Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 19

Testo di pubblico dominio

che t'avevo scritto. Il mondo non mi ha mai dato delle consolazioni, perchè non può darne; non mi ha mai dato una delle sue gioie, perchè non le voglio. E fra il lusso della cena, nel salone, mi sono immaginato la tua modesta cameretta, o mia vergine! Oh se io potessi farti felice! Quel fracasso mi ha stordito: oh se potessi sempre stordirmi! Invece penso sempre. Pensare per agire è cosa umana; pensare per fantasticare su mille gioie e mille paure è ben tormentoso.—Ieri credevo di impazzire e credevo che il tifo mi assalisse di nuovo: ero contento.—A notte ho pensato che ti ho scritto della mia comunione: se alcuno dei miei amici avesse visto quelle righe! E che? Sono superbo. 26 marzo.—Sono inquietissimo. 27 marzo.—Ieri ho riletto la Tua lettera del 13 febbraio. Ho bevuto del bromuro di potassio. I miei nervi si sono acquietati; le idee sono sempre le stesse. Come sono contento quando dormo: non penso più!—La ballerina ciarla, è allegra e guarda i fiori…. O fortunati coloro che si innamorano di una femminaccia che possono mantenere! Rammenta, rammenta, e spera, e spera, o fanciullo, e intanto diventi vecchio! Gli anni più belli, più ardenti, passeranno. Chi avrebbe detto a mio padre, quando comperava questi fogli di carta, che essi dovevano servire agli sfoghi dell'anima mia? Anima appassionata, timida, buona, piena di fede e di speranza, anima che non trova l'anima! Lidia, sei tu l'anima mia, io sento! Siamo destinati!—E se Tu morissi? Se io morissi? Io scrivo parole, ma chi capirà che sono dolori? Da molto tempo coltivo il disegno di andare a Venezia,—la città del mio Tintoretto e della mia Lidia. O padre mio, se tu sapessi che uragani ho nell'anima mia! Se in questi giorni di primavera, vedo qualche fotografia di Venezia, mi sento una gonfiezza al cuore, un orgasmo, una melanconia.. .. Pazienza! Pazienza! Ma soffri anche tu, Lidia, e hai pensieri orribili e imprechi…. Ed io Ti consolo parlandoti di Dio. Io! In quali momenti mi sento io!—Mi scriverai? Un giorno saremo abbracciati, felici, inginocchiati a ringraziare quel Dio a cui abbiamo creduto. Oh potessimo sposarci a Limbiate!—È un pensiero che ho sempre, e che non ho mai scritto! Dio, Ti ringrazio! Mi hai aiutato l'anno scorso, e in che giorni! mi aiuti anche in questo. Sì, quanto Ti debbo: mi ha scritto. Sapevo io dove era? Era viva? Era morta?—Dio, grazie! 28 marzo.—A San Miniato, a Firenze, come Ti ricordai!—E quando ero solo, a Mantova nel palazzo Ducale; a Verona, nel giardino di casa Giusti; nel cimitero di Brescia, come Ti volli! come ero infelice! Ero tanto solo! O Lidia, se Tu avessi provato quei momenti di ardentissima passione e di immenso sconforto! Oh mio Giuliano! Chi ti conosce? Io ebbi l'animo per abbozzarti: non ebbi l'ingegno per scriverti. Ma chi ti conosce? In te ho cercato di sfogare le incertezze, la bontà e i deliri e gli inferni e i paradisi di un'anima che sclama:—Dio, Tu non ci sei, ma c'è la donna! Non credo in Te, ma spero in Lei!—O Lidia, potess'io parlarti di quel mio Giuliano. Comprenderesti i tormenti dell'anima mia, piena di vita e desiderosa di morire. 29 marzo.—Ieri ho aspettato P…. nella via Olmetto per parlargli, se poteva trovare qualche mansione da darmi a disimpegnare alla Congregazione di Carità.—Non osavo. Come sono timido io! Mi esibii, arrossendo. Diffido sempre di me. Mi rispose freddamente, freddissimamente…. Pure aspetterò. Stanotte ho sognato di ricevere una lettera d'una amica di Lidia:—«È con raccapriccio che devo farle sapere….» così cominciava. Mio Dio! Che spavento! Lessi qua e là. Mi sovviene che un mese fa ho fatto dei conti colle cifre. Voi mi credete poeta! Ho calcolato fitto, vestito, cucina, servizio, ecc., ecc.—O Lidia, potessi darti una posizione agiata e vivere a lungo, se mi ami: e se non mi ami, morire presto per lasciarti libera e con qualche mezzo. 30 marzo.