Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 33

Testo di pubblico dominio

bordo filettato di luce vien giù la catena dell'ancora a perdersi nelle smorte profondità, colle anella pallide, intorno a cui danno del muso i pesci, s'appiccica qualche floscia medusa, e si gonfia alternamente l'onda. Il catrame spalmato, il legno stillante di globulini d'acqua, il ferro degli attrezzi riflettono l'azzurriccio-perla. Fumiga in prora un lampione spento, con una striscia nerastra e grassa che si sfilaccia su nel freddo aere… Dal fondo della barca si è svegliato il pescatore, e sorge anche la sua donna: serenarono felici; lui, attuffato nel sonno; lei dormicchiando a gomitello. O fanciulla, fanciulla, mia bionda fanciulla! Quand'io, melanconico e sorridente, vorrei dirti:—Vieni al mare! Ti mostrerò il cielo su cui si smorzano l'ultime stelle, e tu mi dirai le tue poesie d'Iddio e dell'amore!—in quell'ora in cui il tremolio antelucano dei colori aperti bacia nell'anima i desideri castissimi, il pescatore grida alla sua donna:—Su, rappezziamo le reti.—S'ella si stropiccia gli occhi, egli, scherzando, le tende le manacce: sulle palme luccicano le squame dei pesci: ecco un cielo stelleggiato: sulle palme contando i soldi, n'andranno le squame; ecco l'alba…. Nella barca si drizza uno stendardo di reti: le maglie rossastre dondolano fiaccamente sulle sfondo de' monti, del cielo, del mare, tutto d'un cangiante celestognolo che ai primi raggi si spolverizza d'oro da ventiquattro carati…. MEZZOGIORNO. Vado. —Bisogna metter giudizio, figliuolo caro, e…. almeno almeno, mi dico io, visitare i Rr. Pp. Scolopi di Savona.—Sì, sì, quando ci ritornerò: ora a Savona ho date le spalle, sono ad un'osteriuccia di Vado, dove aspetto l'omnibus che mi faccia viaggiare verso il formidabile capo di Noli. Sì, sì…. Oste, o l'oste, dammi un bicchierino! Sono a Vado: Vada Sabata, Vada Sabatiorum, o Sabatium, Sabata, Sabatium. Sabatium era costrutto sulle falde del monte: al basso appestavano l'aria le tristi paludi. Sia che il mare si discostasse dalla spiaggia, depositando un guanciale arenoso, sia che Adriano o Antonino o Augusto quivi dessero mano a lavori suntuosi per continuare la strada Emilia Ligustica, il fatto è che la città s'accomodò sul lido, prese il nome di Vado, crebbe, si stemmò poi colla mitria arcivescovile e…. Ho dimenticato qualcosa pel mio professore dagli occhiali d'oro, che mi tiene la sua santa mano in capo? No: il latino c'è: Bruto che scrive a Cicerone, parlando dei Vada Sabatiorum: «Constitit nusquam prius quam ad Vada veniret, quem locum volo tibi esse notum. Iacet inter Apenninum et Alpes impeditissimus ad iter faciendum.» * * * La costa di Vado mi appare arsiccia. Sotto quest'ora prossima al meriggio, tra i visacci bruni che popolano l'omnibus (tutti visacci!), sporgendo il capo da una finestretta, nel polverone, vedo qualche palma che si allunga e si strataglia sulle nubi focate, sorgendo tra mezzo a casette calcinate dal sole, e poi nelle lande ferrugigne qua e là delle grandi fornaci che mi sembrano moschee, dadi stracotti col cupolone di creta. In fondo, alla spiaggia, i colori più caldi sono come ruvidamente tagliati fuori dal quadro da una spranga di turchino buio, azzuolo, più che azzuolo, dal mare che a st'ora addensa un colorone, quale non è su alcuna tavolozza. Davanti a questo spettacolo non c'è pace, non c'è ammirazione. No: l'anima mia s'ammala di desideri, e, ferventissima e impotentissima, ribolle e si spossa d'inutili sogni. O mare! o cielo! o sole! E voi, Aquiloni della Grecia, Marôut dell'India, Keroubim della Giudea! O vento del Gulf Stream, vento elettrico del Giappone, vento dell'equatore, pampero del Chilì, harmattan dei Cafri! Mare, dove ti perdi? Tu, cielo, quanti dii alberghi, all'insegna del sole, delle stelle e della luna piena?… Voi, venti, quante preghiere dissipate nella pazza vastità degli spazi? Vorrei sedere alla spiaggia…. e vorrei credere…. e volare e salire…. Oh chi sale l'omnibus? La marinara col guarnellino di telaccia gropposa. * * * Vorrei credere?… Credere?