Rinaldo di Torquato Tasso pagina 39

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roseo le sparge e bel colore; tal, quando il giel dà loco a primavera, l'aria fassi nel marzo or chiara or nera. 63 Intanto di lor forze orrendo saggio fanno i due cavalier ch'a fronte sono. Le spade nel girar sembrano un raggio che scorra il ciel con strepitoso tuono. Non è sempre l'istesso il lor viaggio, né sempre fanno ancor l'istesso suono, perché, sì come or punta or taglio n'esce, diverso il suono e 'l lor camin riesce. 64 Caggion su l'ampie fronti e su le cave tempie l'aspre percosse a mille a mille: non quando l'aria più di pioggia è grave versa Giunon sì spesse aquose stille. L'armi, s'avien che lor gran colpo aggrave, spargon di fuoco al ciel vive faville, ed a' brandi la via darebbon sempre, s'elle non fosser d'incantate tempre. 65 Ecco il fiero Mambrin, che folgorando tutto negli occhi, di furore ardente, alto si leva e in alto leva il brando, ed in giù poi n'avalla un gran fendente; ma non l'aspetta il paladin che, quando calar lo scorge e sibilar lo sente, tira tosto da canto il buon destriero, e van rende del reo l'empio pensiero. 66 Il grave colpo, ch'è commesso al vento, tira il guerrier col suo gran peso a basso; sovra 'l ferrato arcion Mambrino il mento batte, e la spada sovr'un duro sasso. Non è Rinaldo ad oltraggiarlo lento, ma con tal forza il fiede e tal fracasso, e sì raddoppia ognor l'aspre percosse, ch'al fin de' sensi e di vigor lo scosse. 67 Rassembra il paladin che, preso il ferro ad ambe man, raddoppia i colpi in fretta, forte villan che 'l noderoso cerro brami tagliar con la pesante accetta; pur tra sé disse alfin: — Vaneggio ed erro s'io credo penetrar la tempra eletta: tronchinsi i lacci a l'elmo, il capo al busto, mentre è stordito il Saracin robusto. — 68 E ben avrebbe, il suo desir a riva guidando, il fier gigante a morte posto, ma vide il grosso stuol che ne veniva a vendicar il suo signor disposto; onde l'ira temprò ch'in lui bolliva, ed a miglior pensier s'apprese tosto: ché ne l'immenso ardir che 'n lui regnava, luogo ognor la prudenza ancor trovava. 69 Vanne a Clarice, che nel dolce guardo gli dimostrava quel che 'l cor chiudea, perch'a la voce ed al destrier gagliardo già prima lui riconosciuto avea; e la si recca in groppa al suo Baiardo, dicendo: — Non vi spiaccia, alma mia dea, accettar di colui la pronta aita, ch'ama più il vostro onor che la sua vita. — 70 Così disse ei, che fisso ha nel pensiero di ritrarsi al sicur con la donzella; ma 'l sovragiunse con assalto fiero, come suol nave rapida procella, l'aversa turba: allor l'estran guerriero spargendo gio certo liquor tra quella, e con sommesso mormorar fra' denti, formava intanto non intesi accenti. 71 Deggio 'l dire o tacer? Di quei che prima moveano al paladin spietata guerra, tenta or ciascun com'il compagno opprima, e contra lui l'arme sdegnoso afferra: così tra lor conversi oltr'ogni stima rendon del sangue lor rossa la terra. Ne stupisce Rinaldo, e ciò che vede agli occhi suoi medesmi a pien non crede. 72 E pensa ben tra sé che tale incanto solo opra sia del mago a lui germano; fissamente colui rimira intanto, né l'imaginar suo gli sembra vano; pur non parla di ciò, ma 'l prega alquanto che disfar voglia quell'incanto strano, ché fora biasmo lor se sì vilmente uccidesser sì forte e nobil gente. 73 — Il farò ben — rispose quelli allora, e dal più oltre caminar si tolse. Tre volte ai regni de la bianca Aurora, tre volte gli occhi a l'occidente volse, ed altre tante in sacri detti ancora la sacra lingua mormorando sciolse; alcune erbe non men sparse tre volte, che nel sen de la terra avea raccolte. 74 Lassa il pagano stuol l'aspra battaglia, in cui ciascun di lor fora al fin morto, e contra 'l paladin allor si scaglia, stupido tutto, e del su' errore accorto; ma, strano a dir, la via gli vieta e taglia fuoco d'incanto a l'improviso sorto, simile a quel che già Scamandro scerse, ch'in cener poi l'alto Ilion converse. 