La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 41

Testo di pubblico dominio

di conoscerla. —Se non m'inganno, diss'egli ai suoi compagni, quella darnas appartiene al reis Abu Scioqah mio amico. Sarebbe una bella occasione per avere qualche notizia sugli avvenimenti che accadono nell'alto Nilo. —Che venga da Gez-Hagiba? chiese Omar. —Potrebbe darsi. —Interrogalo, disse Fathma. Potremo avere notizie di Dhafar pascià. —Olà, Abu Scioqah! gridò Daùd facendo portavoce delle mani. A prua della darnas apparve un'ombra biancastra. —Chi chiama? domandò raucamente. —Daùd. Da dove venite? —Ah! sei tu, amico! esclamò quell'uomo con un tono di voce meno brusco. Dove ti rechi? Se oltrepassi Woad-Scelai e l'isola di Gez apri bene gli occhi. —Perchè? Vi sono degli egiziani? —Altro che egiziani! La riva sinistra è occupata da una banda di maledetti Abù-Rof. Ti bombarderanno per tre o quattro miglia. —Hai veduto Dhafar pascià e la sua armata a Gez-Hagiba? —Sono partiti da una settimana pei monti d'Arax-Kol, Buona fortuna,
Daùd, e guardati dagli Abù Rof.
—Grazie, Abu Scioqah, sarò prudente. La darnas di Abu scomparve poco dopo nelle tenebre. Daùd per ogni precauzione, spinse la sua sotto la riva destra. —Avete capito, amici miei? chiese egli, dopo qualche istante di silenzio. —Ho udito, rispose Omar, ma noi passeremo anche sotto il naso degli
Abù-Rof. Per raggiungere Dhafar pascià bisogna che noi approdiamo a
Hellet-ed-Danàqla. È là che noi sapremo qualche cosa di giusto.
—È quello che penso pur io. Orsù, silenzio adesso e teniamo gli occhi bene aperti e gli orecchi ben tesi. Non dimentichiamo che abbiamo Notis a Quetêna. Tu, Fathma, puoi andare a dormire che ne hai bisogno. —Ho sempre paura che accada qualche disgrazia. —Non succederà nulla, sorellina, eppoi, se veniamo inseguiti, ti chiameremo. Va a coricarti nel casotto. L'almea ubbidì e si sdrajò su di un angareb sotto la tettoia; Daùd e Omar si arrampicarono invece sugli alberi cogli occhi volti verso il nord per vedere se le barche di Quetêna li inseguivano. La darnas, grazie al vento che si manteneva assai fresco, continuò a salire la corrente del Nilo cosparsa d'una moltitudine d'isole, isolotti e bassifondi formanti una rete inestricabile di canali e canaletti, fugando i coccodrilli e gli ippopotami che guazzavano rumorosamente fra le acque. Le rive del fiume erano sempre deserte. Da una parte e dall'altra non si scorgevano che gigantesche e fitte foreste che venivano a curvarsi nelle acque, qualche pezzo di terreno coltivato a durah in mezzo al quale andavano e venivano allegramente bande d'ippopotami affaccendati a saccheggiarlo, e assai di rado qualche capanna, e quasi sempre crollata o sfondata. Alle due di notte sulla riva destra apparve il villaggio di Mahawir, attruppamento di capanne coniche e sede di una popolazione di barcaiuoli e pescatori la maggior parte dei quali si alleano agli arabi Abù-Ròf per esercitare la tratta degli schiavi a rubare ragazzi in questa o quella borgata. Daùd avrebbe voluto arrestarsi e confondere la sua darnas in mezzo a molte altre ancorate dinanzi al molo, ma la paura di venire scoperto e forse preso fra due fuochi lo decise a continuare il cammino. Alle quattro, nel momento che l'alba cominciava a spuntare all'orizzonte, giunsero all'estremità settentrionale di Gez-Hagiba, isola assai allungata che divide il Bahr-el-Abiad in due grandi canali navigabili. Possiamo arrestarci, disse Daùd a Omar. Abbiamo percorso già un bel tratto di via e sono persuaso che nessuno ci annoierà pel rimanente della notte. Domani, se sarà possibile, chiederò informazioni più precise sulla via presa da Dhafar pascià. —Non temi adunque che il greco c'insegua? —No, per ora. Del resto abbiamo su di lui un vantaggio di oltre quarantacinque miglia. In quel momento si udì in lontananza una scarica di fucili seguita da un grand'urlìo. Omar prese le mani di Daùd stringendogliele fortemente. —Hai udito? gli chiese con vivacità. —Sì, rispose il reis. —Chi credi che siano? —Non lo so. —Che sia il greco? —Non lo credo. Siamo distanti non troppe miglia da Mahawir e potrebbe darsi che questa scarica sia stata sparata nel villaggio. —Ma queste grida?