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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 31pubescente, i marinai che raccontavano le istorie delle conchiglie fine e dei coralli della Madonna. Intanto l'onda faceva l'eterno rumore: e le donne pensavano all'eterno amore. La costa era sparsa di lumicini giallosi, la ghiaia chiara, la sabbia persa e su questa i ciottoli lucenti come pezzetti di specchio. Se c'era la luna! Luna nuova, luna crescente, plenilunio, luna scema: tenera, falcata, o tonda, sfumava giù il suo lustrore ed ondoleggiava nell'acqua cheta o scappava su mille creste guizzanti. Se c'erano le stelle! A sciami, a sciami gloriavano gli ozi del paradiso…. Tutto azzurreggiava…. O marchese, o contesse, o borghesine, seni tutti femminei dolcissimi, che vi gonfiavate, deprimendovi all'unissono coll'onda!… Tutto taceva sospirando…. Néto passeggiava sul lido, e guardava il mare. Qualche volta gli veniva dietro il cagnuolo bruno, tristo come lui: qualche volta un suo fanciullo scempio, un poverino che cercava tutto il dì i ghiaiotti che gli piacessero e non li trovava mai. Néto taceva. Il fanciullo scempio sedeva sbadatamente sulla spiaggia e gettava la sabbia all'onda. Una volta udii che borbottava a sè stesso:—Guarda a mè barchetta, a và cumme u vento,—e accennava un alcione: una volta vidi che accarezzava il cagnuolo bruno, e questo lo leccava sulle mani e sul viso. Povero fanciullo! Forse quella era l'unica illusione, e quegli gli unici baci!… Lì intorno sorridevano tante mamme e tanti babbi felici. Volete sapere l'istoria disgraziatissima di Néto? MARINARE. Incomincio da te, Barchetta…. Forse la barchetta dell'amore, che va e va, colla prora inghirlandata di fiori, a cielo stellato, a gran notte? No: avvezziamoci alla prosa della vita e scottiamo le carni al sole del mezzogiorno. Barchetta è una barcona: la barcona è una donnaccia: la donnaccia è la maggiore azionista delle baracche a mare, quella che alla spiaggia reca alle bagnanti le lenzuola, sbatte ai bagnanti le mutande. La Barchetta ha un volto tra l'allegro e il traditore, con due occhietti usi a spiare il fondo ai fiaschi, un collo a crespe cicciose, su un seno affagottato da farla dire mamma di tutti quanti i marinai, una schiena aggraziata come un barile. La barcona è una furbaccia, amicissima, prima di tutto, di quello che ha in tasca, poi de' suoi crediti, poi di quello che vorrebbe avere, poi del suo marebagno. La donnaccia sacramenta coi marinai quando è mal tempo, e quando è buono storce gli occhietti fra quei quattro peli di qua, di là, a sommare gli avventori: ha il saluto per chi viene alla spiaggia a fare il bagno, non per chi, già fattolo, se ne va: si dà colle mamme a persuadere i bimbi ritrosi che là sotto l'onda ci sono i pesci d'oro, e i pesci d'oro alla sera portano ai buoni un bastimento con tanti marinai, tanti cuochi, tanti cannoni; fugge le nonne austere che non vogliono bagnare la loro autorità: porge il cappellaccio e le scarpe alla marchesa: fa la sorda alle chiamate un po' volgari: promette sempre mare tranquillo fino a settembre: consiglia il bagno breve, ma la cura lunga: solleva dieci tele e si caccia, nè insidiosa, nè insidiata, nelle baracche, vede e non vede…. Ah donnaccia, se sei barchetta, hai satanasso in prora: troppi e troppe, peccatori tutti, colla fantasia venendo dietro a te, si sentono il sangue dare un tuffo e i nervi un pizzicore. Barchetta diavolessa! Ma che cielo stellato, che gran notte, che azzurro! Prosa, e sole di mezzogiorno: sollione. E voi altre, brutte marinare? Nemmeno ricordo come abbiate nome. Tu che, sorridendo, mi auguravi il buon giorno? Tu che rubavi il bastimentino a' tuoi bruni bimbi per darlo agli inviziatelli cittadini, che strillavano a solo vedere un marinaio a schiena nuda? Tu che coprivi pietosamente col lenzuolo il pieduccio torto a quella signorina distesa su per la sabbia e vergognosa perchè la sua mamma la vi teneva a forza? O buonacce, ricordo che non eravate belle. Ma, tu, Filomena, vienmi innanzi. Ti porrei un pezzotto bianco sulle treccie disciolte, ti darei un'anfora di terra e tu la recheresti sul capo, come una siciliana, contemplerei bene il tuo profilo austero ed italiano, e ti direi:—Va, bella, va cercandoti un cielo più ardente. Ma no! Ritorna ancora e dammi da bere. Ho sete. IDILLIO. Spiaggia di Pegli. Tu