Rinaldo di Torquato Tasso pagina 10

Testo di pubblico dominio

50 Mentre parlava il cavalier pagano, d'ira Rinaldo ardeva e di dispetto, e du'o tre volte a farli un fero e strano gioco fu quasi da lo sdegno astretto. Poi che si tacque, disse: — Ahi! quanto insano e cieco il tuo signore ha l'intelletto, se pur si crede con sua spada e lancia porre spavento ai cavalier di Francia. 51 Venga oltre pur con le sue genti indotte, vili e poco atte al bel mistier di Marte, che fian le corna a sua superbia rotte e l'alto orgoglio suo d¢mo in gran parte. Ma se dormir non brama eterna notte, ed ha di sana mente alcuna parte, tra noi moglie giamai più non ricerchi, né la sua morte con minaccie or merchi. — 52 Così detto, da quel commiato prende col cavaliero ispan in compagnia, il qual di gir con lui tanto contende ch'ei gli concede quel che men desia; tacito vanne, e l'aria intorno accende di cheto foco che del petto uscia, di cheto foco ne' sospiri accolto, che muti uscian dal cor tra pene involto. 53 Volve e rivolve quanto dianzi gli have de la Sirena il cavalier narrato, e gli apre in questa Amor con dura chiave a pensier varii il core arso e piagato; desira e spera e 'n un dubbioso pave, da varii affetti afflitto e conturbato: ed ora quello a questo, or questo a quello cede, e fan nel suo petto aspro duello. 54 Non quando avien che ne l'aereo regno aspro furore i venti a pugna tiri, e 'n dubbio stato a l'inimico sdegno or l'uno ceda, or l'altro, e si ritiri, gira intorno sì spesso il mobil segno, che d'alto mostra a noi qual aura spiri; come a diversi affetti egli sovente raggira e piega l'aggitata mente. 55 Con occhi chini e ciglia immote e basse gran pezzo andò 'l garzon poco giocondo, sin che trovò per via cosa che 'l trasse e lo destò da quel pensier profondo; e fe' che gli occhi a rimirar alzasse spettacol vago, a pochi altri secondo: due feroci guerrier d'arme guarniti, che dotta mano in bronzo avea scolpiti. 56 Sta l'uno contra l'altro a dirimpetto in vista altera, audace e minacciosa; tengon con l'una man lo scudo stretto, e l'altra in resta pon lancia nerbosa; di ferro ella non è, ma del perfetto mastro è pur opra, come ogni altra cosa; lor per mezzo attraversa un breve motto, l'un “Tristan” dice, e l'altro “Lancillotto”. 57 Spiran vive dal lucido metallo le faccie ove il valor scolpito siede; annitrir sotto loro ogni cavallo diresti, e che co' piè la terra fiede. Indi, discosto poi breve intervallo, ampio e vago pilastro alzar si vede, ove ne' bianchi e ben politi marmi son scritti in note d'oro alquanti carmi. 58 Mira Rinaldo la bella opra, e 'ntanto novo ed alto stupore il cor gli assale: l'opra ch'a l'altre toglie il pregio e 'l vanto, cui Fidia alcuna mai non fece eguale, o il mio Danese, ch'a lui sovra or tanto s'erge quanto egli sovra gli altri sale; indi risguarda il marmo in terra fitto, e vede che così dicea lo scritto: 59 “Qui già il gran Lancillotto e 'l gran Tristano fêr parangon de le lor forze estreme; quest'aere, questo fiume e questo piano de' lor gran colpi ancor rimbomba e geme. Questi guerrier che da maestra mano impressi in bronzo qui veggonsi insieme, sono i ritratti lor, tali essi furo quando fêro il duello orrendo e duro. 60 Queste le lancie fur, ch'a scontro acerbo reggendo sì restar salde ed intere, perciò che tutte son d'osso e di nerbo d'alcune strane incognosciute fere. Io per due cavalier qui le riserbo, ch'abbin più di costor forza e potere: chi non fia tale, altrui lassi la prova, ché nulla in van l'aventurarsi giova.” 61 Il paladin, che già più volte avea di tal ventura l'alta fama udito, disse a l'Ispan, che nulla ne sapea e stava tutto stupido e smarito, che 'l gran mago Merlin, che sol potea tai cose far, coloro avea scolpito, e fatte ancor le strane lancie, e poi datele in dono a' due famosi eroi; 62 ma che le pose qui, morti i guerrieri, u' da lui posti anco i ritratti foro, fin ch'altri duo via più ne l'arme feri venghino a trarle da le man costoro. Ciò sentendo l'Ispan, che tra gli altieri portava il vanto, disse: — Or forse soro ti parerò più che parer non soglio; pur sì strana ventura io tentar voglio. — 63 Così detto la man bramosa stende, e di Tristan la grossa lancia afferra; ma 'l suo desir la statua a lui contende, e col calcio di quella il caccia a terra. Oh quante cose orribili e stupende fece in Francia Merlino e in Inghilterra, ch'eccedeno del vero ogni credenza, e di sogni e di fole hanno apparenza! 