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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 15per guadagnare. 2 febbrajo.—Jeri sera ho offeso, villanamente offeso, un mio amico. Lidia, perdonami! Ma così contraffatto, e incerto come sono io, il mio carattere può essere riflessivo e paziente? E i miei nervi? Sera.—Sono tranquillo, anzi sono lieto. Sono tre anni di vita riassunti in quei drammi e in quelle epigrafi (1874-75-77). E che? Non temo? Dio mi vede nell'anima. 7 febbrajo.—«Je remercie l'ami de se souvenir de moi et l'auteur de me juger digne de l'apprécier: à tous deux je serre affectueusement la main.(7)» O Tintoretto, quanto mi costi! O Byron, o Goëthe, per leggervi ho speso un anno di fatiche e di illusioni e di delusioni!—L'amico si ricorderà sempre di voi. Questo amico che ha votato alla solitudine e allo studio gli anni più belli e più ardenti della sua giovinezza, colla sola gentile confidenza in Dio che un'anima di sorella ci poteva essere, la quale conoscesse le religioni del suo affetto e le febbri del suo povero ingegno, questo amico, qualunque sieno le circostanze della sua vita e della Vostra, vi ricorderà sempre. E vi prego di una cosa sola:—in quei giorni almeno in cui tutti per abitudine mandano un loro biglietto di visita ai conoscenti, per un mesto pensiero Voi non vogliate essergli avara del Vostro, perchè almeno egli sappia che Voi siete ancora a questo mondo e dove siete. Se poi verrà il giorno in cui al vostro biglietto vedesse aggiunto un altro, l'amico dirà:—Che essi siano felici!—e state sicuri, la sua preghiera a Dio sarà senza rossore, senza rimorso, senza un pensiero mondano, perchè incomincierà coi vostri nomi e finirà coll'augurio che si fa sulla culla degli innocenti (8 febbrajo 1879). 11 febbrajo.—Povero illuso! Aspetto ancora una lettera! Comme une étoile dans la nuit! 14 febbrajo.—Una lettera di Lidia! Che spavento! Ella è infelice e si confida in me. Vuole consolazioni da me? Che le dirò? Che posso fare? È giunto il momento che in sei anni ho sospirato. Essa è libera, è infelice,—è povera,—e si volge a me. Ed io? Ella mi ama! sarà mia? Etant pauvre il faut que je travaille(8). Lidia, l'anno scorso, in febbrajo, io ti credevo sposa a un altro. Quest'anno in febbraio, Tu ricorri a me per avere conforti! O Lidia, come io saprei farti dimenticare quello che hai sofferto! Io che ho sofferto sei anni! e soffrivo quando tu non sapevi di me! Forse Dio ha già stabilito tutto. L'ho sempre sentita questa profonda confidenza, anche quando ti credevo sposa a un altro.—Lidia, sei mia, sarai mia. Mi voto a te. Se Ella venisse a Milano? O mia Lidia, sono felice! Potessi vederti qui, nella mia casa!—Ti scriverò, come si scrive a una sorella.—È destino, no, è volere d'Iddio che noi abbiamo a trovarci, fosse pure fra dieci, fra venti anni! Ma ella è povera…. e vivrà? O Dio, sento una profonda fede in Te, l'ho sempre sentita anche nella disperazione, ho fede! e Tu mi dai la speranza! Povera ragazza! Sono io un infame, che la illusi? No: Dio mi vede. È Dio che ha disposto che io debba essere a Lei un fratello, un consolatore. Oh come mi sono meritato questo affetto di sorella! «Etant pauvre il faut que je travaille.» Ecco perchè Ti sposerei: per lavorare insieme, per darti gli agi di una discreta posizione: ecco perchè Ti vorrei mia… 16, domenica.—-Ho letto un po' dell'Ugo. La mia vita la sfogavo in quei tormenti drammatici! Chi può capire la potenza di certe mie pagine? 17 febbrajo.—Come sono felice! Io amo e sono amato! O Lidia, l'anno scorso, di questi giorni, chi me lo avrebbe detto? Ma sentivo che l'anime nostre dovevano incontrarsi! Jeri ho adorato la Madonna della nostra Pinacoteca fingendo ch'Ella fosse con me, con me felice, sorella, vergine!—Come sono felice! Sento di vivere! Sì, e parlo in casa, e fuori di casa, pel primo, mi intrattengo coi conoscenti, parlo, rido, non abbasso gli occhi…. Vivo! o Lidia, da quella prima sera che ti vidi a Limbiate ad oggi come ti ho sempre amato! ma quale scoraggiamento nel pensare «Mi amerà lei? o almeno si ricorderà di me?» Forse Ti ero indifferente!—Ma in questi giorni mi ami! mi ami! O mamma, come sono felice! Come Ti amo! Ma ricomincia il tormento:—Come farmi una strada?