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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 62Grossolano si offerse di passare in mezzo al fuoco, Nell'anno 1119 il Comune di Milano ampliò notevolmente il convento, e vuolsi vi aggiungesse un ospedale. Nel 1167 vi fu giurata la santa lega: io ne vidi le lapidi memorande: sembravano scolpite colle punte delle spade: Foederatio longobarda Pontidae.—Monaci posuere. Nel 1372, divenuto asilo de' guelfi bergamaschi, fu assediato e distrutto da Barnabò Visconti. Nel 1492 i Benedettini di Santa Giustina di Venezia subentrarono ai cluniacesi, obbligandosi a pagare annualmente alle Procuratie 150 ducati aurei. Nel 1798 fu soppresso e fatta la vendita de' beni. A' nostri dì, in quel convento, pei corritoi e per gli androni strillano i bimbi, e dalle porte delle celle vedi le mamme curvate sul paiuolo bergamasco, impugnando il matterello, lo scettro della famiglia, e tramestando la polenta d'oro. Sotto gli archi Sansoviniani del solitario cortile, cantano le allegre setaiuole, variamente affaccendate: e la fanciulla che tira su la secchia all'orlo del pozzo de' frati, sorride, contemplandosi in quello specchio d'acqua oscillante. Si trova bellina: e il damo de' monti le ha già regalata la collana di coralli. Ahi! il curato l'ha già vista rossa in volto… Nelle quattro gallerie, sull'istesso cortile, nelle quali il nome Biblioteca intagliato su un cappello di porta, richiama alla mente il vecchio sapere scolastico, senza fremito di vita «de omnibus rebus et de quibusdam aliis,» nelle gallerie regna la sola scienza del guadagno, e modernamente signoreggia coll'abbondanza di bozzoli ammucchiati. —Erano più felici i nostri vecchi? Siamo più felici noi?—Lo domando al soprastante. E questi mi risponde.—Colla seta si fanno aspate, faldelle, trafusole, matasse e matassine, per mettere in commercio. In uno stanzone vanno e vengono le fanciulle, in un altro squilla incessante un campanello applicato a quel congegno, per cui si passa la seta al provino per ben valutarne il tiglio; in un altro fra i libri mastri, le corbe, i robinetti, le lucerne da filanda, gli schioppi, i vagoni e le gabbie da caccia, canta tuttodì un merlo vivace, a piena gola. Dappertutto è vita: la prosa efficacissima e necessaria si è sovrapposta co' suoi strati moderni alle lapidi poetiche, illuminate dalle luci dell'Arte. Ma dove lascio te, povera chiesetta del convento? È una cosina graziosa, di stile puro, colla facciata a finissime modanature: la porta rettangolare, e le due eleganti finestre, dimezzate da un agile pilastrello a reggere gli arconcelli egregi, rispondono nel cortile Sansoviniano: due altre finestre, assai semplici fra la semiluce che accresce il rispetto alle cose antiche, di tratto gettano nell'anima una corrente di vivissimi pensieri, perchè dai loro bruni telai lasciano vedere uno spicchio di cielo sereno, smagliantissimo, e l'allegro fogliame di un orto innondato di sole. Cosicchè peni a vedere lo sconnesso pavimento, su cui si prostrarono i frati, e sotto al quale, sopra i loro seggioloni disfatti, immagini gli antichi scheletri, confusi nelle tetre ironie della tomba: nè puoi godere il bell'affresco dell'altare, un po' secco, ma sentito; nè la ricchissima fascia che ricinge di ornati, di figurine, di fantasie, di colori, le somme pareti della chiesetta. —Ove saranno tante anime? Quando, proprio qui, dov'io sorrido, elle supplicavano, si sentivano più forti dell'oblìo e del tempo?… Ove saranno?… Così a me sempre piace interrogare il mistero. Rispondono dalle grandi stie allineate lungo i muri i polli chiassosi, beccandosi acerbamente, perchè l'uno ruba all'altro il posto a mangiare. Se quei polli mi rappresentano la folla, ciascun di essi è veramente filosofo. Alla bellissima porta si presenta un figuro lungo, un chierico di sessant'anni, bianco, cogli occhi orlati di rosso, il quale, facendo dondolare una cotta grigiastra al disopra di un soprabito abbondante, ci domanda in bergamasco:—Hanno detto che vogliono vedere la chiesa grande? —Andiamoci. Proprio in quel momento dal campanile, che sembra pesare sulla corte, dal manto del San Giacomo di rame, scoccano gravemente le ore, e il ronzio si perde sotto gli archi e nel lungo