aldini, un'anima grande, un cuor d'oro, degno di Margherita, almeno in quel modo e in quella misura che un uomo poteva esser degno di un angelo. Ed anche a questi patti, poteva l'angelica creatura esser certa di non trovar fallo presente in quell'uomo. Tutti si è stati giovani, conchiudeva

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