—come lavorare a prepararmi un avvenire? Io sono poeta! 18 martedì.—Jeri sera come fui melanconico e scoraggiato! Come farmi una strada? 19 febbrajo.—Etant pauvre il faut que je travaille.—Come mi addolorano queste parole! In casa si discorre di comperare carrozze. In sei anni io credo che ventiquattro mila lire si sono spese per questo inutile lusso. E tu lavori! Jeri sono stato a passeggiare verso Limbiate, per sentirmi felice, per dire—là, là, un giorno ci troveremo e Ti condurrò in quei luoghi ove io ho pensato a Te e ho pianto!—Si vedevano i bei monti! Entrai nel cimitero di Porta Comasina per dedicare un mesto pensiero alle mie sorelle. Come sentii la vita! Come pensai a Te! Come Ti volli mia, al mio braccio sorridente fra le croci, melanconica per quanto hai sofferto, fidente pel bene che Ti farò io!—Dio ci ha destinati! Jeri avevo pensato tanto! E a sera un papà mi fa mille complimenti, per introdurmi nel palco di sua figlia. Combinazione! in quel palco, tante sere fa, sedeva una ragazza che somigliava a Lidia, ed io, pensando a Lidia, ho guardato con molta insistenza. La figlia del signor F. si credette d'essere l'oggetto di tanta mia attenzione, e cominciò da quella sera a guardarmi.—Oh come sarebbe felice mia madre! * * * Lidia, sono venuti per voi i giorni dello sconforto! cara, l'anima mia vi trova e vi dice—Coraggio!—l'anima sicura è ardente in Dio. È dovere il mio, e l'adempio in nome di quanto di più puro avete nella memoria della vostra vita, di quanto di più sacro sentite in fondo al cuore, fra i tesori della vostra fede religiosa, che è la mia. Un anno fa, voi mi avete scritto che credevate all'affetto nobile, puro, bello, quand'io mi sentivo tanto felice di sapervi felicissima: in quest'ora in cui ringrazio Dio che la mia povera voce possa giungere a un'anima sconsolata, in questa ora vi dico che Voi non avevate offerta la carità del vostro affetto ad un floscio che volesse raccosciarsi sui gradini del vostro altare e che sempre volesse tendervi la mano elemosinando l'obolo della vostra contentezza. Voi avete avuto allora e avete oggi la confidenza di una sorella: ed io, state sicura, so quale immenso e delicatissimo dovere mi dia questa massima parentela di rispetto e di affezione. Voi credete? Io ho avuto due sorelle, ma esse mi sono morte assai presto, bambine ancora: ma ancora le sento intorno a me, cresciute con me, pietose di me e le invoco, e le voglio, e ne bacio i biondi capegli, e le amo, e arrossisco di non essere nè bello nè gentile, ma le amo, tremando e inginocchiandomi, le amo! Ed esse mi dicono:—Siamo deboli, siamo fiori, siamo profumi, siamo memorie, siamo angioli! Siamo sorelle, siamo vergini!—Voi credete! Queste parole per me sono la più possente religione, quella che non si insegna dalle madri nelle nostre preghiere da fanciulli, quella che non ho trovato davanti agli altari della indulgenza, quella che non ho cercato alla scienza e quella che, vizioso e scettico e rachitico, il mondo irride. Una religione celata in fondo all'anima, colle più tremende battaglie alla materia, colle più arcane gioie dello spirito, piena di misteri, di fede, di speranza, senza esame, senza egoismo, colla gran voce della natura che ci vuole buoni, con Iddio che ci vuole infelici! Ed è in nome di questa religione che non può offender voi nella vostra memoria nè nelle vostre speranze, ch'io vi dico:—Sorella, coraggio! Se le mie parole, disperse alla folla, mi tormentavano tanto, se le mie fatiche non aprirono mai una via, se le mie speranze d'Arte sono cadute, Dio è stato buono, ha voluto darmi le delusioni e i dolori, per darmi un segno della religione del sentimento, ha voluto togliermi ogni coraggio, per darmi poi la fede perchè io ripetessi a Tag: dio felice sempre anni fede sera vita vostra essere Argomenti: mesto pensiero, gentile confidenza Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Cura della pelle per le donne sulla trentina Microdermoabrasione per manifestare la propria bellezza Come fare un cambio di look istantaneo Odontoiatria cosmetica per un sorriso perfetto Come curare la pelle mista
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