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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 22vorrai purchè mi lasci spegnere questa sete di vendetta che mi brucia l'anima. —Odimi, sorella. Perdere Fathma per me è come perdere la vita, tanto io amo quella donna. Io ti abbandono Abd-el-Kerim che conquistai colla mia astuzia, ti lascio ampia libertà di tormentarlo, se vuoi anche di farlo morire fra le più atroci torture, ma bisogna che tu m'abbandoni completamente l'almea, che mi aiuti per di più a rapirla dal campo. È un contratto quello che ti propongo e nulla più. —Io rapirla! esclamò la greca. —E perchè no? Tu sei forte, astuta, conosci Hassarn e Dhafar pascià, e tutto puoi. Se rifiuti io spezzo il cuore al mio rivale. La greca lo guardò per alcuni istanti in silenzio cogli occhi accesi; una subitanea idea le balenò in mente e l'afferrò di volo. —Accetto, diss'ella colla maggior tranquillità. —Me la porterai proprio qui? —Sì, qualora io riesca a rapirla. Se per te è impossibile a trarla in agguato per me sarà difficile, tu ben lo sai. —Non ti dico di no, ma farai quello che potrai. Se non riesci allora cercherò io qualche altro mezzo più violento. Quando parti? —Subito, se così vuoi. Mi darai per aiutarmi i due dongolesi. Il greco fece un cenno a Fit Debbeud che stava seduto lì vicino. Subito dopo tre mahari accuratamente bardati vennero condotti vicino a Elenka che esaminava la batteria di una carabina Martini. —Sorella, le disse Notis. Non tentare nulla contro l'almea se non vuoi che capiti sfortuna ad Abd-el-Kerim. —Non temere di nulla: mi frenerò. I mahari vennero fatti inginocchiare ed Elenka e i due dongolesi salirono in sella. —Che Iddio ti protegga, sorella, disse Notis gravemente. —E che Iddio protegga Abd-el-Kerim, rispose su egual tono la greca. Non dimenticare che muore di fame. L'ich! ich! venne emesso dai due dongolesi e i mahari partirono di corsa inoltrandosi su di un largo sentiero coperto di alfek spinoso e fiancheggiato da grandi ardèb (tamarindi) dai rami lunghissimi ed assai flessibili sui quali strillavano e facevano mille versacci bande di scimmie di un pelo verde-dorato bellissimo (cercopithecus fistulosa). Elenka si volse due o tre volte verso le ruine di El-Garch, e le sue labbra s'aprirono ad un sorriso sardonico e quasi compassionevole. —Hai torto, fratello, mormorò ella quando perdette di vista le ruine. Tu t'affidi a me e io approfitterò di questa fiducia. Quando il leone ha fame divora carne ed io gli darò da divorare la carne di Fathma! Un lampo sinistro guizzò nei neri suoi sguardi e la sua fronte s'aggrottò. Le sue manine accarezzarono con feroce compiacenza la brunita canna della carabina, sospesa all'arcione. La traversata della foresta del Bahr-el-Abiad si compì felicemente in poco più di tre quarti d'ora. I tre mahari sostarono un momento presso le ultime palme deleb poi ripresero la celere loro corsa attraverso le pianure, dirigendosi verso Hossanieh i cui tugul apparivano distintamente, inondati dai cocenti raggi del sole che cominciava a discendere all'occaso. Trottavano da un'ora ed erano giunti ad un gran macchione di acacie, quando Elenka gettò improvvisamente il chrr! chrr! pronunciandolo così in furia che i mahari s'arrestarono di colpo a rischio di far balzare di sella coloro che li montavano. —Che succede? chiesero i dongolesi, portando istintivamente lo mani alla loro harba. —Fermi tutti, disse Elenka con un tono di voce che non ammetteva replica. Fece inginocchiare il suo mahari, saltò a terra e si internò silenziosamente nella macchia fino a raggiungere il lembo estremo. Ella s'arrestò cogli occhi fissi su due uomini che si dirigevano a lenti passi a quella volta. —Bene, mormorò ella con gioia. Quello là è Hassarn, lo riconosco, e l'altro è Omar, lo schiavo di Abd-el-Kerim. Dove si dirigono essi? Si cacciò sotto ad un cespuglio aggomitolandosi su sè stessa come una serpe e attese pazientemente che le passassero vicini. Non corse molto tempo che udì i loro passi e Hassarn che diceva al compagno: —Sei proprio sicuro che furono dei beduini a rapirlo? —Sì, capitano, rispose Omar. Mussa che era in sentinella vicino gli ultimi tugul d'Hossanieh, li vide saltar fuori da una macchia e gettarsi su di lui come tanti leoni. Il mio povero padrone fu oppresso dal numero. —E ti dissero che?