… Mi sento in capo il turbante che mi stringe i polsi…. Chi m'ha fatto mussulmano? Al mattino saluterei il sole che m'arde le carni: il mezzogiorno l'udrei bandito da un pinnacolo della moschea: e la sera…. Se alla sera fossi ancora alla spiaggia, colla fanciulla dai nerissimi capegli, pregherei il mare che mi strappasse anche il corano e le speranze! Tuffatevi, Uri, tuffatevi: se m'aspettate oltre tomba, avvinghiandomi, fareste crecchiare un bel carcame! * * * Che aria arroventata! Che colori taglienti! Che scabbia m'ho indosso!… Dove sono i miei acquerelli? Vorrei stemperarli nel rhum!… Intanto vi racconterò un'istoria, intanto che l'omnibus trotta, trotta, trotta. La racconterò a te, bronzina marinara. E ti guardo!… Devi sapere che da noi, nelle città fredde, dove si vestono i velluti e le pellicce, si usa leggere dei libri di poesia stampata, e si fanno dei versi per una fanciulla. Oh! le fanciulle sono smorte, clorotiche, pensose, quando escono di collegio. Noi giovinotti per loro… per loro! diventiamo smorti, poeti e sospiriamo! C'è un amore, un perpetuo crepuscolo, che dicono…. che dicono…. ah platonico!… Tu non sai, marinara brunetta?… Ti dirò che una fanciulla bionda, la mia fanciulla che mi cantava le poesie d'Iddio e dell'amore, m'ha fatto piangere, e m'ha ammalato a letto. Mi offriva vaniglie, viole del pensiero, versi francesi, e sorrisi da santa Cecilia l'organista…. O marinara brunotta, sai che ti guardo e ti guardo!… I miei colori sono sbiaditi per il tuo ritratto. Dammi i tuoi: il nero de' tuoi capegli, la bragia delle tue carni, il verde-abisso delle tue pupille… Tu vuoi scendere dall'omnibus? Vengo con te! Andiamo sotto una palma. È troppo vicina a casa! Andiamo alla spiaggia. Insegna la strada a un povero forestiero. Andiamo alla spiaggia, o che ti strappo il guarnellino! Mi pare d'essere alla spiaggia… Sì o no?…. Il mare!… Venite, o poeti, giullari dell'ignoto: venite, o filosofi, perpetue gocce, che non cavant lapidem misterii: sibille, ossessi, dogmatici, pittori, idealisti, realisti, ed ubbriachi… No! nessuno di voi venga: di nessuno ho bisogno per abbuiarmi la mente: è già tutta una cappa di caligine: le vostre lingue di fuoco, passandovi, v'hanno lasciato un negro bacio. Facciamo un falò di tutte le bugìe delle scienze e dell'arti: sarà il faro a chi viaggia sull'immenso mare. Quanta vanità! Il mare!… È bello: ma a lui tendo le braccia invano. È infinito: là, là, sempre là, là, non c'è l'amore, ma la schiuma e l'amarezza: in fondo? giù? Mostri, schifosi polipi, ossame e putridume… O marinara brunazza, lasciami giù vedere la medaglietta che hai in seno. Ami tu le stelle? Nessun poeta ha potuto infilzarle per farne una collana. Ami tu l'alba? ami le tinte azzurrine-perla? Non reggono alla lascivia. Ma guarda che mi vien da piangere!… Stamane l'ho veduta una certa marina, ma ero solo. Adesso sono con te. Su, su, allegria! E tu cantami, chè voglio essere assordato, tappami gli occhi, rubami quel libro di poesie e di sorrisi… Mare turchino buio, azzuolo, più che azzuolo: tinte ubbriache…. Tace anche l'onda… Tu canti: Lauda, Saona, lauda Dominum. Viri Vadi fundaverunt eam In tempore dispersionis eorum. Ma come stridi, marinara, che ti sei fatta mesta? Questo è latino di chiesa? Canti così? Sei consorella? Non voglio più sorelle! Cambia tono, e vinci la tinta del mare colla voce…. Musica e pittura!… Voglio la canzone che canti con tutti i pescatori della spiaggia! Non sono, ve', geloso per una femmina!? * * * —Dove vai?—grido io spaventato:—Mi lasci proprio adesso?—Mi dia il mio guarnellino—gridi tu.—Dove vai?—È mezzogiorno: vado alla fornace.—Alla moschea, là?—Sì.—Chi c'è?—Il mio babbo.—Le Uri non hanno babbi….—E poi pensandoci: e sono tutte bianche, e vogliono guanciali con piume di cigno e non ghiaia, sigarette muschiate non pipe, e pascià…. non

Tag: mare    fanciulla    spiaggia    vado    marinara    vorrei    cielo    capo    sole    

Argomenti: mare turchino,    tremolio antelucano,    formidabile capo,    vento elettrico

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