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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 58gente onesta e laboriosa si abbia sempre un premio. Passano e ripassano alpinisti di tutte le provincie; vi si fermano per un mese o due delle famiglie milanesi e torinesi. L'anno scorso avevamo insigni e pomposissime signore, decoro dei nostri bastioni, e molti signori. St'anno ebbimo anche il distinto archeologo A. C. e un duca inglese con un nome che mi suona aspretto, ma celebre. L'albergo ha belle camere, eleganti corritoi, lieto salone da pranzo, simpatica sala da conversazione: vi trovi mescolato il larice alle pitture, le sbarre di legno alle dorature delle sbarre di di ghisa, il carattere montanaro al comfort esigentissimo cittadinesco. Avrei tante cose a dirti: ma sento una certa campanella che mi fa fare un salto di gioia…. Arriva qualcuno? Chi arriva? Arriva la zuppa fumante, e chi impugna l'alpenstok sa come si stringa volentieri anche il cucchiaio. A rivederci, TEA. DA RECOARO. (NOTE COL LAPIS.) I. 5 agosto 1880. Quando un mio amico, chimico-farmacista d'archiginnasio, mi tirò fuori da uno scaffale polveroso il librattolo di messer Giovanni Graziano bergamasco, professore di medicina a Padova, e me lo spalancò dinanzi, sì ch'io vi lessi Thermarum Patavinarum Examen, Patavi MDCCI, e quando mi citò le disquisizioni dell'Arduino, del Lorgna, del Mastino, io confesso che non mi vidi innanzi agli occhi (e come no?) altro che il conte Lelio Piovene da Vicenza, lo scopritore della fonte che ancora ne conserva il nome, e Fulgenzio e Domenico Griffani, usurpatori di essa; e il Serenissimo Principe, e i Provveditori, e i Pregadi, gli ufficiali della sanità pubblica, tutti riuniti in consiglio, una folla negra di parrucconi grigi, coi musi nascosti dai ricciolotti tiepoleschi, inferraiuolati, arcigni, incollarati, misteriosi. Mai, mai, mai non avrei sognato di vedere, nemmeno fuggitiva come un baleno, la faccia sorridente così gaia e la strettissima toletta bianco e nera di quella nostra signora milanese…. Amici miei, neppure le iniziali del nome vi dò: vorrei solo potervi dire il fascino di quelle linee elegantissime, il gusto di quella semplicità, l'audacia di quell'abito, che una signora mia conoscente dichiara il più bello e il più nuovo st'anno sin qui veduto a Recoaro. Il conte Lelio sullodato quand'ebbe scoperta l'acqua salutare, deve aver sorriso mestamente, pensando ai cento malanni della misera umanità, e deve aver sognato solo volti scialbi di montanari e di pastori, giù scendenti dalle Alpi Retiche, col melanconico brontolìo del rosario sulle labbra. Ma sì! Se egli avesse potuto ficcare gli occhi sino a noi! Avrebbe veduto, in groppa agli asinelli, le più care signore, felici di svelare una scarpina col tacco all'Efftein, e gli eleganti giovanotti felicissimi di poter loro tener la staffa; i buoni papà e le mamme che lasciano volontieri sviarsi tra i crocchi dei caffè e dei piazzali le loro ragazze sui diciassette, e i bimbi allegri, vestiti alla marinaresca che già offrono cavaliermente il braccio alle signorine, e i mariti che domandano: dov'è mia moglie? e le mogli che non domandano: dov'è mio marito? e i patriarcali piovani che sono sempre pronti e convinti a dire che tutto succede con permissione del Signore. Che festa! che gaiezza! che profumo di gioventù e di lusso! E quante speranze di confetti e quante benedizioni dal cielo! Il patrizio vicentino avrebbe veduto saloni elegantissimi per caffè e concerti; stabilimenti idropatici; alberghi d'aspetto svizzero, coi maggiordomi dalle basette all'inglese, colla tabella piena di titoloni, di contesse, di marchese, di duchesse…. E la villa Tomello l'avrebbe veduta quel cittadino d'una serenissima repubblica, la bianca villa che accolse e ancora deve accogliere la prima e la gentilissima Regina d'Italia? E avrebbe sognato, tra il basso fragore del torrente Agno, bisbigli di donna per lo meno in sette lingue e ciarle e riso e armonie di concerti musicali? Pace nell'altra vita a quel conte Lelio: e pace in questa ai mariti e ai babbi che mettono mano alle borse! * * * Con questi quattro scarabocchi io non pretendo di cucirvi una corrispondenza: vi mando delle note a lapis e se potessi vi darei più volentieri degli acquarelli che ho pennellato sul mio albo. La via provinciale che