Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 21

Testo di pubblico dominio

profumo, linee dolcissime, seduzione, sudore, carne della femmina, che siete voi per me? Vidi jeri e meditai sul quadro di Morelli «Le tentazioni di sant'Antonio.» Carne della femmina che sei? Tutto passa, e tu, corpo, imputridisci; dopo la giovinezza, nessun piacere; dopo la morte, nessuna vita!—O Lidia, in queste pagine su cui è scritto il tuo nome di vergine, oso io lasciare queste righe? Sì, per dirti che all'anima Tua sacrifico la mia bollente gioventù. Ti amo, purissimamente Ti amo e purissimamente Ti voglio mia! 18 maggio. «Io mi tacerò quando non mi sentirò più degna di stringervi la mano, come ora.» Queste sono le parole di Lidia, che mi spaventano da due giorni. 30 maggio.—A sera tarda mi trovai cogli artisti che festeggiavano il Michetti. Figlio di pastori a 25 anni è già celebre in Italia e in Francia, e guadagna quello che vuole. Come vorrei essere in lui! avere tanto nome e tanto merito e dire: Per una fanciulla! festeggiato, amato, ammirato e dire: Col pensiero di una fanciulla! Che superba compiacenza! 4 giugno.—Jeri sera ho ricordate le Tue parole a me e stamane voglio rileggerle:—J'ai aussi des remords, votre lettre m'a troublée—je me sens malheureuse car j'ai été pour vous cause de souffrance (oh sì), peut-être ma légéreté en est-elle la cause?—J'ai pleuré en lisant votre lettre, il m'a semblé entendre une voix que n'ètait point de cette terre, je ne croyais pas qu'il y eût sur cette terre une âme si belle que la vôtre! O madre, queste parole sono il premio della mia castità, della mia religione, della mia timidezza, del mio amore!—E le ho lette in un santuario della Vergine. Tout ce qui finit est si court Allez toujours— 24 marzo 1880.—Facendo la carità, trovo un padre che si uccide perchè la Congregazione è una vecchia istituzione burocratica piena di pregiudizii. Credo di servire il mio partito, ma per reggere alla noia di stare tre o quattro ore al tavolino della Costituzionale a scribacchiare i verbali mi immagino sempre d'aver avanti agli occhi la nostra Regina Margherita, e per lei, donna, faccio quel sacrificio di star lì. Essendomi occupato della Società Dantesca, trovo i Commendatori amici che mi fanno dire che sono assenti da Milano. Quando ho studiato che conforti ho avuto? quando ho scritto? quando mi ero inchiodato sulle panche dell'Accademia? Io mi sento artista, perchè sto in contemplazione di un raggio di sole che fa luccicare mestamente l'iniziale delle pergamena e vivifica i colori di un angolo di tappeto turco e fa spiccare le ombre del tavolo barocco e polveroso. Io sono artista—melanconico e sognatore. Guardo alla libreria polverosa…. O poeti, non vi leggo più! penso che anch'io volevo essere romanziero storico: e, dopo il mio amore, romanziere antico. Incominciai col Buondelmonte e finii coll'abbozzo Tisi. Ho qui un vasetto di viole del pensiero. Da sei anni a primavera ho questa gentile compagnia: viole ed illusioni.—I miei amici vedendomi, triste, mi dicono per consolarmi:—Prendi moglie…. 29 marzo.—Perchè nulla annotai nel dicembre, nel gennaio, nel febbraio, quando servivo i poveri alla cucina economica? Perchè non scrissi le soddisfazioni dell'anima mia nel fare il bene? E il bene l'ho fatto pensando a Te: ho avuto dolcezza, pazienza, perseveranza, dicendomi:—Lidia mi vede.—Ma chi sei Tu che ti facesti padrona della mia giovinezza? Chi sei? Perchè ti sono così schiavo? Perchè mi fai piangere? Perchè farai piangere mia madre?—Oh alcune volte impreco contro di Te, e ti odio e vorrei che l'anima tua soffrisse come la mia! E che? La vita, l'avvenire è dinnanzi a me…. Sì, ma dove le risoluzioni? la forza d'animo? la perseveranza? la fede?—Alcune volte mi dico:—Dimenticarono tanti: dimenticherò anch'io: avrò una famiglia: avrò una carriera.—Ma no! sento solo le mie melanconiche fantasticaggini artistiche! Sento solo l'armonia del mio dolce passato! Ho sofferto, e i miei dolori non sono troppo preziosi, per mutarli nelle gioie banali di vita solita. (sera).