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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 87dieci giorni prima, privo di forze, ischeletrito, orrendamente deturpato e che incuteva ribrezzo. Era ancora pallido, scarno, ma aveva ricuperato nel lasso di pochi giorni e la salute e le forze. Abù-el-Nèmr, avutolo in sua mano, gli aveva tagliati uno ad uno i tumori e strappati gli schifosi vermi che lo stremavano succhiandogli il sangue. Egli giunse come una bomba fra i suoi amici, nel mentre che due guerrieri gettavano nel lago il cadavere di Notis con una pietra appesa al collo. Tese le mani a Omar ed allo sceicco, poi si precipitò sul corpo dell'almea. —Fathma! mia adorata Fathma! esclamò egli delirante. Non seppe dire di più. La gioia di rivedere alfine l'infelice sua fidanzata, lo soffocava. Afferrò quel corpo ancora inanimato e lo coprì di baci e di lagrime. Abù-el-Nèmr si nascose il volto fra le mani e un rauco singhiozzo gli rumoreggiò in fondo al petto. Una tremenda disperazione aveva improvvisamente scomposto i suoi lineamenti. In quell'istante Fathma emise un profondo sospiro e si scosse. Abd-el-Kerim se la strinse teneramente al petto. —Fathma! Fathma! ripetè egli. L'almea aprì gli occhi, li chiuse, poi tornò a riaprirli. Un grido inesprimibile le uscì dalle labbra. —Abd-el-Kerim!… Si raddrizzò, gettò le braccia attorno al collo del fidanzato e scoppiò in singhiozzi. —Dio!… Dio!… balbettò ella, fa che io non sogni! —No, povera donna, tu non sogni, sono io, proprio io, il tuo amato Abd-el-Kerim che non si separerà più mai da te. Ad un tratto Fathma impallidì terribilmente. —E Ahmed, esclamò ella con profondo terrore. Ho paura, Abd-el-Kerim, ho paura. Abù-el-Nèmr si fece innanzi. —Ahmed vi ha perdonato, diss'egli con voce appena distinta. Voi siete liberi, interamente liberi. Che Allàh vi faccia felici! Retrocesse di alcuni passi coi lineamenti alterati da una tremenda disperazione, le braccia incrociate convulsivamente sul petto, la testa china. Gli ultimi raggi di sole che ancor indoravano le sponde del lago, si rifletterono su due grosse lagrime che scendevano silenziosamente sulle abbronzate gote del guerriero. CONCLUSIONE. Sono trascorsi due mesi. Una sera, mentre la luna s'alzava sull'orizzonte illuminando vagamente gli esili minareti di El-Obeid e le tende dell'accampamento degli insorti e le stelle fiorivano in cielo scintillando vivamente, due uomini avvolti in candidi taub se ne andavano a lenti passi verso la strada che conduceva al lago Tscherkela. Uno era Ahmed Mohammed, l'altro era lo sceicco Abù-el-Nèmr. Il primo era lo stesso uomo come abbiamo veduto due mesi innanzi, il secondo invece era interamente cambiato. Precoci rughe solcavano la sua fronte e sul suo volto vedevasi scolpita ancora una viva disperazione. Gli occhi avevano perduto l'usuale loro splendore, ed erano diventati melanconici, cupi e l'altra sua persona erasi curvata come sotto il peso dell'età. Quell'uomo in poche settimane era invecchiato di dieci anni. S'erano allontanati già più d'un miglio dall'accampamento, quando Ahmed bruscamente arrestossi. —Guarda, Abù, diss'egli. Il guerriero rialzò il capo, chino sino allora sul petto, e guardò. Un cavaliere era apparso sulla bruna linea dell'orizzonte e si avvicinava di carriera. —Chi sia? chiese Ahmed, dopo qualche istante. —Fosse un messaggiero, rispose con voce cavernosa Abù. —Se portasse notizie di… —Taci, Ahmed, taci! esclamò lo sceicco. Ahmed lo guardò con compassione e scosse il capo. Il cavaliere era allora giunto a cento metri da loro. Rattenne il cavallo, come indeciso sulla via da prendere, poi riprese la corsa dirigendosi verso il Mahdi. —All'inviato di Dio, diss'egli, balzando a terra e consegnandogli una pergamena arrotolata. Ahmed s'impadronì vivamente di quella carta e vi gettò sopra gli occhi. La sua faccia s'annuvolò e un profondo sospiro gli uscì dalle labbra. —Che hai? chiese Abù-el-Nèmr, guardandolo cogli occhi accesi. —Notizie di loro, rispose Ahmed. —Chi loro? —Fathma e Abd-el-Kerim. —Leggi!… leggi, Ahmed!… balbettò lo sceicco con un filo di voce. Il Mahdi si passò più volte una mano sugli occhi che erano diventati umidi, poi lesse questa laconica lettera: «Da Shendy. «Ad Ahmed Mohammed Mahdi. «Salute a te, all'amico Abù-el-Nèmr e al tuo esercito. Le tue guide ci hanno condotti felicemente a Shendy, dove fummo bene accolti dai tuoi nemici gli egiziani. Oggi abbiamo celebrata la nostra unione. Dio ti protegga. «ABD-EL-KERIM E FATHMA». Aveva appena terminato di leggere, che al suo fianco scoppiava una fragorosa detonazione. Si volse precipitosamente e mandò un acutissimo grido. Abù-el-Nèmr giaceva per terra colla testa sfracellata, stringendo ancora nella dritta la fumante pistola colla quale si era suicidato. —Abù-el-Nèmr! gridò egli singhiozzando e inginocchiandoglisi accanto. Il guerriero aprì gli occhi; un amaro sorriso increspò le sue labbra insanguinate. Cercò di sollevarsi, ma non vi riuscì; allungò le braccia e strinse convulsivamente le mani dell'amico. —Muoio… felice!… rantolò egli. Perdonami… Ho amato… Fathma… Tutto… tutto è… finito… Ad…dio… amico!… Uno sbocco di sangue gli soffocò l'ultima parola. Un fremito agitò il suo corpo, poi s'irrigidì. Abù-el-Nèmr aveva cessato di vivere[1]. [1] Quando Shendy fu espugnata dai ribelli, il Mahdi rivide Fathma ed Abd-el-Kerim, ma aveva ormai a loro perdonato e non fece male alcuno. Anzi innalzò Abd-el-Kerim al grado di sceicco, lasciandogli la libertà di ritirarsi in quella città che meglio gli convenisse. Tag: occhi due sceicco mahdi uno petto disperazione corpo profondo Argomenti: profondo sospiro, rauco singhiozzo, grido inesprimibile, amaro sorriso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fior di passione di Matilde Serao L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Tutto sull'acqua salutare Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente La riproduzione dei pesci rossi La cura degli avannotti Trucco duraturo per l'anno nuovo
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