La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 40

Testo di pubblico dominio

l'almea tendendo la dritta armata di pistola e mirando il beduino più vicino, Fuoco. Omar! Quattro colpi di pistola tennero dietro al comando; due degli imboscati batterono l'aria colle mani e caddero pesantemente a terra. I beduini, fuggirono a rompicollo verso l'abitazione e vi entrarono nel momento istesso che i canotti approdavano. —Avanti, Daùd, avanti! urlò Omar. I barcaiuoli posto piede a terra si slanciarono di corsa sulla riva coi fucili in mano, ma vennero arrestati da un fuoco infernale che usciva dalle finestre del primo piano. I beduini, barricatisi e nascostisi dietro le imposte, sparavano a colpo sicuro coi moschetti e colle pistole, urlando come anime dannate. Due barcaiuoli caddero senza aver avuto nemmeno il tempo di scaricare i loro fucili, ma gli altri si dispersero dietro ai tronchi degli alberi e dietro i rialzi del terreno tirando contro le finestre, crivellando le imposte e le pareti. Daùd alla testa di tre coraggiosi, sfidando il fuoco degli assediati che andava acquistando una terribile precisione, si spinse fino sotto alla finestra di Omar riparandosi dietro al gran tamarindo. I suoi uomini si gettarono a terra scaricando le loro pistole sulle finestre più vicine. —Getta una fune! gridò il sennarese. Lo schiavo di Abd-el-Kerim gettò quella che aveva portato con sè, ma fu troncata da una palla di moschetto. —Tuoni di Dio! esclamò Daùd. Tutto è contro di noi adunque? Puoi scendere afferrandoti ai rami del tamarindo? —E Fathma? gridò Omar. —Sei barricato? —Sì e posso resistere coll'aiuto di Allàh e del Profeta. —Sii pronto a tutto. Ora mi vedrai all'opera. Egli ritornò di corsa verso la riva coi tre uomini che l'avevano accompagnato. I barcaiuoli ad un suo fischio si radunarono dietro a una macchia di bauinie, poi uscirono di corsa avventandosi furiosamente contro la porta. —Avanti! avanti! aveva comandato Daùd. La porta assalita colle scuri, coi calci degli archibusi, coi remi, fu scassinata non ostante le scariche tremende e incessanti degli assediati. I barcaiuoli impugnati gl'jatagan irruppero nella abitazione andando a cozzare contro una barricata dietro alla quale si erano riuniti in fretta ed in furia i beduini con Fit Debbeud. Malgrado lo slancio irresistibile furono ributtati e costretti ad uscire dalla stanza per non cadere sotto il fuoco degli assaliti. Altre due volte Daùd diede il comando dell'attacco e ben altre due volte furono respinti, ma al quarto la barricata fu sfondata. Beduini e barcaiuoli, incontratisi fra i rottami si azzuffarono ferocemente adoperando i coltelli, le pistole, i fucili e persino i denti, assordandosi con urla tremende. I beduini più numerosi non cedevano però d'un passo e già la peggio volgeva pei barcaiuoli, quando sul pianerottolo della casa apparvero Omar e Fathma colle pistole in pugno. Fit Debbeud e tre dei suoi caddero sotto le loro palle. La morte dello sceicco decise la pugna. Spaventati, presi dinanzi e alle spalle, i beduini perdettero la testa e si diedero alla fuga per le stanze e precipitandosi dalle finestre si salvarono nelle foreste del Bahr-el-Abiad. Dieci minuti dopo Fathma, Omar, Daùd e i suoi barcaiuoli abbandonavano la villa e s'imbarcavano sui canotti, salendo la corrente del Nilo Bianco. CAPITOLO VI.—La Dahabiad di Notis. Era la mezzanotte, quando i superstiti della spedizione e i liberati mettevano piede sul ponte della darnas ancorata nella piccola baia. Daùd dopo di aver fatto trasportare i feriti sotto il capannone di poppa e adagiare sugli angareb, e d'aver invano pregato Fathma perchè si riposasse, comandò di ultimare il più presto possibile i preparativi di partenza. Pel momento non vi era pericolo, essendo certi che Notis, ubbriaco d'oppio, dormiva ancora e che i beduini si erano smarriti nelle foreste del Bahr-el-Abiad, ma poteva darsi che al mattino venisse preparata in Quetêna la caccia. Prima che questa si organizzasse, premeva di essere assai lontani per potersi liberamente difendere qualora assaliti. I barcaiuoli al comando