…. —Che presero la via che conduce a Sceh-el-Mactud. —A me parve che fuggissero verso le foreste del Bahr-el-Abiad. —Mussa sostiene il contrario. Tirava vento e la notte era troppo oscura per vederci bene; è probabile quindi che vi siate ingannato. —Povera Fathma! esclamò Hassarn, sospirando. —È agitata? —Ho paura che abbia a diventare pazza, Omar. Chi mai lo fece rapire? A quale scopo? Se fosse vivo Notis, ma è morto da un bel pezzo. Orsù, cerchiamo verso Sceh-el-Mactud, Chi sa?… Essi s'allontanarono senza aggiungere parola, dirigendosi verso il sud a passi più rapidi. Elenka appena li perdette di vista saltò fuori e si diresse di corsa verso i mahari. —Fathma è sola, mormorò ella. Ci troveremo l'una di fronte all'altra! Saltò in sella, e lanciò il mahari alla carriera sempre seguita dai due dongolesi. Dopo dieci minuti giungevano dinanzi al villaggio arrestandosi presso un gruppo di arabi occupati a dissetare le loro vacche dal pelo tigrato. —Voi rimarrete qui, disse Elenka ai dongolesi. Quando mi vedrete uscire da quella casupola che vedete laggiù, mi seguirete alla lontana, e non perderete di vista la donna che avrò meco. Al primo fischio che io emetto vi getterete su di lei e la ridurrete all'impotenza. Vi sono dieci talleri da guadagnare. —Contate su di noi, risposero i dongolesi. La greca s'avvolse accuratamente nel suo candido taub nascondendosi parte della faccia e s'incamminò verso la casupola di Fathma statale precedentemente descritta da Notis. Un negro armato di fucile la fermò nel momento che varcava la soglia. —Sono la sorella del capitano Hassarn, diss'ella pacatamente. Lasciami libero il passo; devo parlare a Fathma. Il negro non ardì a respingerla. Elenka salì i gradini come spintavi da una molla, colla fronte aggrottata, la collera negli occhi e una mano sull'impugnatura d'ebano del suo pugnale, passato fra le pieghe della fascia. Il cuore saltellavale nel petto, nubi di fuoco passavanle dinanzi alla vista e sentiva il sangue accendersi e turbinare nelle vene. Ebbe paura di non potersi dominare in presenza dell'odiata rivale. Ella si slanciò come una leonessa nella prima stanzuccia che si vide dinanzi; subito si fermò lasciando sfuggire una esclamazione sorda. Sdraiata su di un angareb tra morbidi tappeti trapunti d'oro, se ne stava Fathma coi lunghi capelli neri sciolti sulle nude spalle, colla testa appoggiata ad una mano ed il suo tamburello d'almea ai piedi. La sua faccia tanto bella e tanto fiera portava le traccie di atroci sofferenze e i suoi occhi rilucevano d'un fuoco selvaggio. Pareva in preda a una cupa disperazione che invano sforzavasi di vincere, e tratto tratto qualche cosa d'umido solcava le vellutate e abbronzate gote. Alla vista della sconosciuta che entrava in quella furia, ella s'alzò lentamente squadrandola più con curiosità, che con collera. Elenka sostenne imperterrita quello sguardo di fuoco che gareggiava in potenza col suo. —Chi sei? chiese l'almea con voce brusca. Elenka si volse indietro, chiuse la porta col chiavistello e si mise in tasca la chiave. L'almea non dissimulò un gesto di sorpresa e fece due passi verso la finestra, forse per chiamare il negro che vegliava sulla via, ma la greca fa pronta a sbarrarle il passo. —Chi sei? ripetè l'almea duramente. —Non mandare un grido, non tentare nulla, disse Elenka risolutamente. Voglio parlarti. —Non ti conosco. —Mi conoscerai fra poco. Non sei tu Fathma? —Ebbene? —L'amante dell'arabo Abd-el-Kerim? Abd-el-Kerim! esclamò l'almea. Che sai tu del mio fidanzato? Dove trovasi egli? Vieni a dirmi qualche cosa? Parla, parla, che ho il cuore infranto. Un beffardo sorriso apparve Tag: almea due vista sei greca passi nulla tre occhi Argomenti: due passi, tanto bella, lampo sinistro, largo sentiero, feroce compiacenza Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fior di passione di Matilde Serao L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La via del rifugio di Guido Gozzano Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: La cura degli avannotti Migliorare la postura in 10 minuti Una buona tazzina di caffè Toronto e le sue attrazioni principali Vacanze a Cipro: l'incontro con la mitologia
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