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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 22male passioni dell'anima mia: o tristi ricordi, o gelosia, o frenetici odi, o tremende ardenze del mio corpo, io sfido Iddio!—Così imploravo ieri.—E invece sorgono dal passato i ricordi dolci—dolcissimi—dell'affetto, dell'amicizia, della stima, della simpatia, della confidenza. 13 aprile.—Ma sai, Lidia, che ho un'illusione quest'anno? Di divenire pittore d'armi antiche. Mosè Bianchi, Pagliano, Bazzero, De Albertis, tutti gli artisti della Società Patriottica mi riconoscono per specialista nel disegnare armi antiche. Sono assai apprezzati i miei schizzi.—Diventare artista! Avere il mio studio! Nel mio studio mettere un pianoforte per Te! Oh il mio sogno! Avere i fiori, la donna, la purissima arte, qualche libro tedesco e qualche inglese e francese! Essere artista! 20 aprile.—Sono melanconicissimo fra gli amici. Uno di questi amici raccontò una cosa graziosissima di sua moglie. Quando tornavano dall'altare di nozze, lei disse—Ora scappami, se puoi!—All'albergo, ella si addormentò fidente e stanca, ed egli stava a guardarla pensando:—Mio Dio, che spavento! È mia per tutta la vita! Tu vedi com'è l'anima mia, o Vergine santissima: Tu sai ch'io voglio morire. Fammi morire. Risparmiami un delitto. Fammi morire. Tremenda malattia dell'anima! Io inorridisco! Scrivo io un romanzo o scrivo i miei pensieri? Scrivo il mio sconforto su un pezzo di carta che si consumerà, con un inchiostro che si sbiadirà, scrivo pei topi che rosicchieranno queste mie memorie, scrivo che sento d'amare! Che sfiducia ho io—io nulla farò a questo mondo perchè sono incertissimo di tutto e su tutto—non sono mai in pace—voglio e non voglio. Perchè così presto ho sciupato il mio ideale della Carità? Perchè ho conosciuto l'uomo basso, vigliacco, volgare, neghittoso, ipocrita e stupidamente prolifico? I poveri?—Presto avremo le elezioni politiche. Io mi dimetterò da Segretario della Costituzionale… Che importa a me della briga degli ambiziosi e degli intriganti? È maggio: o fiori, o farfalle, o verde, o cielo, o fanciulle! Come sono brutto io! La mia poesia bisogna ch'io la tenga nascosta in fondo al cuore, per me, per piangere solo, per pregar solo, per disperare solo!—Alcune volte sogno d'essere lontano, lontano nel mondo, fra gente nuova, sotto un cielo nuovo, con dolori nuovi… O mia mamma, perchè ho anche la squisitezza tormentosa di sentire i dolori di certe povere creature che non hanno casa, patria, parenti? Perchè penso mestissimamente a quella disgraziata—elegantissima—che ieri andava al manicomio? Ricevo dalla Accademia di Brera dei biglietti di congratulazione per me spediti da Promis, Biondelli, Mongeri. Mi sento incoraggiato. Se potessi arrivare a quel posto! Ma coll'amore dell'arte non si fa carriera! 20 luglio.—Come ti sento, bisogno della mia giovinezza, del mio ingegno, della mia vita!—Lavoro moltissimo pei poveri: ma sento poco la compassione, sento un grande odio per la finzione, per l'inganno, per la umana bestialità! Come gli uomini sono gli autori delle loro sventure! 23 luglio.—Lavoro molto pei poveri. A vincere il mio carattere timido penso sempre:—Essi, i poveri, potrebbero trovarsi al mio posto: io, al loro: se io avessi bisogno?—E lavoro… È volgare la mia vita? O Signore, quando leggo la Tua Bibbia, come ancora nel mio avido scetticismo, ho dei momenti di fede gentile! O Signore, perchè mi tormentasti e mi tormenti coll'incertezza? Scriverò a Recoaro per far apparecchiare le camere a mia madre e a me. Son spaventato: guardando solo l'orario, e leggendo quei nomi di stazioni venete, mi si stringe la gola… Rivedrò Lidia. È un'idea fissa. Ah se potessi condannarti all'oblio! Ti amai, Ti amai, versai, nelle lettere che ti scrissi, l'anima mia, ti dissi il mio tormento, rinunciai alle prepotenti gioie che mi provocano a' miei anni, studiai, mi dedicai ai poveri, e al mio paese… E Tu? Come mi rispondesti? Tu chi ami? Ah fosti crudele! Ed io perchè amo di acuire così il mio dolore? Vi chiudo nel mobiletto, o pagine tristi, e siate l'ultime che scrivo! C'ingannano i poveri, c'ingannano i preti, e c'ingannano i dottori…. * * * 31 settembre.