La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 29

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ora? chiese Notis dopo qualche istante di silenzio. —Faccio arrestare Fathma e condurre sotto buona scorta a Chartum. —Ma Abd-el-Kerim la seguirà, innamorato come è, e potrebbe corrompere la scorta e liberare la prigioniera. —Lo so, ma Abd-el-Kerim lo terrò al campo. —Ho anzi qui una lettera del governatore di Chartum, il quale vi impone di condurre con voi Abd-el-Kerim ricorrendo, qualora vi fosse bisogno, alla forza. —Come mai al governatore saltò in capo di obbligarmi a fare questo? chiese Dhafar, leggendo la seconda lettera che il greco aveva levata dalla saccoccia. —L'ignoro, ma probabilmente deve esserci il suo perchè. Dhafar guardò fissamente Notis e scosse il capo. —A chi affiderete il comando della scorta? incalzò il tenente. —Ad uno dei miei aiutanti di campo. —E perchè no a me? Un risolino malizioso apparve sulle labbra del pascià. —Perchè potreste fare quello che farebbe Abd-el-Kerim. Mi dissero che la causa del duello fu una donna e questa donna è precisamente la stessa che voi accusate. Basta così, ubbidisco e voi ubbidite. Il greco a mala pena frenò un motto di dispetto Dhafar pascià battè tre volte le mani nel momento istesso che al di fuori echeggiavano le trombe e rullavano i tamburi. Un aiutante di campo accorse. —Prendete con voi dieci uomini, gli disse il pascià, e andate ad arrestare Fathma. Viva o morta la condurrete qui. L'aiutante di campo s'inchinò, uscì e chiamò dieci soldati, ai quali fece caricare le armi e inastare le daghe. Stava per dare il comando di marciare quando fu raggiunto dal greco Notis. —Kebir, diss'egli, facendogli scivolare in una saccoccia una borsa ricolma di talleri. Guai a te se torci un capello all'almea. —Non temere di nulla, Notis, rispose l'aiutante. Ti comprendo di volo. —Va ora, e sta attento ad Abd-el-Kerim. L'aiutante si pose in cammino seguito dai dieci soldati e ad una certa distanza dal greco che s'era tutto coperto col taub. Attraversarono il campo nel quale si ordinavano le compagnie e giunsero alla casupola di Fathma nel momento che l'almea appariva alla porta accompagnata da Abd-el-Kerim e dal capitano Hassarn. —Alto là! intimò Kebir, sguainando la scimitarra. Alla vista dell'aiutante di campo di Dhafar pascià colla scimitarra in mano e dei dieci soldati colle baionette in canna, un brivido di terrore era passato per le ossa di Fathma e di Abd-el-Kerim. Essi s'arrestarono, guardandosi in viso con ansietà e con meraviglia, non sapendo spiegare il perchè di quella presenza di soldati armati. —Che significa ciò? chiese l'arabo con stupore. —Ho l'ordine d'arrestare uno di voi, rispose Kebir. —Uno di noi? esclamarono tutti e tre ad un tempo. —Fathma, disse l'aiutante ponendole una mano sulla spalla, in nome di
Dhafar pascià io ti arresto!…
Un grido d'orrore e d'angoscia sfuggì dalle labbra dell'almea. —Io arrestata! balbettò la poveretta… Io… io!… —È impossibile! gridò Abd-el-Kerim, dando indietro. —Qui c'è uno sbaglio, disse Hassarn. Tu vuoi scherzare, Kebir. —Ti dico io, Hassarn, che ebbi l'ordine d'arrestare l'almea Fathma, replicò l'aiutante di campo. —Ma di che sono accusata?… Non ho fatto male a nessuno, io. —Ignoro perfettamente il motivo. —Kebir, disse Abd-el-Kerim con voce rauca. Non ischerzare, o per
Allàh io ti spacco il cranio.
—Io obbedisco e nulla di più. Dhafar pascià ti dirà il perchè fece arrestare la tua amante. Orsù, spicciamoci che si sta per partire. —Ma io non sono colpevole! esclamò Fathma che tremava come fosse assalita da violentissima febbre. Abd-el-Kerim, oh! io ho paura, non voglio venire, non ho fatto nulla per venire arrestata, salvami. —Coraggio, Fathma, disse l'arabo, cingendola con ambe le braccia. Non temere di nulla che siamo qui noi a difenderti, Dhafar pascià non può essersi che ingannato, vieni con noi senza tremare. Io e Hassarn siamo abbastanza potenti per disperdere un'accusa, se questa vi sarà. I soldati li avevano circondati tutti e tre. Abd-el-Kerim passò il suo braccio sotto