Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 45

Testo di pubblico dominio

domandarlo con altro nome, chiamalo con questo,—fratello!—E se tu arrossirai, la tua solitudine sarà popolata. Per chi studia e studia l'uomo scettico? I vermi della terra non fanno distinzione tra il suo cervello fastoso di nullità filosofiche e quello del vulgare idiota. L'arte è la promessa del Sommo Perfetto. Per chi studia l'uomo fidente? La donna che ne conobbe l'amoroso ingegno è il lume delle sue veglie. La mamma ti diede una religione col battesimo dell'acqua: rendila tutta tua col battesimo delle lagrime. Che cosa è la vita dell'uomo scettico? È un sentiero deserto che conduce a un cimitero desertissimo. Finchè avrai lagrime per la musica, avrai religione pel dolore. Il poeta solitario è come la lampada che arde innanzi le tombe: si consuma, gettando i suoi raggi sulle morte memorie. Ma sacra è la requie, Una lagrima ad una lagrima. Le due amarezze si fondono in una ineffabile dolcezza. Il flusso dei giorni fuggenti ha il riflusso delle memorie. Sai tu che cosa è lo spirito? Troppe volte è la gola arrabbiata del serpe in cui la maldicenza ficca la sua saetta per trarnela avvelenata e scoccarla a tradimento. Io non so che vita tu avrai. Te l'auguro felicissima: e somma felicità è poter lasciare un figlio. Ricordati: ch'egli impari tutto da te: il primo altare è il grembo di una madre, le prime panche di scuole le sue ginocchia, il primo raggio di poesia il suo sorriso. I fiori crescono dappertutto, nei voluttuosi giardini degli harem, nei deserti cimiteri delle Alpi. Le gioie intime che ti dà la religione saranno tanto più sante per te, quanto più cercate nella solitudine. Di esse sii custode con somma gelosia, nutrendo in te una soave mestizia. Nell'anima tua la croce del passato, piantata fra i fiori e gli spini, sotto il sole d'Iddio, protenda sempre l'ombra verso l'avvenire: a quell'ombra crescerà la viola della cara melanconia e sarà santa e profumata. Per un fiore appassito nel libro dei ricordi rugiada è una lagrima di dolore. Non passasti mai a sera davanti alla chiesa delle monache? Non udisti il canto delle litanie? Oh! prega requie per le povere morte-vive: pensa che quella poesia d'amore è più accetta a Lei se esce dalle bocche che cantano la ninnananna accosto ad una culla. Se a sera cercherai un luogo solitario e nelle tenebre una stella che t'irraggi, proverai che l'anima non ha confini, che il campo dei ricordi si sposa all'azzurro delle speranze. Quando verrà il giorno in cui troverai insufficente agli sfoghi dell'anima tua la formula di preghiera che t'insegnò la madre, t'accorgerai d'avere nel cuore la poesia stupenda che ti avrà versato l'amore, come torrente di lava. Una parola di carità sulla bocca di uno scettico è come un fiore tra le mascelle di un cranio. Sedesti sulla riva di un melanconico fiume, a sera, solitaria co' tuoi pensieri? Che ti dissero l'acque che passavano e passavano, l'acque che passeranno e passeranno?… O Dio! l'infinito è la desolazione! Se il sole dell'amore non ci scalda il cuore negli anni della giovinezza, l'anima s'agghiaccia nel dubbio e bestemmia, delirando.—Chi sono? e perchè sono?—Addio! addio, tranquille e sante illusioni di un dì! Nel dubbio voi, fanciulle, consultate e consultate lo specchio, noi, giovani, apriamo lo scrigno: nell'anima inaridita nascono i tossici della solitudine, le invidie: e le invidie per chi? O Dio! per l'amica che sciupò i fiori della giovinezza, gettandoli nella carrozza di un milionario paralitico pei vizi; per l'amico che s'inchinò innanzi la giumenta d'oro. Addio! È sepolta la giovinezza al suono di due campane.—Odio a noi stessi, odio al nostro destino—: è sepolta desolatamente, e se ad essa si dovesse porre un'iscrizione, questa sarebbe—Semper pro me.—La trista virilità viene innanzi con tutta la ipocrisia della posatezza. Addio!