Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 25

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trovato, che cosa ordinato. Ma vedeva la signora Eleonora così seria, così poco disposta ad accogliere le sue effusioni di cuore, che non ardì aggiunger altro su quel tema, e stimò opportuno di cangiar discorso. — Dal signor Anselmo ha lettere? — domandò egli, dopo un istante di pausa. — Le scrive che verrà presto? — La signora stette alquanto sopra di sè, battendo ancora le labbra; poi di schianto, non potendo più contenersi, proruppe in queste parole: — Senta, son quasi tentata di scrivere a lui che non venga affatto. — A quell'uscita inattesa Raimondo aveva dato un balzo sulla scranna. — E perchè? — domandò con voce trepidante, mezzo soffocata dallo stupore. — Perchè.... perchè.... — balbettò la signora Eleonora, pentita di essere andata troppo oltre, senza aver meditato le conseguenze dell'impegno in cui si metteva. — Ella ha ragione a volerlo sapere, il perchè. Ed è giusto che io glielo dica. Perchè il suo conte Aldini non è l'uomo per mia figlia. — Signora!... — riprese Raimondo, più stupito che mai. — Non intendo la cagione di questo suo mutamento improvviso; ed anche, mi consenta di dirglielo, irragionevole. Della parola, forse troppo vivace, Le chiederò scusa poi, quando avrò giustificato il concetto. Per sua norma, e sul mio onore, Le attesto che il conte Filippo Aldini è il fiore dei gentiluomini, e dei galantuomini, degno in tutto e per tutto di quell'angelo della sua cara figliuola. Lo innalzo troppo, mettendolo al paragone con la signorina Margherita? E sia; ma se nessuno può starle alla pari, nessuno potrà avvicinarsi tanto a quell'altezza, quanto Filippo Aldini; e questo glielo dico in coscienza dell'anima mia. — Non è l'opinione di tutti, — notò la signora Eleonora. — Ed io, — ribattè Raimondo, — non so di tutti, nè di pochi; so questo soltanto, che nessuno, intenda bene, nessuno al mondo, può pensare di Filippo Aldini diversamente da me. Chi ha potuto calunniarlo presso di lei, mentendo e sapendo di mentire? — Si calmi, signor Zuliani, la prego. Abbiamo bisogno davvero di tutta la calma possibile, — disse la signora Eleonora. — In ogni altra circostanza, mi creda pure, tacerei, non amando io un certo genere di ciarle, che possono degenerare in pettegolate di donnicciuole. Ma si tratta di mia figlia, ed ho l'obbligo di parlare ad ogni costo. Ella mi ragiona dell'amico suo con tanto ardore di convinzione, che debbo credere alla sua sincerità; ma posso anche credere che ella viva in un inganno continuo. L'amicizia, si sa, porta una benda sugli occhi come l'amore. Altri, a cui non fa velo l'amicizia, può aver veduto più chiaro di lei. — Voglio sapere.... la prego, la supplico di dirmi chi le ha parlato male di lui. — Male.... intendiamoci. È male per me, che son madre, e su certi argomenti delicati debbo essere scrupolosa; ma può non essere male egualmente per gli altri. Infine, e pregandolo ancora di esser calmo, faccia delle mie parole un uso discreto, da buon cavaliere e da onest'uomo. La sua signora, ieri, seduta lì, dov'è Lei in questo momento, mi ha fatto una pittura del conte Aldini, del suo passato e del suo presente, che senza esser troppo nera, badi, senza esser troppo nera agli occhi del mondo, sarebbe sempre nerissima agli occhi di una madre. Insisto su questo nome, — soggiunse nobilmente la signora Eleonora, — perchè in esso è la mia forza, e la giustificazione del mio operare. — Raimondo era rimasto attonito, come stordito da una percossa sul capo; e stette lì per alcuni istanti, senza proferir parola, guardando la signora Eleonora. — Mia moglie! — diss'egli finalmente. — Ma che cosa ha potuto raccontarle mia moglie, contro la verità sacrosanta? — Qui la signora Cantelli, che oramai non poteva più dissimulare nè attenuare, riferì tutto intiero il suo colloquio del giorno innanzi colla signora Zuliani, tra gli atti di stupore e i dinieghi di Raimondo, che non sapeva stare alle