Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 26

Testo di pubblico dominio

passione per le cose antiche, mi rinnegherei, ma Tu dammi—per un'ora sola—il conforto sommo di appoggiare la mia testa sul seno di una donna che mi ami—che io ami!—Chi mi ha amato? È primavera: mi guardo nello specchio—come sono brutto io! 4 marzo.—Perchè questo sconforto? Perchè ti ho amato troppo. E Tu lo meritavi?—Cominciano i giorni delle indecisioni, dei dubbi, degli spossamenti.—Dammi l'oblio,—dammi anche l'imbecillita: ch'io non abbia più memoria. 5 marzo.—-S'io prendessi moglie avrei coraggio di distruggere queste annotazioni? Avrei coraggio di conservarle?—Non prenderò moglie. 6 marzo.—Un giornale, la Lombardia, parlando delle cose politiche, mi insulta. Che m'importa?—Ieri a sera ho accompagnato mia madre alla fiera di Porta Genova, ero felice d'averla con me. Oh sento come spenderei bene le mie premure con una donna! La notte veglio penosamente. Sento un gran vuoto! Mio fratello ieri non si sentiva bene: ed io penso come sono cattivo con lui. Gli darò tutte le mie armi. Che mi resterà per un po' di svago? Le mie armi mi danno l'unico conforto: mi sento artista! 7 marzo.—Come sono melanconico, la mattina quando mi desto!—Come mi spavento pensando che il mio nome è lanciato al pubblico! Chiunque mascalzone avrà diritto di sindacare i miei atti della vita privata? Come mi spiacerebbe s'io divenissi ridicolo!—Chi mi insulterà? E rinuncierò io a quella soavissima e dolce pratica religiosa della eucarestia? ho sempre pensato a Te, Lidia. Perchè non lavoro? Perchè l'unica mia gioia è il desiderare la morte? Qui nel mio studio sono tormentato da tutti i miei ricordi, da tanti rimorsi, da troppa sfiducia. —Perchè ricordo quei mesi in cui studiavo il tedesco e l'inglese? Sono qui ancora i miei libri, Goethe e Byron, e mi fanno la più grande tristezza.—Disimparo le lingue per dimenticare le mie prime illusioni. O mio Gesù, lessi per primo libro in inglese e tedesco il tuo santo vangelo. Come era il mio amore? 9 marzo.—È una splendida giornata. A questo sole, a questo cielo, a questa gran vita che si diffonde io grido:—Mio Dio, fammi morire!—Come è profondo il mio sconforto! Di notte veglio tormentosamente pensando al mio avvenire. L'ho aspettata con ansia la primavera, per lavorare quassù al tepido, all'aria dolce, ed oggi mi sento che il marzo e l'aprile vengono a spossarmi funestamente. Non ho più la speranza in Te che mi consoli: ho la tua memoria che mi tormenta.—Ho bevuto stanotte molto bromuro di potassio. E come sono turbato! Devo fuggire da questo mio studiolo. Quanta tristezza!—Dove vado? In biblioteca fra i libri vecchi. Fuggo! fuggo da questo abborrito studiolo!—E quando, vecchio, sempre più disilluso, o infelicissimo o colpevole o—peggio—sterile, quando le cercherò ancora le memorie della mia giovinezza? 10 marzo. (Sera).—Suonano le avemarie. Come sarei felice vicino ad una donna! Nel buio scomparirebbero le mie bruttezze. Forse parlerebbe potente—poetessa unica—l'anima mia. Oh miei ricordi! Credevo d'esser ambizioso e non lo sono!—Sono ammalato. Era di marzo; ero convalescente, ero innamorato dei fiori e dei bambini, nel 1874, amavo amavo amavo la mia fanciulla! E mi cadevano i capegli e mi sentivo buono!—Ed oggi? Adorai la Madonna nella Pinacoteca. Nel mio studiolo, venne un giovinetto mio conoscente, profumato, elegante, distinto…. Come in faccia sua mi sentivo piccino e sciocco e originale! 17 marzo.—Ho qui le bozze delle sciocchezze archeologiche che ho scritto pel Vallardi. Stamattina ho giocato con qualcuna delle mie armi antiche di predilezione, ero contento! O perchè ognuna di voi ha un ricordo per me? Una sciocchezza. Il mio articolo pel Vallardi fu composto da varie donne. Vi leggo i nomi scritti in lapis. Perchè è un buon augurio? Perchè di così poco mi sento contento? 19 marzo.—È primavera. Stasera dovrò presiedere la Commissione degli studi alla Patriottica, una commissione di professori e di illustri. Che m'importa della scienza? Sono nervosissimo.—Queste cose antiche che mi stringono d'attorno sono polverose. Vorrei avere dei fiori e degli uccellini.—È primavera! 25 marzo.