del loro reis si misero febbrilmente al lavoro. I canotti in un lampo furono issati sul ponte, le grandi vele latine furono sciolte e orizzontate e l'àncora fu strappata dal fondo. La darnas abbandonò la baia, guadagnò il largo e salì rapidamente e in silenzio la corrente del Nilo, sotto un vento fresco del nord-est. Dàud si mise in persona alla ribolla del timone per dirigere la nave attraverso i numerosi banchi di sabbia e ai bassifondi di cui è ingombro in quasi tutto il suo corso il Bahr-el-Abiad. Omar e Fathma, fatte portare in coperta tutte le armi trovate nella stiva, trascinare a poppa e caricare il piccolo cannone e mandati alcuni uomini sulle cime degli alberi si affrettarono a raggiungerlo. —Vedi nulla di sospetto? gli chiese Omar, guardando attentamente le boscose rive del fiume e il villaggio di Quetêna che cominciava a sfumare fra le tenebre. —Assolutamente nulla, rispose Dàud. Mi pare che nessun pericolo ci minacci, almeno per ora. —Credi che verremo inseguiti, domandò Fathma, ma senza manifestare emozione alcuna. Il sennarese parve indeciso. —Non ho paura di Notis, gli disse Fathma sorridendo. Puoi parlare liberamente. —Temo che ci si dia la caccia, sorellina cara, rispose il reis. —Ma abbiamo ucciso più che mezzi beduini, e anche lo sceicco. —Che monta? Quando si possiede del danaro nel Sudan si trovano sempre dei soldati. Ti sembra che Notis ti amasse molto? —Alla pazzia. —Allora ci inseguirà, ne son sicurissimo. Il maledetto si recherà dal mudir (governatore) di Quetêna, gli farà brillare dinanzi agli occhi un bel gruzzolo di talleri e gli porterà via i dieci o dodici soldati egiziani che formano la guarnigione del villaggio. Delle darnas o delle dahabiad ve ne saranno sempre per imbarcarli. —Corriamo un serio pericolo, adunque? —Non quanto tu credi, Fathma. La mia darnas è una delle più veloci che solchino il Bahr-el-Abiad, e prima di domani avremo passato anche il villaggio di Mahawir. —E se ci raggiungono? chiese Omar. —Finchè avremo polvere e palle a bordo ci batteremo, poi sbarcheremo sull'una o sull'altra riva e ci salveremo nelle boscaglie. Però, sono persuaso che gli Egiziani non azzarderanno darci l'abbordaggio se noi ci difendiamo gagliardamente. Quegli uomini del nord non hanno fama di essere coraggiosi quanto noi sennaresi, disse con un certo orgoglio il reis. —Credi tu, Daùd, che troveremo ancora Dhafar pascià accampato a
Gez-Hagiba?
—Non lo credo, Omar. Quando noi lasciammo l'isola, mi dissero che fra qualche giorno sarebbe partito per Om-Qenênak. —E allora, dove ritroveremo Abd-el-Kerim? chiese Fathma con viva emozione. Gran Dio! Se noi non lo ritrovassimo più? —Non metterti in capo simili idee, Fathma, rispose il reis. A Gez-Hagiba io ho alcuni amici pescatori ed essi mi sapranno dire quale via avrà preso Dhafar pascià. Se si sarà diretto al sud, noi saliremo il Bahr-el-Abiad fino a Duêm o meglio ancora fino a Hellet-ed-Danàqla e là noi troveremo i cammelli necessari per dirigerci a El-Obeid. Se vuoi, io ti fornirò di una scorta di uomini fidati che ti faranno raggiungere Hicks pascià. Fra dieci o dodici giorni, ti assicuro che vedrai l'arabo ed Elenka. L'almea, nell'udire il nome della greca, fremette il volto le si infiammò e strinse convulsamente le pugna. —Ah! esclamò ella con impeto selvaggio. Potessi alla fine trovarmi di fronte a quella iena. —Che le faresti? —L'annienterei, la farei a brani, in modo da non lasciarle un pezzo di carne attorno alle ossa. —La odii immensamente adunque? —Come un'araba può odiare la sua rivale; come un'araba che fu sferzata dalla sua rivale; come un'araba che fu resa infelice dalla sua rivale. Puoi indovinare ora fino a qual punto io odio Elenka. —Olà! gridò in quel mentre un barcaiuolo. Guarda a prua! Daùd alzò gli occhi e vide una gran barca che scendeva silenziosamente la corrente, tenendovi vicina alla riva destra. Gli parve

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Argomenti: momento istesso,    certo orgoglio,    fuoco infernale,    colpo sicuro,    slancio irresistibile

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