—Oggi mi sentii poeta. Meditai una poesia, I morti, i morti all'ospedale e i morti in battaglia—i morti d'amore—i morti in campagna…. Lessi i ricordi della vita di Settembrini. Come mi sentii consolato! Che fede in Dio! Che amore nella sua donna! Che carattere!—Mio Dio! perchè non sono vissuto nel tempo delle cospirazioni, dei patiboli, delle battaglie? A me che rimane? Lo sconforto! 11 aprile.—Sono otto mesi ch'io da mattina a sera aspetto una lettera di Lidia; che cosa mi potrebbe dire? S'io mi trovassi padrone di trecento od anche di duecento mila lire, scriverei a Lidia:—Voi siete povera: ditemi quanto vi abbisogna per la vostra felicità…. Vi darei tutto. Avrei fatto il mio dovere dopo di avervi date tante proteste di affetto vero.—Dopo, colla coscienza forte e finalmente persuaso di aver fatto una buona azione, dopo mi voterei a Dio. Per andare missionario bisogna tanto denaro? Don Fedele non era ricco. Fra tutte queste cose vecchie del mio studio, ho delle camelie in un vaso, camelie candidissime, camelie rosee… Perchè adorando i fiori, con dolcissima illusione, con irresistibile bisogno, adoro la donna? Fanciulle belle e bruttine che passeggiate al sole, se sapeste il mio sacrificio! Nulla, nulla si cancella dall'anima mia e mi sento senza speranza, senza amore, con troppo amore! Come ti bestemmio, o Dio! Non ti credo nei cieli! Sei in terra e Sei l'amore! Sii maledetto, o amore!—. Perchè non mi uccidi? O sole, come ti amo sui picchi delle montagne selvagge! Come mi sentii felice nei deserti della Natura! come libero! come poeta!—Ma tu, Sole, mi schiaffeggiavi, mi macchiavi il volto e le mani, sì ch'io avevo persino vergogna della montanara che m'accompagnava: e quando tornavo fra gli uomini, io mi sentivo rigurgitante l'anima di grandiosa, di aspra, d'infinita poesia, e gli uomini ridevano di compassione per me, e le donnine ghignavano di scherno! O Sole! o Sole, mi tormentasti e mi tormenti! Io amerei Te e l'infinito mare, ma diverrei brutto d'una bruttezza ineducata!—Donne che per qualche minuto avete avuto un pensiero per me, chi siete? Vi ho io amato? Siete voi invecchiate? Mi avete dimenticato, come io ho dimenticato voi? L'anima sussulta!—I bei giorni ch'io ho passato con Te, o R., a ventitrè anni! Le belle cose che ti diceva parlando di Dio e leggendo le poesie! gli orrendi tumulti che si suscitavano nell'anima mia quando ti recitavo il mio Giuliano! Il Giuliano è incatenato in questo mio povero, sporco e meschino corpicciuolo, e lo squassa e lo uccide! Ero buono, ti confesso, una volta, gentile verso la Madonna, fiducioso in Dio. Ed ora?—Non leggo più poesie stampate. È domenica: io non benedico il Signore. Sorgete tutte in me, o male passioni dell'anima mia, tormentatemi, abbattetemi, schiacciatemi. Ch'io muoia maledetto, perdonando a nessuno. 12 aprile.—Eravamo soli in una cameretta disabitata del sacrestano: c'era una crociona nera dei morti: un canapè: delle seggiolaccie: un tavolo sconnesso…. Sui monti imperversò un uragano. Lei aveva paura dei lampi…. Si schiarì il cielo: tornò il sole, bellissimo: la montagna divenne festante. Io lessi l'agonia suprema del mio Tintoretto!—Che speranze, che fede nell'arte! Che baldanza nel guardare al mio futuro! Chi ridà i miei ventitrè anni?—Tu fosti gentile, soave, confidente, affettuosa, compassionevole con me. Ma perchè mi tornano alla memoria queste dolci ricordanze della mia giovinezza? Perchè con tanta insistenza, vi risaluto ancora, o anime, ch'io chiamai gentili?—Su, a quella chiesetta scrivemmo i nostri nomi. Ci saranno ancora? Chi li avrà letti?—E parlammo di Te, o A., povera e affettuosissima e nervosa Signora che mi amasti! e mi piangesti in volto là su quei colli! piangesti ricordando il tuo passato!—Dirai tu, o Lidia, che questi sieno ricordi profani, perchè rubano a Te? Ma chi fosti tu per me? 12 aprile.—Sorgete tutte in me, o

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Argomenti: quattro ore,    tanto merito,    tanto nome,    tappeto turco,    coscienza forte

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