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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 23sulle labbra della vendicativa greca e il cuore le si allargò dalla gioia. La rivale soffriva; era per lei una felicità. —Io so più di quello che tu credi, ma voglio sapere una cosa prima, diss'ella. —Parla, parla, io sono tua, rispose l'almea con emozione. Io ti dirò tutto quello che tu vorrai, purchè mi additi ove trovasi il mio Abd-el-Kerim, il mio fidanzato. —Dimmi da dove vieni, bisogna che io lo sappia. —Da El-Obeid. Fui la favorita di Mohamed Ahmed il Mahdi del Sudan. —Ah! fe' la greca sogghignando. Fosti la favorita del ribelle Ahmed! —Che trovi tu di strano? Io vo' superba d'aver appartenuto a un tal uomo, all'inviato d'Allàh. —Non trovo nulla di straordinario. Un'almea sarà sempre un'almea. Fathma alzò il capo con fierezza e le lanciò una occhiata sprezzante. —Quale scopo avevi quando salisti da me? domandò ella. Non ti conosco, sento istintivamente che tutto ho da temere da te, che tu hai degli strani progetti nel tuo capo; vattene che io non ti cerco. Abd-el-Kerim saprò trovarlo da me. —Sai chi io sono? disse la greca senza muoversi. —Non mi curo di saperlo. —Voglio che tu lo sappi. —Non abusare della pazienza di Fathma. Irritata diventa una leonessa. —Ed io una iena assetata di sangue capace di sbranare anche la leonessa. L'almea fremette di collera e le additò superbamente la porta. —Fathma, disse la greca con rabbia concentrata. Hai mai saputo tu, che Abd-el-Kerim abbia lasciata a Chartum una fidanzata? Quella domanda gettata là freddamente fece su Fathma l'effetto di un morso al cuore. Ella balzò indietro gettando un ruggito furioso, coi denti convulsivamente stretti, pallida d'ira e le sue braccia s'allungarono verso un tavolo sul quale stava un jatagan snudato. —Chi sei?… Chi sei?… gridò con voce strozzata. Elenka svolse lentamente il taub e lo gettò a terra. Ella apparve dinanzi all'almea vestita colla sua casacchetta a maniche strette con sottili spallini listati in oro allargantisi in punta, colla sua tunica a pieghe, stretta in vita e che non oltrepassava il ginocchio, cinta da una fascia di seta rossa e oro, bella, superba, affascinante nel suo costume greco. Ella posò una mano sul calcio di una pistola e l'altra sul pugnale passati nella cintura. —Guardami in volto, Fathma, io sono Elenka la fidanzata dell'arabo Abd-el-Kerim!… —Elenka! esclamò Fathma con accento feroce. Le due rivali si erano raccolte su se stesse come per islanciarsi l'una addosso all'altra; l'almea aveva impugnato l'jatagan e la greca aveva levata la pistola e l'aveva armata. Esse si squadrarono per alcuni istanti provocandosi collo sguardo. —Fathma, disse d'un tratto la greca con voce stridula. Io ti odio! —Ed io ti disprezzo e vorrei averti nelle mie mani per dilaniarti le carni. —Odimi, abborrita rivale. Noi amiamo tutte due Abd-el-Kerim; è quindi necessario che una di noi scompaia dalla terra. —Non chiedo altro che di misurarmi con te e di assassinarti, rispose Fathma che fremeva tutta dall'ira. —Se noi ci assaliamo in questa stanza qualcuno potrebbe udire le nostre grida e venire a separarci. Sei tu tanto coraggiosa da seguirmi nella foresta? Nessuno ci vedrà e potremo scannarci a nostro agio. —Vieni, maledetta greca! —Prendi un fucile, che noi ci batteremo a fucilate. Ti conviene? —Sì, perchè ti spezzerò il cuore con una palla. —Ed io ti fracasserò quel superbo capo che dopo aver affascinato il ribelle Ahmed affascinò Abd-el-Kerim. Lo deformerò così orribilmente che nessuno riconoscerà più nel tuo cadavere l'almea Fathma. Un sorriso sprezzante e insieme incredulo sfiorò le labbra dell'araba; lanciò lungi da sè l'jatagan, si gettò sulle spalle una magnifica farda ricamata in oro e staccò da un chiodo una carabina rabescata e incrostata d'argento. —Con quest'arma abbattei più che dieci leoni, diss'ella fissando Elenka che s'avvolgeva nel suo taub. Oggi abbatterò te!… —È ciò che io voglio vedere, o mia rivale. Vieni! rispose la greca. Le due rivali abbandonarono la stanza e scesero nella via, nel mezzo della quale stavano i tre mahari guardati dai dongolesi. Bastò un cenno di Elenka perchè due degli animali venissero condotti dinanzi ad esse; vi salirono e pochi secondi dopo trottavano verso le foreste del Bahr-el-Abiad. CAPITOLO XI.