75 Né stella che risplenda a mezzo giorno, o ch'aggia a notte i crin di sangue aspersi, né ciel ch'appaia di tre soli adorno, né ruggiada che rossa indi si versi, né l'eclipsar di quel che suolsi intorno scuoter l'ombre e mostrar color diversi, recaro altrui giamai tal maraviglia, qualor ciascun del novo incanto piglia. 76 Di là stanno i pagani alto fremendo e minacciando il nobil paladino, ch'entrar a piè volea nel foco orrendo per l'orgoglio domar del Saracino; ma lo strano guerrier, la man tendendo, il prese e 'l distornò da quel camino, ché gli disse che 'l fuoco in un sol punto lui con l'armi e le veste avria consunto; 77 e che ben tosto in sanguinoso Marte potrebbe essercitar gli sdegni e l'ire, quando non fia chi con astuzia ed arte la battaglia tra lor cerchi impedire; e 'l prega poi che seco in altra parte con la sua compagnia degni venire, ad onorare il suo più caro albergo, che d'un bel colle preme il verde tergo. 78 Rinaldo, ch'oltramodo a lui desia di compiacere, a pien ciò gli concede. Così partirsi, e l'altra compagnia di ragionar modo agli amanti diede: ond'il barone a la sua donna gia, dimostrando il su' amore e la sua fede, e purgandosi in quel ch'era sospetto con destro modo e con acceso affetto. 79 Il sentier, ch'è ben lungo e discosceso, pian sembra e curto ai duo fidi amadori; veggion splendere al fin, qual raggio acceso che sorgendo dal Gange il mondo indori, il bel palagio, e così bene inteso, ch'opra par di celesti architettori: quadra la forma, e la materia è d'aspro per molti intagli oriental diaspro. 80 Con benigne accoglienze e con reale pompa accolti ambo fur nel tetto altero, e sùbito curato, e del suo male quasi guarito fu 'l roman guerriero. Fu la cena abbondante, e forse quale Cleopatra e Locullo un tempo fêro; e qui lor poi l'albergator cortese fe' d'esser Malagigi al fin palese. 81 Oh con che lieto affetto, oh con qual caro modo Rinaldo il suo cugino abbraccia! Quasi il dolce piacer in pianto amaro accolto sparge su l'allegra faccia, perciò che lor d'amor perfetto e raro indissolubil nodo i cuori allaccia. Fa quell'altro il medesmo; indi da canto Clarice e 'l su' amador ritira alquanto. 82 Quivi, poi che disgombro ebbe da quella, con mille rai di ragion vive e vere, del rio sospetto l'ombra iniqua e fella che rendea le lor menti oscure e nere, così aperse le labra a la favella, principio ad ambeduo d'alto piacere: — Dire a ragion colui si dee prudente che scorge più di quel ch'egli ha presente. 83 Colui che col presente e col passato così bene il futur misura e scorge, che, se gli è da Fortuna appresentato, al suo crine la man veloce porge, né da nessuno error folle adombrato, lassando il peggio, del miglior s'accorge: ciò vi dico io, perché possiate voi prudenti e saggi dimostrarvi poi. 84 Ed or che vi si porge e tempo e loco commodo a terminar vostri martiri, ché so ben ch'ambo in amoroso foco per l'altro ardete e 'n casti e bei desiri, a quel ch'avvenir può pensate un poco, ai varii di Fortuna instabil giri, a le guerre, agli incendi onde la Francia n'andrà più giorni in lacrimosa guancia. 85 Fia ben vittrice al fin, ma non d'amore fiano i nostri pensier per molti mesi, ma sol d'odio, di rabbia e di furore, e di desio d'aspre vendette accesi; a sangue, a morti, a stragi, a tutte l'ore gli animi incrudeliti avremo intesi. Dunque or che 'l tempo par ch'a ciò v'invite, con laccio maritale in un v'unite. 86 Né rimagniate già, perché lontani ed ignari ne sian vostri parenti, ché questi abusi sono, e folli e vani respetti sol de le vulgari genti. E quel sommo Signor, de le cui mani opra son gli alti cieli e gli elementi, n'impose sol che di concordi voglie concorrà col marito in un la moglie. — 87 Spinti i fidi amador da questi detti, e dal desir ch'in lor ne gia di paro, venner concordi a' maritali

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