quello di Fathma e il drappello si mosse verso il campo. —Fathma, disse l'arabo. Fatti coraggio. L'almea era pallidissima e camminava a gran pena appoggiandosi o meglio abbandonandosi al braccio del fidanzato. —Ho paura, mio povero Abd-el-Kerim, diss'ella con voce fioca. «Ho dei sinistri presentimenti che invano cerco di scacciare, dei presentimenti che mi straziano il cuore e che me lo fanno sanguinare. Se io venissi realmente arrestata? O Dio, qual terribile pensiero!» —Ci siamo noi e non ti abbandoneremo mai, disse Hassarn. —Non so, continuò l'almea, ma ho paura che qualcuno ci attraversi ancora la via, che qualcuno cerchi ancora di separarci. —Ma chi mai? chiese Abd-el-Kerim che nondimeno sentivasi agitato da vaghi timori. Nè Notis, nè Elenka ardivano mostrarsi al campo, e poi, per che fare? Di che accusarti? —Che ne so io? Sono sì mostruosi quel fratello e quella sorella! —Guai a loro se avessero ad accusarti dinanzi a Dhafar pascià. Quando giunsero al campo il piccolo esercito ne usciva, fra uno squillar acuto di trombe, un rullare fragoroso di tamburi e gli evviva della popolazione d'Hossanieh, accorsa in massa a vederlo partire. I fanti marciavano in testa coi fucili in ispalla e le bandiere spiegate, i basci-bozuk caracollavano superbamente ai fianchi, colle scimitarre in pugno, che brillavano ai raggi del sole equatoriale e l'artiglieria veniva dietro spalleggiata da una moltitudine di mahari, di cammelli, d'asini e di cavalli carichi di viveri, di munizioni e persino d'armi. Dhafar pascià appoggiato alla sua scimitarra, con una sigaretta fra le labbra, circondato dal suo stato maggiore che teneva un piede nelle staffe degli ardenti corsieri, assisteva impassibile allo sfilamento. Abd-el-Kerim fu il primo a presentarsi dinanzi a lui. —Dhafar pascià, gli disse, piantandoglisi dinanzi con aria tutt'altro che rispettosa. Che scherzo avete voluto farmi? Il pascià a quella domanda direttagli bruscamente e con tono quasi di minaccia, si volse colla fronte alquanto aggrottata. —Ah! sei tu, Abd-el-Kerim! esclamò. Credeva che tu arrivassi tardi. —No, arrivo in tempo, ma par chiedervi che scherzo m'avete fatto. Chi vi suggerì l'idea di far arrestare Fathma? Di che la si accusa? —Sei innamorato di quella donna! —Tutti lo sanno. —Credi a me, dimenticala. Essa è una spia. —Spia! spia! esclamò Fathma, facendosi innanzi coll'ira negli occhi.
Mi accusi di essere una spia!
—Voi siete stato ingannato, Dhafar pascià, disse Abd-el-Kerim con violenza. Come accusare questa donna di essere una spia? —Chi ve lo disse? chiese Hassarn. Io rispondo di Fathma come di me stesso, Dhafar. —Calma, calma amici, disse il pascià. Rispondi, Fathma. Non fosti tu a El Obeid la favorita del ribelle Mohamed Ahmed? L'almea presa alla sprovveduta tremò tutta. Comprese subito l'abisso in cui stava per cadere e fece appello a tutto il suo coraggio per non perdersi. —No, diss'ella risolutamente. Non conobbi mai il falso profeta. —Oh! esclamò il pascià. Tu menti, te l'assicuro, tu menti! —No, te lo ripeto pascià, non conobbi mai il Mahdi. —Giuralo. L'almea impallidì e si tacque, ma vide gli sguardi penetranti di
Abd-el-Kerim fissi nei suoi come per incoraggiarla e non esitò più.
—Lo giuro sul Corano, diss'ella, alzando la destra. Abd-el-Kerim e Hassarn respirarono. Credettero che fosse salva, ma questa speranza durò un lampo. S'udì il lamentevole urlo dello sciacallo e subito dopo un selvaggio fendè il cerchio formato dallo stato maggiore. Era il dongolese che Notis aveva presentato a Dhafar pascià. Egli camminò dritto verso l'almea e toccandole con un dito il seno le gridò: —Spergiura! S'udì un mormorio di sorpresa. Gli ufficiali si strinsero vieppiù attorno a quel gruppo ansiosi di vedere come la sarebbe finita. —Spergiura! ripetè il dongolese. Abd-el-Kerim fece un salto innanzi colla faccia alterata e le mani

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Argomenti: momento istesso,    piccolo esercito,    risolino malizioso,    lamentevole urlo,    sole equatoriale

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