—La vendetta di Elenka. Quando giunsero ai primi palmeti, il sole cominciava a nascondersi dietro le immense ombrelle dei colossali baobab. L'oscurità cominciava a farsi sotto le cupe volte di verzura dei tamarindi e delle palme deleb e il silenzio più assoluto si succedeva all'allegro cinguettio dei pivieri e dei pappagalli che si affrettavano a guadagnare i loro nidi e ai clamori bizzarri delle innumerevoli bande di scimmie che eseguivano le più strane giravolte sui rami. Le due rivali, legati i mahari ai tronco di una acacia gommifera, presero le carabine e si cacciarono risolutamente nel folto della foresta. Prima però di mettersi in cammino, Elenka gettò uno sguardo nella pianura e non potè frenare un gesto di diabolica gioia, vedendo i due dongolesi che si avanzavano strisciando come serpenti, fra le erbe. —Avanti, comandò ella seccamente. Percorsero un seicento passi, aprendosi con gran fatica il passo fra i cespugli e gli arrampicanti che s'intrecciavano in tutte le guise immaginabili, e si arrestarono ai piedi di un grande tamarindo, il quale stendeva i suoi giganteschi rami su di una piccola radura. Le due rivali, di comune accordo, caricarono con grande attenzione le carabine, dopo di aver fatto scoppiare tre o quattro capsule per accertarsi del buono stato della batteria. —Senti, disse Fathma con voce ferma e così glaciale che faceva fremere. È qui, in questa foresta che una di noi lascierà le ossa a cibo dei leoni e delle formiche termiti. Se tu hai paura vattene, ma vattene a Chartum, nè ardisci comparirmi giammai dinanzi a disputarmi l'amore dell'eroico Abd-el-Kerim. Lo vedi, io sono ancor generosa come ii leone. —Non parlarmi di questo, Fathma, rispose la greca con disprezzo. Voglio vedere il superbo tuo capo deformato dalla palla della mia carabina. —Sta bene, ma ti giuro che fra pochi minuti te ne pentirai. —Povera Fathma, disse Elenka ironicamente. —Lascia la ironia e preparati invece a morire. Spicciati, maledetta greca, poichè fra poco non ci si vedrà più, e gli abitanti della foresta usciranno dai loro covi in cerca di preda. Io prendo questo sentieruzzo che va a dritta, tu prendi quel sentiero che va a sinistra e passati che sieno cinque minuti, mettiamoci ambedue in caccia. —Addio, almea. Fra dieci minuti voglio averti nelle mie mani. Fathma alzò le spalle con disdegno e prese il sentiero di destra allontanandosi lentamente e senza produrre il menomo rumore. Elenka la guardò a lungo sogghignando, si gettò sul sentiero di sinistra, poi, quando fu persuasa che l'almea era tanto lontana da non udirla, invece d'imboscarsi come era stato stabilito, si mise a correre come un antilope verso il limite della foresta. Corse così per quattro minuti poi emise un fischio debole ma penetrante come quello di un serpente. S'udirono i rami muoversi impercettibilmente, i cespugli s'aprirono con somma precauzione e comparvero i due dongolesi. —Eccoci, rispose uno di essi. Che dobbiamo fare? —State bene attenti, disse Elenka con un filo di voce. La mia rivale trovasi imboscata a seicento passi di qui; aspettando che io apparisca per spararmi addosso. Bisogna che io l'abbia in mia mano inerme, anzi legata. —Non sarà tanto difficile. —Anzi difficilissimo. È armata di una carabina ed è più astuta di un serpente. Se voi non riuscite ad avvicinarvi a lei senza che abbia ad accorgersene, correrete pericolo di ricevere una scarica in pieno petto. —Lascia pensare a noi, disse il dongolese. Press'a poco dove trovasi imboscata? —Nel mezzo di un gruppo di acacie a quanto mi parve. —Tu non puoi seguirci, poichè una donna è impossibile che passi dove passerà un uomo. Tag: greca almea due noi foresta capo voce rivale voglio Argomenti: grande attenzione, seicento passi, sangue capace, superbo capo, fischio debole Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Fior di passione di Matilde Serao Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Alberghi Galleggianti : una vacanza da vivere Vacanze a Cipro: l'incontro con la mitologia Capo Verde, un'oasi di mare a due ore di aereo da casa Cosa fare in vacanza a Rodi Offerta capodanno alle Hawaii
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