—L'altro dì, credendo di vederti, o Lidia, ho sentito una specie di ebbrezza: ieri, cercandoti nella via Manzoni, ho sentito uno spavento che non Ti so dire.—E chi sei tu?—Tante volte guardo la carta topografica di Mantova e cerco di trasportarmi coll'immaginazione o alla Piazza Virgiliana o a Porta Molina, o a Sant'Andrea o al Palazzo del T…. Che tristezza! Ieri ho toccato i tuoi capegli biondi, povera morta! povera sposina! Come un giorno da ragazzo, sentivo paura e religione davanti all'altare, oggi sento religione e paura davanti a qualunque minuzia che appartiene ad una fanciulla. 31 marzo.—Alcune volte mi sento felice nel pensare alla morte, perchè mi dico:—L'anima mia è scritta in queste pagine e mia madre mi conoscerà.—Mia madre stenterà a capire la mia calligrafia, ed io sarò sotterra, senza aspettare la risurrezione. 2 aprile.—-Oggi per la prima volta, io, letterato, ho letto la poesia di Stecchetti.—Oh amo Te, mio ideale, mia Lidia! Ecco come le letture delle poesie stampate influiscono su di me! 3 aprile.—Anche i cattolici romani che leggono i discorsi alla Società Cattolica, dicendo che Dio è buono, abbracciano la femmina. Io credo in Te e per Te sono puro! Li leggo i poeti, ora che ho rinunciato ad ogni studio d'arte, li leggo per curiosità Stecchetti e Carducci. Che mi importa? Nulla—voglio fare la carità. 6 aprile (sera).—Lo sento. Verrà quell'ora in cui io mi ucciderò. Ti scriverò? 11 aprile.—Aspetto sempre d'esser accettato alla Congregazione di Carità.—Alla sera mi trovo con molti giovani. Come sono stupidi nella sensualità! Ed io mi sento la poesia nel cuore!—Alcuni di quei giovani sono stimati giovani d'ingegno. Oh sono cinici e volgari! Sulla Gazzetta di Venezia fra i decessi non trovo il suo nome. Dio Ti ringrazio. Ma che futuro mi prepari? Premiami di questa mia solitudine, di questi miei studj, delle mie speranze in Te! 13 aprile.—Giorno di Pasqua. Jeri a sera mi commossi dolcemente. Venendo a casa, come sempre ho pensato a Lidia! Nella mia camera da letto, sullo specchio vedo una busta…—Una lettera di Lidia, mi sono detto subito.—Era un regalo di mia madre: era una busta coll'augurio: La pace sia con te. Oh sì la pace! Sai tu che pace abbisogni all'anima mia? Oh mamma, mi commosse la tua ingenua, bambinesca calligrafia! La pace! Non l'ho trovata nella febbrile fantasia dell'arte, nella stupida società elegante, nell'amore, negli studii pacati e solitarii… La troverò nel prestarmi a lavorare pei poveri? E Tu, Lidia, non sei povera? Suonano le campane e mi pare di essere a Limbiate e di camminare per uno stradone e di pensare a Te. Perchè non mi scrivi? Che Tu fossi partita da Venezia e che io nulla debba sapere di Te? 14 aprile.—Perchè oggi ho il mio pensiero così fissamente rivolto a Te, o mia sorella? L'anno scorso, quand'ero in Duomo, credevo e temevo sempre di vederti a braccio del Tuo sposo. Come sospiravo dietro a certe coppie tranquille! Che desiderio il mio! Che bisogno!—E mi rassegnavo. —Perséverez dans le travail: dans vos nobles aspirations.—Mi suonava sempre nell'anima questo tuo caro ricordo. Perseverare, studiare! E senza domandarmi il perchè vero, per solo amore melanconicissimo a Te, io studiavo: non ho perduto un'ora sola in ozio o in divertimento, nell'inverno: studiavo di giorno, di sera, di domenica… L'anno scorso e st'anno, quando il sacerdote alza l'ostia, io dico:—Lidia—e credo… a che? Non credo al prete: credo a Dio! E quando il sacerdote leva il calice, io dico:—Lidia!—e credo! Sono gli istanti solenni della commemorazione… Quando in cimitero vedo gli ossami e mi sento aizzato allo scetticismo, non credo nulla, nulla, e mi sento certo che sotterra non si ama, ma si imputrida, e finisce la bellezza, la bontà, la poesia, l'anima, io mi dico:—Lidia!—e quest'invocazione significa:—Voglio la vita! Camperò solamente dieci o venti anni ancora. La mia giovinezza è quasi passata e sciupata in inutili studi e inutili melanconie e inutili ideali—morrò e… O campane, come

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