mosse. E narrò ancora dello svenimento di Margherita, che dalla camera attigua aveva potuto udire ogni cosa, o tanto che bastasse a farla cadere, povera innocente, dall'alto delle sue illusioni verginali. — Fu un grande errore, il mio; — conchiudeva la buona signora; — grande errore di non avere aspettato suo padre, lasciandoci intanto venir troppo attorno il conte Aldini. Ma che vuole? Conoscendo il modo di pensare del mio Anselmo, sapendo che in questi casi si è sempre rimesso al parere di sua figlia, non potendo infine dubitare di Lei, che mi stava garante del carattere di quell'uomo.... — E ne sto garante ancora; — interruppe Raimondo. La signora Eleonora fece un gesto che voleva dire: ne so abbastanza, della sua garanzia; poi continuò ad alta voce: — Ora il male è fatto, e bisognerà rimediare. Io sono grata alla signora Zuliani della sua sincerità, se anche questa sincerità è stata cagione involontaria dello svenimento di Margherita. Le ragazze, finalmente, debbono avvezzarsi a questi malanni; la vita ne è così piena! Mia figlia non è più una bambina, del resto; sentirà l'obbligo della sua dignità personale, e si riavrà di questo colpo. Quanto a me, se sono andata un po' a precipizio nel fare, posso consolarmi pensando di essere ancora in tempo a disfare. — A disfare! a disfare! — gridò Raimondo. — Spero bene che ciò non sarà. Del mio buon disegno avevo scritto a suo marito, ed egli lo ha in massima approvato; nè certo poteva fare altrimenti, conoscendo la mia serietà, come la mia amicizia per lui. Ne va il mio onore, se Filippo Aldini non è pienamente giustificato. Ma si figuri! ciance di donne sciocche, o di giovinotti invidiosi, accolte alla cieca da una graziosa isterica! Eh sì, l'ho detto, e non mi disdico. Il medico me ne parlava ancora iersera. Amo mia moglie quanto ad un uomo è dato di amare una donna; ma la virtù non può andarne di mezzo, nè la giustizia; e la donna che amo non deve guastare i disegni che ho formati in mente, per la felicità di due nobili cuori. Per sua norma, signora mia, l'Aldini è l'onore personificato. Ella vuole concedere qualche cosa a sua scusa, dicendo: leggerezze agli occhi del mondo. Ebbene! non ci sono state neppur quelle. Ma non sa Lei che da quattro anni lo conosco, e da tre, poi, non passa giorno che non ci vediamo, ricambiandoci i nostri pensieri più intimi? La pratica di cui hanno riempite le orecchie a mia moglie, non c'è, creda pure, non c'è; ne saprei qualche cosa io, se ci fosse, perchè Filippo non ha mai avuto segreti con me. Pensieroso, malinconico, sì, un poco, e diciamo pure più del bisogno; ma è il suo naturale, e non occorre cercarne altre cagioni men belle; è pensieroso e malinconico, se mai, come tutti coloro che pensano e sentono, come, tutti coloro che aspettano qualche cosa, che so io? il loro astro sull'orizzonte. — Vogliamo dire che ne avesse il presentimento? — chiese la signora Eleonora, con accento sarcastico. — E lo dica pure; sarà nel vero. Non mi ha egli sempre detto di no, quante volte io gli ho fatto proposte, e vantaggiose in sommo grado per lui? Il cuore non c'era, il cuore non aveva parlato. Ha questa volta, no: il cuore è stato preso in un súbito. E badi, non voleva, e non vorrebbe neppur oggi farsi avanti, aspirare alla mano dell'angelica creatura. Egli sa che è ricca, troppo più ricca di lui, che possiede a mala pena un trecentomila lire di patrimonio. — Noi non badavamo a queste cose; — notò la signora. — Ma doveva badarci lui, delicato com'è. Vuole di più? Mi stia a sentire. Avendogli io detto che mettevo a sua disposizione cento o duecentomila lire, se occorrevano, per pareggiare le partite, non ne volle a nessun patto sapere. Gli pareva una bugia. Ma che bugia! Se a me piaceva di mettere quella somma a sua disposizione, quella somma era sua, magari per sempre. No, no, mi rispose, non parliamo di ciò; le ragioni d'interesse non vengano ad offuscare quelle dell'amicizia. Ho dovuto cedere

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