—Stamattina dissi a mia madre: ho il nichilismo nell'anima; dovevo dire: ho l'amore il più potente! E chi ama me? E così domandando chi mi ama, che sarà di me, se sarò felice, così, aspettando, pregando, soffocandomi, bestemmiando, ho lasciato scorrere otto anni, i più belli della giovinezza. Sto correggendo le ciarle archeologiche pel Vallardi. Penso a Limbiate in questo giorno piovoso, e leggo qualche verso di Byron. Fra sei giorni devo fare il buffone (per beneficenza) alla Patriottica ed oggi voglio uccidermi in uno dei peggiori accessi di amore e di odio. 28 marzo.—Continua il mio parossismo.—O mio avvenire! Oggi voglio fare una visita in cimitero. Ma perchè scrivo? È l'unico mio conforto. (Sera).—Perchè vengo quassù? Per annotare: anche questo giorno è passato, un giorno di noia, di sconforto, di tormento, come tutti gli altri. A trenta anni. Sento un suono di pianoforte. O mio gentile, o mio santo, o mio mesto ideale della donna! (Sera).—Il parossismo è passato.—Sono spossato! 1.° aprile.—La mia giornata incomincia colla noia. Io non posso più stare in questo odiato bugigattolo del mio studio, dove mi perseguitano tutte le memorie più tristi…. Si je vous ai fait du mal…. Senza dubbio, mi hai fatto un grandissimo male. Le mie memorie più dolci sono quelle di Limbiate, dei boschi, delle solitudini, del cimitero. Ieri ho visitato Mantegazza, De Albertis, Induno, nei loro studi: come li invidio! Il mio studio l'avrò, e nel mio studio verrà una donna a sorridermi?… Mi guardo nello specchio. Non ero poi sì brutto: dopo la malattia ho perduto i capegli e la giovinezza. Ero venuto quassù per scrivere il verbale della Associazione Costituzionale. Perchè gli altri miei amici sono contenti? Vidi ieri un mio amico—un gentile e bel giovinetto. Come lo sento il desiderio d'essere gentile e bello. Torno quassù. Che disamore! che mancanza di fede e di entusiasmo!—Tutti i giorni l'istessa noia: la biblioteca, la Congregazione, la Patriottica. Spossato come sono, morrei calmo e, direbbero i miei parenti, sereno. Non spero nulla. È finito tutto per me! Non leggo più Byron nè Goethe nè Dante: disimparo il francese, l'inglese e il tedesco (oh mie notti invano spese!), e oblio tutto, e se mi faccio inscrivere alla Società Storica Lombarda è per ironia. Che importa a me di ciò che è grande e nobile e generoso? La mia noia mi avvelena tutto.—Andrò in Biblioteca. Una sola passione mi rimaneva—le mie armi. Un solo odio mi rode—l'odio contro me stesso che nulla volli o seppi godere nel mondo inebbriante. Che importa a me di tutti questi sogni? Da otto anni, da dieci, da dodici anni, io farnetico: c'è da impazzire.—Ora tutto è finito! L'oubli seul sépare.—Ecco l'obblio. Hai ucciso l'anima mia. (Sera).—S'io prendessi moglie?—Oh suicidio! 2 aprile.—Proprio nel momento in cui preparo la tromba per la buffonata di stasera alla Patriottica (che tormento per me!) apro il mio mobiletto, e leggo questa mia frase a Lidia—La mia giovinezza non ha più scopi. L'anima mia è ammalata a morte. Mi divertirò stassera? Farò ridere gli altri? Non volevo scrivere, ma lessi…. Dopo due anni, ho pensato sempre a te, o Lidia. 5 aprile.—Come sei triste, o primavera, per me!—Sono disoccupato. Il mio cervello si ottunde: sento un peso alla testa: non saprei scrivere due righe. Potessi divenire pazzo!—Vorrei viaggiare, ma ecco un nuovo tormento: non posso, e potendo non vorrei: il sole mi macchierebbe orrendamente la faccia: sono già sì brutto! Ricevo la notizia che il povero Don Angiolo di Limbiate è morto e già sepolto. Ecco un altro anello al nostro passato che si spezza. Ricordo i soli delle brughiere, le nostre caccie, i nostri giorni felici. 7 aprile.—Ieri ho fatto una visita in casa G. La signorina

Tag: sento    primavera    donna    anni    giovinezza    giorni    studio    oggi    noia    

Argomenti: povero don,    notte veglio,    conforto sommo,    dolce pratica

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
Decameron di Giovanni Boccaccio
Garibaldi di Francesco Crispi
I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Offerte Capodanno Cuba
Significato della primula
Santuario della Madonna Nera di Częstochowa
Caratteristiche del mixed wrestling
Città Vecchia di Varsavia


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72 successiva ->