Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 42

Testo di pubblico dominio

conobbero questo istrumento che dopo la guerra di Troia. Plinio ne fa inventori i Fenici, i Tirreni e Pausania menziona Mida re dei Frigi. —L'ancora,—mi disse un fabbro nudo fino alla cintura, re d'una fucina in cui si profondava fino alle caviglie nel polverio nero, s'arroventava la gola e lagrimavano gli occhi—può pesare da 150 a 4000 chilogrammi,—e alzava un martello da venti, lasciandolo cadere su un'incudine suonante come un concerto di dieci campane. —Ha l'anello, o cicala, il fusto, i bracci, le marre o patte, e il ceppo—mi accontentò un ingegnere navale, aprendo il suo portafogli, come chi dicesse:—ho i miei affari, non il tempo per chiacchierare. —All'ancora maestra si dava il nome di ancora di salute: e c'è l'ancora di misericordia—mi soggiunse un marinaio segnandosi di croce.—Ma si calano colle gomene pregando Dio. —L'ancora—mi suonò nelle orecchie il curato—è l'emblema… E non volli più ascoltarlo. E tu, fanciulla, mi domandi? Ti ho risposto. Io ti parlerò; parlerò di desolazione. Alla sera ho sognato che tu eri raggiante come un faro, avevi una stella in fronte e stringevi un'ancora per me. O CARO BIMBO. A lume di luna, che ti rende macchietta mestissima, che fai? Colle gambe nell'acqua, che ti pone intorno alle ginocchia un anello oscillante d'argento, che guardi? Colla camiciuola al basso già inzuppata, che alle mamme cittadine fa pensare al raffreddore (che non verrà), che cosa spii? Spii il mare: vuol mettersi al buono. Dimmi, e perchè? Perchè tornerà. Chi? Il babbo marinaio che è partito con in collo la santa medaglietta di Savona, che è partito per l'America da due anni, il giorno della Concezione? Il babbo che più non scrive? Tornerà il bastimentino: il bastimentino fatto con uno scheggione di legno… O Bacciccin! Aspetta, aspetta, o caro bimbo: ancora non conosci il dolore. E se non tornasse il bastimentino? La tua Lena ne farà un altro. E se non tornasse il babbo? CONVOGLI. E passavano giù nella valle, pel letto asciutto del torrente. I mulattieri col cappello di paglia, la camicia azzurra, la fascia rossa, avevano la frusta a chiovetti d'ottone schioccante ad ogni minuto, e la bocca coi barbigi arsicci ad ogni secondo schioccante di bestemmie: le bestie poderose colla gran placca sulla fronte, a protettrice la Madonna, col campanaccio e i pendagli: le carra, a ruote di cannone, trabalzanti sotto un monte di barili, di sacca, di legname, di balle, o che altro. E un carro, e due, e tre, e sei, ed otto… La processione senza croce, ma coi moccoli! Bisogna dirlo, pel mulo, è regola genovese, un santo tirato giù di paradiso è un pungolo alla groppa. Oh come io studiavo le facce! Faccie biscagline, faccie castigliane, faccie senza battesimo: e tutte alla golaccia avevano il capestro; no, cioè le cordicelle colla santa medaglietta di Savona. Perdonate: chi mi bisbigliava è quel curato colla veste colore abete, e proprio resinosa, col tricorno a cordicelle allentatissime, colla faccia non da benedizione, il quale curato da questi mulattieri non si ha altro che qualche gomitata, e non ascolta che litanie non canoniche. So che costoro hanno la fermata all'osteria e non alla chiesa, so che anche a notte l'eco dei cimiteri in suono d'ossa sbatacchiate su per le croci di legno ripete lo scoppiettare dalle loro fruste, so… E che cosa so? Niente: che passavano e passavano e passavano, macchiette variopinte, sullo sfondo della vallata, che mi tiravo da banda al tempestar dell'unghie dei muli, che qualche volta in cuor mio dicevo:—Buon viaggio! E se ancora passate, passate, passate, metteteci un po' di garbo ad avvisare le signorine: e del resto, buonissimo viaggio! L'OSTERIA. E l'osteria di solito è posta al canto della via principale e di un tragetto: quella fornisce i bevitori mulattieri che si assetano sulla strada da Savona a Genova; questo che fra due murelli d'orti va al mare, dà i pescatori e i lavoranti del cantiere. L'insegna è dipinta d'azzurro, e non c'è nome d'oste o di vedova che lì non s'abbia il suo battesimo popolare. Chi entra deve guardarsi dalla focaccia gialla-unticcia, che odora su un gran piatto di peltro, e dal barile sgocciolante, ritto in piedi, coperto di frasche di vite, e fatto tavolo a sette od otto mezzine di maiolica dipinta. Pareti a tutte tinte, dalle