Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 63

Testo di pubblico dominio

sono gli avanzi di case, sotto un tappeto d'edera, a destra della chiesa: e antico è l'avello che giace pesantemente, scaldando al sole il granito, serrando l'ombra e l'immobilità: non un nome… E la Natura ci irride crescendo intorno le ortiche dell'oblìo. —Che cosa è la vita dell'uomo?… Chi requia qua dentro? Fu felice o infelice? Fu uomo o donna?… Si acconcia Ella alla idea—Per sempre?—In vita si promette ciò che non è in noi; in morte, ciò che speriamo nell'ultima illusione. Sul piazzaletto compare il prete del luogo, vestito di verde, come la speranza… del guadagno… non cerchiamo tanto: egli è felice, colla sua pipa e le ciabatte e gli incerti; e ci fa invidia. Don… don… don… (come diamine si chiamerà?) Il messere, insomma, ci condurrà alla chiesa: cioè alla sua serva, giacchè lui desidera finire quella delizia anticanonica che ha nella pipa. Ed è peccato! A Fontanella, mestissima chiesina, avrei voluto trovare un prete bianco, modesto, tranquillo, e digià arrivato all'ultima scena della commedia. Il cortiletto in cui entriamo, seguendo il giro dell'antico colonnato, ha l'aria tranquilla, rassegnata direi, di un passato che è scorso in pace, e in pace sopporta l'obblìo; due o tre archi: quattro finestre; due gelsi; dei rottami; un portico. E qui facciamo una sosta. C'è una tomba. Il coperchio ha scolpita, giacente nell'ultimo sonno, una donna di mezza età, coi capegli lunghi, con una corona in testa da contessa o da marchesa; il manto le è fermato sul petto levigatissimo da un gioiello; una cintura le allaccia la sottoveste; e le mani, senz'anello, sono incrociate al mesto saluto della pace. Il coperchio è quello che di veramente antico può presentare questa tomba. L'urna male gli si adatta, per forma, per diversità di pietra, per gli stemmi scolpiti. Giace sopra un gradino, e sotto un arco, colla data 1419. Due parole di fretta. Il Pellegrino nella «Vinea Sacra» disse questa tomba esser quella della regina Teutberga, moglie di Lotario, re di Lotaringia, la quale, ripudiata, avrebbe cercato ricovero fra questi monti bergamaschi, confortandosi alle parole del beato Alberto di Sogra. Una scena fra questi e la regina è rappresentata su un grande quadro della parrocchiale di Pontida. Ma alla tradizione popolare, e al sasso che serba, sotto un castagno, le certe impronte dei due, osta la cronologica verità. Teutberga morì verso il 951 e Alberto nel 1095 come dice la iscrizione del suo sepolcro. Fontanella ebbe un Convento di Cluniacesi, con un abate e dodici monaci, e un archivio nella torre del castello detta «la Botta». Il Ronchetti ha provato che fondatrice fu una piissima vergine Toperga, vissuta a tempi di Alberto, ivi sepolta, ed ivi venerata come beata, in un sepolcro, con otto lampade. Tutte queste cose, lette, pesate, discusse, per me turbano la pace di quella tomba. Amo meglio l'indeterminato. La chiesa è a tre navate, che, colle colonne informi, coi capitelli vari e tozzi e frammisti, coi grafiti, affermano la impotenza artistica delle prime costruzioni; il campanile s'alza davanti all'altare maggiore; una tavola bellissima rappresenta il Rinascimento—Sant'Egidio; gli altri arredi e la sacrilega imbiancatura suggeriscono alla serva guida la sapiente esclamazione:—Tutti dicono che è una bella chiesa! Ma sì, se fosse nuova! se… Io non sono architetto e studioso per analizzare i particolari; mi lascio vincere dall'insieme, che è severo, raccolto, pieno di poesia storica e religiosa. Non domandò la mia fantasia:—Chi pregò? Come vi pregò?… Il povero uomo passa; il cofano vecchio e l'avello antico rinchiudono l'enigma della sfinge. Le rimanenti case di Fontanella io vorrei assomigliarle a certi luoghi veduti nei sogni, nei quali corre l'occhio e inciampa il piede, e la luce non è luce, e l'aria vi è morta. Per anditi regolari, per archi bui, per muraglie a dadi di pietra si giunge a certi bugigattoli di tragetti e di scale, dove, se al dissopra delle finestrine, se dalle pareti addentellate, se tra le gronde protese, si vede un po' di cielo azzurro, sembra un fesso da cui scappa l'anima prigioniera alla libertà della vita e dell'amore. C'è davvero del bello!