come avevi nome? Felice. È tu? Felicissima. O amanti pallidi, che alla mattina venivate al mare sotto un solo ombrellino, facendovi vento con un solo ventaglio, sorridendo con un solo sorriso consapevole, ah! era proprio l'onda che colle sue luci guizzanti vi aveva abbattuti gli occhi e la ghiaia che vi dava l'andatura stanca, proprio il vento che vi aveva scomposti i capegli e la brezza della marina che vi scoloriva i labbrucci? Ah? O felicissimi, alla sera vi stavate alla spiaggia, seduti in disparte, su una sola panca, anche su un solo scannello, contemplando il mare, contemplando il cielo. REQUIEM. Pegli. Sulla strada da Sestri a Pegli c'è un piazzaletto con quattro robine a ombrello, e in fondo un muro grigio, squallido e graffiato, con un'antaccia chiusa. Sporgono al di sopra del muro, di lontano, le alberature nude, le vele appuntate, e le banderuole a fiamma delle barche peschereccie; di lontano s'ode la voce del mare. Vi è il cimitero; lì non si strascica vecchia che dica rosario. Il pescatore che è morto aveva in prora alla sua barca la poppatola della Madonna, in collo la medaglietta di Savona, dava i pesci di livello al curato, andava alla chiesa, si segnava colla santissima acqua del mare. Il pescatore è sepolto tra le quattro mura nella ghiaia: e d'un remo non si fa croce. La Madonna beve ancora l'acqua salsa che le fiotta incontro nelle placide mattine di pesca: la medaglia è giù col morto, finchè fra i ciottoli e il carcame non la rubi il becchino: il curato ha cambiato il nome dell'offerente, ma ha l'istessa qualità di pesci. La chiesa ebbe funerali e battesimi: il mare tante volte con una striscia placidissima, lucente, appena sfiorò la sabbia, baciando i piedini alle fanciulle che cercavano nicchi e coralli, e i pescatori dissero:—Domani lasceremo giù tutte le reti.—Tante volte cogli avanzi del naufragio voltolò l'onda, fino a vomitare bava nel cimitero, e i pescatori dissero:—Vento galeotto. E staccarono le reti tese ad asciugare dal murello squallido, graffiato: e tirarono su le barche urtandone le poppe, le catene, senza svegliare i poveri morti. IDILLIO. O felicissimi, che alla sera contemplavate il mare, contemplavate il cielo, ho a dirla?… Quando la filatera dei bimbi chiassosi vi saltellava vicino, voi vi pigliavate il meno restio, il più bello, l'elegantissimo, tutto vestito di bianco ricamato, colla fascia di seta azzurra, il cappellino alla marinara, e col fargli scattare sul nasino la cassa dell'orologio o col chiudergli di botto il ventaglio profumato sotto il mento, subito l'innamoravate delle vostre ginocchia, sì da poterlo baciucchiare e lisciare coll'invidia più carina. Ho a dirla? (Egli, Gigio Augeri, su quell'orologio aveva misurato un paio di mesi desiosissimi, senza pace, senza voler più un amico, con una dolcezza e un tormento solo, dopo che Lei, Giulia, su quel ventaglio istesso, all'ultima festa da ballo aveva fatto scrivere per promessa una devise col certissimo toujours. E Gigio un giorno aveva succiato un bacio sulla manina paffutella di Giulia, e Giulia aveva sentito dal geloso gorgeretto per la spina della vita correrle un brivido d'amore. St, st, st. L'ho detto sotto voce e nessuno ha capito una parola, neanche quelli che hanno mangiato i vostri confetti, birichini). La storia è breve: aravate anime gentili: vi amaste: e, grazie a babbo di lui, a mamma di lei, eccovi i più dolci sposini nell'aspettare la felicità della felicità. Dunque il bimbo d'altri era sulle vostre ginocchia, un idoletto su un altare. E voi, a due voci:—Bello, bellissimo, a chi vuoi bene? A me o a lei? A tutt'e due istessamente. Bellissimo, chi sa come la mamma gioca con te! E il babbo? Ti Tag: mare barchetta cielo spiaggia tutto sotto donnaccia sabbia mamma Argomenti: fanciullo scempio, maggiore azionista, mare tranquillo, dieci tele, pezzotto bianco Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fior di passione di Matilde Serao Corbaccio di Giovanni Boccaccio I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il fiore di Dante Alighieri Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Skiathos, le spiagge più belle della Grecia Capo Verde, un'oasi di mare a due ore di aereo da casa Il tuo viaggio tra le perle del Mar Rosso Vacanze Maldive, Madoogali Hammamet, un soggiorno indimenticabile
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