…. Chi siete? Siete, o madonne, le arpie in cuffia e la bibbia vostra è il libro dell'avere: siete, o messeri, i mestieranti e nel cuore avete la bottega la più sozza. Andate, andate per la via fatale che vi è prescritta. Nessuno avrà dolore per voi: e perchè? Ma quando mai comprendeste l'amore? E l'amore è fede. Se le squille dell'avemmaria, nel crepuscolo vespertino, ti straziano il cuore colla santa voluttà delle lagrime, oh piangi, evocando ricordi e suscitando speranze! Piangi e pensa che il tuo volto commosso sorride agli angioli, e gli angioli sorridono alla terra. In quell'ora non vi sono cattivi. Ama la musica. Essa, come la religione di Gesù, affratella i felici e gl'infelici, i grandi e i piccoli, i belli o i brutti. Piangi il partire delle rondini, piangi il cadere delle foglie. Confida che a primavera le rondinelle e le nuove foglioline ti portino nuove speranze. La nausea dei sensi fu data ai bruti: all'uomo l'inestinguibile brama dell'infinito. Sul libro della tua vita non hai che pagine candide: sono pochi i foglietti che hai svolto, incerti quelli che svolgerai. Se l'angiolo bianco, restituendo un dì il libro all'angiolo nero, trovasse fra le pagine un fiore, lo recherebbe alle fosse de' tuoi morti, dicendo:—Dio lo diede, è fiore di carità. Se saprai tacere, saprai parlare. Il silenzio del savio è un gran libro chiuso. Educa bene la mente. Se avrai figli, un giorno non ti chiederanno solo il pane del corpo. La tomba è un leggìo sul quale la eguaglianza depone il volume chiuso d'ogni mortale, co' suoi fogli bianchi e neri: la verità rompe i suggelli e spalanca ai vivi le pagine un dì più nascoste. Ai nostri dì nei sacrari si è introdotta una mitologia bottegaia, De' successori degli apostoli i più, come gli auguri romani, non possono guardarsi in faccia senza ridere: i molti abbassano gli occhi: pochissimi sanno levare la fronte alla croce, e levarla sorridendo. Ricordati: a te ministro di religione sia il cuore. Amare l'arte significa sublimare l'ideale. Le civiltà antiche sono come i quadranti solari della umanità su cui l'idea radiante del Sommo Perfetto, segnò gli anni del progresso. Cerca la solitudine: in essa troverai te stessa, e alla natura leverai l'immenso inno dell'amore. Ho letto i libri dei filosofi ed ho riso: ho baciato la madre ed ho sorriso. Osserva che il giorno, cioè la vita quotidiana, è luce, è lavoro, cui succede il crepuscolo, la semiluce, la pace. Siccome natura provvida ha fatto il giorno lungo pei bisogni della vita, il crepuscolo breve alla poesia, così la operosità dell'uomo è duratura, la bellezza della donna è fuggente. La modestia sia la Vestale attentissima pel fuoco sacro che hai nel cuore. L'anima nostra è tale che a volte sia piccina a contenere una goccia di rugiada, a volte sia troppo vasta per contenere i mari. Opera la carità col cuore, che è carità indefinita, non colla mano, che è misurata. L'anima precorre tempo e spazio, e non è come l'occhio, che crede cominci il cielo dove comincia l'orizzonte. Meditai, cercando la solitudine, e scrissi appoggiandomi al muro di un cimitero. Guardando il cielo fra i neri boschi e sorridendo nell'azzurro alle larve della fantasia, io credetti d'avere pensato a qualcosa: contemplando le croci del tristissimo campo, m'accorsi che i miei pensieri furono deliri di mente malata. Tutto finisce! E che resterà di queste pagine? CORRISPONDENZE. DALL'OROPA. (LETTERE DI LAURA ALL'AMICA). I. Oropa, 11 luglio 1874. Amica, Credimi, amica mia, accompagnare questa data di tempo, 11 luglio, con quest'altra cara di luogo è una vera fortuna: io lo so! Ieri notte a Milano agitavo il ventaglio sì rabbiosamente da lacerarlo, oggi a sera, guardando sui monti i lumi accesi, indovinavo i focolari, e senza affatto paura tra la queta famiglia dei boscaioli fingevo un posticino anche per me ad ascoltare le vecchie istorie delle valli. Toltami finalmente all'afa di Milano e rinfrescatemi le labbra con un'acqua purissima, sento bisogno di fare qualcosa o per lo meno di chiacchierare un pochino. Se mi ascolti, quando ti rivedrò prometto farti tanti baci di più, e di

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Argomenti: luogo solitario,    cervello fastoso,    sentiero deserto,    poeta solitario,    giorno lungo

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