… Là si immagina un trovatore col liuto ad un pertugio di torre per consolare un dolore, e si ode invece un lungo muggito di mucca e si vede una fanciulla cho spalanca una stalla. Si sogna forse una donna melanconica e stanca, e appare un vignaiuolo, barcollante sotto una corba d'uva, che si sfrega contro le strette pareti della viuzza. C'è un portico finalmente, dove il sole scalda ogni minima ragnatela, e ogni fuscello di paglia; c'è una cucina oscura con una scodella di latte, una facciata di castello, una gran botte, e uno, due, tre, quattro grappoli d'uva. E c'è una bionda fanciullina, con due begli occhi e un bocchino, una cara, tranquilla creatura, che, fra tanta e tanta imponenza d'antico, accompagnandoci sin presso a una tomba, sorrideva, inconscia di tutto. Oh tornerei lassù a baciarla! MONTI E LAGO. Sono schietto, schiettissimo e dico la verità: quando la locomotiva esce fuori fischiando dal grande antro invetriato della nostra stazione milanese, se in qualche vettura mi trovo fortunatamente anch'io, io pure fischio colla gola del serpente…. Brutta città, aria malsana, noie e fastidii, vi derido! Addio!… Il fumo sbuffa a globi allegramente; suonano gli stantuffi, luccicano gli ottoni, e la filatera pesante scorre, come su un pendìo insaponato sulle rotaie che s'inazzurrano a perdita d'occhio o diritte stupendamente o con quelle curve dolcissime che la scienza ha segnato col compasso. Va e va, scappano le case affollate, i traffici, gli altri mille carrozzoni allineati pei viaggi. La strada è sorretta ad un terrapieno, fra i campi di biada, e le siepi, colla compagnia dei pali telegrafici e dei cantonieri dalla banderuola svolazzante. Respiriamo!… Abbiamo già veduto gore, fossatelli, fiori a bizzeffe, cascine e macchiette. Alla prima stazione ascoltiamo qualche parola di dialetto campagnuolo. E va e va! Sicuro che l'inglese leggerà sempre istessamente la sua guida rossa e il mio babbo calcolerà che st'anno il frumento sarà magro magro. Brava gente! Ma noi che viaggiamo perchè nessun libro ci ha fatto bene, noi che vorremmo turbinarci tra il fumo del gran tubo, saltabeccando pel cielo, noi abbiamo la testa che gira, come il fiocchetto della tendina al finestruolo…. Che finestruolo!… Sporgiamo mezza persona, e sfidando il polverone e i minuzzoli accesi di carbon fossile ci diciamo i re dell'aria!… Benedetta età la nostra! Cioè la mia: perchè il mio compagno a differenza di pochi mesi, è già uomo fatto, ha dei clienti e non so quanti crediti. Ho parlato in plurale perchè ho questo vizio, come un rettore magnifico dell'Università, quando mi credo un re dell'aria! Il nostro orario ha un'orecchietta alla pagina tale:—linea
Milano-Varese.
Da Varese andremo al Lago Maggiore e precisamente? Non abbiamo deciso nulla: e se volete accompagnarmi, subìte un po' delle mie indecisioni e de' miei entusiasmi. Se tra i miei lettori c'è qualche Varesino, mi congratulo con lui ch'è nato fra quei colli e quei monti avvolti da quell'aria che fa guadagnare gli ostieri e scapitare l'amor platonico: se c'è qualche Varesina le dirò che ho veduto dei porticati, dei poggioli antichi, delle vie pittoresche, de' bei quadri presso il proposto…. Che cosa importa a lei? Ho ammirato una villa bianca avvistatissima senza una mosca, e un giardino su un colle, e un sentiero che si curvava fra un roseto, un pratello in toletta, e montava e montava…. C'era posto per due, per tre no. O Varesina, al sommo di quel colle, quando il sentiero t'avrà fatta arrossire, mi dirai come ti chiami…. Varese ha dei punti bellissimi dove guarda la campagna, il suo gran campanile sorge su, tutto colorito, distinto, rilevato: filari d'alberi verdeggiano sulle salite e ai giardini pubblici: la villa Ponti dall'alto

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Argomenti: due parole,    povero uomo,    rettore magnifico,    lago maggiore,    mesto saluto

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