64 Ponvi Rinaldo anch'ei tosto la mano con somma forza e con dubbiosa mente. China 'l capo la statua di Tristano, e 'l pugno aprendo l'asta a lui consente: l'asta, da molti già tirata in vano, ora concede al cavalier possente. Egli s'inchina, ché 'l suo gran valore fu di quel di Rinaldo assai minore. 65 Simplice infante non sì lieto coglie dal suo natio rampollo il frutto caro, né lieto sì, né con sì ingorde voglie prende ricco tesor povero avaro, come ei con pronte brame allegro toglie la grave antenna ch'altri in van bramaro; ma perché il più fermarsi a lor non giova, se 'n vanno a ritrovar ventura nova. Canto quarto 1 Mentre di Senna la superba sponda premendo van Rinaldo ed Isoliero, veggion, là donde al mar la rapida onda porta dal natio fonte il fiume altero, barca venir con lieta aura seconda solcando il molle e liquido sentiero, di fiori e frondi e d'aurei panni ornata, e la vela d'argento al ciel spiegata. 2 Quivi vaghe donzelle ai dolci accenti con mastra e dotta man rendon concorde il chiaro suon de' musici stromenti, toccando a tempo le sonore corde; molce l'alta armonia gli irati venti, e 'l lor corso raffrena a l'acque sorde, e tragge fuor da le stagnanti linfe guizzanti pesci e lascivette ninfe. 3 Se 'n viene a par al bel legno reale, per l'onde no, ma per l'erbose rive, con strana pompa un carro trionfale, portando un coro di terrestri dive. Ha l'asse aurato, e varia orientale gemma indi sparge fiamme ardenti e vive; ha le rote anco aurate, e 'n varii modi distinte poi d'argentee lame e chiodi. 4 La somma parte del bel carro intorno purpura copre a vaghi fior contesta, cui fregia e parte un bel ricamo adorno di perle sparse a guisa di tempesta. Bianco elefante, che farebbe scorno de l'Apennino a la nevosa testa, de' seggi è la materia, e poi va l'opra a l'eletta materia assai di sopra. 5 Diece gran cervi c'han candido il netto pelo, e dipinte le ramose corna, cu' il collo cerchio d'or lucido e schietto, e freno d'auro ancor la bocca adorna, scorti da donne avezze al degno effetto, tirano il carro dov'Amor soggiorna; e vanno intorno a quel cento guerrieri, di bei cavalli e di ricche arme alteri. 6 Sorge in mezzo del carro un'ampia sede fra molte altre più basse e meno ornate: ivi dama real posar si vede piena di riverenza e maestate, che nel pensoso e grave aspetto eccede le più vezzose in grazia ed in beltate; le fan poscia sedendo un cerchio altero donzelle vaghe oltre ogni uman pensiero. 7 Tal, nel seren d'estiva notte, suole per le strade del cielo aperte e belle sul carro gir la suora alma del sole, intorno cinta di lucenti stelle; tal Tetide menar dolci carole con le sue ninfe leggiadrette e snelle, tirata da' delfin per l'ampio mare, quando son l'onde più tranquille e chiare. 8 L'alta beltà che ne' leggiadri aspetti tra lor diversi era con grazia unita, piagato avria quai son più duri petti di soave d'amore aspra ferita, e mosso a dolci ed amorosi affetti gli orridi monti del gelato Scita. Che meraviglia è, poi, s'ad or ad ora ogni spirto gentil se n'innamora? 9 Tu, del vicino fiume umido dio, ancor sentisti l'amoroso foco che dagli occhi lucenti ardendo uscio, e 'l tuo freddo liquore a quel fu poco: ché 'l grand'ardor sotto l'ondoso rio s'andò sempre avanzando a poco a poco, come infocato acciar che più s'accende se l'acqua a stille in lui gocciando

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Argomenti: petto aspro,    natio fonte,    freddo liquore,    fiume umido,    vicino fiume

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