corritoio. Questo mette capo allo scalone del convento, un convento esso stesso, amplissimo, solitario, colla sbarra cadente, coi gradini, che, a volerli popolare di macchiette, esigerebbero una processione da Corpus Domini, a' tempi de' buoni Comuni, nè più, nè meno. Siamo alla chiesa. Venne fondata nell'anno 861, da Aganone, vescovo di Bergamo, e ricostrutta verso il 1087. È grave edificio di architettura gotica, a tre navate, con maestosi piloni, spaziosa, con un quadro che vuolsi del Palma, ed altri grandissimi. Ma sgraziatamente fu tocco dalla manìa del nuovo: quindi è discorde di stili, appesantito nelle volte da poche opportune pitture di trafori, ripulito dalle memori tracce dell'antichità. La sacristia risponde alla chiesetta del convento, ed è, com'essa, bella, elegante, colle linee graziose dell'arte risorta. In un andito si vede in bassorilievo l'arcigno e potentissimo Lione di San Marco; e due marmi a rozze figure del disperso sepolcro d'Alberto (1095). Confesso: in tutti i luoghi percorsi non ho avuto un pensiero che fosse mio, proprio mio, sempre frastornato da traffici moderni. Ma c'è nel convento un angolo romito, dal quale l'occhio, posandosi sul verde de' monti o sul cielo di crepuscolo o sulle abbandonate aiuole di un orticello, chiama e richiama dall'Ignoto il seducente bianco fantasma della meditazione: e la Poesia induce nell'anima la dolcezza dell'assopimento. C'è un loggiato dove vorrei la mia sosta tranquilla. Un portichetto, a quattro o cinque colonne, sporge sul melanconico terrazzo: l'erba cresce sui sentieruzzi, segnati solo da qualche gentile orma di piede piccino che va ad una siepe di lamponi: un fusto di colonnina col capitello sorge a vetustissima memoria: una vasca d'acqua nel bacino immoto e nerastro riflette le foglione di una zucca: i ragni tessono i loro fili d'argento. Di fronte il Canto, a monotoni castagni: lì basso biancheggia, con dolcissimo fascino, la quieta e rolonda cappella per la Pace: di fianco si allarga la valle, e il bagliore dorato di un tramonto di settembre involge lutto in un amplissimo velo da fata… Come lo ricordo! Vorrei un seggiolone a grandi borchie, colla pelle che s'accartoccia a lasciar sfuggire l'imbottitura, vorrei un coroncione da frate sul dossale, e un arazzo a' piedi, e un liuto con una corda spezzata, e due fiori appassiti. Vorrei stancarmi nel contemplare e nel pensare: vorrei chiudere gli occhi a poco a poco, e aprire l'anima ai sogni e sentire una musica che blandisce, ed odorare un profumo. Strana cosa è il sonno!… Sento una calma, un riposo, una vicina oscurità. Non è poi strana cosa la morte!… Che è?… La oscurità incombe. Chi ha spezzato le corde al liuto? Quelle rose non erano fresche al mattino?… Nessuno risponde. FONTANELLA. Fontanella è una chiesa, assai antica, in onore di santo Egidio, alla falda meridionale del Canto. D'ogni parte circondata da solitarie selve di castagni e da vigneti, su un ermo piazzaletto fra la più triste poesia, sorge il rozzo edificio di carattere robusto, colle finestre che sembrano feritoie di castello, col campanile che è una vera torre feudale. Il tempo l'ha dipinto colle indefinibili tinte che sono sulle sue ali. Lungo il fianco sinistro della chiesa, un portichetto deserto sfonda con melanconiche linee e con un buio fantastico: qui sotto si allogherebbero tanti seggioloni tarlati, e qui si aprirebbe un libro da coro, e si indovinerebbero sul pavimento gli ammuffiti avanzi della stola, delle pianete, delle cocolle, e le gocce di cera de' funerali, e gli asperges e i secchiolini: su due mensole al muro posa, polveroso, semiaperto, sconnesso un cofano da morto… ricordo forse del vicino ossario… Niente di antico qui sotto; vecchio il loggiato, vecchi i pensieri, cioè coll'uggia dello squallore. Antichi invece Tag: convento vorrei sotto due lungo chiesa porta uno cortile Argomenti: fianco sinistro, squilla incessante, bianco fantasma, gentile orma, piede piccino Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Fior di passione di Matilde Serao Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente Croazia, il parco della Krka La riproduzione dei pesci rossi La cura degli avannotti Far vivere a lungo le rose
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