sudicie alle aerine, come le tavolozze dell'avvenire; pancone a gambe divaricate: sfondo di sale e sale a parate grigie di ragnatele. Chi amasse poi lo studio degli accessorii, vi trova la lampada di ottone coi quattro becchi, la statuina del Ballila, sul muro gli ultimi numeri estratti al lotto di Genova scarabocchiati a carbone, ai vetri le sfogliacce a tenda, alla soffitta negra e rognosa il finestruolo per spiare giù. Nella strada cresce un remore di sonagli e di zampe e di ruote, cresce e poi s'arresta…. Ecco entra nell'osteria un mulattiere col camiciotto sudato, colla frusta in collo, colla destra mano che suffrega le labbra bruciate. L'oste non c'è. Il mulattiere leva la voce ed incomincia:—Per Dio Sacrrr….! Il curato che passa davanti all'osteria guarda la bestiaccia (non dico il mulattiere), e fa il suo conto:—Un mulo come questo vale una parrocchia di montagna. I MONTANARI. Venivano giù per le stradette colle corbe piene di frutta, colle ceste del pollame, col fascio di fieno, colla sacca infarinata. E quello aveva la berretta rossa e lasciava nei passi soleggiati una fragranza dolce di prugne e di pesche, come maturate nelle stufe: e quello un pezzotto di vela incatramata e ad ogni brusco sasso eccitava il canto mattiniero del gallo imprigionato: quello si nascondeva sotto sotto e scendeva con fruscio fra i murelli e fra le siepi: e quella berretta bigia veniva giù fra un polverio, come una Dea fra le nebbie. E c'erano i fanciulli cantacchianti e i cagnuoli a mozze orecchie e coda ritorta, i cagnuoli d'avanguardia. Venivano giù dagli orti fecondi, rigati da cannuccie bianche a sostenere le viti: dalle case fatte di pietra accostate senza calce, angolose e bige: dai pratelli stesi sul declivio, come tanti rappezzi sulla vesta arsiccia della montagna, arsiccia e stracciata dalle rupi; dai molini stillanti, dove le paie delle ruote avevano i bei riflessi lucenti d'azzurro girando all'insù, dove fuggendo giù si tingono di verdemare, sommovendo l'acqua. Amo i vostri orti, e le case, e i pratelli e i molini: non amo i vostri cimiteri. Invidiate il marinaio: l'ossa sue, rotolate nei fondi glauchi, hanno posa di quando in quando, cullate dalla voluttuosissima vegetazione del mare: le vostre si corrodono tra gli scheggioni quelle non pagano il nolo della requie; le vostre su un bisunto libriccino e sul cartone dell'offitium hanno fatto notare:—soldi trenta. Ma voi avete, montanari, la bianca chiesuola delle sante litanie e per me le litanie sono tutte un canto d'amore. INFELICISSIMO. Sorridevano gli sposini, sorridevano le fanciulle, sorridevano le mamme…. Quel povero infelice che aveva deforme la persona, sospettosamente passava tra gli allegri bagnanti, e cercava la spiaggia deserta e sedeva di faccia al mare. Era un amore il cielo: era un amore il mare. E l'infelicissimo sentiva che le stelle scintillavano nell'anima della notte con palpito di soavità, sentiva che il fremito delle onde era un sussulto della vita universale della natura, si sentiva parte dell'infinito Amore…. Non gli sorrideva la donna. BUONA VENDEMMIA! BUON RIPOSO! Vidi al davanzale di una finestra una bottiglia in cui era piantato un tralcio di vite: questo, rigogliosissimo, aveva tanti e tanti grappolini verdi. Il bimbo che mi era insieme:—Qual è il paese, mi disse, dove ci son gli ometti così piccoli da fare la vendemmia alle pergole come quelle lì? O Madonna! che cosa avrei dato per essere come lui, per potergli rispondere da pari a pari:—Quello dove gli sposini s'addormentano dentro un bottone di rosa. LAGRIME E SORRISI A mia sorella nel giorno dei morti, 2 novembre 1873. Meditai, cercando la

Tag: mare    marinaio    amore    canto    fatto    curato    bimbo    due    sotto    

Argomenti: fabbro nudo,    letto asciutto,    fragranza dolce,    brusco sasso,    canto mattiniero

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Fior di passione di Matilde Serao
Decameron di Giovanni Boccaccio
Diario del primo amore di Giacomo Leopardi
Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni
Il fiore di Dante Alighieri

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Vacanze in Grecia, Lindos
Vacanze Maldive, Madoogali
Guadalupa, l'acqua cristallina del mare dei Caraibi
Zante, l'isola di Ugo Foscolo.
Residence Cannes Beach


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72 successiva ->