—Non ho mai voluto scriverti per non darti dolore! Ho fatto le appendici artistiche del Pungolo, e ho dovuto condirle d'arguzie e forse di sconcezze per il pubblico, in quei giorni che la mamma era ammalata (e mi faceva davvero pensare tristamente di lei) e in quei giorni in cui volevo tacerti i miei pensieri. A Recoaro, come ho vissuto bene nella compagnia gentile di una fanciulla, che non mi credette sciocco e beghino! E perchè ti dico questa simpatia, e quei no! no! no! che mi dissi e feci capire a lei, pensando a te? È una fanciulla che mia madre ha visto nascere e che ha sempre conosciuta e che sarebbe contenta di vedere al mio fianco… Ti ricorderai di me? Si spezzerà il filo tra noi? Chi primo obblierà? Vado a Limbiate e visiterò quel cimitero dove io ho scritto lagrime e sorrisi, io che ora sghignazzo facendo il giornalista lepido. Lidia, perdonami, faccio così per buttarmi nel mondo, e occupare un posto, e avere una possibilità di farti mia! Pensa che quella ragazza mi era molto simpatica: ed è forse l'ultima che incontrerò nella mia vita—nella mia vita stupida e ritiratissima. 1.° ottobre.—Stamani, quando la campanella di sotto suonò la messa, mi sentii tristissimo…. Preghi tu ancora? O perchè penso tanto a te e con tanto timore? Quante cose si sono cambiate in campagna. Vicino a quel cancello a Carate, ov'io venivo tutti i giorni nel 73 a guardare in quel giardino ove tu mi avevi dato un fiore di vainiglia e una foglia spinosa, vicino a quel cancello, ove scrivevo le date e mi pareva d'esserti fedele, hanno alzato un muro. L'ossario di Solaro ov'io passavo quasi tutti i giorni, e guardando i crani pensavo a te, dicendomi:—che cosa è la vita? e dove io ho contemplato quella mano rattrappita e secca, quando avevo sul cuore la lettera che mi avevi scritta e m'immaginavo la tua manina tonda e morbida, l'ossario l'hanno demolito… E noi abbiamo cambiato l'aspetto delle camere, del giardino, ma il mio cuore non muta. Ho riletto la mia lettera del 15 ottobre 1877. Tutto è finito?… Coraggio, mi dico, il mio dovere ora è di servire i poveri, è d'esser umile, e di gettare questa penna insulsa…. Che cosa ho fatto per esser degno di lei? E che cosa farò?…. Tre anni fa, come mi sentivo buono e poeta e fiducioso, nella mia disperazione: ora nell'apatia, come mi sento vecchio! Perchè mi dico coraggio? Che fare? Che studiare?—Come gli uomini sono tristi! E non so staccarmi da questa memoria, mi pare così di esserle fedele…. 18 ottobre.—Odoro nel cassetto un profumo che mi ricorda la mia santa malattia e le mie purissime illusioni…. 20 ottobre.—Questi sono i giorni in cui io ho tanto pensato a Te. A Limbiate c'è una ragazza bionda, gentile, pallida che di sera somiglia a Te: son già due anni che solevo annotare questa circostanza, ma mi pareva d'esserti infedele…. Vittoria avrà avuto qualche po' di simpatia per me? Là a Recoaro mi ha regalato un pezzo di sasso colle piriti, preso all'orrido della Spaccata, ed ora lo tengo qui sul mio tavolo, quando scrivo. Come sono pallidi i miei ricordi di Recoaro!—Quante volte passeggiavamo noi due soli, alla sera colla mamma lontano a cento passi, e chiacchieravamo e ci sentivamo giovani. Chi ama ella? Certo amerà. So di un giovanetto simpaticissimo che l'amerà: e lo vedo alla Patriottica e mi è caro, e non mi sento geloso. 21 ottobre.—Volevo dicessero:—Quel giovane si è fatto seriissimo, è divenuto il servo dei poveri, è dolce, è pio, è rassegnato. Ha un profondo dolore, ma soave che coll'amore consacra la sua vita… Volevo mi amassero tutti ed io mi tranquillassi…. No! risusciti tu, mio animo d'artista e mi scuoti! mi tormenti! Mi fai delirare! Sghignazzo ancora: ancora sono superbo, ancora odio, ancora voglio morire come il mio Ugo! 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