da Vicenza conduce per Tavernelle a Recoaro è lunga 42 chilometri e con due cavalli l'ho percorsa in quattro ore. Le montagne, i campi di granoturco, i cascinali, i prati, somigliano affatto a quelli della sponda dell'Adda tra Lecco e Bergamo: solo i vigneti hanno un aspetto diverso, perchè le viti sono arcadicamente maritate agli olmi. I binari di un tramway si vedono già collocati, una macchina sbuffa potentemente e fra pochi giorni sarà aperto al pubblico un servizio opportunissimo fra Tavernelle e Valdagno. Nel lungo paese di Montecchio v'è il palazzo Cardelina, un esastilo grandioso, d'inspirazione Palladiana, con statue, scalee, muraglioni, cancellate, ma quasi deserto e mestissimo. Su un colle si veda la fastosa villa del cantore epico dell'Italia liberata dai Goti, il Trissino: e su su due castelli che dai crepacci delle mine sembrano l'uno ringhiare verso l'altro con astio feroce: la tradizione li dice i manieri dei Capuleti e dei Montecchi. Una fermata a Valdagno, scrive l'egregio dottor Schivardi, è di rigore: e nota che è capoluogo, borgata, con una bella piazza Roma, il giardino dei conti Valle, le fabbriche di panno del signor Manzotto. Io mi compiaccio ad osservare delle poderose facciate di case del secolo XVI, con balconi in ferro o parapetti a fogliami traforati in sasso; vedo dei gustosi martelli di porta, e per la prima volta disegno dei mascheroni o meglio delle testaccie tonde e scipite di greci e di turchi, sporgenti dagli archivolti, come serraglie bizzarre. Da Valdagno a Recoaro la strada si fa ripida, i monti giganteggiano, il verde è intenso: tutta la valle si restringe. Recoaro (da Recubarium, luogo di riposo, o da Rex aquarum, re delle acque) fino agli ultimi anni del secolo XVII non era che un paesucolo composto di gruppi di casolari qua e là sulle pendici delle Alpi Retiche. Ora è un paesotto; meglio è un solo albergo, un solo caffè, un solo stallo… * * * Chi sono e dove sono i Recoaresi? Tra questa folla in cento abiti, dalle foggie date dalla nostra Chaillon alle vestaccie affagottate delle alpigiane tirolesi, tra il sonare di otto o dieci lingue e la babele di cento dialetti, fra il va e vieni delle carrozze, il tempestare delle unghie degli asinelli, e gli inviti: paron! paron! paron! io non so dirvi chi sono e dove sono i Recoaresi. La scena è pittoresca; il paese lungo, la via erta, le case affatto moderne e come quelle della riviera ligure, la chiesa piccina e tutta bianca, il campanile grosso, tozzotto, degno d'un proposto capo pieve, una casa col tetto a quattro pioventi, un po' acuminato, la gronda a volticciuole e l'aria di un torracchiotto; in fondo le allee che a zig-zag vanno alle fonti, il santuario di Santa Giuliana raccosciato come tra il verde; a sinistra, quasi sempre incoronata di nubi, la vetta dello Spitz, e giù l'Agno dalle acque saponacee e dal letto sassoso, e a chiudere la scena, aduste, violastre, cornute, le formidabili alpi tirolesi. Dello Stabilimento Giorgietti, del piazzale, dei divertimenti e delle cure vi parlerò un'altra volta. Per ora, prima che si muti la folla degli ospiti, mi faccio premura ricordarvi che c'è qui il simpaticissimo e spiritosissimo Pompiere del Fanfulla, la contessa W. alla villa Tonello, la marchesa P. di Venezia. E infine dico alle lettrici colla massima gioia che, fra la tolette di vera eleganza, noto sempre quelle delle nostre gentilissime concittadine, signora C., signora M., signora S. II. 11 agosto 1880. Il buon milanese che, vergognoso, solo, rincantucciato nel fondo di una vettura, arriva sulla piazza della Fonte Lelia, allo stabilimento del mio amicone Giorgetti, e guarda l'orologio e vi trova segnate le 6,30 dopo il mezzogiorno non può a meno di consolarsi, Tag: signora avrebbe villa sempre arriva due sognato cento signore Argomenti: duca inglese, lieto salone, carattere montanaro, scaffale polveroso, toletta bianco Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Diario del primo amore di Giacomo Leopardi La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Fior di passione di Matilde Serao Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come gestire una serena convivenza Come ritrovare la felicità dopo avere divorziato Duomo di Amalfi La dieta del minestrone Offerta capodanno ad Amsterdam
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