… —Hai ragione, mi parvero vicine. Forse saranno state emesse da qualche banda di Abù-Ròf. Adesso che ci penso, potrebbe trattarsi dell'attacco di qualche carovana che costeggia il fiume. Tu sai già che siamo in un paese di ladroni. Omar crollò la testa. Una seconda scarica di fucili s'udì accompagnata da grida selvagge. Fathma uscì dalla tettoia correndo verso i due negri. —Che succede? chiese ella con voce visibilmente alterata. Siamo inseguiti?… —Non ispaventarti, sorellina, disse Daùd colla maggior calma del mondo. Tirano delle fucilate e nulla di più. —Non ho mai avuto paura, Daùd, disse con fierezza l'almea. Se corriamo un pericolo puoi parlare liberamente; non farò altro che prendere il fucile e battermi a fianco dei tuoi uomini. —Lo so che le arabe sono intrepide. —E dunque? —Per ora non sappiamo nulla. —Non ti pare prudente riprendere la navigazione? —Se ci inseguono ci raggiungeranno lo stesso. È meglio rimanere qui anzichè correre: il rischio di venire assaliti nelle vicinanze di Woad-Scelai. Gli abitanti del villaggio potrebbero moschettarci. —Ohe! gridò un sennarese dall'alto dell'albero di maestra. —Guarda una dahabiad che corre su noi! —Per la barba di mio padre! esclamò Daùd, saltando verso poppa. Che sia proprio il greco? Si slanciò sul cassero, seguito da Fathma, da Omar e da mezzo equipaggio. A seicento passi da poppa essi scorsero una dahabiad grandissima che saliva il fiume a vele e a remi. Sul ponte vi erano parecchi uomini vestiti di bianco e armati di fucili colla baionetta inastata. Daùd impallidì leggermente e la sua destra corse all'impugnatura dell'jatagan. —Per Allàh! mormorò egli con ispavento. Chi sono essi?…. —Il greco! esclamò Fathma. —Lo vedi? chiese Omar. —Sì, eccolo là a prua… È lui, Omar, è lui. —Tuoni di Dio! Come si è svegliato?… —Chi va là? gridò una voce partita dalla dahabiad. —Che nessuno risponda, comandò Daùd. Prendete i fucili e stendetevi sul cassero. Tre uomini al cannone! I barcaiuoli in men che si dica s'impadronirono dei fucili e si sparpagliarono pel ponte e pel cassero nascondendosi dietro a tuttociò che poteva offrire un riparo contro le palle del nemico. Tre di loro, i più abili e i più coraggiosi si gettarono sul cannoncino che fu puntato sulla dahabiad; la miccia venne accesa. —Calma e coraggio, disse Daùd. Tu, Omar, rimarrai al mio fianco pronto a comandare l'abbordaggio se il nemico arriva fino a noi, e tu, Fathma, ritirati sotto la tettoia. Per prenderti bisogna che passino sui nostri corpi. L'almea si rizzò fieramente con gli occhi accesi. —Io qui rimango, diss'ella. Voi vi battete per me e io mi batterò per voi. —Ma la pugna sarà forse tremenda. Vi saranno dei cadaveri e del sangue. —E credi tu che la Favorita del Mahdi abbia paura del sangue? Ho assistito senza tremare al massacro degli 8000 egiziani di Yussif a Kadir e meno tremerò oggi che abbiamo a massacrare un pugno d'uomini. Strappò un fucile dalle mani di un barcaiuolo e andò ad appostarsi dietro a una cassa, gridando: —Tutti a posto di combattimento. Attenti al comando! —Brava, Fathma! gridò Daùd entusiasmato. Noi ci batteremo al tuo fianco. —Chi va là! chiese la voce di poco prima. —Fathma! rispose l'almea senza esitare. Chi mi vuole si faccia avanti! S'udì un urlo di gioia feroce alzarsi sulla dahabiad. Daùd e Omar si inginocchiarono ai fianchi dell'almea armando rapidamente i moschetti. —Attenzione! gridò il reis. La dahabiad di Notis era giunta allora a cinquecento passi di distanza e continuava ad avanzare a vela e a remi con gran furia. Una ventina di soldati egiziani invasero il ponte affollandosi sulla murata di prua e puntando i loro remington. —Vedete quell'uomo che è ritto a prua? chiese

Tag: noi    greco    occhi    sotto    uomini    paura    due    abbiamo    voce    

Argomenti: cinquecento passi,    rete inestricabile,    seicento passi,    fianco pronto,    gioia feroce

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Fior di passione di Matilde Serao
L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza
Sodoma e Gomorra di Docteur Jaf
Decameron di Giovanni Boccaccio
La divina commedia di Dante Alighieri

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Come reagire ad un annuncio di gravidanza
Come affrontare e superare l'infedeltà del proprio marito
Come ritrovare la felicità dopo avere divorziato
Come capire l'età di un cane dai denti
Danni provocati da un eccesso di colesterolo


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87 successiva ->